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Autore: Kurin    12/01/2018    1 recensioni
Nella tranquilla vita di Nathan Swift farà la sua comparsa una persona completamente incompatibile coi suoi standard, che però riuscirà a donargli una prospettiva delle cose del tutto nuova.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nathan/Ichirouta, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fastidioso trillo della sveglia strappò bruscamente Nathan dal suo sonno. Il ragazzo allungò un braccio controvoglia, tastando alla cieca il suo comodino per far tacere quel marchingegno infernale. Si issò a sedere sul bordo del letto e, dopo un sonoro sbadiglio, flettè leggermente all’indietro la schiena per sciogliere i muscoli intorpiditi dalla dormita, per poi stropicciarsi gli occhi ancora impastati dal sonno. Si godette per alcuni secondi la sensazione di calore e morbidezza che gli dava il materasso su cui era seduto e, con un vigore tutto nuovo, si alzò. Dopo essersi vestito con rapidità si diresse verso il bagno: una volta lì impugnò la sua spazzola e cominciò a districare il groviglio di lunghi capelli blu che avevano patito tutta la notte schiacciati fra la sua testa e il morbido cuscino. A lavoro terminato osservò soddisfatto il suo riflesso nello specchio: non si poteva certo negare che i suoi capelli fossero davvero belli. Non volendo lasciare troppo spazio ad una eccessiva vanità (che mai gli era appartenuta), si raccolse i la chioma azzurro cielo in una pratica coda di cavallo con un elastico un po’ logoro. Fece un’ultima tappa in camera sua per rassettare alla bell’e meglio il letto e prendere la borsa che il giorno prima aveva lanciato per terra in un angolino, poi scese le scale che conducevano alla sala da pranzo dove lo aspettava una ricca colazione. Con passo svelto e sguardo basso prese posto a tavola, ma un chiacchiericcio sommesso catturò la sua attenzione. Seguì le voci fino alla porta d’ingresso, dove trovò sua madre intenta a parlare con un uomo e una donna sulla quarantina dall’aspetto piuttosto ordinario. In mezzo a loro si intravedeva una figurina minuta che stringeva il manico di un piccolo trolley lilla e che su una spalla reggeva una tracolla un po’ vecchia e colma di libri. Avvicinandosi potè scorgere più dettagli: era una ragazzina della sua età bassa e gracilina dalla pelle smunta e il sorriso impacciato. Aveva capelli color malva lisci, lievemente arruffati e di media lunghezza raccolti in due graziose code alte, e una frangetta corta le solleticava la fronte. Il modo in cui i capelli erano raccolti lasciava scoperto un paio di orecchie particolarmente piccole e vagamente più rigide e cartilaginose del normale. Gli occhi erano grandi e rotondi, dello stesso colore della scorza delle mandorle, incorniciati da una fila di scure ciglia corte e sottili. Non erano certo gli occhi più belli che Nathan avesse visto in vita sua, ma si sposavano bene col viso dalle forme rotondeggianti e il naso piccolo. In lei non vi era nulla di troppo attraente: il suo aspetto poteva essere definito a metà fra il bambinesco e il trascurato. Sembrava uno di quei gattini malandati salvati dall’autostrada con difficoltà ad ambientarsi. Non appena il circolo di adulti si accorse della presenza del giovane, quest’ultimo si presentò con un rapido inchino per non fare brutta figura. Sua madre si complimentò mentalmente con se’ stessa per aver cresciuto un ragazzo così educato e lo informò della situazione:
-Nathan, loro sono Colin e Mary Anderson, due miei amici di vecchia data, e questa è la loro figlia Mauve: a causa di un impegno all’estero dei genitori passerà a casa nostra i prossimi tre mesi!-
Mauve, al sentirsi nominare, arrossì violentemente, incassò la testa fra le spalle ossute e il suo sorriso si allargò nel modo più sghembo possibile: somigliava all’aprirsi di un ventaglio a cui mancano alcune stecche.
La madre della ragazza si affrettò nell’aggiungere: -Vedi, Mauve soffre di una grave forma di asma e lasciarla a casa da sola non era un’opzione. Voi eravate la soluzione migliore, dato che non abbiamo parenti qui a Tokyo a cui lasciarla e non volevamo farle saltare tre mesi di scuola.-
All’udire la notizia Nathan rimase un po’ sorpreso, ma allungò comunque la mano in segno di cordialità verso colei che avrebbe occupato la sua camera degli ospiti per molto tempo:
-Piacere di conoscerti, Mauve!-
Come risposta ottenne una titubante stretta di mano priva di qualsivoglia energia, e saltò all’occhio un altro curioso particolare. Infatti Nathan, fino a quel momento, aveva conosciuto ragazze dalle lunghe unghie limate, curate e smaltate, ma quelle della sua nuova ospite avevano una forma quadrata (reduci da un taglio netto e distratto col taglia-unghie), erano cortissime e la loro superficie priva di smalto mostrava la presenza delle tipiche macchioline bianche di chi non assume abbastanza calcio. La stretta fu interrotta dai genitori di lei che la salutarono con un abbraccio e si congedarono, ringraziando a dovere la signora Swift per l’enorme favore. Appena quest’ultima ebbe chiuso la porta posò le mani sulle spalle dei due ragazzi visibilmente a disagio e, con aria solare, li invitò per sedersi a tavola a fare colazione.
-M-Ma la mia valigia…- provò a protestare flebilmente Mauve
-Tranquilla, la porto io nella tua stanza!- rispose sorridendo l’altra.
Quando i due si furono accomodati e la madre fu sparita al piano di sopra, calò nella stanza un silenzio imbarazzante. Nathan notò la divisa della ragazza, e con stupore si accorse che era uguale a quella delle sue amiche di scuola.
-Caspita, vai anche tu alla Raimon!- constatò, per metà sollevato di aver trovato un argomento di conversazione che smorzasse la tensione.
-Bhe, sì…- si limitò a rispondere l’altra, sbocconcellando nervosamente un toast.
-Non ti avevo mai visto in giro!- continuò lui imperterrito
La sola risposta che ottenne fu un sussurrato ‘’Non esco spesso dalla classe’’.
La pesantezza di prima ripiombò nuovamente fra i due, e Nathan nella sua testa impiegò poco a etichettare Mauve come una tipa strana e un po’ noiosa. Puntò lo sguardo assente sulla parete dinanzi a lui e, dopo aver scoccato una rapida occhiata all’orologio da parete, si rese conto che sarebbe dovuto uscire almeno dieci minuti prima. Si rizzò in piedi rovesciando la sedia e provocando un gran baccano, e afferrò Mauve per un polso. Lei, dal canto suo, prima del rovesciamento di sedia era impegnata a giocherellare nervosamente con un cucchiaio. Infatti appena aveva sentito quel rumore improvviso si era lasciata scappare un ‘’MA SEI IDIOTA O COSA?!’’, per poi vergognarsene subito.
-Sbrigati, stiamo facendo tardissimo!- la avvertì Nathan con una nota di panico e seccatura nella voce.
Entrambi afferrarono le borse e si catapultarono fuori di casa, lasciando tazze sporche e cumuli di briciole sul tavolo della colazione. Nathan, il quale stava correndo come suo solito per sbrigarsi, si accorse che la gracile nuova conoscenza stava arrancando dietro di lui con il fiato corto.
-Andiamo bene!- pensò, invaso dal sarcasmo.
 


Angolino dell'autrice:
Ma ciao! Questa è la mia prima fanfiction pubblicata, spero vi piaccia! (Mi ci sono impegnata parecchio a immaginare il personaggio di Mauve 8D!)
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 
   
 
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