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Autore: Jade MacGrath    23/04/2005    1 recensioni
Sono passati due anni, e Lara Derevko ormai è legata a Sark. Ma quando un dramma si abbatte sulla vita della giovane Derevko, Lara scoprirà che certe volte la fiducia è la più letale delle armi... Seguito di Alias Lara Derevko. Il titolo non centra granché, ma la canzone è stata la mia colonna sonora mentre scrivevo.
Genere: Generale, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lara aveva ringraziato Olena, aveva chiuso il cellulare, e lo aveva rimesso in borsa. Poi si era seduta sul divano, fissando il vuoto. Si sentiva come anestetizzata, o svuotata. Totalmente incapace di sentire qualcosa, o di percepire il mondo esterno. Nella sua testa risuonava la voce di Olena, che le ripeteva che l’uomo che lei aveva giurato di uccidere era l’uomo che avrebbe dovuto sposare tra qualche mese…

Poi si sentì scuotere per una spalla. Quando si riscosse, vide Sark davanti a lei.

“Che ti succede? Sembravi in trance.”

“Niente… Niente, davvero. Sto benissimo. Non si vede?”

Sark non le credeva, si vedeva chiaramente… poi lo vide sorridere.

“Non ti preoccupare. Ritroveremo Katarina. È per lei, vero?”

“Sì…” mentì Lara “Non avrei mai immaginato che mi potesse fare tanto male saperla lontana.”

“Non sarà ancora per molto.”

Lara disse che si sentiva molto stanca, e che sarebbe tornata a casa. Sark la lasciò andare, e Lara si precipitò fuori da quel palazzo. Guidò come una pazza fino al suo appartamento, e corse fino a quando non si trovò con le spalle appoggiate alla porta chiusa del suo appartamento, chiusa a doppia mandata. Solo allora sfogò tutto il dolore e la rabbia che aveva dentro.

E lui voleva trovare Katarina… povero illuso. Nessuno ci sarebbe riuscito.

 

***flashback***

Lara esce dall’albergo dove ha incontrato Olena. È nervosa, incerta sul da farsi, ma sa anche che è l’unica cosa da fare. Chiama un taxi, e gli dà un indirizzo scritto su un biglietto. L’uomo guida, attraverso il traffico, e la porta a destinazione: la meta di Lara è l’ambasciata americana.

Lara entra, si guarda intorno levandosi gli occhiali da sole, e poi si dirige verso una receptionist.

“Posso aiutarla?”

“Credo proprio di sì. Mi chiamo Lara Anja Derevko, e sono una terrorista scappata alla custodia del governo americano qualche anno fa. Crede sia possibile farmi parlare con l’agente Vaughn o l’agente Bristow? Voglio fare un accordo con la CIA.”

La donna balbetta un debole ‘attenda un attimo, prego’, e sparisce. Arrivano due soldati armati che si avvicinano a Lara e la scortano fino ad una sala riunioni, rimanendo di guardia all’interno.

La notizia rimbalza a Langley, e da Langley a Los Angeles. Nel giro di mezz’ora viene approntato un sistema di comunicazione satellitare, lei e gli agenti avrebbero parlato in videoconferenza.

“Ciao, papà. Quanto tempo.”

“Che cosa vuoi?”

“Che tu riesca ad ottenere dalla CIA immunità e protezione testimoni… ma non per me. Una famiglia è in pericolo, e li voglio fuori da Taiwan il prima possibile.”

“La CIA non tratta con i terroristi.”

“Neanche in cambio dei nomi e dei nomi in codice di tutta la rete di Nigel Nottingham e della mia rete europea?”

Lara sorride, può quasi immaginare le facce degli altri presenti nella sala con suo padre, quasi sicuramente Vaughn, Kendall, Devlin, e qualcun altro.

“Che c’è, sei senza parole?

“Perché fai questo?”

“Te l’ho già detto, voglio questa famiglia al sicuro e fuori da Taiwan il prima possibile, e se devo vendere informazioni al servizio segreto che mi da la caccia, va bene lo stesso.”

“E le loro vite valgono quella lista di contatti?”

“Dimmelo tu.”

“Potrebbero.”

“Decidi in fretta se il tempo va cambiato al presente o no, non rimarrò qui in eterno.”

“Credevo avessi bisogno di noi.”

“Non siete gli unici servizi segreti al mondo, e queste informazioni fanno gola a molti. Se voi non mi aiuterete, qualcun altro lo farà.”

“Siamo interessati” disse Devlin, apparendo alle spalle di suo padre.

“Bene. Consegnerò la lista non appena avrò visto l’accordo che garantisce l’immunità e la protezione testimoni ai miei amici, controfirmata da lei e dall’agente Bristow.”

“Ci servono i nomi.”

“Vladimir Korolenko, Olga Theotokys Korolenko, Ivan Korolenko… e Katarina Sophia Derevko.”

A Lara non sfuggì il moto di sorpresa di suo padre nel sentire il cognome dell’ultima componente della lista.

“Non disturbatevi a cercare precedenti, non ce ne sono. Vi do ventiquattro ore per decidere se volete accettare la mia proposta.”

Lara interrompe il collegamento, e si alza. I soldati vorrebbero fermarla, ma hanno ricevuto chiari ordini di non farle niente.

“Ci vediamo domani” dice alla donna ancora spaventata all’entrata, poi esce e sparisce nel traffico, diretta all’aeroporto.

La sua meta è Blonay. Di nascosto dalla signorina Lacroix entra e porta via Katarina, senza avere il tempo di fare i bagagli. Le dice solo che deve venire via con lei, e che quel posto non è più sicuro. Kathy non capisce, ma a Taipei è felice di rivedere Olga, Vladimir e Ivan. Lara lascia la bambina da loro, e una volta addormentata spiega alla famiglia quello che è successo, e cosa ha fatto.

“Ho chiesto alla CIA di farvi entrare nella Protezione Testimoni.”

“Che cosa? No, assolutamente!”

“Olga, ti prego…”

Olga è sconvolta, non vuole neanche sentirne parlare, mentre Ivan riflette sulla situazione. Per una volta nella vita, è d’accordo con suo padre, che come Lara ritiene la soluzione accettabile.

Anche Olga capisce che non c’è altra via, e il racconto delle ricerche di Lara, e della morte di quel medico, sembrano convincerla del tutto. Il suo sguardo però è quello di una donna che non dimentica, e Lara incontrandolo teme di non poter mai più essere sua amica. Le dice che comprenderà, se deciderà di odiarla, ma la prega di occuparsi di Katarina.

“Kathy ha bisogno di una famiglia e di una madre. Io e mia madre abbiamo fallito in entrambe le cose.”

 

Il giorno dopo, al suo ritorno, tutto si svolge come prima, ma nella sala riunione questa volta trova suo padre, già seduto che la sta aspettando.

“Devlin ha inviato me per farti vedere l’accordo.”

Lara lo legge. Non l’hanno ingannata. Firma sotto la firma di suo padre, e riconsegna il foglio. Dalla borsa tira fuori un CD-ROM, e lo porge a suo padre.

“Qui ci sono le liste. È una cosetta piuttosto lunga… come un romanzo di Tolstoj.”

“Fai venire gli interessati qui all’ambasciata. Partiranno stanotte per gli Stati Uniti.”

“Bene.”

La conversazione finisce, e piomba il silenzio. Nonostante il legame di sangue, sono due perfetti estranei.

I Korolenko e Katarina arrivano all’ambasciata, e viene loro spiegato che cosa capiterà quella notte, e nei giorni a seguire. Kathy, che non comprende ancora bene l’inglese, per lei solo l’ennesima lingua straniera che Irina voleva che apprendesse, si fa spiegare tutto in russo da Lara.

“Ma noi ci rivedremo, vero, Lara?”

“Ma certo, tesoro” disse lei, sentendosi come Giuda. Come poteva mentire a quella bambina? Con che coraggio? Dovette ripetersi che lo faceva solo per il suo bene, per darle una vita migliore, ma non ci credeva molto ugualmente.

“Perché non vieni?”

“Perché devo fare ancora molte cose qui. Ma ti raggiungerò, saprò trovarti, anche se avrai un nome diverso. Nel frattempo ubbidisci a Olga e Vladimir, mi raccomando.”

Katarina ubbidisce, e abbraccia forte la donna “Ti voglio bene.”

“Anch’io, piccola. Ma ora devi andare.”

“Aspetta” dice la bambina, levandosi una collanina d’argento con l’effigie di una santa. “Te la ricordi? Me l’ha data Irina. È santa Sofia. Se ti aiuterà a sbrigare le faccende che devi fare, ci metterai meno e verrai prima a cercarmi.”

Lara stringe la piccola icona, e si fa forza per non piangere. Osserva Kathy raggiungere Olga e gli altri, e in un lampo la sua unica famiglia è scomparsa nel nulla.

“La tregua con te durerà altre tre ore. Te ne puoi andare.”

“Addio, papà” mormora Lara, ed esce dall’ambasciata. Ora può piangere.

 

***flashback***

 

La rabbia che provava la faceva tremare. L’amore che aveva provato si era tramutato in odio, e l’unica cosa che voleva fare era regolare il conto, una volta per tutte

Prese la borsa, e uscì di nuovo a precipizio, recandosi da Sergej.

“Domani, non ti presentare al lavoro. Per nessuna ragione al mondo voglio vedere la tua faccia all’agenzia, né la tua né quella degli altri operativi. Nessuno deve esserci.”

Oltre a quelle parole, diede all’uomo gli estremi di uno dei suoi conti cifrati, che si trovava alle Cayman. Lara gli disse di considerarla una liquidazione per il servizio svolto per lei e la madre.

“L’agenzia domani chiuderà i battenti. Definitivamente. Se vuoi un consiglio, scappa, e non ti voltare indietro. Se vuoi avvisare qualcuno, fallo, ma solo tra quelli fedeli a me e a mia madre.”

Per contattarlo era andata all’agenzia di notte, ma trovandosi lì decise di fare anche un’altra cosa. Andò al server, e scaricò su quattro CD l’equivalente elettronico della Bibbia, prima di cancellarla definitivamente.

 

Una cosa che aveva preteso da Matheson, era che le dicesse esattamente dove abitava, così andò da lui. Nel vederla tanto sconvolta e arrabbiata, l’agente per un istante pensò che fosse venuto per ucciderlo, ma Lara si limitò a dirgli le tre frasi che aveva detto a Sergej e ad andarsene, dopo avergli consegnato la busta con i CD, dicendogli solo che la sua copertura poteva dirsi bruciata e di tornarsene al suo paese alla svelta.

 

Quella notte andò anche da Olena, al solito albergo dove alloggiava. Finalmente fece la conoscenza di Vassili, che scomparve nel nulla qualche minuto dopo, e scoprì che la finta rapina all’appartamento di Sark era stata opera dell’uomo.

“Nella cassaforte Vassili ha trovato il referto, e l’arma del delitto. Sark si era sempre ritenuto al di sopra di ogni sospetto, dev’essere l’unica ragione per cui non si è sbarazzato di tutto.”

“Ora capisco perché mi diceva sempre di lasciare perdere…”

“Lara, che farai?”

“Risolverò il problema. E questa volta lo risolverò proprio nel modo che intendi tu.”

 

***

Camminava nel sottolivello deserto, felice che Sergej ci fosse riuscito.

Non riusciva a crederci. Possibile che fosse tutto una menzogna? Era un agente segreto, sapeva fare bene il suo lavoro ed era rispettata nell’ambiente… perché allora era così facile ingannarla quando si veniva alla sua vita privata? Non aveva proprio imparato niente dalle esperienze passate?

“Lara…pensavo fossi ancora a casa.”

Lara alzò gli occhi e vide Sark di fronte a lei. Doveva trovare strano quel silenzio irreale, e l’assenza di tutti. Forse ora stava iniziando a sospettare che qualcosa non andava.

“Sono venuta prima. Avevo del lavoro in sospeso.”

“Che genere di lavoro?”

“Lo sai, che genere di lavoro.”

“Non ti porterà a niente di buono questa tua ossessione per chi ha ucciso Irina.”

“Assassinato, Julian. Il termine giusto è ‘assassinato’. Non dimenticherò mai l’immagine di mia madre a terra nel suo studio, e nessuno m’impedirà di scoprire chi è stato, e di fargliela pagare.”

“So anch’io come ci si sente, Lara, non te lo dimenticare. Dannazione, ho pagato caro quello che ho ottenuto! La vita di mia sorella!”

“Mary è morta per una fatalità. Mia madre no.”

“Davvero ci hai creduto? Lara, mi deludi.”

“Che vuoi dire?”

“Che ho osservato i piani di missione. Non te lo devo dire io che mia sorella era estremamente scrupolosa quando doveva pianificarne uno. Quella volta però le fu ordinato di andare con la squadra, per essere pronta a modificarlo al complicarsi della situazione. Ad un primo esame non sembra ci sia niente di strano, ma…”

“Ma… cosa?”

“Osservando le registrazioni satellitari ho visto che un operativo non ha rispettato la sua posizione.”

“E dov’è questo operativo?”

“È morto durante la missione. Non prima di aver sparato a mia sorella! Mary non è morta per una fatalità. È morta perché qualcuno voleva che morisse. E vuoi sapere chi ha dato l’ordine? Sono stati Derevko e Khasinau a ordinare la sua esecuzione!”

Lara fissava Sark, ma non lo riconosceva più. Aveva conosciuto molti Sark – il gelido ed efficiente killer, il fratello maggiore che Mary idolatrava, il collega affidabile che aveva giurato di non tradire mai, l’uomo di cui si era innamorata – ma l’essere pieno di risentimento di fronte a lei non assomigliava a nessuno di loro…o forse era il più vero fra tutti.

“Sapevi che voleva lasciare l’organizzazione? Voleva tornare a casa, a Galway, aveva capito che non poteva continuare a vivere in quel modo, neanche per me… Ha commesso l’errore di non nascondere abbastanza bene i suoi progetti, però. A quel maledetto bastardo di Khasinau non è sembrato vero di poterla levare di mezzo, e colpire con un colpo solo me e te. E tua madre lo sapeva. Sapeva tutto, e non ha fatto niente.”

“Che cosa hai fatto, Julian?”

“Ho fatto quello che dovevo fare” rispose gelidamente.

Aveva levato di mezzo Nottingham, facendo in modo che la colpa ricadesse sull’Uomo. E facendo il doppiogioco, aveva contattato le altre organizzazioni e aveva creato il gruppo che si era introdotto nell’edificio…lo stesso che aveva giustiziato nel SL-29 affinché non parlassero e lo indicassero come responsabile…

Lara sentiva le lacrime che stavano scorrendo sulle guance, lacrime che bruciavano come se fossero di fuoco. La rabbia che aveva provato nel scoprire la verità le riespose dentro, e tirò fuori la pistola che aveva portato con sé.

“Hai ucciso tu mia madre…”

“Doveva pagare.”

Lara non riusciva più a tenere a freno le lacrime, e la mano che brandiva la pistola aveva iniziato a tremare, anche se impercettibilmente.

“E io? Per cosa dovevo pagare io?”

L’espressione di Sark mutò ancora. Ora rivedeva lo stesso uomo che era di fronte alla porta della sua cella, il giorno della sua scarcerazione dalla cella d’isolamento, con quello sguardo che sembrava esprimere sincera preoccupazione per lei...

“Non avresti mai dovuto saperlo. Lara, io ti amo. Puoi non credermi, ma io te lo dirò ugualmente. Sono sempre stato attratto da te, fin dal giorno in cui ti ho incontrato qui la prima volta… Saremmo potuti essere felici insieme, io, te, e Katarina…”

 

Due spari.

 

Lara sbarrò gli occhi, incredula, fissando gli occhi azzurri di Sark. Sembrava sinceramente dispiaciuto…forse lo era sul serio. O forse no. Stringeva convulsamente la sua pistola, come se potesse sostenerla, ma Lara era già caduta a terra, con una mano sull’addome macchiata di sangue…

Com’era ironica, la vita. Era venuta lì per uccidere Sark, ma era stato lui ad uccidere lei.

 

Rumore di passi.

Lara chiuse gli occhi un istante, e l’istante dopo Sark era inginocchiato al suo fianco, chinato sopra di lei. Posò la pistola a terra, e con la mano le scostò i capelli dal viso, prendendole poi il viso tra le mani per asciugarle le lacrime.

“Perché non mi hai voluto ascoltare, quando ti ripetevo che questa tua ricerca non ti avrebbe portato a niente di buono? Non sarei mai voluto arrivare a questo…”

 

Nel corridoio riecheggiarono gli echi di altri due spari.

 

Sark sorrise per l’ultima volta a Lara, che chiuse gli occhi e perse conoscenza. La mano che stringeva la pistola finalmente aveva allentato la presa. Cercò di rialzarsi in piedi, ma sapeva che le gambe non lo avrebbero sostenuto. Fissò la macchia di sangue che si stava allargando sui suoi vestiti. Non avrebbe dovuto sottovalutare Lara. Imparava fin troppo in fretta… Ma, mentre cadeva a terra al suo fianco, non riuscì a non pensare che almeno ora niente e nessuno li avrebbe più divisi.

 

 

  
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