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Autore: artfanart    03/02/2018    2 recensioni
[Villainous]
“Black Hat hai smesso ti terrorizzare tutti! io Power man ti punirò per tutti gli innocenti che hai ucciso, in nome della giustizia! “
L’unica risposta che ottenne il super eroe fu uno schiamazzo di risate crudeli.
Black Hat usci dalla coltre di polvere dei detriti che circondava il quartiere con eleganza e un sinistro sorriso decorava la sua pelle griccia.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota:
Questo è il mio primo lavoro in questo fandom ...è da molto che non scrivo quindi potrei essere arruginita. Scusate!

Capitolo 1

Una brutta giornata 

 
Nella città mattiniera, un debole fascio di luce riuscì a entrare nella stanza dell’appartamento illuminando una camera da letto che sembrava fosse stata vittima di un tornado.
Vari vestiti erano disseminati a terra insieme a molti oggetti, non si poteva dire se fossero appoggiati lì per caso, o perché erano caduti.
L’unico segno di vita dalla stanza veniva dal letto, dove si potevano vedere le coperte che si alzavano e si abbassavano a ritmo costante.
Sul comodino vicino al letto dalla radio all’improvviso si udì un rumoroso click.
“Buongiorno a tutti sono le 7:45 ed è una splendida giornata qui a Hat City. “
Diane socchiuse un poco gli occhi in parte per il sole che la colpiva in faccia e in parte per la voce squillante di miss radio, decisamente odiosa.
Rigirandosi nel letto stava già per ricadere nel beato sonno, quando qualcosa la colpi come un martello.
Aspetta cosa aveva detto la tipo odiosa?
“Cosa le 7:45!!” grido con uno scatto tirandosi a sedere e scalciando tutti i lenzuoli per aria.
Contorcendosi su stessa riuscì ad uscire dal letto con un’espressione sul viso ancora mezza addormentata che rivelava quanto l’aveva scioccata la notizia.
Prima di correre in bagno riuscì a prendere i primi vestiti che trovò per terra, correlando l’azione con esclamazioni e imprecazioni varie.
In bagno apri subito il box doccia mettendo il rubinetto al massimo sul caldo, immediatamente uscirono dei rumori dalle tubature, segnale che la caldaia stava per accendersi.
Saltando sul posto Diane guardava il getto d’acqua ancora gelata, sperava solo che diventasse almeno tiepida, con un sguardo sofferente realizzò che non c’era tempo e con decisione entrò subito nella doccia facendole uscire un guaito di dolore “cazzo quanto è fredda!!”.
Dopo pochi minuti usci dal bagno come un leone, i cappelli ricci erano legati stretti in modo disordinato in una coda dove alcune ciocche pendevano ancora bagnate.
Con balzi veloci prese le chiavi e sbatte rumorosamente la porta dietro di se.
Bene ora l’unica cosa da fare era trovare una buona scusa per salvare la faccia a lavoro, mentre con falcate da record correva per le strade della città sbattendo occasionalmente contro i passanti, non preoccupandosi di far cadere qualche vecchietta o di dare dei spintoni a tutti quelli a cui tagliava la strada.
Correndo cercò di non far cadere dalle mani tutte le cose che ancora non era riuscita a mettere in borsa, tra i quali anche dei collant che doveva aver preso per sbaglio.
Quando alzò lo sguardo per vedere dove era, notò subito a pochi metri da lei un ragazzino con le cuffie e sguardo per aria, come un deficiente, che stava minacciosamente per venirle addosso con dei caffè bollenti in mano.
Con una virata pazzesca si butto di lato e sbatte contro il muro di un palazzo, chiuse gli occhi per tutto il tempo sicura che a breve avrebbe sentito le vesciche formarsi sulla pelle per il caffè caldo.
Passato qualche secondo apri gli occhi sollevata di non sentire nessuna ustione, alzò lo sguardo e si trovò il ragazzo che la guardava ancora con un sguardo da idiota, probabilmente molto simile al suo.
“oh! ma te non sei mica apposto” disse mentre riprese a camminare.
Allibita da tutta la faccenda un pensiero la fulminò.
Ma chi cavolo glielo faceva fare?
Essere una stagista sottopagata (quanto si ricordavano di pagarla) non era già abbastanza? Perché doveva pure fare le corse per un lavoro orribile?
Ancora appoggiata al muro ora poteva sentire un chiaro e forte ringhio di fame.
Basta ormai era tardi! Si meritava una colazione! tanto quando arriverà dirà che ha avuto un incidente con una macchina.
ah no quello lo aveva già usato… be gli dirà che il suo gatto era rimasto chiuso fuori dalla porta.
ma aspetta c’è l’aveva un gatto?
Un sospiro esanime gli usci dalla bocca.               
La mattina non era decisamente iniziata bene, ma sapeva come rimediare.
Un tintinnio accolse Diane nel suo bar preferito, fu subito sopraffatta da una zaffata di caffè appena macinato e chiudendo gli occhi prese avidamente un grosso respiro di quel dolce aroma.
Quando li riapri vide Il caos dei pendolari che affollavano il bar.
Non importa! niente la distoglierà dal suo obbiettivo: un cappuccino con panna e cannella e lo avrà a qualsiasi costo.
Guardando la fila analizzo la situazione, c’erano esattamente 6 persone davanti a lei, ce la poteva fare.
In silenzio si mise alle spalle dell’ultimo ragazzo in fila che stava guardando lo smartphone.
Allungando il braccio adagio, tirò la sciarpa a destra e la lasciò cadere a terra mettendosi velocemente dall’altra parte, il tipo si guardò intorno e si spostò per raccoglierla proprio quando gliela stavano calciando  lontano .
Il prossimo obbiettivo era anche più facile, una coppietta, con al guinzaglio un cane, si scambiava smancerie.
Frugando nella borsa catturò l’attenzione del cane e tirò fuori un sacchetto di biscotti che fece pendolare davanti al suo naso. -
Il cane iniziò immediatamente a sbavare e si mise sull’attenti pronto a prendere il dolce bottino, Diane allora con uno scatto del polso li lanciò lontano, il cane non perse tempo e subito rincorse i biscotti per terra alzando strilli dei clienti e richiami della coppietta che gli fu subito dietro per riprenderlo.
Bene rimanevano solo 3! ora davanti a lei aveva un ciclista.
Picchiettandolo gentilmente sulla spalla il ragazzo si girò e lei sfonderò subito un’espressione afflitta e preoccupata:
“Scusi per caso è sua la bici qui davanti? prima ho visto dei ragazzini che provavano a toglierle il lucchetto “il tipo spalancò gli occhi per la paura e corse fuori dal bar.
A Diane usci subito una risatina: “ehehe…credulone”
Bene il suo obbiettivo ora era a pochi metri di distanza…solo due persone, solo due.
Poteva già sentire il gusto dolce del caffè tanto agognato.
Le spalle stavano per rilassarsi.
Qualcosa l’ha fermò.
Ora sentiva un rombato, ma non veniva certo dal suo stomaco.
 
“Black Hat hai smesso ti terrorizzare tutti! io Power man ti punirò per tutti gli innocenti che hai ucciso, in nome della giustizia!  “
L’unica risposta che ottenne il super eroe fu uno schiamazzo di risate crudeli.
Black Hat usci dalla coltre di polvere dei detriti che circondava il quartiere con eleganza e un sinistro sorriso decorava la sua pelle griccia.
Con passo altero si avvicinò al supereroe, il quale redendosi conto della situazione dovette sforzarsi di non arretrare.
Chiunque davanti a un pericolo che sa di non poter contrastare prova paura, ma lui era un eroe e non poteva scappare.
Black Hat intanto si portava le mani in alto con fare risentito, mostrando quella che sembrava solo una pistola giocattolo aliena che teneva in mano.
“Ma come? ora un onesto cittadino non può neanche più uscire di casa, senza che un mediocre eroe lo importuni con accuse infondate?”
Quello che segui fu un lungo silenzio di sorpresa, all’eroe gli ci volle un paio di secondi per capire il senso della frase: “c-cosa? ti ho visto, hai distrutto un intero edificio con quella strana pistola, non puoi dire che non sei stato tu! perché l’hai fatto? “ riprendendosi gli urlò.
“ hmmm “ borbottò Black Hat notando ora la pistola che aveva in mano “ah… era per un nuovo spot pubblicitario, volevo mettere io stesso alla prova la nuova arma del Black Hat organitation! uno spot dal vivo dovrebbe convincere i nuovi clienti ad acquistarla”
 “Basta con queste idiozie! oggi finalmente metterò fine alle tue ingiustizie!”
La maschera di finta innocenza che aveva addosso scomparve subito dall’interruzione del supereroe, lasciando così al suo posto un’espressione seccata e furiosa; Black Hat ringhiando disse:
“Bene… speravo di divertirmi un po’ con te, ma a quanto pare hai fretta di morire" nel mentre poco a poco iniziava ad aumentare sempre di più la sua stazza, mandando al supereroe sguardi fulminati dal suo unico occhio visibile che velocemente divenne di un rosso sangue.
Il supereroe atterrito da questa scena perse il coraggio che l’aveva sostenuto fino ad ora, per lasciarlo nel panico più totale.
Con un balzo prese il volo cercando di mettere più distanza possibile fra lui e quel mostro, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era quella di scappare lontano.
Subito un viticci comparve da dietro la schiena di Black Hat e sferzando l’aria prese al volo il supereroe per il collo.
Un lamento di dolore sfuggi a Power Man che si portò subito le mani alla gola, il tentacolo intensificò la stretta e l’eroe che con la sola forza di un pugno poteva piegare una lastra di metallo, ora si trovava del tutto impotente; cercò con le unghie di graffiare quella pelle senza risultato, mentre delle lacrime stavano già per formarsi agli angoli degli occhi e la lotta si stava facendo sempre più difficile.
Con la poca aria che gli rimaneva in corpo, riuscii ad emettere piccoli balbettii supplichevoli e guardando verso il suo aguzzino implorò: “t-ti prego non uccider-mi “.
Roteando il suo unico occhio, Black Hat guardò verso la sua vittima: “Se queste sono le ultime tue parole sappi che non pecchi di originalità”.
Improvvisamente si udì un chiaro distinto crack.
Il corpo di Power man cadde dall’alto con un forte tonfo.
Con un sospiro di godimento Black Hat si guardò intorno, la polvere delle macerie stava per diradarsi mostrando meglio il palazzo appena distrutto e i vari corpi che giacevano inerti, rendevano il paesaggio decisamente caratteristico.
La pistola aveva funzionato correttamente, per una volta doveva darne atto, Flug aveva fatto un buon lavoro e sicuramente grazie ai media tutti i cattivi avrebbero voluto la sua nuova arma.
Un sorriso pieno di malignità lo attraversò al pensiero dei guadagni che presto lo avrebbero arricchito.
Soddisfatto del proprio operato stava per tornare al maniero quando diede un ultimo sguardo all’edificio distrutto e vide qualcosa che deformò il suo viso così stoico in una espressione di sorpresa.
Nel bel mezzo dei detriti si innalzava un insolita una cupola rosa con sopra strani simboli che irradiavano una luce piena di energia, al suo interno ogni cosa era intatta, non mostrava il minimo segno di essere stato appena colpito da un arma di distruzione di massa.
Nel centro con le braccia incrociate c’era Diane che guardava dritto negli occhi Black Hat, con un’espressione che poteva significare solo fastidio e disprezzo.
Ancora congelato sul posto, Black Hat non riuscì a trattenere un sussurro incredulo:
 “Una strega”.


Aspettatevi molto di più in futuro, non voglio tenervi in sospeso!
Vademi sapere cosa ne pensate sotto nei commenti.
   
 
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