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Autore: Claudiascully    06/02/2018    0 recensioni
Tutto ciò che rimaneva visibile all’occhio umano era una carneficina di dimensioni epiche.Trascinandosi a stento in mezzo al fango e al sangue sparso ovunque, reggendosi con le mani la gamba straziata dalle schegge di una granata, il Tenente Gore tentò di farsi largo tra i corpi alla ricerca del suo capitano.“Wilder, Wider” urlava un uomo nella mischia.I baffetti appena accennati su delle labbra carnose e il taglio di capelli potevano ingannarne la nazionalità. Inglese non tedesca
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Fine Primavera 1940 Pressi di Dunkerque I corpi dei soldati morti giacevano sul campo, gettati lì come bambole di pezza lasciate in giro da un bambino, in pose scomposte rese terrificanti dalla morte stessa. Gli ultimi lamenti si diffondevano nell’aria stantìa mentre le eco di cannoni e spari riecheggiavano lontani. Tutto ciò che rimaneva visibile all’occhio umano era una carneficina di dimensioni epiche. Trascinandosi a stento in mezzo al fango e al sangue sparso ovunque, reggendosi con le mani la gamba straziata dalle schegge di una granata, il Tenente Gore tentò di farsi largo tra i corpi alla ricerca del suo capitano. “Wilder, Wider” urlava un uomo nella mischia. I baffetti appena accennati su delle labbra carnose e il taglio di capelli potevano ingannarne la nazionalità. Inglese non tedesca. Anche egli ferito, si alzò sui gomiti strisciando carponi per evitare i proiettili che vagavano sibilando nell’aria. Si guardò attorno alla ricerca del suo plotone, ma la desolazione del campo di battaglia era quella che conosceva bene. L’esercito britannico e parte di quello francese si trovavano in una situazione disperata. Erano stati circondati, i tedeschi da una parte e dietro di loro il mare del Canale della Manica. La Francia se la passava peggio perché Parigi era indifesa e le truppe che rimanevano non erano sufficienti a proteggerla dalle armate tedesche. Diversa era la situazione per il Regno Unito. Il Canale della Manica separava l’isola dagli eserciti di Hitler e la marina britannica, la più potente al mondo, avrebbe impedito loro di attraversarlo, ma l’esercito britannico era bloccato in Francia: abbandonarlo avrebbe significato lasciare indifesi i possedimenti coloniali britannici. Quel giorno l’inferno creato dai tedeschi era ricominciato di nuovo. L’attacco era su tutti i fronti, carri armati, fanteria e attacco aereo. Il Capitano Graham guardò lontano, verso la riva dove le navi britanniche attraversavano il mare, rischiando di saltare in aria da un momento all’altro sia per le mine, i sottomarini e per gli attacchi aerei tedeschi. Come enormi ed immobili colossi nel mare, si avvicinavano il più possibile alle rive per caricare e salvare i soldati in attesa lungo i moli. Sulle spiagge, in quel momento, c’erano 400 mila soldati in attesa di essere portati in salvo: morire o essere catturati, l’unica sorte di chi rimaneva sul campo quel giorno. L’operazione era ai limiti dell’impossibile. Se Graham non si fosse sbrigato a ritrovare i suoi uomini, i tedeschi avrebbero fatto scempio di loro. Finalmente raggiunse il tenente Gore “Tenente, siete ferito gravemente? Riuscite a camminare?” Il giovane britannico, pur soffrendo mortalmente per la ferita, sapendo di rivolgersi ad un suo superiore, rispose con deferenza “No, capitano, posso farcela, ditemi” “Trovate immediatamente Wilder, Fletcher e gli altri soldati e cerchiamo di raggiungere l’interno della costa. Voi dovete essere curato e se rimaniamo qui i crucchi ci faranno finire come pasto agli squali. Muovetevi” “Eh…è una parola” disse sottovoce l’altro. Il Tenente Gore era il fedelissimo secondo del capitano Graham per il quale non nutriva una forte ammirazione umana, dato il suo carattere spesso astioso e turbolento, ma ne riconosceva le eccellenti qualità militari. Li aveva trascinati in molte battaglie che alle volte sembravano senza speranza, ma li aveva sempre condotti in salvo mettendo a rischio anche la sua vita. Il capitano era un uomo votato totalmente a questa carriera, ma il modo in cui lo dimostrava non era sempre quello classico. Era stato ripreso più volte dai suoi superiori per i suoi metodi non proprio ortodossi di trattare il nemico, soprattutto quando si trattava di interrogatori. Aveva torturato più di un tedesco, spinto non dalla cattiveria o dalla follia che la guerra ci lascia dentro, ma dal suo carattere sregolato e poco avvezzo agli ordini superiori. Era un uomo carismatico, fisicamente non si poteva non esserne affascinati. Le donne crollavano ad un suo sguardo, occhi castani profondi e magnetici, quasi freddi alle volte e taglienti, un fisico invidiabile nell’uniforme e non solo (a detta di molte donne). Quell’ aura di mistero e di magia che si respira di fronte a personaggi simili. “Dov’è Wilder? Maledizione” disse non appena vide accovacciarsi accanto a lui Fletcher “Capitano, io sono qui, il Caporale Wilder risulta disperso” “Risulta da chi, sergente? Da voi? Forza cercatelo, non dite sciocchezze, non ci allontaniamo senza di lui”. Mentre una granata scoppiò a pochi passi da loro rischiando di colpirli tutti, il caporale li raggiunse strisciando come un serpente. “Siete ferito?” disse freddamente il capitano “No capitano, niente di grave, stavo aspettando il momento del via libera. Nel punto in cui ero io le mine sembravano…” “Oh… basta di lamentarvi” sbottò il Tenente Gore. Tra di loro non correva buon sangue, non vi era un motivo preciso, forse entrambi volevano risultare perfetti agli occhi del loro superiore e i loro caratteri andavano in contrasto spesso pur essendo alla fine due ottimi soldati. Il tenente aveva caratteristiche fisiche e morali diverse dal suo capitano. Occhi celesti profondi come il mare e dallo sguardo dolce, che poco si confaceva a quel mondo come gli aveva detto sua madre il giorno in cui si era imbarcato, un casco di riccioli biondi sotto l’elmetto e una moralità legata ad una devozione profonda per la sua nazione. Si era arruolato giovanissimo per contrastare suo padre che lo voleva con sé nella fabbrica di automobili dove lavorava. Negli anni aveva imparato benissimo il tedesco, vivendo per un periodo in Germania ed aveva affinato le sue doti tanto che, scherzando, i compagni lo chiamavano il Tedesco. Aveva un carattere schivo e riservato, di lui non si conosceva la vita privata e a differenza del capitano, che ogni volta che arrivava in una cittadina durante le operazioni militari faceva strage di cuori, il tenente era un solitario. Gli altri commilitoni lo trovavano un tipo strano e nelle loro chiacchiere da pub, tra una birra e l’altra lo rimproveravano di amare più la bionda birra, che una vera bionda. Egli sorrideva melanconico, alzava le spalle e buttava giù la birra. Arrivarono al campo militare circa due ore dopo, su camionette di alleati francesi e belgi. Il capitano era riuscito a recuperare parte del suo plotone, feriti più o meno, ma quasi tutti salvi. Chi stava messo peggio era il Tenente Gore per la ferita alla gamba che rischiava di andare in cancrena se non venivano espulse le schegge della granata e rischiava l’amputazione. La febbre gli era salita vertiginosamente durante il tragitto e si era accasciato sulla camionetta. Tentava di non perdere i sensi e rimanere presente a se stesso buttando giù un po’ di alcool dalla fiaschetta per sopportare meglio l’atroce dolore. Anche Graham era ferito al torace, in modo non eccessivo, ma comunque andava medicato. Raggiunto il campo base vennero fatti alloggiare nelle tende preparate apposta. Il dottor Newman fece il saluto militare al capitano e chiese notizie “Capitan Graham, felice di vederla, avete subito molte perdite?” L’uomo rivolse al dottore uno sguardo che andava oltre la sua figura, come a non voler dare troppe spiegazioni. “Non troppe dottore…non troppe, per fortuna. Ma il tenente è ridotto male, cercate di salvarlo, è un uomo importante per la nostra missione” disse con un tono che tradì stranamente anche una nota di affetto nella voce. In fondo avevano combattuto insieme mille battaglie ed insieme erano cresciuti, seppur diversi di carattere erano molto legati. Ma Graham era un uomo tutto d’un pezzo, viscerale e carismatico quanto poco propenso a dimostrazioni di affetto palesi nei confronti di un suo collega o subalterno. “Tranquillo capitano, anche voi non siete messo bene, vedo, ora riposate nella tenda, vado a chiamare le infermiere… Miss Jenny, Mademoiselle Claudine…occupatevi dei nostri uomini. Il Tenente Gore ed il Capitano Graham devono essere trasportati subito in infermeria e poi all’ospedale da campo.” Il Caporale Wilder e il Sergente Fletcher avevano ferite superficiali per cui necessitavano solo di fasciature veloci. Mentre aspettava di essere curato, Graham si accese una sigaretta e guardò un po' in disparte Miss Jenny, l’infermiera che stava preparando le bende per lui. “Salve, siete nuova di qui?” disse con voce così calda da farle tremare le gambe tutto di botto. “Aveva iniziato il suo show” pensò da lontano il Caporale Wilder che lo osservava un po' di filato. “Ecco che il leone ha puntato la sua gazzella” pensò sogghignando in silenzio. “Si capitano…sono arrivata da poco con una nave americana.” “Ah…siete americana?” chiese il militare, gettando il fumo in alto con aria accattivante e slacciandosi la giubba per mostrarle la ferita e mentre lei cercava di non guardarlo negli occhi, ma di concentrarsi solo sui tagli all’addome, rispose “No, sono greca signore. “Ah la Grecia…” “Ci siete mai stato?” disse la giovane per intavolare un discorso mentre medicava con l’alcool la ferita. Le mani le tremarono leggermente quando l’uomo per facilitarle il compito, si levò la camicia, mettendo in mostra dei pettorali che sicuramente aveva formato con mesi di duro allenamento. “Si, molti anni fa…furono anni intensi…bellissime isole, bellissime donne, vedo che non sono cambiate” disse, stavolta puntandole gli occhi addosso in modo inequivocabile. La giovane arrossì violentemente, poi prendendo gli strumenti posti sul tavolo, si allontanò turbata “Capitano, ora torno per mettervi una fasciatura poi abbiamo finito” “Peccato!” disse lui soffiando di nuovo in alto il fumo della sigaretta che poi spense sotto lo stivale. “Mi sento già meglio, Miss…. vi chiamate?” Ricordava benissimo che il nome era Jenny perché lo aveva sentito poco prima dal dottore, ma voleva a tutti i costi che fosse lei a dirglielo. “Jenny, signore, Jennifer” Intanto in un’altra tenda Claudine, una ragazza francese dai capelli color del grano ed occhi del mare, stava assistendo il Tenente Gore. La gamba era ridotta male e il dottore lo aveva portato lì provvisoriamente. “Mlle Claudine, fatevi aiutare a portare il tenente con la lettiga all’ospedale. Va monitorato in continuazione per evitare la cancrena e dovete cercare di tenere bassa la febbre. Di questo vi occuperete voi, io mi occuperò della ferita, leverò le schegge e poi potrete riportarlo qui in tenda per le medicazioni. Meglio non tenerlo troppo a lungo con gli altri malati, la diffusione di batteri e di malattie è altissima, dobbiamo cercare di evitare i contagi.” “Subito dottore” rispose la giovane gettando un’occhiata al tenente. Anche lei era nuova, arrivata sul campo dopo aver assistito in Francia le truppe alleate ed aver visto ogni tipo di bruttura. Quando si sceglie un lavoro come quello, soprattutto quando si assistono i militari in guerra si deve avere stomaco duro e animo forte, non farsi sconvolgere da nulla, ma anche riuscire a non farsi coinvolgere in nulla, soprattutto perché le emozioni che si generano in quei momenti sono falsate dalla guerra e rischiano di travolgerci senza speranza. Questo Claudine lo sapeva e si era sempre attenuta alle regole, servendo il suo paese come dovere…ma prima o poi arriva il momento in cui qualcosa sfugge al nostro controllo. Ci si sforza di spingere in giù quanto più possibile ciò che emerge, come uno scoglio nelle giornate di bassa marea. E questo accadde quando lei vide il tenente sulla barella. Un guizzo nei suoi occhi e quel pensiero che ci frulla nella testa e ci fa dire “Che accade?” Eppure ne era felice. Vedeva morti e feriti tutti i giorni, sangue e arti maciullati e ogni soldato era uguale ai suoi occhi. Non ne chiedeva il nome, non lo memorizzava, non ricordava più nemmeno i loro visi dopo averli curati, ma questa volta fu diverso. Lo sguardo di lui su di lei cambiò tutto. Seppur ferito e dolorante e assolutamente innocente, ella ne fu turbata. Lo accompagnò all’ospedale dove il dottor Newman tolse tutte le schegge della granata poi disse “Mlle Claudine, qui ho finito, potete riportare il tenente in tenda, dategli antidolorifici e portategli qualcosa da mangiare. Assistetelo per la notte, non potrà muoversi.” “Certo dottore, subito” rispose la giovane guardando il militare con profonda pena come se la gamba ferita fosse la sua. E poi rivolto alla greca che stava sistemando gli utensili, mentre il capitano era fuori dalla tenda “E voi Miss Jenny? Avete finito di medicare il Capitano Graham? Gli avete servito un pasto caldo?” La ragazza ancora tremava, le parole e il carisma dell’uomo l’avevano turbata più del dovuto. “Si, dottore, provvedo subito al pasto” e sparì dalla sua vista. Arrivati nella tenda il Tenente Gore si rivolse alla ragazza francese “Grazie infermiera, mi spiace causarvi tutto questo disturbo, ma…” “Tenente, non dovete scusarvi” disse la giovane con una voce calda e dolce al tempo stesso e le venne spontaneo scostargli i riccioli che gli cadevano tutti bagnati sulla fronte “E’ il mio dovere, faccio questo tutti i giorni. Mi prenderò cura di voi come di tutti gli altri feriti, non abbiate timore.” Intanto Il capitano Graham, che sembrava non aver risentito particolarmente delle ferite avvicinò il dottore. “Dottore, voglio essere sincero con voi…so che è il vostro lavoro e la vostra priorità è la salute degli uomini, ma io ricevo ordini dall’alto e voi capite che di perdere il posto non ne ho punta voglia” disse tirando su col naso con una espressione che denotava la sua immensa considerazione di se stesso, poi levandosi un filo di polvere immaginario dalla giubba, poiché le scene un po' teatrali gli erano note, aggiunse “Il mio ordine superiore è quello di riavere in forma il Tenente Gore al più presto perché deve partire per una missione segreta della massima urgenza ed importanza.” “Capisco capitano…ma il tenente ha una gamba maciullata, la febbre alta e non riuscirà a mangiare molto, è fortemente debilitato” “Ahhhaa… risparmiatemi cose che già vedo da solo e so, quali sono i suoi tempi di ripresa?” “Credo…non prima di un mese se volete che parta al suo meglio” “Un mese? secondo voi i tedeschi aspetteranno i comodi del tenente?” “Ma capitano, voi mi avete chiesto quanto ci avrebbe messo a guarire, io da dottore vi ho detto la verità” “Certo, capisco, questo mese deve ridursi a molto meno, almeno 15 giorni. Fate in modo che avvenga” “Capitano…vorrei ricordarvi…” “Dottore, sono un vostro superiore, sono io che vi ricordo” “Si capitano” e il dottore mettendosi sull’attenti gli fece il saluto militare poi corse in tenda dove Claudine stava preparando altre bende. “Infermiera, potete venire un attimo?” “Certo dottore, subito!” “Vedete, il nostro malato è di vitale importanza per questa missione, dovete fare di tutto per cercare di rimetterlo in sesto al più presto. Io ho fatto il mio dovere di medico, ora mi auguro che le vostre cure e un minimo di fortuna facciano il resto.” Claudine annuì, poi si girò verso il tenente che aveva gli occhi chiusi e pensò dentro di sé “E’ un uomo di guerra, ma in questo momento sembra un bambino sperduto, che dipende solo da me” e lo guardò con tenerezza. Graham chiamò a rapporto i suoi uomini più fidati e prima Fletcher poi il Caporale Wilder si presentarono alla sua tenda. Lo trovarono seduto con le gambe sul tavolo, la giubba slacciata con le fasciature fatte da Miss Jenny in bella evidenza e il suo usuale ghigno sul viso. “Signori, la situazione non è rosea. Il comando ci fa sapere che le operazioni devono essere accelerate e si devono iniziare ad imbarcare gli uomini anche lungo le spiagge: ma i cacciatorpediniere della marina militare non sono in grado di raggiungere le acque basse vicino a riva. Così si stanno mandando squadre per requisire migliaia di piccole imbarcazioni civili e un appello è stato lanciato a tutti i proprietari di barche del sud dell’Inghilterra in soccorso all’esercito intrappolato, ma….più i tedeschi si avvicineranno alle spiagge, più non avremo nessuna possibilità di salvare i nostri uomini. Probabilmente non potremo vincere questa battaglia, ma dobbiamo almeno cercare di prendere tempo. Gli ordini che ho ricevuto sono i seguenti: il Tenente Gore è l’unico per aspetto e idioma a poter penetrare nel campo tedesco con una scusante. Deve riuscire a sapere quando i tedeschi lanceranno l’attacco su tutto il fronte per permettere al governo britannico una controffensiva. Il tempo sta passando, le perdite umane sono rilevanti e come vedete voi stessi, il tipo di attacco via mare non rende le cose semplici, nemmeno grazie alla nostra gloriosa marina, i crucchi sono una brutta bestia e dobbiamo schiacciarli. “Cosa volete che facciamo, Capitano? “disse remissivo come sempre Fletcher. “Voi accompagnerete il Tenente Gore.” “Io? Ma non so il tedesco” “Nulla?” lo ghiacciò il capitano “Si, beh, qualcosa, ma…” “Fletcher se rovinerete questa operazione vi riterrò responsabile del fallimento della missione del Tenente Gore. Siete suo amico…non ho altro da dirvi” “Ed io cosa farò Capitano?” disse timidamente il Caporale Wilder “Voi? Voi caporale rimanete al campo con me, non direi proprio che vi si può scambiare per un tedesco” disse sogghignando di nuovo. In effetti i tratti del caporale erano quelli tipici del ragazzo inglese. Occhi e capelli castani, ma taglio del viso inconfondibilmente britannici. “Bene” disse il Capitano “Ora capirete che il tenente non è in condizioni di partire, quindi purtroppo questa operazione potrebbe fallire se non raggiungiamo il campo nemico in tempo. Confidiamo nella sua guarigione. Potete andare, vi terrò aggiornati” Gli uomini si allontanarono dalla tenda preoccupati poi, per sdrammatizzare, Fletcher fece all’amico “Ehi Alan, ma perché ogni volta che parla sembra sia Churchill che fa un discorso alla nazione?” “Che vuoi Andrew, è fatto così, lo scettro del potere gli si addice, voglio dire, sembra sempre che le sorti del mondo siano sulle sue spalle…non riesce ad essere spontaneo nemmeno con noi che ormai lo conosciamo da tanti anni.” “Mah, forse stasera con un bicchiere di vino tra le mani e qualche infermiera a cui guardare sotto alla gonna sarà un po’ meno “presidenziale” ”disse l’altro e si allontanarono ridendo Nella tenda Claudine asciugava il sudore del tenente, la febbre era comunque molto alta, ella non sapeva dei piani del capitano, ma aveva capito che doveva cercare di accelerare la sua guarigione. Trovava ingiusta una cosa del genere, era impossibile chiedere al fisico di sbrigarsi a guarire, così testarda com’era, decise un atto temerario. Si recò alla tenda del Capitano Graham “Permesso?” “Si? Chi è?” “Scusate capitano, sono l’infermiera del Tenente Gore” “Ah…” disse l’uomo spostando la sedia per guardarla e la squadrò da capo a piedi facendo arrossire anche lei. “Vedo che il tenente guarirà presto allora” “Prego?” “No, nulla…era per dire che siete molto graziosa e nelle vostre mani…” “Capitano, mi permetto di interrompervi” “Vi permettete? Oh signorina che audacia, ma le francesi mi piacciono per questo, la loro audacia, sfrontatezza e bellezza” aggiunse alzandosi e avvicinandosi a lei con camminata da leone nella savana. Claudine tenne la testa alta e il cipiglio fiero. “Capitano era di questo che volevo parlarvi…il tenente è molto malandato, stiamo cercando si salvargli la gamba dall’amputazione e la sua vita è ancora appesa ad un filo, io sto facendo il possibile, ma la scienza non fa miracoli, i tempi sono…” “Signorina, non mi interessano le vostre delucidazioni mediche che già mi ha ampiamente dato il dottore” ed uscì, seccato da troppa audacia, dalla tenda mentre la giovane gli parlava. Lei non si perse d’animo e lo seguì. “Vi stavo dicendo, col vostro permesso...” “Che io non vi ho concesso tra l’altro” ribattè l’uomo piccato “Si, ma Voi dovete capire…” “Ah! devo capire…un’infermiera mi dice cosa devo capire?” E continuava a camminare con lei che lo inseguiva. Alla fine lui si girò e le disse “Non seguitemi, sto andando a fare una passeggiata. Abbiate rispetto e non seccatemi, non ve lo voglio dire un’altra volta” E non si girò più. La ragazza rimase ferma, coi pugni chiusi poi si girò e disse tra sé e sé “Me la pagate, borioso che non siete altro! Chissà chi si crede di essere” Tornò dal tenente. “Signorina, posso avere un po' di acqua? vi cercavo, ma non vi ho sentita” “Scusatemi tenente, ero andata a risolvere una faccenda” “Una questione importante?” “Vitale, tenente, vitale” “Vi vedo contrariata, qualcosa che riguarda la mia malattia? Forse il capitano non è a conoscenza del fatto che non so quando potrò muovermi?” “Il capitano è a conoscenza solo della sua boria, e crede di essere il Generale in persona evidentemente” “Cosa succede, signorina? qualcosa che dovrei sapere?” la incalzava terrorizzato di essere un peso per la sua compagnia e un problema per il suo superiore. “No, nulla di importante tenente, ora cercate di mangiare un poco di brodo” mentì lei. Poi si rese conto, nel preparare da mangiare, che non sarebbe mai andata nella tenda del capitano animata solo dal dovere morale di infermiera. Questo pensiero le scaldò il cuore pur spaventandola un pochino. Aprile sembrava volgere al termine e la battaglia era ancora nelle sue fasi più cruciali. Al campo arrivavano i primi tepori, gli uomini che si erano ristabiliti passavano il tempo fuori dalle tende durante i momenti in cui il fuoco nemico sembrava sopirsi e Claudine si prodigava notte e giorno per medicare la gamba del tenente. La febbre sembrava essersi abbassata e il giovane ufficiale riposava sul letto con la gamba sorretta da cuscini. Lui e Claudine non parlavano moltissimo, ma il filo invisibile che ormai li legava era fatto di sguardi, piccoli sorrisi innocenti durante una medicazione e le mani tremanti di lei, ghiacciate alle volte quando sfioravano le sue. L’imbarazzo regnava sovrano tra i due giovani e la consapevolezza che quello non era né il luogo né il momento adatto per conoscersi. Maggio 1940 I giorni passavano lenti al campo di battaglia. Pian piano molti dei soldati feriti stavano ristabilendosi e facevano riferimento ai loro superiori per poter essere di nuovo impiegati nella missione. Il dottor Newman ogni mattina si recava nella tenda del Tenente Gore per visitarlo, controllare la ferita e nel tardo pomeriggio di un giorno di inizio maggio, venne convocato nuovamente dal capitano. “Capitano. Buonasera mi avete fatto chiamare” “Si, dottore, ho bisogno di sapere con certezza in questo momento se nei prossimi giorni sarà possibile far partire la missione del Tenente Gore. Non possiamo aspettare ancora. I tedeschi stanno avvicinandosi a Newport il che significa a meno di 30 km dalle spiagge e abbiamo ancora intrappolati 250 mila soldati, faremo la fine del topo se non riusciamo a intercettare la loro prossima mossa quindi, come capite, a tutti i costi il tenente deve partire e inoltre dobbiamo anche formarlo per ciò che dovrà dire. Un errore sarebbe fatale” “Bene, capitano, vado a sincerarmi” “No” disse perentorio il capitano “Non andrete voi a sincerarvene, andrò io.” “Benissimo” disse l'altro e si ritirò. Il motivo che spingeva Graham a questo atto così insolito per lui, cioè recarsi nella tenda di un suo subalterno, per di più ferito, fu dettato dal sentimento che gli albergava dal giorno i cui la ragazza francese lo aveva sfidato. Temerario e sicuro di sé come sempre, voleva sfidarla lui questa volta, rivederla solo per sapere che effetto gli faceva, perchè pur essendo seccato dal gesto, era affascinato da una donna che gli aveva, forse per la prima volta, tenuto testa. Si avvicinò alla tenda, la aprì senza farsi sentire e capì in un solo istante che non vi era possibilità alcuna che quella ragazza sarebbe mai caduta ai suoi piedi come le innumerevoli altre. Era seduta a leggere un libro al tenente e i loro occhi si perdevano l’uno nell’azzurro dell’altro. Il sorriso del biondo britannico mentre la guardava leggere e l’espressione serena della giovane a cui mentre scendevano i capelli sul viso, li spostava con un dito gli fecero ancor più rabbia. Serrò i pugni e entrò “Martin?” si rivolse al tenente senza il titolo “Signore?” disse l’altro facendo come il gesto di alzarsi, tirandosi su sui gomiti. “Oh…vedo che siete in forze e che la compagnia non vi manca”. “Capitano” disse gelida Claudine, scossa da un fremito di avversione perchè si aspettava un’altra scena degna di nota. Così fece per allontanarsi dalla tenda, ma Graham le disse “Mlle Claudine…dove andate?” “Ah…voi vi conoscete?” Esordì con un filo di voce il tenente e il sorriso sparì dal suo volto. “Ohh...se ci conosciamo…” Claudine era voltata di spalle, chiuse gli occhi temendo la vendetta dell’uomo. “Si, diciamo che abbiamo avuto un…vivace scambio di idee un po' di tempo fa…ma…” “Capisco” quasi sospirò l’altro con tono monocorde. “Dicevo dove andate Mlle Claudine perchè sono venuto qui per informarmi della salute del mio amico, il Tenente Gore e chi meglio di voi o del dottor Newman potete darmi informazioni? Comunque già vederlo sollevato a sedere e senza febbre mi pare una risposta esauriente alla mia domanda” E si slacciò la giubba con un dito incrociando una gamba, in una posa plastica che riteneva di grande effetto. Poi si passò una mano tra i capelli tirati indietro dalla brillantina e si lisciò i baffetti. “Quale è la vostra domanda, capitano?” disse Claudine con la voce sempre più tremante poiché conosceva già il resto. “Credete che questo sia un gioco, signorina? Che qui si stia per soggiornare fino all’estate?” “No capitano…ma” “David…” interloquì finalmente il tenente “Mi spiace averti causato tutto questo fastidio” “Oh…fastidio Martin? No, non mi hai causato fastidio e non è colpa tua se sei ferito, solo che purtroppo la guerra va avanti e io ho ricevuto degli ordini di cui conferire con te, ma prima ho bisogno di sapere da questa ragazza se siete in grado di partire per il campo nemico tra una settimana.” Il cuore della giovane si bloccò per un istante, poi riprese a battere. Rispose nel modo più pacato possibile per non far salire la rabbia che le davano le parole di quell’uomo borioso, che flirtava con lei anche in quel momento, davanti ad un suo subalterno e che insisteva ad accelerare i tempi. “Si...il tenente è in netto miglioramento, zoppica ancora, ma con le stampelle recupererà un po' più velocemente e potrà lasciare il campo con un bastone se necessario. Chiaramente l’ok finale deve darvelo il dottor Newman “ “Benissimo signorina, non volevo sentire di meglio…” Poi fissando il tenente senza guardarla, le disse “Ora aspettatemi un attimo fuori, mademoiselle” “Martin, tra poco sarò da te con il Caporale Wilder e Fletcher. Vi spiegherò quali sono gli ordini che mi sono arrivati e ti consegnerò tutto il materiale di cui hai bisogno per questa operazione”. Poi si riallacciò la giubba e uscì. La ragazza lo aspettava in piedi indispettita e ancora con i pugni chiusi, ma stavolta il capitano la stupì “Signorina, so che non vi piaccio e che il mio atteggiamento non è forse stato dei migliori con voi tempo fa…volevo solo dirvi che sono rimasto stupito, non so come abbiate fatto, ma siete riuscita a far ristabilire il tenente. Mi diceste che non potevate accelerare i tempi di ripresa, e che la scienza non poteva fare miracoli. Forse la scienza no, ma anche un cinico come me, deve ammettere che l’amore invece di miracoli può farne…” “L’amore? Capitano, io vi assicuro che mi sono occupata del tenente secondo scienza” “Oh no signorina, la scienza non dipinge sui volti di un militare un sorriso come quello che aveva il tenente quando sono entrato in tenda”. La giovane arrossì, sia perché non si era accorta della presenza del capitano e sia perché stava leggendo, per cui non seguiva lo sguardo del giovane britannico di fronte a lei. Poi il militare riprese il sopravvento sull’uomo. “Bene, non c’è altro…” Si allontanò e riprese a camminare, come al suo solito voltandole le spalle, poi senza girarsi le disse “Grazie, mademoiselle”. La giovane era profondamente turbata dalle sue parole, possibile che addirittura un altezzoso come Graham vedesse cose che lei stessa si rifiutava di vedere? Si rese conto che la domanda del capitano su quando potesse partire il tenente non l’aveva turbata per i modi, ma per il contenuto. Pur non conoscendo i piani dettagliati, aveva intuito che il giovane doveva recarsi al campo tedesco, perciò nell’ipotesi peggiore sarebbe potuto morire una volta scoperto, e comunque non sarebbe necessariamente tornato al campo finita l’operazione. In una sola parola non lo avrebbe mai più rivisto. Una settimana era davvero poco tempo per essere pronta a ciò. Poi si strinse nella divisa, rendendosi conto che lei era una infermiera, non una ragazza di quelle a cui sicuramente era abituato il capitano, doveva dispensare cure per il fisico, e il cuore non c’entrava nulla in tutto ciò. In serata il Capitano Graham tornò nella tenda del tenente con il Sergente Fletcher e il Caporale Wilder. “Signori, il tempo sta passando inesorabilmente e abbiamo necessità di tentare il tutto per tutto. Gli ordini del governo britannico sono quelli di una evacuazione completa via mare del nostro esercito, poi non potremo fare molto altro ed i tedeschi arrivati a Dunquerque non ci lasceranno scampo. Abbiamo 400 mila soldati da portare in salvo, chi rimarrà verrà sicuramente catturato o ucciso. I nostri e i francesi al fronte stanno resistendo in maniera eroica, soprattutto i francesi che stanno combattendo pur sapendo che la guerra per loro è persa e che non ci sarà posto sulle navi britanniche, per cui quello di cui ci dobbiamo occupare noi sono i cieli” disse dipingendo con la mano nell’aria un cerchio immaginario. “Abbiamo bisogno di proteggere l’operazione, la Dynamo, dagli attacchi della Luftwaffe. Per fare questo dobbiamo avere in anticipo le mappe delle rotte che gli aerei tedeschi percorreranno, in modo da poterle intercettare ed abbatterli. Perciò qualcuno di noi, il Tenente Gore, dovrà recarsi al campo nemico, fingendosi un ufficiale tedesco mandato da un campo vicino e dovrà ingraziarsi il loro capitano, farsi mettere a conoscenza di queste mappe e comunicarci le coordinate sperando nella sorte. Ovviamente abbiamo pensato al tenente sia per il suo valore ampiamente dimostrato in guerra, per la sua serietà e professionalità e perché è l’unico che sa l’idioma…e anche perché, come vedete, può essere scambiato per un crucco.” “Molto consolante” disse sorridendo il tenente. “Fletcher, voi andrete con lui e lo proteggerete, e voi Wilder, rimarrete qui con me perché non appena arriveranno le coordinate, voi le trasmetterete al comando generale. Ora consegnerò al tenente tutti i documenti e gli effetti personali che dovrà avere. L’operazione è molto pericolosa e il tenente non è ancora in ottima forma, capite benissimo che la riuscita non è assicurata. Confido in ognuno di voi, si tratta di un’operazione della massima segretezza. Non fatene parola con nessuno. Ora andate. Domattina si parte.” Poi rimase solo con Gore e finito di spiegargli tutti i dati tecnici e logistici Graham esordì: “Martin, siamo tra di noi, mi posso sbottonare.” “Certo David, dimmi pure.” “Quella ragazza, l’infermiera…la ragazza francese…” “Si …capisco David, non preoccuparti, avevo già intuito il tuo interesse. Quella sera che sei venuto qui ho capito che tra di voi era successo qualcosa” Graham scosse la testa “Martin…ma quando aprirai gli occhi?” In quel mentre vide qualcuno fuori della tenda e lo lasciò così, con questo dubbio. “Miss Jenny, salve” Il capitano aveva notato la ragazza greca e poiché il lupo perde il pelo, ma non il vizio, decise che era inutile perdere tempo a far ragionare il tenente. “Signorina, qual buon vento…sapete che la ferita mi fa di nuovo male? Soprattutto la notte…” “Ah si?” disse lei pendendo dalle sue labbra come la prima volta. “Se volete passerò questa sera per controllarla” “Volentieri” disse l’uomo sorridendole come non ci fosse un domani. Arrivò la mattina della partenza del tenente. Ormai negli ultimi giorni Claudine era tornata a dormire nella sua tenda, la sua presenza fissa in quella del tenente non era più necessaria perché seppur con il bastone, egli riusciva a muoversi ed alzarsi da solo. Le mancavano i giorni in cui durante la sua convalescenza passava il tempo a leggergli libri o raccontargli semplicemente ciò che succedeva al campo. Negli ultimi giorni non lo aveva visto quasi per nulla perché sapeva che stava preparandosi alla missione perciò da un lato non voleva disturbarlo, dall’altro voleva ritardare il momento della partenza. Ma ora quel momento era giunto. Si avvicinò alla tenda con le mani in tasca mentre il sole dell’estate cominciava a picchiare già di primo mattino. In mare i cacciatorpediniere e le imbarcazioni tentavano di portare in salvo quanti più inglesi possibili, e i cieli erano solcati dall’aviazione. L’atmosfera non era delle più rosee. “Tenente, posso?” “Certo, mademoiselle. Stavo terminando le ultime cose.” “Così, è venuto il momento dei saluti” disse lei con il corpo che fisicamente voleva essere anni luce lontano da lì. Il militare si era rimesso in forze il necessario ed appariva veramente bello nella sua divisa con i ricci biondi sotto il berretto ed un fisico asciutto. “Tenente, perdonate la mia sfacciataggine, ma non so se ci rivedremo, volevo spiegarvi una cosa che forse avete frainteso. Quel giorno che tornai nella tenda, inferocita come non mai e vi dissi che il capitano era borioso…io e lui” “Claudine, vi prego risparmiatemi anche voi il racconto di ciò che siete l’uno per l’altro…già ieri il capitano ha tentato di dirmelo come se necessitasse del mio permesso.” “Ma tenente, voi avete frainteso totalmente allora! Io tornavo dalla sua tenda dove mi ero recata apposta per cercare di farlo ragionare. Egli voleva che voi tornaste in forma con uno schioccare delle dita e io sapevo che non era possibile. Voi mi chiedeste cosa era successo…avevamo discusso, è un osso duro e non ammette di avere torto…anche se giorni fa mi ha fatto capire che io…” Come in ogni migliore storia si rispetti, le scene si interrompono sul più bello. Il Capitano Graham e il Sergente Fletcher arrivarono in quel momento. “Siete pronto tenente? anzi Leutnant Wiener?” “Si, prontissimo” I militari si salutarono, Claudine si allontanò finchè non trovò il momento opportuno per salutare il tenente e si avvicinò alla camionetta con cui sarebbero partiti. “Spero di rivedervi sano e salvo…tornerete qui al campo?” “Non lo so Claudine, ma a questo punto spero di non essere del tutto sano almeno avrà senso tornare” poi le strizzò l’occhio e salì affiancato dal fedele Fletcher. Appena si furono allontanati il sergente, legato da anni di amicizia al collega gli disse “Ehi Martin, prima che ci arrivi il capitano, io ti consiglio di…” “Andrew, a quanto pare il capitano ci era arrivato, ma lei non ho capito perché non ha ceduto” Fletcher scosse la testa anche lui e disse “Non credo lei abbia quei gusti, io l’ho vista sempre attaccata al tuo capezzale e quando passavo per venire a fare due chiacchiere con te, non sono entrato perché vi sentivo ridere e così ho pensato…” “Oh, Andrew tu pensi troppo” disse l’amico. “Pensa alla missione ora, io ho una paura immensa. Se il mio Leutnant Weiner non sarà credibile, ci becchiamo una pallottola in fronte, con viaggio di sola andata.” Eppure mentre la camionetta partì si voltò a cercare con lo sguardo Claudine e sentì ,oltre alla paura della missione, un gran vuoto dentro. Intanto al fronte arrivò la notte. “Dove vai di bello Jenny, stasera?” disse Claudine all’amica mentre la vide mettersi il rossetto e sistemarsi i capelli. “Beh cara, mentre tu tentavi di rianimare il tenente senza accorgerti di altro…” “Oh Jenny! non mettertici anche tu ti prego!” “Ma cara, quell’uomo non trasmette proprio nulla, sembravi una vera e propria crocerossina quando ti mettevi accanto a lui a fargli passare le giornate. E ti sei persa intanto il fascino del capitano che…indovina? questa sera mi ha invitato nella sua tenda” “Ah” disse laconica la francese “Beh, così farai salire ancora un pochino il suo ego e raggiungerà picchi sublimi!” “Claudine, io non ti capisco…sei stata sempre così controcorrente…sempre così diversa da tutte noi” “E per fortuna” pensò lei. Se essere alla moda significava languire per un pallone gonfiato come Graham, lei era ben contenta di non averlo mai guardato in quel modo e di aver ormai capito che il suo cuore apparteneva ad un uomo che forse non avrebbe mai più rivisto. I giorni passarono concitati, i malati che arrivavano al campo impegnarono totalmente le due infermiere che non ebbero modo di scambiare più due chiacchiere sull’argomento. Gli aerei decollati dal Regno Unito pattugliavano le rotte di evacuazione e si spingevano in profondità oltre le spiagge, nel tentativo di tenere lontani i bombardieri tedeschi. Le granate alle volte raggiungevano il campo e più di una volta, di notte, fecero sobbalzare Claudine che si chiedeva quando quel sacrificio di vite sarebbe finito, non importava chi vincesse la guerra, la sua nazione o l’Inghilterra, non le importava più nulla, nemmeno la triste prospettiva di essere catturata o violentata dai Tedeschi purché finisse. Voleva ritornare a Doullens, sua città natale, voleva riabbracciare la sua famiglia, il suo fratellino Georges, rivedere suo padre sistemare gli animali nella stalla come faceva tutte le sere, cucinare con sua madre…e nelle notti più afose di quel giugno, desiderò tremendamente che in questo quadro idilliaco sedesse a tavola con loro un giovane ufficiale britannico biondo, dagli occhi del color del mare con il quale avrebbe volentieri vissuto lontano da lì, da quel mondo malato fatto di spari e di morte, dove l’uomo e il militare si confondono e si perdono l’uno dentro l’altro senza soluzione di continuità. Pregò perché il tenente potesse salvarsi da morte certa, perché potesse tornare al campo anche solo per conferire col capitano e perché potesse vederlo un’ultima volta. In fondo non sapeva nulla di lui, nemmeno se da qualche parte aveva una moglie o dei bambini e l’idea che di aver immaginato qualcosa che in fondo poteva non esistere, la fece sentire così sciocca. Campo tedesco 1 Giugno I cuori del “Leutnant Wiener” e del “Sergeant Schulz” battevano all’impazzata arrivati al campo nemico. Semplicemente vedere le giubbe tedesche, sapere di non essere ciò che sembravano li metteva in agitazione. “Andrew, so come ti senti, mi ci sento anche io, ma se vogliamo rivedere casa, dobbiamo essere freddi e calcolatori, come loro” “Vorrei tanto tornare a casa da mia moglie, non la vedo da mesi.” “Ci tornerai amico, ci tornerai, ora pensiamo a trovare queste maledette mappe”. Ed istintivamente, lui che una famiglia in tal senso non ce l’aveva, sperò di tornare al campo e rivedere la dolce francese che curandogli la gamba, aveva aperto inesorabilmente una ferita nel suo cuore solitario. Vi risparmio tutto il racconto di come i due finti tedeschi riuscirono ad ottenere di poter visionare le mappe, ma vi dico che complice fu l’alcool. Il capitano del plotone si fidò dei due militari, li accolse come se li conoscesse da anni e li fece accomodare nella tenda. Iniziarono a parlare di tattiche e strategie e il Tenente Gore non vacillò nemmeno un istante, sapeva esattamente cosa rispondere e cosa dire nel suo tedesco fluente. Il Sergente Fletcher non fu da meno e non appena il capitano Oberdorf si allontanò dalla tenda per alcuni istanti a cercare altra birra, Gore copiò i dati di cui avevano bisogno sul suo taccuino e nascose il foglietto nello stivale. La serata finì davanti pinte di birra e i due inglesi tirarono un sospiro di sollievo. Sarebbero ripartiti l’indomani. 2 giugno Nonostante tutti gli sforzi degli alleati, la guerra ormai volgeva, in questa fase, nettamente a favore dell’esercito tedesco. I soldati britannici spesso non vedevano i loro compagni dell’aviazione perché la battaglia si svolgeva più lontano: ogni aereo tedesco che arrivava sulle spiagge era di per sé una piccola sconfitta. Alla fine della battaglia i britannici persero circa cento aerei, abbattendone 130 dei tedeschi. La camionetta di Fletcher e Gore stava tornando al campo. Non era stato possibile inviare dal campo nemico le coordinate ai loro compagni perché il rischio di mandare a monte l’operazione era alto, così decisero di portare personalmente il foglietto al capitano. All’improvviso… Bum…una granata. La tenda del capitano Graham quella mattina. Jenny si alzò dal letto e rivolta al militare disse “Forse è meglio che io vada capitano, è giorno e una tenda non dispone di molta privacy”. Non fece in tempo a finire la frase che entrò di filato il Caporale Wilder e vedendo la donna nuda, tentò di girarsi dall’altra parte. “Perdonatemi capitano, ma ci è arrivata notizia di una granata scoppiata dove avevamo localizzato la camionetta del Tenente Gore e…” “Cooosa?” l’uomo si tirò su in un baleno, si vestì, si passò una mano in testa per riavviare i capelli e poi per una volta, visibilmente scosso, disse “E loro sono…?” “Non lo so capitano, ho solo perso ogni segnale radar” “Maledizione, maledizione” e batté una mano sulla gamba poi uscì fuori della tenda. “Dottor Newman!” gridò poi all’impazzata, preso da una crisi di panico puro. L’idea che fossero morti i suoi uomini e soprattutto che l’operazione potesse fallire proprio ora, gli fece perdere tutto il sangue freddo di cui disponeva. Newman arrivò con Claudine e Jenny che fece finta di nulla di fronte al capitano. “Dottore, dobbiamo mandare qualcuno incontro alla camionetta dei miei uomini. C’è la possibilità che sia stata abbattuta e…non credo ci sia un bello spettacolo lì” aveva la voce rotta quasi dal pianto e Wilder dietro di lui crollò a terra piangendo. A quelle parole Claudine non si controllò più…iniziò a correre nella direzione della strada sterrata da dove provenivano i carri. Fu Jenny a fermarla. “Claude dove vai? E’ pieno di mine, morirai, non c’è nulla che puoi fare!” “Nooo…no…Martin e il sergente Fletcher” disse aggiungendo il suo nome per darsi un tono. Il Capitano Graham si avvicinò alle due. “Miss Claudine, io sono sicuro che il tenente è salvo, è un militare valido e…”ma non sapeva più cosa dire. La francese si staccò dall’amica e cominciò senza più freni a colpire di pugni il torace del capitano. “Voi, voi lo avete mandato a morire... avete sacrificato la sua vita per una missione inutile. Sappiamo tutti che non bloccheremo i tedeschi, maledetto, io vi odio, avete ucciso l’unico uomo che…” “…Che voi abbiate amato signorina, si avete ragione, è colpa mia, il miglior uomo che io abbia avuto…e…un amico devoto” e crollò in ginocchio nella polvere, così come un soldato qualunque. La sua grandezza e onnipotenza erano state annientate dalle lacrime di una ragazza innamorata e dal senso di perdita dei suoi uomini. Non aveva reagito nemmeno ai pugni della giovane, per una volta si era preso le colpe che gli venivano imputate. Claudine aveva ragione. I tedeschi erano arrivati vicinissimo alle spiagge e la speranza di poter salvare altri uomini era ridotta al lumicino. Jenny sorreggeva la francese in lacrime, il capitano era rimasto così, con i pugni conficcati nella terra smossa senza parlare, Wilder impietrito lasciava che le lacrime scendessero da sole. In lontananza un uomo a piedi stava raggiungendo il quartetto. Graham alzò la testa, lo vide, si ricompose, asciugò le lacrime, si alzò in piedi, poi Wilder disse “Capitano, è il Sergente Fletcher” Zoppicava vistosamente ed era pieno di fango e polvere, il capitano e Claudine all’unisono gli corsero incontro “Fletcher…” disse Graham “Andrew…scusate, ehm sergente” urlò Claudine. Poi insieme “Dove è il Tenente Gore?” Il cuore della ragazza sembrava volesse uscire dal petto. “E’ vivo, solo che sapete, la ferita alla gamba gli si è riaperta, la mina ci ha sbalzato dalla…” Ma Claudine già non sentiva più nulla e correva, noncurante delle mine, del pericolo, e corse finché non ebbe più fiato e trovò il tenente che si riparava dietro la camionetta incendiata. Gli si gettò tra le braccia piangendo. “Ommioddio, Martin siete vivo, temevo di avervi perso per sempre” E lo stringeva a sé senza ritegno, senza pensare a nulla, mentre il giovane cominciava di nuovo a sanguinare dalla ferita. “Claudine, ce la siamo vista brutta questa volta, ma… vi confesso che il pensiero di non rivedervi più” ed arrossì. “Martin, devo dirvelo da quando siete partito… come avete potuto pensare che ci fosse qualcosa tra me e il capitano? Io voglio voi da quando siete arrivato ferito al campo. Il vostro sguardo mi ha ucciso.” “Anche il vostro” disse l’ufficiale facendole una carezza sul viso, “solo che mi sentivo così a disagio con voi, indifeso e ferito, mezzo nudo…poi pensavo che il fascino del capitano… quella sera eravate rossa in viso.” “Voleva che voi partiste anzi tempo, voleva portarvi via da me, ma stavate male, non lo potevo sopportare, così sono andata nella sua tenda a farmi sentire”. “Avete fatto questo per me? Vi siete messa contro il capitano?” “Si, Martin, non potevo sopportare l’ingiustizia, lui pensava solo alla missione, io solo a voi...alla vostra salute. Almeno all’inizio era così, ma quando le gambe mi si sono mosse per entrare in quella tenda…oh se mi aveste visto Martin…” “E’ come se fossi stato lì, è questo che mi piace di voi, la vostra forza di fronte a tutto, il vostro coraggio, so che è il vostro lavoro, ma anche io dentro di me speravo che non fosse solo quello che vi teneva incollata al mio letto. Miss Jenny non è mai venuta a visitarmi, quando aprivo gli occhi ogni mattina trovavo voi lì accanto. Ora siete corsa qui senza nemmeno pensare alle mine, è pieno come vedete” Poi si toccò la gamba, fece una smorfia di dolore e continuò “Sapete? Al campo nemico ho avuto paura di non tornare, volevo scrivervi una lettera, ma sapevo che era contro il regolamento e poi…mi sono detto che dovevo dirvelo a voce” “Cosa?” disse la ragazza, tenendogli la mano destra sulla ferita per evitare che il sangue sgorgasse a fiotti e carezzandogli i capelli con la sinistra. Li interruppero di nuovo arrivando di corsa il capitano, Jenny, il Caporale Wilder e dietro il sergente che zoppicava. “Eccovi, Tenente Gore” disse il capitano...grazie a Dio siete tutto intero” poi vedendo i due giovani vicini “Ecco quello che volevo farvi capire quella sera, ma non mi avete lasciato finire…questa donna vi ha salvato in ogni modo in cui un uomo poteva essere salvato. Se falliremo come militari, almeno voi avrete vinto come uomo…e credetemi, detto da me, è tutto dire!” poi sorrise al suo modo. “Ora sbrighiamoci a tornare al campo” aggiunse “prima che scoppi un’altra granata nascosta.” Il caporale si occupò di aiutare il tenente a tirarsi su e camminare fino al campo e le due donne sorressero il Sergente Fletcher. Claudine aveva ancora in sospeso un discorso col biondo britannico, ma non era il momento adatto. Graham camminava davanti a tutti, di nuovo fiero e altezzoso, forse però questa guerra gli stava insegnando qualcosa. La sosta al campo gli stava mostrando spaccati umani che raramente prima notava e la grande forza della francese, l’audacia della greca e l’onestà e lealtà del suo tenente che aveva rischiato la vita per delle informazioni che, purtroppo non avrebbero cambiato il corso degli eventi ne addolcirono per un attimo i tratti del viso, pensò Claudine, poi lo guardò camminare e voltarsi verso i suoi uomini “Forza caporale, non siete una femminuccia, più veloce” gridò austero. “Non cambierà mai!” si disse Grazie agli sforzi dei francesi via terra, degli aerei in cielo e dei marinai, dei civili in mare, nei tre giorni cruciali dell’operazione furono messi in salvo almeno altri 120 mila soldati. Purtroppo dal 2 giugno effettuare le evacuazioni di giorno divenne impossibile, poichè i tedeschi arrivarono vicinissimi alle spiagge. Alle 17 del 2 giugno cadde Bergues, la 12ª e la 32ª divisione combatterono con valore fino all'ultimo e lo stesso generale venne ucciso negli scontri. Il 3 giugno il perimetro si ridusse ulteriormente, i tedeschi giunsero a un solo km dal porto, mentre con il buio i francesi rimasti si diressero sulle spiagge in attesa dell'arrivo delle navi per l'ultima notte. Gli ultimi quattromila soldati britannici vennero messi in salvo la notte tra il 3 e il 4 giugno. 4 Giugno Alle 3:40 del 4 giugno il cacciatorpediniere Shikari, l'ultima nave impegnata nell'operazione Dynamo, lasciò Dunkerque. Fu durante quell’ultima notte che si decisero le sorti dei nostri personaggi e alcune delle loro strade si divisero. Il capitano Graham aveva ricevuto l'ordine di imbarcare tutti i suoi uomini sul cacciatorpediniere. Egli radunò gli uomini rimasti tra cui ovviamente il Tenente Gore, il Caporale Wilder e il Sergente Fletcher. Claudine si sistemò vicino al tenente per ascoltare quali fossero le sorti che toccavano a tutti loro, anche se si rendeva conto che le loro strade sarebbero potute essere divise. In fondo l'uomo che amava era un militare e doveva andare dove veniva destinato, ma quello che successe dopo, cambiò il corso della sua vita per sempre. “Signori…amici…colleghi… Purtroppo non siamo riusciti a fermare i tedeschi nonostante tutti gli sforzi fatti. Si trovano a 2 km da queste spiagge e se questa notte non saliremo su questa nave, finiremo sicuramente nelle loro mani, quindi invito tutti voi a raccogliere le vostre cose e cominciare a raggiungere la spiaggia. Verrete imbarcati questa notte stessa e in un modo o in un altro torneremo a casa” Claudine impallidì “Signore, ma la mia casa è in Francia, cosa devo fare io?” Il capitano si rivolse al dottor Newman, essendo la ragazza alle sue dipendenze. “Dottore, cosa faranno le donne? verranno con voi?” “Capitano, non ho ricevuto istruzioni in merito…non saprei.” “Signorina” troveremo un modo per farvi tornare a casa” disse il capitano, nervoso. “Voi tenente, preparatevi, appena rientrato in patria vi darò un periodo di congedo di tre mesi, non potete certo continuare a combattere”. “Capitano, dovrei salire sulla nave, quindi?” “Certo, tenente” cominciò ad alterarsi il capitano, “Vorreste forse raggiungere l’Inghilterra a nuoto?” “Intendevo…” poi si voltò verso Claudine stringendole la mano “non lascerò qui Claudine, non la lascerò raggiungere casa sua da sola. Se voi mi concedete un periodo di congedo vi chiedo il favore, capitano…di…” “Di?” aggiunse innervosito l’uomo arrivando davanti al suo subalterno con le mani sui fianchi. “Di poter rimanere in Francia con questa donna. Lei non mi ha mai abbandonato e io non la abbandonerò ora. Su quella nave non salgo, capitano” disse guardandolo dritto negli occhi con una decisione che non aveva uguali. “Non salite, tenente? State disobbedendo ad un mio ordine che io come vostro superiore e militare vi sto dando” Poi addolcì il tono della voce, gli mise una mano sulla spalla e disse “Ma come uomo vi chiedo di non seguire, di disobbedirmi e di lasciare che sia il vostro cuore ad indicarvi la strada. Questa ragazza ha rischiato la vita per voi, si è messa contro di me, mi ha sfidato, ha abbandonato le sue colleghe nelle uscite al campo per rimanervi accanto, vi ha donato ciò che di più bello potevate desiderare in questo schifo di guerra, in questo schifo di paese, in un momento in cui nessuno di noi sacrificherebbe un’unghia per qualcuno. Trovare un animo puro come il suo, in mezzo a tante donne (e guardò con fare malizioso Miss Jenny) non è comune, quindi forza, prima che ci io ci ripensi, scappate da qui e raggiungete Doullens insieme alle truppe francesi in fuga.” Poi abbassando la voce “Vi auguro ogni bene, tenente, siete stato un uomo corretto ed avete servito il vostro paese rischiando la vita per esso e anche per me…Ve ne sono grato. Ci sentiremo tra tre mesi, sperando di essere beh, ancora vivi” Il tenente lo guardò con sguardo commosso, gli strinse la mano e aggiunse “Grazie capitano, me ne ricorderò” Poi prese Claudine e le disse “Andiamo, coraggio!” La ragazza sapeva che non avrebbe mai più rivisto nessuno di loro, si girò un’ultima volta per salutarli con lo sguardo e si incontrò con gli occhi di Graham. Lui tentò di nuovo di assumere il suo cipiglio, poi le strizzò l’occhio e disse “Oh! andate forza” Sul mezzo che li conduceva all’interno del paese l’ufficiale britannico e la ragazza francese si stringevano l’un l’altro spaventati, ma felici. “Martin, io non credevo che voi avreste fatto questo, ho sognato tante notti quando eravate presso il campo tedesco di potervi portare a Doullens con me…ma cosa vi ha spinto ad una decisione così temeraria?” Lui le alzò il mento col dito indice poi le disse “Avrete capito che non sono un uomo di molte parole, ma che a differenza del capitano la guerra ancora non è riuscita ad uccidere il mio cuore e a spegnerlo…e batte di amore per voi, Claudine.” Poi la baciò dolcemente. “Oh Martin, disse lei stringendolo ancor più forte “Io a Doullens ho una fattoria, mio papà è un contadino…non sono una ragazza ricca” “Mademoiselle” disse lui prendendola in giro bonariamente “vi aiuterò a mungere le mucche e raccogliere le uova ogni mattina, non vi preoccupate” Era l’alba del 4 giugno 1940 quando raggiunsero Doullens. Il sole stava sorgendo deciso a scaldare un nuovo giorno, mentre in lontananza il rumore delle bombe e degli aerei che sorvolavano Dunquerque si allontanava pian piano. Il tenente pensò ad alta voce “Speriamo si salvino, speriamo non accada loro nulla, il caporale ed il sergente hanno famiglia e sono bravi uomini…ed in fondo anche il capitano è un uomo valoroso. Forse manca di tatto e di altruismo, ma credetemi, è un uomo che trascina le folle” “Oh questo sì” disse la ragazza. “Lo immagino”. Il cacciatorpediniere aveva raggiuto le coste dell’Inghilterra ormai. Sul ponte da solo, con i capelli scompigliati dal vento, le mani appoggiate al parapetto della nave e lo sguardo fisso sulle onde sottostanti, il Capitano Graham si stagliava nella sua maestosa figura. Si accese una sigaretta e lasciò che il vento portasse via quel fumo. Il fumo si confuse con l’aria e si dissolse in un attimo, come le vite di tanti eroi durante questa guerra. Poi parlando da solo e sorridendo disse “Ah, Tenente Gore, siete sempre stato un poeta, oltre che un militare…beato voi!” e rientrò. In quest’ultima affermazione nonostante uno sfottò benevolo, vi era forse un po’ di sana invidia. Alle 9 del 4 giugno venne firmata la resa di Dunkerque ormai completamente occupata dalle forze tedesche che raccolsero un enorme bottino di armi ed equipaggiamenti abbandonati sulle spiagge, oltre a catturare i resti delle forze francesi che non si era riusciti ad evacuare. FINE
   
 
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