Cyberhorse
“Lo pensa Henrik Christensen, fondatore di European
Robotics Research Network e docente di Robotica all’Università di
Stoccolma, che ha dichiarato: “…. Entro cinque anni al massimo la
gente comincerà a fare sesso con i robot”
(…)
…Intanto, c’è chi, fiutato l’affare, non intende
aspettare ed ha già iniziato la produzione delle bambole per adulti del
terzo millennio utilizzando le tecnologie a disposizione oggi e tanto silicone.
Si tratta di Michael Harriman un ingegnere aereonautico tedesco che ha creato
diverse versioni di bambole meccaniche e li vende sul suo sito, riservato ai
maggiorenni…”
Le braccia dell’uomo cinsero le spalle del ragazzo. Appoggiò la testa sulla sua spalla, posando le labbra sulla pelle sensibile del collo.
«Hai letto?»
Brian pensò che, quello che Sunshine tentava di
spacciargli per un sorriso, assumeva la maligna fluidità di un irritante
ghigno, ogni qual volta il suo tono di voce si faceva strafottente e
sardonicamente divertito.
Non che la cosa gli dispiacesse: Justin lo avrebbe annoiato se fosse stato
disponibile e malleabile come tutti gli altri. In fondo, era riuscito a
sopravvivere nel suo letto per così tanto tempo proprio grazie ad una
fottutissima testardaggine e ad una buona dose di imprevedibilità. Tuttavia,
quando cominciava con quell’atteggiamento supponente da: “sto per
dirti qualcosa che ti interesserà molto, ma sono indeciso se farlo o
meno solo per pura crudeltà”, gli ricordava troppo Melanie.
Doveva cominciare a valutare seriamente l’effetto che trascorrere tutto
quel tempo in compagnia di due lesbiche, poteva avere su un sano ragazzo gay
ancora in via di sviluppo quale era Raggio di Sole.
Tanto per cominciare, il tenerlo continuamente sulle spine con argomenti di cui
gli interessava poco e niente. Esattamente come facevano le lecca cespugli.
Tuttavia, Justin non era una lesbica, né una donna – per fortuna.
Era semplicemente Justin e con lui si doveva avere una pazienza infinita,
almeno finché non esagerava con quelle sue pallide imitazioni di una
coppia eterosessuale in cui tentava di trascinarlo. In fondo, il principino
Taylor doveva ancora capire chi comandava lì. Era come un bellissimo
puledro selvatico, ancora da domare. Bello, focoso… imprevedibile.
Perfino durante e dopo la monta continuava ad essere ribelle ed ostinato.
Talmente tanto, che Brian aveva imparato a cogliere il momento in cui Justin
doveva essere premiato con lo zuccherino.
«No. Ma sono sicuro che non risparmierai la mia pura ed illibata ignoranza.»
«Tu ed illibato non state nella stessa frase da molti anni.»
«Per mia fortuna.»
Celiò, divertito.
Justin scosse il capo. Le ciocche dorate ondeggiarono un poco. Istintivamente, Brian passò una mano tra i capelli morbidi. Li adorava, così lunghi. Poteva passarci le dita, giocarci, afferrarlo e tenerlo sotto controllo solo con il potere esercitato su quella criniera bionda.
«Comunque sia, secondo gli scienziati tra poco si farà sesso con i robot. C’è un tizio che sta cominciando a vendere una specie di bambole meccaniche su internet.»
«E allora?»
Lo strinse per la vita, costringendolo a girarsi. Si deliziò nel sentirlo obbedire al suo implicito ordine. Gli posò le mani sui fianchi sodi, sfiorando la pelle nuda sopra i jeans.
«Niente. – mormorò, con quella sua boccuccia impertinente. – Pensavo solo che potesse interessarti.»
«Cosa? Un giocattolo per eterosessuali che non riescono a scopare?»
Erano decisamente ingombranti, quei pantaloni. Così come il vuoto nella bocca di Justin, troppo impegnato a sogghignare per utilizzarla in attività ben più interessanti. Lo spogliò, curandosi di assaporare ogni contrazione dei muscoli tonici mentre gli toglieva gli ultimi indumenti di dosso. Lo spinse contro il muro. Sentiva il proprio cazzo premere sul culo sodo, voglioso di entrare fra quelle natiche che sembravano aprirsi apposta per lui.
«Amanti indistruttibili, programmabili… Se ci fossero modelli maschili saresti il primo a comprarlo.»
Non rispose. Prese il preservativo dalla tasca dei propri
pantaloni slacciati. Lo portò alla bocca. I denti afferrarono un lembo
della custodia in plastica, strappandolo.
Cominciò a montare il suo puledro. Forte. Sempre di più. Ad ogni
spinta.
Il giornale, col suo articolo, finì abbandonato sul pavimento del loft, insieme alle sue promesse di un appagamento facile e definibile dal principio, a beneficio di uno più intenso, carnale ed assolutamente imprevedibile.
***
N/A
Questo è il risultato dell’insonnia causata da ore e ore passate a cercare materiale sull’Intelligenza Artificiale per l’esame di domani. L’articolo di giornale è realmente esistente, lo trovate qui: http://www.androidi.com/index.php/a-letto-con-il-robot/#more-20
Il titolo è un gioco di parole tra il prefisso cyber, che di solito indica – appunto – un elemento appartenente all’ambito robotico/cibernetico, e la parola “horse”, cavallo. Assolutamente privo di senso, ma amen XD.
Diciamo che è stata una pessima ispirazione notturna, ma o questo o mi imbarcavo nell’ennesima long-fic su Naruto e non ne vale la pena, sia per fattori tempo, sia perché non ho voglia di scrivere sul corrispettivo manga di Brian e Justin (Sasuke e Naruto, appunto). Tanto rimango del parere che basta cambiare i nomi e si mantengono IC, indipendentemente dal fandom.
Bah, la smetto col delirio e torno alla tesina.
A presto.