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Autore: Raja_    16/02/2018    0 recensioni
Thomas non era mai andato con le prostitute. Non perché le disprezzasse o fosse disgustato dal loro modo di mantenersi, solo che non ne aveva mai sentito il bisogno. Era un alpha e questo gli bastava per trovare qualcuno con cui passare una notte di sesso o fare una sveltina in un bagno, ma quella sera la situazione era stata decisamente diversa.
Minho, il suo migliore amico, lo aveva costretto ad uscire nonostante stesse diluviando. Avevano iniziato a bere in un pub poco distante da casa sua ma la loro idea di serata tranquilla era finita nello sfociare in un giro in uno dei peggiori quartieri della città.
Non ricordava neanche quanto avessero bevuto ma quando il più grande aveva proposto di ingaggiare una prostituta, Thomas non aveva disdegnato la proposta.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Newt/Thomas, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
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Thomas non era mai andato con le prostitute. Non perché le disprezzasse o fosse disgustato dal loro modo di mantenersi, solo che non ne aveva mai sentito il bisogno. Era un alpha e questo gli bastava per trovare qualcuno con cui passare una notte di sesso o fare una sveltina in un bagno, ma quella sera la situazione era stata decisamente diversa.
Minho, il suo migliore amico, lo aveva costretto ad uscire nonostante stesse diluviando. Avevano iniziato a bere in un pub poco distante da casa sua ma la loro idea di serata tranquilla era finita nello sfociare in un giro in uno dei peggiori quartieri della città.
Non ricordava neanche quanto avessero bevuto ma quando il più grande aveva proposto di ingaggiare una prostituta, Thomas non aveva disdegnato la proposta. Solo quando si erano ritrovati su quella strada quasi deserta, popolata di ragazze e ragazzi fermi sul marciapiede in attesa di clienti, però, un senso di disagio li aveva travolti al punto da farli rallentare.
«Minho, cosa caspio siamo venuti a fare qui?» domandò. «Tu hai Brenda che ti aspetta a casa e io posso andare da Teresa. Non abbiamo bisogno di...» il suo sguardo fu attirato come una calamita da un ragazzo con i capelli biondi che stava parlando con un cliente attraverso il finestrino aperto.
«Pive?» Minho, confuso, guardò l’amico che si era zittito. Guardava un punto fisso, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. «Tutto bene?»
«Che caspio ci fa lui qui?» scese dalla macchina furioso e la pioggia lo inzuppò completamente, mentre si dirigeva a passo svelto verso quel ragazzino.
Minho lo osservò da dentro l’abitacolo, fino a quando un flash gli balenò in testa e la memoria gli riportò alla mente di chi si trattasse.
Tolse le chiavi e uscì dalla vettura indeciso se fermare Thomas prima che una sua scarica di pugni si abbattesse sulla mandibola di quel malcapitato cliente in cerca di una scopata; oppure no. Ci pensò un solo istante, convincendosi che se non lo avesse fatto, l’altro avrebbe seriamente compromesso la propria fedina penale.
Corse verso di lui e gli afferrò un braccio, costringendolo a arrestare la sua andatura.
Entrambi videro quel ragazzo girare attorno all’auto per salire sul sedile del passeggero. L’uomo alla guida mise la prima e partì, passando di fianco ai due fermi in mezzo alla strada; il giovane alzò lo sguardo stanco dalle troppe ore di veglia e puntò gli occhi scuri in quelli nocciola di Thomas, distogliendoli immediatamente non appena il suo cliente gli accarezzò la guancia.
«Minho, dimmi che quello non era Newt.»
«Vorrei farlo, Thomas. Ti giuro che vorrei veramente.»

La sera dopo tornò ancora in quella strada e così per tutta la settimana successiva. Lo guardava da lontano, cercava di capire cosa gli passasse per la testa e come fosse finito a fare quel lavoro. Parcheggiava un po’ distante per evitare che Newt lo notasse ma quando per la terza notte di fila, il biondo non si presentò su quel marciapiede, il giovane poggiò la testa sul volante e iniziò a riflettere su come si era ritrovato in quella situazione.
Avevano fatto sesso una volta sola, cinque anni prima, e quella era bastata per far finire la loro amicizia. Il preservativo si era rotto e nonostante lui gli avesse ripetuto scherzosamente che non aveva nessuna malattia, Newt aveva deciso di chiudere completamente i ponti. Cambiò liceo e costrinse la madre a cacciare il più piccolo ogni qualvolta avesse suonato il campanello per andare a trovarlo; dopo sei mesi, Thomas smise di cercarlo.
A un tratto, qualcuno bussò al finestrino accanto a lui. Alzò la testa di scatto e si trovò di fronte a quegli occhi che lo avevano rapito più e più volte, anni prima.
Newt era lì, in piedi, di fronte a lui, che lo guardava e Thomas si sentì immediatamente colpevole. Abbassò il vetro e accennò un sorriso.
«Che cacchio ci fai qui?» non un ciao, non un come stai?
«Passavo di qua?!»
«E’ una domanda o un’affermazione?»
«Un’affermazione?!»
Le labbra di Newt si incresparono in un sorriso. Fece il giro della macchina e salì dalla parte del passeggero. «Sono 150 dollari per il servizio completo e dopo mi devi offrire un hamburger.»
«S-servizio completo? Ma io non voglio il servizio completo.»
«Lo so cosa vuoi, Tommy. Ma come ti ho notato io, anche il mio protettore ha visto che gironzoli un po’ troppo spesso nella zona, senza fermarti. Stava per mandare uno dei suoi ma sono riuscito a anticiparli.
In ogni caso, se non gli porto i soldi, spezza qualche cacchio di osso a te e dopo a me.»
Il moro deglutì e annuì, mise in moto la vettura e prese a guidare verso il piccolo parco isolato in cui andavano a giocare a pallavolo da bambini.
Si accostò dal lato dove i lampioni non riuscivano ad illuminare e lo guardò. «Newt, io...»
«Prima i soldi.» allungò una mano verso di lui e vide i suoi occhi rabbuiarsi. Sollevò appena il bacino e prese il portafoglio con non poche difficoltà. Lo aprì e tirò fuori 200 dollari, porgendoglieli.
Gli occhi di Newt saettarono verso di lui, confusi e Thomas accennò un sorriso. «Hai detto che il servizio completo costa 150, il resto tienilo tu.» il ragazzo li prese e li mise in tasca.
«Adesso, Newt, credo proprio tu mi debba delle risposte.»

Il silenzio si diffuse nell’abitacolo, mentre i vetri iniziavano ad appannarsi a causa dei respiri caldi dei due ragazzi.
«Newt?»
«Tu sai cosa sono, vero Tommy?»
Quelle parole suonarono quasi come un’accusa alle orecchie del più grande. «Di cosa parli?»
«Oh, andiamo, non fingere con me. Ci conosciamo da troppo tempo perché tu lo faccia.»
«Ti giuro che non so di cosa caspio tu stia parlando!» si voltò e gli prese le mani. Una brivido partì dal punto in cui le sue dita toccarono quelle fredde e poco curate di Newt. «Ti prego, spiegami.»
«Io sono un omega, Tommy.»
Un omega? Le labbra di Thomas si chiusero quando si accorse di essere rimasto in silenzio, con la consapevolezza che quelle parole gli stessero penetrando sempre di più nella mente.
Forse non lo ha mai ammesso neanche a sé stesso ma una parte di lui, lo sapeva. Poteva arrivarci, almeno. Doveva immaginare che il profumo che la sua pelle sprigionava dopo la doccia non era merito del bagnoschiuma. Doveva immaginare che le pasticche che assumeva due volte al giorno, per una settimana, ogni tre mesi non erano solo antistaminici per l’allergia al polline. Doveva immaginare che Newt non avrebbe mai potuto accoglierlo senza l’uso del lubrificante con quella facilità, se non fosse stato un omega. «Perché non me lo hai mai detto? Se lo avessi saputo, io non...»
«Tu cosa? Non è esattamente una cosa che si può dire a tutti i pive che conosco.»
«A tutti? Caspio, Newt. Sono il tuo migliore amico.» lo sono? No, lo ero.
«Lo so ma dopo quello che è successo quella sera, non potevamo più esserlo.»
«Dimmi perché, dannazione.» i toni iniziavano a scaldarsi. Newt era sempre stato un tipo da mezze risposte ma in quel momento, l’unica cosa che voleva sentire Thomas, era una spiegazione. «Cinque anni! Sono passati cinque fottuti anni. Adesso voglio capire cosa cazzo sia successo per farti scappare e soprattutto perché stai sulla strada e batti come una puttana!»
«Perché sono una puttana, forse?!»
Quelle parole lo colpirono come un pugno in faccia, quello che il biondo gli aveva evitato poco prima dallo scagnozzo del suo protettore. «S-scusami, non volevo dire...»
«Non fa nulla.» la voce incolore di Newt gli fece alzare lo sguardo su di lui, incrociando quegli occhi scuri così privi di vita e di speranza. «Ho iniziato a battere due anni fa quando mio padre ha lasciato mia madre. Non sopportava più l’idea di dover mantenere noi due e i bambini, e ci ha abbandonati... lei crede che lavori in un locale. Non voglio darle il dispiacere di sapere la verità.»
«B-bambini?»
«Si, i miei figli.»
Quelle parole gli stritolarono il cuore in una morsa. «T-tu hai dei figli?»
«In realtà, noi abbiamo dei figli.»

La sua espressione sorpresa fu così evidente che per Newt fu dolorosa quasi quanto un calcio nello stomaco.
«Stai scherzando?»
«Hai appena scoperto che batto su un marciapiede e pensi veramente che ti mentirei su una cosa simile?» le lacrime risalirono e gli riempirono gli occhi. Il più grande voltò il viso verso il finestrino, non riuscendo a guardarlo; non volendo.
«Perché non me lo hai detto?» le sue braccia si strinsero intorno alle spalle del biondo, tirandolo a sé e facendo scontrare la sua schiena contro il suo petto in un abbraccio di cui entrambi sentivano la mancanza. «Dovevi dirmelo, dannazione. Ti sarei stato vicino, avremmo superato la gravidanza insieme e non avresti mai dovuto iniziare a fare questo lavoro. Scusami, ti prego.» le labbra così vicine al suo orecchio lo fecero fremere. Un bacio delicato si impresse sul suo collo. «Non mi sono sempre preso cura di te, testa di caspio che non sei altro?»
Un altro bacio. Più caldo.
Newt non rispose ma il suo corpo iniziò a riscaldarsi dopo cinque anni. Il suo cuore aumentò i battiti, le guance si accesero. «Tommy, che stai facendo?»
«Devo farmi perdonare cinque anni di assenza, no?»

Lo tenne stretto finché non smise di piangere e ascoltò in silenzio tutto ciò che aveva da dirgli. Gli raccontò ciò che gli era successo negli ultimi anni e la sua mascella si era indurita quando gli aveva spiegato di suo padre e di quello stronzo del suo protettore. Gli raccontò di tutte le botte che aveva preso da quel pive del suo protettore, quando aveva provato a rubare 100 dollari dal proprio lavoro.
Gli raccontò di Alby e Aris e di quanto amassero l’atletica, e nonostante a Newt non ne fosse più in grado dopo l’incidente con la sua caviglia, aveva insegnato a entrambi ad amarla, dicendo loro di quanto fosse bravo il loro padre.
Alla fine di tutta la storia si sentì svuotato di un peso grande quanto un macigno. Tirò un grosso sospiro di sollievo e si liberò dall’abbraccio e si voltò a guardarlo. Il suo viso sembrava non tradire nessuna emozione, ma Thomas sapeva la verità: Newt voleva una risposta. Voleva sapere cosa ne pensasse di tutta quella storia e capire se c’era una speranza per loro.
«Newt...» gli portò una mano al viso, sfiorandogli la guancia. «Non saresti dovuto scappare. Quello che provavo per te era sincero e non mi sarei mai tirato indietro, qualunque cosa fosse successa.» si avvicinò e poggiò le labbra sulle sue, facendolo rabbrividire. «L’unica cosa che voglio adesso è che tu lasci questo lavoro e mi porti a casa tua.»
«Casa mia?»
«Ovvio... voglio conoscerli.»
Le labbra di Newt si sollevarono in un sorriso spontaneo e i suoi meravigliosi occhi scuri assunsero una sfumatura che non vedeva da anni.

Parcheggiarono di fronte al vialetto. Thomas aveva accompagnato Newt dal suo protettore e lo aveva aspettato in macchina, mentre il più piccolo scendeva e andava a consegnare per l’ultima volta il suo guadagno con gli interessi.
Lo seguì fino alla porta d’ingresso e aspettò che aprisse la porta. Era prima mattina e i bambini dovevano essere già in piedi per essere accompagnati all’asilo.
Newt fece alcuni passi quando due testoline scure sbucarono dalla cucina. «MAMMAA!» il biondo si abbassò e li prese al volo mentre questi gli correvano incontro. Thomas, dietro di lui, li guardava meravigliato. Assomigliavano a Newt in maniera incredibile, i capelli biondi e gli occhi scuri non lasciavano trasparire dubbi su chi fosse la madre.
Il più basso tra i due, si sporse oltre la sua spalla e guardò il ragazzo in piedi dietro di loro. «Mamma chi è?»
Newt si voltò e lo guardò con un sorriso dolce sulle labbra. Si avvicinò a lui e gli prese la mano intrecciando le loro dita. «Questo è il vostro papà.»



NdA: Ciao a tutti!
Io sono Elena e questa è la mia prima one-shot su questo fandom, quindi spero veramente che vi piaccia.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Un bacio.
Raja_
   
 
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