Questi personaggi purtroppo non mi appartengono 
e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Ehilà. Sono impazzita definitivamente. Sennò non si spiega la mia presenza qui (alle 5 di mattina, poi! Forse dovrei evitare e andare a dormire lol) con una long (mini-long? Idk). 
Questo è solo un piccolo prologo, perché mi andava tantissimo di scrivere qualcosa di un po' più impegnativo su questi due (ma inizierò anche la raccolta di slice of life, come promesso!). La sto buttando lì come idea, perché erano secoli che volevo scrivere una soulmate AU, ma guardiamo un po' se piace o no e nel caso decido se continuare o meno. E se non dovesse andare, allora mi limiterò alla raccolta di one shot! 
Per il rating ho messo arancione, ma potrebbe cambiare... Non lo so ancora^^" E non farò affidamento su tutti gli eventi della serie (tipo le morti, etc...), ma questa cosa semmai cercherò di approfondirla più avanti.
Vabbé, dovevo dire duemila cosa ma non mi viene in mente nulla... quindi spero semplicemente che vi piaccia/vi incuriosisca! Lasciatemi un piccolo commento per farmelo sapere, se vi va^^ alla prossima, 
Lawlietismine 

L'immagine l'ho creata io e fa schifo, ma le fanart sono belle (quella delle mani l'ho trovata per caso dopo aver già scritto ed è perfetta, anche se in questa fic ci sono le iniziali invece che il nome completo)! Fanart1 (mani) e dell'altra non riesco a trovare l'artista TnT  
Potete trovarmi su twitter per qualsiasi cosa.
 

What's a soulmate?



♚

C'è del sangue a macchiare le mani di Stiles. Ed è suo.

L'umano sente di stare per essere travolto da un forte attacco di panico ancor prima che quello lo colpisca davvero. E sa già che non può farci niente. Sa già che sarà devastante.

Quando lo spazio intorno a lui inizia a muoversi in modo sconclusionato, apparendogli irrazionalmente deforme, Stiles vorrebbe riuscire a ingoiare quel groppo che sente bloccato direttamente in gola, vorrebbe poter respirare. Vorrebbe impedirsi di guardare, distogliere lo sguardo sconvolto dal proprio polso, dove quelle due piccole lettere arrossate lo fissano come a deriderlo a gran voce. Ma non ce la fa. E in pochi secondi, il mondo crolla sotto i suoi piedi senza che lui possa farci niente.

Le gambe tremano. Tremano così tanto che non è certo che possano tenere il suo peso ancora a lungo. La vista si fa offuscata fino a rendere irriconoscibile ciò che lo circonda, ciò che è reale e ciò che invece non lo è. La mente è annebbiata dai mille pensieri che la occupano, creando il caos. Non riesce a percepire niente, non riesce a sentire niente: ogni rumore arriva del tutto ovattato alle sue orecchie, sovrastato dall'eco assordante del battito frenetico e folle del suo cuore, che teme stia per esplodergli nel petto.

Il respiro è intrappolato, soffocante, e lacrime calde adesso gli scendono sul viso senza che lui possa realmente rendersene conto, né fermarle. Il sudore freddo gli artiglia la gola quasi come mani irruente che cercano di asfissiarlo. L'ansia che lo percuote è corrosiva, il terrore che gli cresce dentro è incontrollabile.

Ogni tentativo di calmarsi, ogni tentativo fallito di prendere un respiro profondo, ogni tentativo di ritrovare un appiglio alla realtà, gli fa venire voglia di gridare.

La nausea gli attanaglia lo stomaco in una presa ferrea. Le lacrime salate gli impastano la bocca, miste alla bile risalita con quei conati che lo colpiscono ripetutamente. Il tremore convulso gli scuote il corpo fragile, insieme ai singhiozzi sconnessi.

Poi alla fine qualcosa si spezza definitivamente.

Le gambe cedono, la sua schiena nuda entra bruscamente in contatto con la parete alle sue spalle e lui vorrebbe gridare– gridare contro se stesso, intimarsi di darsi un dannato contegno e di riprendere il controllo, mentre si tiene la testa fra le mani e stringe i capelli arruffati fino a farsi male, sporcandoli di rosso scarlatto. Vorrebbe urlare, guardarsi allo specchio e darsi del patetico, dello stupido, maledirsi per aver ottenuto ciò in cui sperava ma per cui sapeva però anche che ne sarebbe rimasto scottato.

Il sangue cola sulla sua pelle in lunghe scie interminabili, i segni indelebili che adesso la marchiano bruciano ancora ed è come se qualcuno stesse incidendo senza tregua la carne con uno spillo ardente, impedendo alla ferita di rimarginarsi. Fa male. Eppure sa che è tutto nella sua testa, che è il significato di quelle lettere a provocare il dolore che prova, a scatenare e prolungare l'attacco di panico da cui teme di non riuscire a riprendersi stavolta.

D.H.

Stiles sa perfettamente a chi si riferiscono queste iniziali. Si è già trovato di fronte a una scena simile solo qualche mese prima, all'inizio del suo ultimo anno, ma allora quelle due semplici lettere gli avevano suscitato solamente un impercettibile sorriso.

Adesso è diverso.

Sa benissimo a chi appartiene quella calligrafia.

E sa altrettanto bene che se Derek Hale è la sua anima gemella, Stiles invece non è la sua.