Equazione
Era
un giorno di pioggia a Seattle e quel giorno sembrava non dovesse
finire mai.
Le cose non erano andate come speravo, anzi erano andate come non
volevo che
andassero: Kyle e Amanda erano tornati insieme, e ora vivevano i loro
momenti
felici …
Mentre io, io ero rimasta sola come sempre, e in più, mi
toccava vederli
insieme, mentre si scambiavano parole sdolcinate.
Come aveva potuto farmi questo? Dopo che gli avevo confessato il mio
amore per
lui … Lui se ne era fregato di me e mi aveva voltato le
spalle.
Sentivo gli occhi pizzicare e ricacciai indietro le lacrime.
Qualcuno suonò alla porta. Nessuno ci andava,
così sbuffando ci andai io. Quando
aprii, il vento e la pioggia mi
colpirono come un pugno nello stomaco e quando vidi chi aveva suonato,
la rabbia
mi assalì, ma cercai di contenermi. Chris era un ragazzino
della mia età: era
nuovo alunno della scuola, il classico ragazzo con l’aria da
saputello che si
crede di essere carino e probabilmente lo era … Aveva
capelli biondi ed occhi
azzurri ma non era il mio tipo.
Si trovava davanti a me, con lo sguardo puntato sulle sue scarpe.
Quando alzò
gli occhi, mi sorrise raggiante come sempre, e mi salutò.
Lui stravedeva per
me, e anche se continuava a dire che ero solamente sua amica, sapevo
benissimo
che lui desiderava qualcosa di più che semplice amicizia.
Abbozzai un sorriso e lo salutai.
“Ehi Jess, mi dai un aiuto con i compiti?”. Scusa
del tutto inutile, usata
ormai troppo spesso, che aveva perso la sua credibilità.
Non gli risposi così lui continuò “Dai
ti prego … Tu sei la più brava della
scuola, sei a livello di quel cervellone di Kyle”; quando
pronunciò il suo nome
sentii delle forte contorsioni allo stomaco e cercai di ignorarle.
Pronunciare il suo nome, mi era difficile. Lo odiavo per avermi
rifiutato, ma
lo amavo lo stesso …
“Quel cervellone, come lo chiami tu, abita nella mia stessa
casa. Anzi a dire
la verità, sono io che abito in casa sua” dissi
secca. Notando come diluviava,
lo feci entrare.
Kyle vedendolo, fece una smorfia: era la prima persona che non gli
andava a
genio.
“Salve” salutò Chris
“Ciao” rispose Kyle. Poi si alzò e venne
verso di me.
Mi irrigidii. Cosa voleva?
“Jessi, posso parlarti un secondo?” mi chiese
trascinandomi in cucina. Restammo
in silenzio per 5 secondi a guardarci, poi parlai “Allora che
vuoi?” chiesi
acida.
“Non mi piace” sentenziò. Poi si
addolcì e tornò il Kyle di sempre “Non
mi
piace come ti guarda.” Aggiunse.
Io lo guardai negli occhi, nei suoi bellissimi occhi azzurri
… Un’ondata di
tristezza mi invase.
“Perché, adesso ti importa di me?”
“Jessi …” fece per replicare ma lo
zittì subito.
“Smettila Kyle, per favore. Sei ridicolo. Tu non mi hai
voluta, hai scelto lei
e non me, quindi cosa ti importa chi frequento?” gli chiesi
arrabbiata. Non era
da me trattare lui in quel modo, ma quella volta non ci riuscii ad
essere
gentile con lui.
“Jessi io …” mormorò. Non lo
lasciai finire “Devo andare Kyle” poi ritornai da
Chris e prendendolo per un braccio lo trascinai in camera mia.
Chris si guardò attorno, poi mi sorrise “bella
camera”.
Non risposi al suo complimento “Allora,
cos’è che non riesci a fare?” sorrisi
per spezzare la tensione creatasi. Posò lo zaino a terra e
tirò fuori il libro
di trigonometria.
Sbuffai.
Mi indicò cosa non gli veniva, e armandomi di pazienza
cercai di spiegarglielo.
Poi accadde tutto così veloce … Chris
puntò il suo sguardo nei miei occhi e si
avvicinò a me, con lentezza incalcolabile: sapevo cosa
voleva fare. Cercai di
oppormi ma lui fu più veloce di me.
Le sue labbra incontrarono le mie.
Cercai di allontanarlo ma non ci riuscii. Le sue labbra
aprirono a forza
le mie e sentii il suo respiro in bocca.
Riprovai ad allontanarlo e stavolta ebbi successo.
“Ma che fai?” chiesi irritata. Lui non rispose,
limitandosi a sorridere.
“Jessi, voglio stare con te”. Non fui sorpresa
dalla sua richiesta, ma non era
lui la persona che amavo.
“Chris ascoltami … Tu” sospirai
“sei un bravo ragazzo, ma non sei la persona
giusta per me.” Dissi brevemente. Non era pratica con queste
cose, non avevo
mai dovuto affrontare certi discorsi … Solo con Kyle
…
“Perché la persona giusta per te sarebbe
Kyle?” chiese freddo. Ancora
una volta, il suo nome mi colpii.
“Che c’entra?”
“Ho visto come lo guardi. Lui non vuole te. Ama
quell’altra.” Le sue parole
furono come uno schiaffo ma purtroppo era la dura realtà.
“Vattene, hai detto
abbastanza per oggi”.
Lui si alzò e se ne andò.
Qualche minuto dopo Kyle mi raggiunse. Riuscivo a percepire il suo
stato
d’animo: era agitato.
Il suo cuore batteva forte.
“Ti prego …” mi lamentai.
Ma non mi ascoltò e si sedette accanto a me. Cercai di
rimanere distaccata.
“Ti devo parlare” disse lui dolcemente. La sua
dolcezza era la cosa che più
amavo in lui.
Gli sorrisi. “Vedi, ho riflettuto su di noi” disse
calcando l’ultima parola.
Restai ad ascoltare, impaziente.
“Ho scelto Amanda, perché credevo fosse la scelta
giusta, non la scelta
migliore, solamente quella più giusta. L’istinto
mi diceva che eri tu la scelta
migliore, un’altra possibilità. Ho riflettuto a
lungo e mi sono accorto che lei
non è stata la scelta giusta. Vedila come
un’equazione.” continuò sorridendomi
“Questa equazione è difficile ma riesci a
risolverla comunque. Il risultato
ottenuto deve essere per forza quello giusto, ti convinci che
è giusto,
d’altronde come puoi aver sbagliato. Invece poi, pensandoci
bene,
ricontrollandola, pensi che quel risultato è sbagliato,
sbagliatissimo. Ti
accorgi che hai sbagliato tutta l’equazione, allora la
cancelli e ricominci
d’accapo.
La rifai, la
ricontrolli: questa volta
il risultato è giusto. È perfetto”.
Conclude la frase e io mi sento … Completa
… Felice …
Trattengo a stento le lacrime. “Io … Sarei il
risultato giusto? Quello
davvero giusto
… Quello perfetto?”
Mi sorride dolcemente “E me lo chiedi?”
A quel punto non resta più niente da dire … Ci
abbracciamo e ci baciamo: quello
fu il bacio più bello che avessi mai dato e ricevuto
… non fu come le altre
volte … Questa volta era diverso …
Non badammo nemmeno alle luci che sembravano impazzite, non badammo
nemmeno
quando arrivò un black out improvviso, verificatosi a causa
nostra.
L’elettricità che c’era tra noi era
palpabile … La nostra chimica …
Quando mi staccai da lui ripresi fiato.
Ci guardammo a lungo, felici di esserci ritrovati.
“Equazione risolta” dicemmo in coro sorridendo.