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Autore: Mombuchika    13/03/2018    0 recensioni
"Love, oh love, oh careless love
Look what careless love has done…"
Alcuni dicono che la leggenda sia nata con un tentato assassinio trasformatosi poi in una storia d'amore degna di una fiaba (malata).
Altri sostengono che l'infatuazione di Victor Nikiforov per Yuuri Katsuki non c'entra nulla, e che quel soprannome era nato quando Victor, appena venticinquenne, aveva coronato la sua ascesa nel mondo della malavita portando i sobborghi di San Pietroburgo sotto il completo controllo della bratva, ancor prima di ereditare il titolo di pakhan in seguito all'imprigionamento del padre in Siberia.
Comunque la si voglia guardare, è difficile negare che Victor Sergejevich Nikiforov sia unico nel suo genere.
-Serie di drabble scritte originariamente per la Vityaweek2017 su Tumblr. Ambientate in una Mafia!AU in cui Victor è boss della mafia russa, e Yuuri un membro della Yakuza a cui è stato dato il compito di ucciderlo-
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov, Yakov Feltsman, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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Love
-Viktor soffoca una rivolta contro di lui, e tocca a Yuuri gestirne le conseguenze-
 
Era finita ormai. Gli spari erano cessati mezz’ora prima, con quell’ultimo colpo singolo risuonato nell’ufficio del pakhan, quando Viktor aveva premuto il grilletto, la canna della sua Ruger puntata alla fronte di Yakov.

Era la fine di mesi vissuti nella paura costante, in una fuga continua, nascondendosi dalla bratva; uomini che fino a poco prima rispondevano a ogni ordine di Viktor ora sguinzagliati a caccia dell’anello al suo dito, l’anello del pakhan che Yakov Feltsman, un tempo maestro di Viktor, aveva reclamato per sé come ultima lezione al suo pupillo.

E Yuuri era sempre stato al fianco di Viktor, durante la rocambolesca fuga in Giappone prima e in Tailandia poi, quando avevano scoperto che la Yakuza non si sarebbe schierata a fianco di un pakhan in rovina, quali che fossero i suoi legami con il fratello della kumicho; poi il Kazakistan, la Georgia, l’Ucraina, l’Italia, e poi l’America e la Colombia, per radunare alleati; poi la Siberia, dove Viktor aveva scommesso tutto ciò che aveva in un piano spericolato per liberare suo padre. Poi, finalmente, di nuovo la Russia occidentale, non più prede ma cacciatori, Yekaterinburg, Novosibirsk, Volgograd, e finalmente Mosca, San Pietroburgo. E Yuuri era stato lì, aveva visto tutto, proprio lui, Yuuri Katsuki, la ragione stessa di tutto questo scompiglio, l’uomo per il cui amore Viktor Nikiforov, la Leggenda Vivente, per poco non aveva perso il suo titolo e la sua vita.

Ed era a Yuuri che Viktor ora si reggeva, stanco, spossato, ferito, mentre lo Yakuza lo portava verso il bagno, attraversando la camera da letto nella quale avevano passato tante notti insieme. La camera da letto che finalmente era di nuovo loro.
“Alla fine non l’ho ucciso.” mormorò Viktor mentre Yuuri lo faceva sedere nella vasca da bagno, togliendogli i vestiti con delicatezza, sussultando quando Viktor grugnì dal dolore nel momento in cui il tessuto insanguinato venne tirato via dalla ferita alla gamba sinistra.
Non era una ferita profonda, e Yuuri ringraziò il cielo, perché quella guerra intestina aveva già portato Viktor ad un passo dalla morte in un’occasione, e Yuuri non era sicuro di essere in grado di sopportare quella vista una seconda volta.
“Avrei dovuto, dopo quello che ti ha fatto.”

Viktor sollevò una mano per carezzare la guancia di Yuuri, macchiandola di rosso con il sangue che sembrava essere dappertutto ormai, e i ricordi di Yuuri lo portarono indietro di qualche mese, quando Yakov lo aveva fatto catturare, usandolo come esca per attirare Viktor in una trappola e dare al suo pupillo una scelta molto semplice: uccidere il giapponese che lo stava, agli occhi di Yakov, distraendo dai suoi doveri di pakhan, o dirigere il coltello su se stesso e lasciare che la bratva scegliesse il suo nuovo leader intorno al cadavere dell’ultimo Nikiforov. Quella volta erano riusciti a fuggire, grazie all’intervento di Yuri Plisetski, ma era stato davvero per il rotto della cuffia, troppo per la tranquillità mentale di Yuuri, che aveva fatto in tempo a vedere Viktor puntarsi la lama al cuore prima che il rumore del fucile di Yurio rompesse il silenzio della notte e desse il la alla loro fuga.

“Vivrà per vederci insieme mentre tu governi la bratva: sarà la tua lezione per lui, Viktor.”
“Mh.” Viktor annuì e chiuse gli occhi, lasciando che fosse Yuuri a occuparsi delle sue ferite e a lavare via dal suo corpo tutta la polvere, il sangue, la stanchezza, finchè la pelle e i capelli di Viktor tornarono a risplendere bianchi e intonsi come prima.
“Yuuri.”
Una volta che Yuuri ebbe finito di lavare e medicare anche se stesso, Viktor sollevò entrambe le braccia, come un bambino che chiede di essere preso in braccio dal genitore, e Yuuri avvolse le sue braccia intorno a lui, rassicuranti, calde, vive.
“Sei stanco, Vitya. Ti porto a letto.”
Yuuri lo sollevò, portandolo a braccia nel letto, ma anche nel momento in cui Yuuri lo posò sul materasso, Viktor non lasciò la presa.
“Fai l’amore con me, Yuuri. Ti prego.”
Non c’era traccia di malizia nella voce di Viktor, niente voglia di giocare, solo il puro e semplice bisogno di essere tenuto stretto, di venire amato. Di trovare sollievo da tutto questo tra le braccia dell’unico uomo in grado di dargli riposo.

E Yuuri lo assecondò, gentile, affettuoso, attento, con baci dolci e tocchi delicati, lasciando che Viktor allacciasse le gambe dietro la sua schiena mentre per una volta era lui ad affondare dentro Viktor con movimenti lenti ma costanti, portando entrambi ad un orgasmo di cui entrambi avevano disperato bisogno. Fu forse la prima volta che lo fecero una sola volta prima di crollare addormentati uno nelle braccia dell’altro, e in quel momento, con il volto di Viktor affondato contro il suo petto, Yuuri ebbe il tempo di pensare che non aveva mai visto Viktor così bello e così vulnerabile in tutta la sua vita.
   
 
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