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Autore: Aryan Devatara    18/03/2018    0 recensioni
Alistair era sempre stato perfettamente consapevole di chi fosse e questo, era stato fonte di infelicità fin dalla sua prima infanzia. Costretto ad entrare nella Chiesa come Templare perché sgradito e, probabilmente, considerata una minaccia al legittimo erede, suo fratellastro, vedeva la sua vita da adulto ormai segnata. La Veglia si avvicinava e lui vedeva questo evento come l'epilogo di una condanna. Il Creatore aveva in serbo ben altro per lui e l'arrivo di Duncan, Generale dei Custodi Grigi, sembra esserne un chiaro messaggio a cui gli eventi stessi, devono piegarsi. Le voci di molteplici ammassi di Prole Oscura si moltiplicano, ma ancora non è chiaro cosa stia veramente accadendo. Solo Duncan, nei suoi sogni, nei suoi incubi sempre più ricorrenti, ha intravisto l'inevitabile: è un Arcidemone e il suo nome è Urthemiel. Deve muoversi in fretta e ottenere ad ogni costo ogni aiuto possibile, anche dalla Chiesa di Andraste. Eppure Il Gioco vuole avere la meglio, la bramosia di Potere tenterà di oscurare le menti, rendendo momentaneamente cieche le persone che maggiormente possono contribuire alla causa. Un nuovo Flagello si avvicina e Duncan deve lottare contro il tempo e non solo, per scongiurare un nuovo annientamento dell'umanità.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Alistair Therin, Altri, Duncan, Teyrn Loghain
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Duncan guardò le massicce mura di Val Royeaux, la Splendida, che la circondavano completamente in un cerchio perfetto, racchiudendone lo specchio d’acqua; da esse, si ergevano le 8 statue dedicate ad Andraste: la guerriera con la spada che guardava il lato Sud, la portatrice del braciere a Ovest, la supplicatrice al Creatore posta a Nord, sulle porte della città, la sposa del Creatore che a Est, guardava il Porto. Si stagliavano nella notte, sotto la pioggia battente, illuminate a tratti dai fulmini della tempesta che faceva piovere incessantemente da dopo il crepuscolo. Mentre si avvicinava, scendendo l’altura, Duncan cominciò a vedere le luci della città che dormiva sonni profondi, protetta dalla ronda dei Templari; la parte più illuminata, era la vasta zona in cui sorgeva la Grande Cattedrale del Culto di Andraste che, da sola, occupava un Rione. L’entrata a Val Royeaux, chiamata anche Porta del Sole, era situata strategicamente verso il fianco di un’imponente montagna a forma di artiglio: essendo l’unico accesso via terra alla città, era impossibile non poter vedere anticipatamente chi avrebbe osato attaccarla; vi era un secondo accesso, un canale, che collegava lo specchio d’acqua attorno la città al fiume, ma era sorvegliato da una torre di guardia che sorgeva in mezzo all’acqua ed era raggiungibile solo da imbarcazioni. Gli orlesiani non lasciavano nulla al caso: i massicci Cancelli che davano il benvenuto in Val Royeaux, erano forgiati in forma ogivale, le sbarre ricordavano piccole colonne ed erano decorate con foglie d’oro massiccio. Dietro, si spiegava il lungo Viale dei Ricordi, in marmo bianco e blu, dove si potevano ammirare le statue di Maferath, l’umano traditore che era stato sposo di Andraste, prima che lei ascendesse al Creatore, come sua sposa.
Val Royeaux, la sua casa, la sua vera casa; la conosceva fin troppo bene: poteva dire di esserci cresciuto. Tutto era cominciato qui, tutto ciò che lui era oggi, tutto ciò che era diventato, aveva qui la sua origine, da un fatale incidente, molti anni fa. Da quanto mancava? La sua non era mai stata una vita facile e non lo era certamente ora, ma poteva dire essere piena di soddisfazioni, soprattutto arricchita da un ideale profondo e unico nel suo genere, da una grande responsabilità. Responsabilità. Quando era diventato responsabile? Da ragazzo, era un abile ladro che lavorava persino su commissione, veloce, agile e inafferrabile, finché non derubò nella casa dell’uomo sbagliato e ne causò accidentalmente la morte. Dovette compiere una scelta, fu chiamato a un grande sacrificio, di cui solo da adulto, ne divenne orgoglioso. La sua vita cambiò radicalmente, dovette imparare a divenire un guerriero ma trovò una seconda famiglia nei suoi compagni d’armi. “ Nella guerra e nella vittoria. Nella pace e nella vigilanza. Nella morte e nel sacrificio. “ Ora, sperava di poter dare un inizio, uno scopo, una seconda famiglia anche a qualcun altro che, in questo momento, era profondamente infelice e furente; lo sperava vivamente, malgrado fosse alto il prezzo da pagare. Forse era troppo tardi, forse la Veglia per lui c’era già stata, ma doveva fare un tentativo.
Sapeva che al crepuscolo, la Capitale chiudeva ogni accesso e vi era bisogno di farsi identificare da un Templare se si voleva circolare per la città, di notte; si avvicinò ai Cancelli della Porta del Sole, fradicio, con le gocce di pioggia che gli scendevano dalla barba e dai baffi, gli stivali infangati sino alle caviglie.
-Altolà Monsieur! Il vostro nome e il vostro scopo qui, o non sarete fatto entrare.- in un rozzo ma spiccato accento orlesiano, uno dei Templari davanti ai Cancelli lo fermò. Dietro al cancello chiuso, altri due Templari posero le loro mani sull’elsa della spada che portavano al fianco.
-Sono Duncan, Generale dei Custodi Grigi. Devo recarmi alla Chiesa di Andraste.- rispose stanco.
I Templari si guardarono l’un l’altro con un certo allarme: il Generale dei Custodi Grigi, a Val Royeaux? Possibile? Allora, le cose erano più gravi del previsto!
-Mosieur, perdonatemi. Potete fornirci un riconoscimento?- aggiunse smarrito, il Templare.
Duncan sospirò visibilmente: poteva comprenderli, ma chi sarebbe stato così avventato da presentarsi come Generale dei Custodi Grigi e non esserlo? Duncan aprì il suo mantello completamente bagnato: le sue vesti, altrettanto zuppe, portavano il simbolo dei grifoni rampanti, operosamente ricamati sulla giubba di pelle. Infine, estrasse dal collo un medaglione in silverite che riportava lo stesso identico simbolo. Il Templare deglutì.
-Monsieur Général, le chiedo perdono. Benvenuto a Val Royeaux.-
Il Templare si fece dare la chiave dal suo collega posto all’interno del Cancello; rinnovando il saluto al Generale, Duncan fu fatto entrare nella silente Capitale. Con molta cortesia e deferenza, uno dei Templari indicò a Duncan la migliore taverna a cui alloggiare di tutta Val Royeaux. Duncan ringraziò ma disse che doveva immediatamente recarsi alla Chiesa di Andraste. Il Templare, si sentì in dovere di scortare Duncan fino alla Grande Cattedrale. Duncan si incamminò dietro al Templare lungo il viale deserto: l’acqua mossa dal vento, cantava la sua risacca battendo sulle pietre bianche e blu del viale. Poco più avanti, un secondo Cancello fu aperto; il viale continuava, sempre circondato dall’acqua. Quando arrivarono al terzo Cancello che introduceva direttamente a Val Royeaux, Duncan incontrò una seconda ronda di Templari, che lo salutarono con rispetto, appena ne riconobbero l’identità. Passarono per il Viale dei Ricordi e quando Duncan si trovò al Bazaar Estivo, si fermò a rimirare la piazza, sede di commerci, di ogni importante avvenimento della Capitale, di incontri discreti e indiscreti del Gioco; guardò con nostalgia il palco centrale, suddiviso in quattro dai leoni dorati, dove chiunque pagasse, poteva organizzare un comizio o uno spettacolo: quanti ignari spettatori, aveva derubato! Guardò il cielo e sentì la fredda pioggia sulla pelle: gli otto stendardi color arancio erano ancora lì, tra il palco centrale, le bianche torri e i ricchi palazzi della città alta. Tutto era ancora al suo posto, dalle porte blu, alle enormi vetrate ogivali, fino ai tetti in ardesia verde vetrificata. Duncan sorrise, distrattamente.
Il Templare lo aveva cortesemente atteso e con lui, riprese infine il suo cammino, che terminò nella città alta, dominata dalla Grande Cattedrale, sede della Chiesa di Andraste. L’enorme e lunga scalinata che conduceva al complesso, era guardata da un doppio ordine di Templari, per un totale di 12 soldati. Nessuno di loro lo fermò mentre saliva i gradini, nemmeno fu guardato se non il tempo necessario per identificarlo. La scalinata finiva in un ampio porticato con 8 accessi ad arco ogivale, che introducevano all’enorme piazza antistante la Grande Cattedrale. Il porticato si allargava, seguendo lo sviluppo della piazza fino alla sua parte centrale, per poi interrompersi; in questo modo, si poteva essere protetti dalla pioggia o dal Sole battente per un ampio tratto. Sufficientemente spazioso per ospitare centinaia di fedeli, il porticato in travertino, era abbellito da un ordine di sottili colonne, rigorosamente ricoperte d’oro, che reggevano una volta preziosamente decorata con diverse rappresentazioni di Andraste in mosaico.
Il Templare proseguì verso la Grande Cattedrale superando la Torre della Divina, sede del Consiglio della Chiesa di Andraste; si diresse al nuovo porticato che si apriva proprio all’altezza della Torre e proseguiva con i suoi ordini di colonne, fino all’entrata della Grande Cattedrale. Lì sotto, all’estrema destra, vi era una porta in legno massiccio corazzata con bugnature in ferro e sopportata da cardini dello stesso metallo: la sede delle Sorelle della Chiesa presso il Convento. I Templari, risiedevano nel palazzo esattamente opposto della piazza. Con un cenno del capo, il Templare che lo aveva scortato salutò Duncan, facendo ritorno ai suoi doveri. Duncan batté il pesante anello di ferro: poco dopo, una finestrella posta in alto nella porta si aprì e apparve il volto pallido di una giovane Sorella della Chiesa.
-Che il Creatore e la Divina Andraste veglino su di voi.- disse la giovane a bassa voce-Come posso aiutarvi in questa notte fredda e umida, Monsieur?-
-Sono Duncan, Generale dei Custodi Grigi. Devo parlare con la Veneranda Madre.-
La giovane, evidentemente stupita, rimase per un attimo in silenzio e lo scrutò, come se cercasse un segno di verità nelle sue parole. Duncan aprì il mantello, esattamente come aveva fatto per le guardie.
-Monsieur Général! Non sono stata avvisata del vostro arrivo…-
-Non ero atteso infatti, ma devo parlare con la Madre del Convento, urgentemente.-
-La Veneranda Madre sta riposando, Monsieur Général. È molto tardi.-
-Ne sono consapevole, ma io non ho molto tempo, purtroppo. Datemi cortesemente ospitalità, Sorella.- le chiese Duncan, con una vena di stanchezza nella voce.
La giovane Sorella era evidentemente combattuta. Guardò nuovamente l’uomo, bagnato fradicio dalla pioggia, gli stivali ricolmi di fango, il volto tirato. Ne ebbe compassione: chiuse la finestrella e aprì la porta.
-Monsieur Général. Posso darvi ospitalità per questa notte, ma non posso disturbare la Madre a quest’ora, se non per gravi eventi.- le disse la giovane.
Duncan tentennò.
-So che fra due giorni si terrà un Torneo, qui a Val Royeaux. I Cadetti Templari sono invitati a partecipare, prima che affrontino la Veglia. Ditemi, fra loro vi risulta vi sia un certo Alistair?- le chiese Duncan con voce apprensiva.
-Alistair? Il figlio…il protetto di Arle Eamon? Vi parteciperà in quanto prossimo ai Voti, Monsieur Général.-
Duncan sembrò respirare con un certo sollievo, come se avesse avuto un peso sul cuore sino a quel momento. Sorrise alla giovane Sorella.
-Vi sentite bene, Monsieur Général?-
-Sono solo molto stanco e molto, molto bagnato. Vi sto riempiendo di fango l’atrio, Sorella.-
La giovane guardò la piccola pozza d’acqua sporca che effettivamente si era formata sotto i piedi di Duncan.
-Venite Général. Vi farò portare acqua calda, abiti caldi e asciutti, così domattina potrete incontrare la Veneranda Madre.-
Duncan chinò il capo in segno di ringraziamento; seguì la giovane attraverso il lungo corridoio fino a un cortile interno, dove lo condusse attraverso una porta ad arco ogivale, alle scale per il piano superiore. Un lungo corridoio con grandi finestre, si apriva davanti a loro; a destra, vi era una fila di porte. La giovane Sorella della Chiesa, si fermò davanti la terza porta. La aprì e vi entrò, accendendo personalmente il fuoco nel camino.
-Ecco Monsieur Général. Vi farò portare immediatamente anche del cibo.-
Duncan ringraziò molto la giovane Sorella e la lasciò tornare alla sua veglia notturna di preghiera nel Canto della Luce. La stanza era piccola ma aveva tutto ciò di cui aveva bisogno: un letto, una grande cassapanca, un tavolo con una sedia, una piccola libreria, un rozzo armadio, un manichino dove appoggiare l’armatura. Dato che la stanza doveva ospitare un allievo Templare, in una parete difronte al letto, proprio accanto al camino, vi era una nicchia che ospitava una statuetta di Andraste che reggeva il braciere ardente, su cui era appoggiato un breviario. Aveva ancora tempo. Per quella notte, avrebbe dovuto solo pensare a rifocillarsi e a riposare dal lungo viaggio, poi avrebbe pensato a come convincere la Veneranda Madre e l’Alto Comandante dei Templari a cedergli Alistair per i Custodi Grigi. Cominciò a togliersi il mantello, poggiandolo sul manichino che fu spostato più vicino al fuoco; si tolse poi gli stivali e la giubba. Poco dopo, un inserviente portò della zuppa di cereali bollente, una fetta di pane e una brocca d’acqua, con qualche pezzo di legna per il fuoco e abiti asciutti e puliti. Chiese cortesemente che venissero consegnati gli abiti fradici, poiché si sarebbe personalmente preoccupato di farli asciugare davanti al grande fuoco delle cucine. Duncan accettò l’enorme cortesia e rimase nudo a scaldarsi davanti al fuoco che cresceva: lo fissava con la mente lontana, pensando a quanti fuochi da accampamento aveva visto negli ultimi mesi; si parlava di un’imminente battaglia impossibile da evitare, imponente come quelle delle leggende, importante perché l’invasione della Prole Oscura non si trasformasse in un vero Flagello. Eppure Duncan nei suoi incubi, che si facevano sempre più ricorrenti, aveva intravisto un Arcidemone: Urthemiel, era il suo nome.

   
 
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