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Autore: Lila May    21/03/2018    2 recensioni
Sono quattro anni di maledetta High School che se lo chiede. Quattro anni che vorrebbe dichiararsi, fermarla un istante e rivelarle che diamine, ha due occhi alla Greuze in cui vorrebbe solo annegare. E una bocca che riempirebbe di baci ogni giorno, a tutte le ore.
Ma Mark non sa fare, con le femmine. Mark è un impedito, poco importa se ormai ha diciotto anni suonati. Tutte le volte la lingua gli si arrotola tra i denti e finisce per rimanere seduto al suo posto, oppure in piedi aggrappato al palo, in quieta e mesta agitazione.

Il ragazzo biondo con gli occhi verde-acqua c'è anche oggi. E anche oggi ha il naso arrossato per il freddo, le labbra tirate di stanchezza e i capelli sistemati alla rinfusa. Anche oggi è bello, proprio come ieri, ma Esther ha paura di guardarlo, e quindi fissa tutti meno che lui. Non sarebbe la prima ragazza a farlo, del resto.
Biondo è attraente, e si becca occhiate da tutti i lati. Biondo non passa affatto inosservato come crede, gli piacerebbe.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dylan Keith, Mark Kruger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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her scarf

Masther
 


Fa molto freddo. E' un freddo penetrante, gelido, che si attacca alle ossa e non lascia vie di scampo. Mark lo sente bene, quel freddo. Come se facesse parte di lui; vive a New York da anni, ma ancora non è riuscito ad abituarsi al clima mortale dell'inverno. Prova a liberarsene, massaggiandosi le ginocchia, strofinandosi il tessuto dei jeans, e non appena la metro arresta la sua corsa non può far altro che ruotare il capo verso il finestrino appannato dei suoi respiri, e anche di quelli degli altri. Una reazione istintiva. Naturale.
E finalmente la vede. Puntuale come sempre, nella stessa panchina umida di sempre.
Lei. E' truccata anche oggi, le labbra color pesca sono un fiore sbocciato in mezzo al pallore del fondotinta, che gli ricorda la neve fresca ai lati della strada, quella che Erik adora mettergli sempre nel cappuccio della felpa.
Questa volta pensarci non gli procura nessun brivido. La osserva salire, osserva come si tiene i libri stretti al seno prosperoso, forse troppo per la sua età, le mani infilate in un paio di guanti in tinta col nero intenso delle sue iridi bovine. Dylan gli lancia un'occhiata divertita, Dylan sa cosa sta sentendo dentro in quel momento, ma lui lo ignora.
Ha occhi solo per lei. Ha tutto, solo per lei.
Vorrebbe non guardarla così, diavolo. Vorrebbe comportarsi da ragazzo normale, e forse lui è normale, ma quando il profumo di lei arriva e riempie tutto il vagone smette di essere sano. Prova a riconoscere l'aroma, ma non ci riesce.
Lui non si intende di queste cose. Non sa nemmeno cosa sia una boccetta di profumo, quello che lo sa è Dylan, ma non ha voglia di fare domande.
Vuole prima studiarla da solo, come un amante geloso della propria dea.
La guarda mentre si toglie la sciarpa di lana, fiera di essere riuscita a trovare un posto libero in mezzo a quel caos di braccia e gambe, e sorride quando la vede armeggiare con paio di cuffiette bianche estratte dalla tasca del doppiopetto rosa retrò. Non ha parole per descriverla. E' bella, e basta. La vorrebbe nel suo letto la domenica mattina, avvolta tra le coperte e calda di baci.
Chissà che musica sta ascoltando. Sembra adorarla, da come muove la testa facendo ondeggiare i boccoli color malva. Si domanda che genere potrebbe piacerle, se adora ballare oppure è pigra come lui, che preferisce guardare gli amici e ridere di loro battendo le mani al ritmo della batteria.
Sono quattro anni di maledetta High School che se lo chiede. Quattro anni che vorrebbe dichiararsi, fermarla un istante e rivelarle che diamine, ha due occhi alla Greuze in cui vorrebbe solo annegare. E una bocca che riempirebbe di baci ogni giorno, a tutte le ore.
Ma Mark non sa fare, con le femmine. Mark è un impedito, poco importa se ormai ha diciotto anni suonati. Tutte le volte la lingua gli si arrotola tra i denti e finisce per rimanere seduto al suo posto, oppure in piedi aggrappato al palo, in quieta e mesta agitazione.
A guardarla andare via dal finestrino, sparire tra la folla.
Vorrebbe essere più furbo di così. Più coraggioso, ma l'amore non è come tirare in porta, e lo ha capito bene in quei quattro anni. Sa che si sta accontentando.
Sa che potrebbe conquistarla col suo fascino, che potrebbe diventare facilmente suo amico.
Sa, ma non fa nulla.
In fondo, gli va bene anche così.

 

Il ragazzo biondo con gli occhi verde-acqua c'è anche oggi. E anche oggi ha il naso arrossato per il freddo, le labbra tirate di stanchezza e i capelli sistemati alla rinfusa. Anche oggi è bello, proprio come ieri, ma Esther ha paura di guardarlo, e quindi fissa tutti meno che lui. Non sarebbe la prima ragazza a farlo, del resto.
Biondo è attraente, e si becca occhiate da tutti i lati. Biondo non passa affatto inosservato come crede, gli piacerebbe. Biondo è alto, dalle spalle ampie e la vita snella. Gioca a calcio, ha una bella risata e una fila di spasimanti più lunga della circonferenza della terra.
Esther non frequenta il suo liceo. Lo conosce per fama, anche se non sa il suo nome. Per questo lo ha soprannominato "Biondo". Suona molto più simpatico.
Bene, Biondo la sta guardando proprio ora.
Dio, che deve fare? Ha due occhi che sono due pozze d'acqua. L'oceano dell'ovest protetto da una fitta coltre di ciglia dorate. Sono lunghe, quelle ciglia. Tutte le volte che batte gli occhi si sposta l'aria. E' un incanto, Biondo. Esther cambia canzone, ne cambia un'altra, e all'improvviso fanno tutte schifo, così lascia la prima che capita sotto tiro, un po' scocciata. Deve farsi una nuova playlist. Una playlist per la palestra e una per Biondo.
Così lo può pensare la notte prima di andare a dormire, la mattina quando si trucca e la sera in giro con le amiche. Sa altro di Biondo, in realtà sa molto, tutti lo conoscono e tutti ne parlano. Lei non vorrebbe, ma si forza ad ascoltare, un po' rapita e un po' invidiosa.
Sa che va bene a scuola, sa che va bene dove lei va male, ecco. Potrebbe darle ripetizioni di qualcosa. Fisica, matematica, biologia.
E lei in cambio potrebbe fargli una torta. Sa che eccelle nel calcio e che è timido e riservato, per questo spesso più che la sua bravura viene elogiata quella di Erik, uno dei giocatori più capaci della squadra, o del tizio che in questo momento gli sta vicino, quello con gli occhiali blu, e quei capelli lunghi raccolti a casaccio. Esther non ricorda il suo nome.
Ma non è importante.
Biondo, è importante.
Le piacerebbe poterlo andare a vedere in una partita. Farebbe il tifo per lui, decorerebbe un intero striscione da dedicargli. Ci attaccherebbe i suoi adesivi preferiti, quelli con i cuori e i cupcake. Sì, lei a diciotto anni colleziona ancora adesivi. E allora? Mica Biondo deve venire per forza a saperlo.
A proposito, la sta ancora guardando.
E' fisso sulle sue labbra, come un predatore nascosto tra le foglie di una grossa pianta. Forse gli piace il suo nuovo rossetto? Tira un sospiro di sollievo. Meno male, lo ha comprato ad una svendita, praticamente un regalo. Si lascia ammirare, cercando di non arrossire.
Biondo può anche essere timido, ma è tenace a non distogliere le iridi da lei. Coraggioso. Un vero leone.
Grrr.
Quanto sarebbe bello essergli amica? Chissà che effetto fa stringergli la mano. Sembra calda. E' grande, ma delicata e soave, come una nota musicale. Esther sospira forte, e cattura l'attenzione di alcuni presenti.
Sarebbero il suo reggiseno perfetto, quelle mani. Non avrebbe più bisogno di indossare scomodi aggeggi imbottiti, di andare in giro eretta come un palo.
Quanto lo vuole. Lo vuole tutto, il suo Biondo.
Adesso, domani e sempre. Prova a guardarlo, e quando lui se ne accorge si rende conto che non ci riesce. Ruota il capo e trattiene un sorriso. Che voglia folle di baciarlo, che ha. Alzarsi, prendergli il viso e sporcarlo di rossetto su tutta la faccia.
La metro si ferma, ma se ne accorge solamente quando alcune persone di sua familiarità cominciano ad alzarsi. Diavolo, è la sua fermata, quella. Deve scendere. Si sistema il giacchetto, si toglie le cuffie e si avvia verso le porte aperte.
Gli passa vicino. Passa vicino a Biondo, oddio.
Dura un attimo, in un secondo è fuori, e non può far altro che sorridere.
Finalmente è riuscita a guardarlo.
Ha vinto.

 

La sciarpa.
Si è dimenticata di prendere la sciarpa.
Mark non sa cosa fare. Non sa se buttarsi urlando, acciuffarla e lanciargliela prima che il tempo scada, o se afferrarla in modo civile, scendere e dargliela in mano. Non lo sa, e mentre la gente esce dal vagone si chiede se riuscirà ad agire rapido e scattante, proprio come sul campo da calcio.
Ce la deve fare. Si stacca dal suo palo e si avvia dove prima lei era seduta, ansioso. Dio, il suo profumo. E' paralizzante.
Afferra la sciarpa morbida e la stringe tra le mani. E' ancora calda. Odora di lei, sa di lei. Anche i suoi capelli sono così soffici? Sogna ancora di scoprirlo, cavolo. Corre ma non fa in tempo. Le porte gli si chiudono in faccia, e quasi non rischia di perdere il naso mentre tira il volto indietro, irritato.
Ottimo. E ora?
La vede fare rapidamente marcia indietro, e quando anche lei si accorge di essersi svegliata troppo tardi si arresta, ansante.
Ci sono solo le porte a dividerli.
Se si fossero aperte, si sarebbero baciati in bocca, cascando per terra di peso.
Ma le porte rimangono chiuse, così Mark solleva il braccio e le mostra che ha lui la sua bella sciarpona di lana. Che l'avrebbe tenuta con sé e gliel'avrebbe riconsegnata domani. Stessa ora, stesso vagone.
La vede sorridere e sollevare il pollice. Che carina.
Ha capito, e dopo averlo ringraziato, lo saluta e scappa via.
Mark rimane con la sciarpa in mano, la bocca mezza aperta in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso, ma non è più sicuro di essere riuscito nell'intento. Prima che la metro possa ripartire, ritorna alla sua postazione e si aggrappa di nuovo al palo.
Dylan lo guarda con un sorriso. Gli tira una pacca sul braccio. Ce l'ha fatta, finalmente. E' entrato in contatto con lei, dopo quattro anni a sognarla.
Mark è contento come non mai. Si porta la sua sciarpa al naso, la stringe con amore e chiude gli occhi. Adora il suo porfumo di femmina.
Lo ama. Vaniglia.
Si sente un genio. E' riuscito ad indovinare l'aroma.
Vaniglia. Lei odora di vaniglia, e lui non l'avrebbe mai dimenticato.
-Non ti ci segare.-
Fa una smorfia a Dylan e gli tira una spallata; come al solito deve rovinare tutto con le sue squallide battute, ma non può far altro che ridacchiare.
Poi si mette la sciarpa di lana al collo, fa un doppio giro e rilassa le sopracciglia. Non gli importa se è femminile, se adesso odora come un cupcake, se non fa una bella figura su di lui.

E' cotto di lei, e non ha bisogno di altro per sentirla vicina.
Solo questo.



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nda
dopo tanti, taaaanti giorni di esitazione, mi sono decisa a pubblicare anche questa fiction. Una Masther che dio, non potevo proprio tenere a far la polvere nella cartella del pc, perché è una delle mie preferite e ci tenevo a condividerla con voi. Ho pensato che l'equinozio di primavera fosse un bel giorno per metterla alla luce ♥ che ne pensate? Io francamente non la trovo male, come shot. Il tempo presente e le continue ripetizioni sono volute per immedesimare meglio il lettore in ciò che prova Mark, e chiaramente anche in ciò che prova Esther.
Ah, per i nuovi. Esther non è un OC di mia invenzione, ma un personaggio realmente esistente in Inazuma Eleven; è una giocatrice della Tripla C, "Esther Greenland", googlatela se avete voglia di vederla (?). E non chiedetemi perché la shippo con Mark Kruger, perché le ragioni a favore della pairing sono talmente tante, che se inizio con l'elenco, non finisco l'angolino. XD
Avere gli "occhi alla Greuze" significa molto semplicemente avere gli "occhi grandi"; Greuze era un pittore che aveva la particolarità di fare dei ritratti molto espressivi, ecco. La similitudine l'ho presa da un testo chiamato "la farfalla di Dinard", di Eugenio Montale. Ci ho fatto un tema a riguardo, e ho subito pensato "ESTHER". Ceh, lampante (?)
non ho nient'altro da dire! Spero che la shot sia stata di vostro gradimento, e buona primavera a tutti, anche se ancora nevica e oohh, la scuola è una mer*a.

Lou
   
 
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