Finalmente
era
arrivato all'ultimo giorno di quella settimana a dir poco sfiancante,
gli bastava arrivare illeso alle 4 di quel pomeriggio per poter
archiviare per sempre dalla sua vita tacchi, jeans skinny e cosmetici
vari. Sarebbe tornato a essere Eren Jaeger in tutta la sua
virilità.
-Se ancora ne possedeva ovvio-
Nel complesso
sarebbe potuta andare meglio, ma anche tremendamente peggio, per cui
non si lamentava del risultato finale.
Un po' gli
dispiaceva per Isabel che doveva rientrare e gestire alcune
situazioni spinose però se l'era cercata. Lui aveva
assecondato un
suo capriccio e nulla di più.
La
mattinata era
passata tranquilla senza particolari problemi, era venerdì
dopotutto
e il più del lavoro era stato fatto nei giorni precedenti.
Allungò il collo
per guardare la porta chiusa dell'ufficio di Levi, da quando era
rientrato dalla pausa pranzo non era più uscito da
lì.
Dal giorno
precedente -della discussione con Farlan- i due si erano rivolti poco
o nulla la parola a dir la verità.
Quanto potevano
essere stupidi gli uomini? Ah già, anche lui era
così a volte.
«Sunshine!
Allora lunedì ci presenterai il tuo fratellone?»
Il viso di Hanji
spuntò allegro e gioviale come al solito. «Eeeh
già, spero
proprio di sì»
«Non abbatterti!
Si sistemerà tutto! Sono amici da sempre non penso che una
cosa così
li dividerà»
«Jaeger?»
Sussultò, quella voce gli faceva sempre venire il batticuore.
«Sì?»
Levi si era
fermato vicino a lui ed Hanji. «Tuo fratello si chiama
Eren?»
Avvampò, perché
stava chiedendo informazioni su di lui?
«Sì»
«È laureato
giusto?»
«Fresco fresco
di master in economia internazionale, perché?»
Provò a chiedere.
«Niente niente»
Levi liquidò la questione con un cenno
della mano tornando nel suo ufficio.
«La cosa si fa
interessante» Gli occhi della castana brillarono oltre le
lenti
mentre seguiva la figura del capo. «A dopo!»
Guardò
l'orologio, erano ormai le tre di pomeriggio.
Erano assenti
anche alcuni colleghi, fra malattia, ferie e chissà quale
riunione a
cui li aveva mandati Levi.
Mancava solo
un'ora e se ne sarebbe andato e non avrebbe più incrociato Grumpy
tutti i giorni.
Fu
mentre aveva
la testa persa fra quei pensieri che il suo cellulare si
illuminò
mostrandogli una chiamata in entrata, lo afferrò curioso.
Numero
sconosciuto.
Cazzo e
adesso!? Stava aspettando alcune chiamate da parte
dell'università, i suoi professori gli avevano detto che
avrebbero
proposto il suo nominativo a delle possibili aziende.
Afferrò il
telefono camminando a grandi falcate verso il bagno femminile.
«Eren Jaeger,
chi parla?» Doveva correre il rischio o avrebbe rischiato di
perdere
delle occasioni importanti. Il cuore gli batteva a mille sia per la
curiosità che per la paura di essere scoperto. Fortuna
voleva che
l'unica ragazza presente in quel momento in ufficio fosse Hanji,
Petra era una di quelle colleghe impegnate per qualche commissione e
si sarebbe diretta a casa subito dopo averle concluse.
«Sono il
signor Ackerman della Sina and Roze s.r.l., la chiamo in merito alla
candidatura che ci è stata sottoposta dalla sua
scuola»
Ecco quelle
domande di alcuni momenti prima, deglutì.
La voce,
l'attenzione di Levi era completamente su di lui, l'aveva cercato.
Anche se solo per motivi lavorativi ora la sua attenzione era rivolta
a lui.
Stava
parlando
con Levi come Eren Jaeger.
Avrebbe avuto
modo di conoscerlo di persona?!
«Sì, mi dica
pure» Fu tutto ciò che riuscì ad
articolare per l'emozione che gli
attanagliava lo stomaco.
Dio se era
stupido! Non si era emozionato tanto neanche quando era in attesa
della risposta alla sua dichiarazione a Jean durante gli anni del
liceo.
La voce di Levi
era dannatamente bassa e profonda e gli entrava direttamente nel
timpano.
Sentì uno strano
movimento, Hanji doveva aver domandato qualcosa al capo; la
telefonata continuò e gli fece alcune domande sulla sua
laurea e
sulle esperienze lavorative.
Sentì la porta
del bagno aprirsi, non si disturbò a girarsi, doveva essere
Hanji.
«Jaeger?» Si
voltò di scatto quando sentì un cellulare cadere
a terra.
Non era Hanji.
Gli
era appena
arrivata la mail con i candidati che gli aveva proposto
l'università
di Economia.
Sarebbe stato un
lavoro che spettava alle segretarie ma voleva contattarli lui
personalmente.
Era la solita
lista anonima corredata con i file di presentazione degli studenti.
Li sfogliò uno a
uno, erano tutti interessanti, ma uno catturò la sua
attenzione e
decise di fare una piccola indagine.
Come
volevasi
dimostrare era corretto, Eren Jaeger era il famoso fratello di
Isabel.
Aprì il
fascicolo più per curiosità personale, il profilo
era molto buono e
decisamente interessante, diplomato in lingue e laureato in economia
con successivo master in economia internazionale.
Preferiva non
avere parenti in azienda, aveva paura per possibili discussioni che
potevano nascere, però per quel profilo professionale
avrebbe potuto
fare un'eccezione, dopotutto avrebbero lavorato in due uffici ben
distinti.
Compose il numero
usando il suo cellulare.
Dovette attendere
alcuni momenti, odiava aspettare, tamburellò seccato le dita
sulla
scrivania quando notò un movimento strano.
Forse era troppo
sospettoso ma era sicuro che non appena aveva composto il numero,
Isabel fosse andata via dalla sua postazione in fretta.
«Eren
Jaeger,
chi parla?» C'era un po' di affanno nella voce.
«Sono il signor
Ackerman della Sina and Roze s.r.l., la chiamo in merito alla
candidatura che ci è stata sottoposta dalla sua
scuola» Si
presentò, ed era certo di averlo sentito trattenere il
respiro
dall'altra parte, faceva questo effetto anche al telefono?
La postazione di
Isabel restava vuota, si alzò. Doveva controllare una cosa.
Magari era un
caso, ma non ci credeva più tanto ormai.
«Bah
semplice, sono il suo gemello che l'ha sostituita per un'emergenza in
un atto di estrema complicità fraterna» Quelle
parole gli
tornarono in mente.
Scherzando si
può dire tutto, anche la verità. Gli
tornò in mente anche
quell'aforisma che aveva letto per caso su una bustina di zucchero
giusto quella mattina.
«Sì, mi dica
pure».
Proseguì
cercando di sembrare interessato al suo profilo studentesco e fece le
solite domande di rito mentre una strana sensazione prendeva possesso
delle sue viscere.
La conferma a
quello che era solo un dubbio fu il vano tentativo di Hanji di
fermarlo.
Era davanti alla
porta del bagno femminile, dall'altra parte si sentiva bofonchiare
qualcosa.
Aprì la porta
lentamente, Eren stava ancora rispondendo alla sua ultima domanda e
le parole articolate dalla voce maschile erano esattamente quelle che
stavano uscendo dalla bocca della ragazza che ora
gli dava le
spalle.
Scherzando si può dire tutto, anche la verità.
«Jaeger?»
Vide la rossa
voltarsi verso di lui al suono della sua voce, il telefono gli
scivolò dalle mani cadendo a terra.
«Posso spiegare»
Fu tutto ciò che gli disse l'altro-?.
«Direi che è
proprio il caso, nel mio ufficio, ORA»
Non sapeva bene descrivere
le sensazioni che lo accompagnarono nel tragitto che lo separava da
esso.
Era arrabbiato, e
tanto anche: una sua fidata
dipendente aveva osato macchinare tutta quella stronzata e ancora
doveva scoprire il reale motivo e pregava per lei che
fosse dannatamente serio!
Aveva condiviso
chissà quanto tempo lavorativo con un perfetto estraneo!
Si sentiva
tradito! Prima da lei, poi da lui e infine dai suoi sentimenti,
perché era certo che -almeno nell'ultima settimana- si fosse
rapportato a quello che in realtà era qualcun altro.
Non era
arrabbiato, era furente!
Anche se... per
qualche assurdo motivo... si sentiva sollevato.
Non era pazzo,
c'era davvero qualcosa che non andava in Isabel e il suo sesto senso
non aveva fallito, l'unica cosa che gli restava da capire era quella
strana infatuazione che aveva sperimentato.
Ma non era il
momento di perdersi in congetture.
Si
sedette alla
scrivania quando Isabel varcò la soglia
dell'ufficio
prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.
«E così tu
sei...» Decise di optare per un approccio diretto e
augurò al
giovane di essere sincero.
Scherzando si
può dire tutto, anche la verità.
Ripensandoci, quel ragazzo lo era già stato
sincero.
«Eren Jaeger»
Il ragazzo aveva lo sguardo deciso e risoluto, ecco il reale
proprietario di quell'espressione che l'aveva incantato nell'ultimo
periodo.
«Isabel dov'è?»
«Al matrimonio
di una sua amica» Faceva senso vedere quella voce maschile
uscire
dal corpo della ragazza, voleva distogliere lo sguardo, ma quegli occhi
troppo
espressivi non glielo permettevano.
«Perché non ha
chiesto le ferie?»
«Mi ha detto di
averne già abusato» Sì, ne aveva
chieste un po' ma poteva provarci
e si sarebbero accordati; non era un tipo che capiva il senso di
quelle ricorrenze ma sapeva che di norma erano eventi importanti.
Sospirò, cosa
doveva fare in una situazione simile?
Guardò
nuovamente il ragazzo di fronte a sé, andavano presi dei
provvedimenti anche se il ricordo di quel pranzo ribaltava la
situazione; in parte anche lui era in errore in quanto aveva
frainteso il senso di quella confessione scambiandola per una battuta
senza senso.
Come poteva
punire il coraggio e la sincerità che aveva dimostrato?
Era solo in parte
colpa del ragazzo che si trovava di fronte a lui;
la reale
tessitrice di quel piano era la sua dipendente Isabel.
«Poteva
chiedere» Ringhiò, la rabbia riprendeva a
montargli dentro, era
arrabbiato prima con se stesso e poi con quella coppia di
scapestrati.
La rabbia verso
se stesso era causata dalla sua disattenzione, gli elementi c'erano
tutti e lui li aveva presi sotto gamba; non poteva scaricare la
responsabilità di tutto sugli Jaeger; invece la rabbia era
per quelle
sensazioni smosse da un perfetto sconosciuto e che lui non aveva saputo
controllare.
Infine era irritato perché nonostante tutto aveva
voglia di conoscerlo.
Si prese un
momento per osservare il reale oggetto del suo interesse, un leggero
mal di testa gli stava annebbiando i pensieri, aveva decisamente
bisogno di una vacanza dopo tutto quel casino.
La
voce maschile
un po' arrochita di Eren richiamò la sua attenzione.
«Tipico di
Isabel, testarda e cocciuta» Esalò passandosi una
mano tra le
ciocche rossicce. «E io stupido ad averla assecondata, mi
dispiace
di averle procurato tanto disturbo».
«Allora non sei
davvero microdotato cerebralmente» Commentò
sarcastico. «Però
capirai che devo prendere provvedimenti, per quanto sia un'abile
lavoratrice quello che ha fatto è inammissibile»
Eren spalancò
gli occhi, boccheggiò appena prima di articolare un
perentorio «Non
licenziarla» concludendo il tutto mordendosi le labbra.
Quella frase così
diretta lo indispettì, aveva davvero avuto il coraggio di
dargli un ordine?! «Prego?»
E come quel
pranzo che avevano condiviso lo vide cercare di riprendersi tra i
denti l'uscita fuori luogo. «Mi scusi, è
vero-» Mugugnò
mangiandosi le parole.
Quello doveva
essere un suo tratto distintivo, buttarsi a capofitto sempre e
comunque senza pensare alle conseguenze, l'aveva notato in diverse
occasioni, ma in quel frangente non aveva più importanza.
«Direi che hai
fatto abbastanza per oggi, puoi andare a casa, comunicherò
io con
Isabel, personalmente. Addio»
Non
voleva che
finisse così, però non gli aveva dato altra
scelta, un perfetto
sconosciuto l'aveva raggirato a quel modo e pretendeva pure di dirgli
come affrontare quella situazione!? E poi, c'era un modo giusto per
affrontarla?
L'espressione sul
viso di Eren era indecifrabile, era colma di -delusione? Davvero si
immaginava che si sarebbe concluso tutto con una risata e una pacca
sulla spalla!?
Abbassò lo
sguardo sui documenti sforzandosi di interrompere il contatto visivo,
ma l'ombra del suo interlocutore non accennava
a spostarsi. «Ha bisogno di qualcosa?»
Se ne stava lì
in piedi, sentiva lo sguardo puntorio del ragazzo su di
sè e per un paio di volte aveva boccheggiato
qualcosa senza mai professare nulla di sensato. «No, con
permesso, addio»
Il rumore dei
tacchi si fece sempre più distante e quando
rialzò gli occhi non
c'era più nessuno.
Mollò
quei
documenti che aveva finto di guardare solo per non rischiare di dire
cose di cui si sarebbe pentito, rilassò la schiena contro la
poltrona prendendosi il viso tra le mani.
“Perché
cazzo è tutto così difficile?! Che problema
ho!?”
«Perché ti
ostini a volerti cucire un ruolo»
«Scheiße» Non si era
reso conto che quello che doveva essere solo un pensiero gli era uscito
dalle labbra e, come da copione, le orecchie di Hanji
erano sempre attente a tutto. «Cosa vuoi?»
«Potevi essere
più morbido con lui, ha cercato di essere sincero e lo
sai»
Come avrebbe
dovuto immaginare anche la quattrocchi sapeva.
«Perché non mi hai
detto nulla?»
Cercò di
inchiodarla con gli occhi più taglienti di cui era capace ma
ottenne
solo di farla sbuffare.
«Perché è
stato un esperimento interessante, ma così non mi dai modo
di
proseguire nelle ricerche! Sei cattivo Grumpy!»
Era la prima
volta che la vedeva uscire dal suo ufficio di sua spontanea
volontà
senza doverle urlare dietro qualcosa, era molto singolare come
comportamento ma decise di ignorarla; anche lei era complice ed era
meglio che gli stesse lontana per il momento.
Preferiva
rimanere solo con i suoi pensieri.
Era spaccato in
due, si sentiva tradito però una piccola parte di
sé era grata a
quel giovane sconosciuto per la pseudo dichiarazione che gli aveva
fatto.
«Non
sarà mica
un sorriso quello!» Spalancò gli occhi sentendo
quella voce
inopportuna: quand'era tornata la quattrocchi!?
«Cazzo vuoi»
Lei alzò le
spalle, una leggera smorfia sul viso. «Ero venuta a dirti che
Occhioni belli se ne è
appena andato»
Ignorò la
spiacevole sensazione che gli attanagliò le viscere e
annuì
convinto. «Bene»
Rientrò
a casa
si spogliò buttando i panni qua e là
nell'appartamento, non poteva
finire in nessun altro modo possibile e la colpa era solo ed
unicamente sua e della sua maledetta lingua.
Quando si guardò
allo specchio si riconobbe finalmente e definitivamente nel riflesso.
Era triste e
dispiaciuto per come era andata a finire, era più che
legittimo che
il capoufficio non volesse avere nulla a che fare con lui,
però
l'aver ammesso a voce alta la verità anche solo per scherzo
gli rendeva più sopportabile tutta la faccenda, ora
più che mai era certo fosse stata
la cosa giusta da fare e sperava vivamente che anche l'altro avesse
apprezzato lo sforzo che aveva fatto.
Ripensò al breve scambio vernale: in qualche modo aveva
avuto il
suo colloquio privato con Levi e l'idea che i
suoi occhi, le sue parole, la sua attenzione fossero solo per lui e non
sul travestimento che stava indossando l'aveva emozionato.
Quegli occhi
grigi erano puntati dritti nei suoi in un contatto molto più
intimo
di qualunque altro.
Era felice di
aver avuto a che fare con quell'uomo anche se per poco, non gli
importava più della sua ricompensa, non gli importava
più di
niente. Desiderava solo trovare un modo per sanare la delusione che
aveva causato a quell'uomo così particolare.
Sentì
le chiavi
girare nella toppa e la squillante voce di sua sorella invadere
nuovamente quelle quattro mura. «Fratellone!!»
«...Isa» Non
riuscì a nascondere la propria tristezza e l'espressione
allarmata della rossa gli
diede la conferma che aveva capito il problema.
«No»
Sospirò
sedendosi sul divano. «Mi dispiace, è colpa
mia»
Isabel sospirò
mettendosi al suo fianco sospirando. «No è mia...
sono io che ti ho
coinvolto»
«Ne è valsa la
pena almeno?»
Isabel sorrise contenta. «Sasha me l'ha lasciato da
tanto che mi stava bene!»
Gli scompigliò i
capelli con la mano, aveva anche lui una buona notizia.
«Bene,
perché ti servirà, giovedì hai un
appuntamento»
«Come? Non mi
dirai con-» Il cipiglio preoccupato lo fece sorridere.
«Con Farlan»
Gli occhi della
gemella si spalancarono e si portò le mani alla bocca.
«Oddio oddio
oddio devo chiamare Sasha» Gli si aggrappò al
collo stampandogli un
bacio sulla guancia. «Grazie!»
Ricambiò l'abbraccio felice di
aver fatto almeno una cosa giusta.
«E uhm Levi?»
«Ha detto che ti
chiamerà lui, non so che provvedimenti
prenderà» Si alzò per
andarsi a chiudere in camera. «Ti ha preso molto?»
Il tono della
sorella era triste.
«Forse» Disse
sospirando e andandosene.
Il
weekend passò
piatto, Isabel aveva provveduto a ritingergli i capelli e grazie al
cielo era tutto tornato nella norma, il capo si era fatto sentire
come promesso ordinando a Isabel di andare in ufficio il
lunedì per
discutere della sua situazione.
Levi aveva deciso
di sospenderla per una settimana e di allungarle il periodo di prova
per altri sei mesi, rimase stupito dalla magnanimità
dimostrata come
anche Isabel.
Lui, invece, non
era stato neanche tenuto in considerazione e aveva iniziato a spedire
a destra e a manca il suo curriculum.
Il pensiero
continuava ad andare a quell'uomo che l'aveva conquistato.
La
settimana di
sospensione passò e il lunedì seguente Isabel
tornò a lavoro, alla
sera Eren ricevette una visita inaspettata.
«Sunshine mi ha
detto che eri un po' giù di corda ma non credevo ridotto
così»
Hanji era sulla soglia di casa e Isabel le era subito dietro reggendo
dei cartoni della pizza.
Ignorò il
commento invitandola ad entrare, sapeva benissimo di essere ridotto a
uno straccio, non dormiva bene da un po' e quando rientrava in casa
dopo il solito giro mattutino per cercare un lavoro si buttava
addosso la tuta da casa e non si muoveva più. Si detestava
sia per
come stava reagendo a quell'infatuazione e sia per aver perso
quell'occasione. Lui voleva un'occasione con Levi!
«Volete
fidarvi
di me o no?!» Li ammonì una volta che si sedettero
al tavolo per
cenare.
«Ancora non ci
credo che non mi ha licenziata» Il sorriso era tornato in
sede fissa
sul viso di Isabel. «Oh è vero… Levi ha
detto che devo ringraziare la
tua sincerità»
Il solo sentirne il nome ridestò la sua attenzione
facendogli alzare il viso sulla sorella, lo sguardo che gli
riservò gli fece capire che si aspettava quella reazione da
parte sua; Levi aveva parlato di lui? Quella consapevolezza gli
scaldò il petto.
«Levi apprezza molto la sincerità»
Spiegò
Hanji. «Sei riuscito a
capirlo dopo poche interazioni, io per arrivarci ho dovuto studiarlo
per diverso tempo» Squittì eccitata «E
non ti dirò che ha passato
la mattinata a spiare Isabel e che ogni volta lo vedevo tornare nello
studio sempre più imbronciato»
Tutte quelle
scoperte l'avevano destabilizzato. «Non mi stupirei se ti
contattasse, a puro scopo lavorativo ovvio no?» Concluse con
un
occhiolino e in quel momento il telefono squillò.
«Pronto?»
Non
poteva essere...
«Sono il
signor Ackerman, Eren Jaeger?» Quando
sentì quel nome trattenne
il fiato, Hanji batté il cinque con Isabel continuando a
sorridere.
«Sì, mi dica»
«Sarei
interessato al tuo profilo lavorativo, sei disponibile per un
colloquio?»
«Certo!» La
voce gli si era alzata di un'ottava per l'eccitazione.
«Non sei
Isabel vero?» Chiese preoccupato Levi, si
schiarì la voce prima
di replicare con urgenza. «No sono Eren Jaeger»
«Non
tollererò altri episodi simili, domani alle 9 nel mio
ufficio»
Si
mise composto sulla sedia come se avesse appena ricevuto una
strigliata. «Certo signore! Non la deluderò, a
domani!»
«Sarà
meglio, a domani»
Quando la
telefonata terminò rimase bloccato con il telefono a
mezz'aria per
alcuni momenti prima di tornare a respirare normalmente.
«Tu chi sei
veramente?» Chiese mentre il cuore gli batteva furioso nel
petto e
sentiva un piacevole calore salirgli al viso, la psicologa si
spostò
una ciocca dietro l'orecchio mangiando soddisfatta la pizza.
«Un
fenomeno»
Era solo per
lavoro, però forse avrebbe avuto modo di iniziare a
sistemare la
faccenda.
E nei panni di
Eren Jaeger tutto gli era più semplice.
Bene bene bene, e alla fine la verità è venuta fuori forse nel peggiore dei modi, Levi è troppo orgoglioso e severo per lasciar correre ed Eren per contro, è troppo coscienzioso -forse un po' Ooc, però è molto preso dalla situazione e da Levi-. Il povero ragazzo si è reso conto dello stato emotivo di Levi e ha preferito non infierire sul momento.
Però tutto è bene quel che finisce bene e ad Eren viene comunque data la possibilità di lavorare per il bel capo...
Kiki, mi dispiace moltissimo disattendere le tue aspettative, ma non poteva essere così facile, cerca di capire, mi piace tenere sempre un po' di plausibilità.
Ve la immaginavate così la scoperta? Come capitolo è stato difficile da scrivere e non ne sono pienamente soddisfatta, poteva venire meglio.
E ora manca solo l'epilogo. Di nuovo il rating è foriero di spoiler e la cosa mi indispettisce moltissimo! Anyway bisogna metterlo e vi lascio col dubbio di ciò che accadrà.
Il capitolo l'ho pubblicato in nottata così da rispettare il sabato e non farvi attendere tutto il giorno. Sigh* sono a lavoro tutto il giorno e sappiate che sono più curiosa di voi nel sapere come prendete gli avvenimenti di questo capitolo!
La pubblicazione dell'epilogo avverrà dalla Spagna :D, ho provveduto a far fare gli straordinari alla beta per poterlo pubblicare comunque *^*.
Bene e detto ciò penso che dovrei mettermi a lavorare sul bagaglio, forse.
A Sabato prossimo! ^^ o forse prima, who knows...
Ylpeys