Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Ylpeis    24/03/2018    4 recensioni
[CrossDressing][Isabel&Eren!Twins][Ereri]
Isabel ed Eren, gemelli fin troppo simili per la sfortuna di Eren che si ritroverà coinvolto nelle oscure macchinazioni della sorella bisognosa di giorni di ferie extra.
Dal capitolo:
Quando uscì la fulminò. «Non dire una parola diversa da Caraibi»
La vide portarsi le mani al viso e squittire eccitata battendo le mani per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo vicino all'anta-specchio del grande armadio.
Anche se non voleva ammetterlo erano uguali. «E adesso lezione di Make-up!»
A cosa aveva acconsentito di partecipare!? «Isa-» Provò a supplicarla ma lei aveva già afferrato pennelli, trucchi e chissà-che altro. Deglutì mentre il terrore si faceva strada dentro di sé.
Sarebbe stata una settimana molto lunga!
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Farlan Church, Hanji Zoe, Isabel Magnolia, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
B86005_E8_6_EA4_4_DB7_9073_747_BF69_B11_C2_min
6_how_to_unmask_the_twin

Finalmente era arrivato all'ultimo giorno di quella settimana a dir poco sfiancante, gli bastava arrivare illeso alle 4 di quel pomeriggio per poter archiviare per sempre dalla sua vita tacchi, jeans skinny e cosmetici vari. Sarebbe tornato a essere Eren Jaeger in tutta la sua virilità. -Se ancora ne possedeva ovvio-
Nel complesso sarebbe potuta andare meglio, ma anche tremendamente peggio, per cui non si lamentava del risultato finale.
Un po' gli dispiaceva per Isabel che doveva rientrare e gestire alcune situazioni spinose però se l'era cercata. Lui aveva assecondato un suo capriccio e nulla di più.

La mattinata era passata tranquilla senza particolari problemi, era venerdì dopotutto e il più del lavoro era stato fatto nei giorni precedenti.
Allungò il collo per guardare la porta chiusa dell'ufficio di Levi, da quando era rientrato dalla pausa pranzo non era più uscito da lì.
Dal giorno precedente -della discussione con Farlan- i due si erano rivolti poco o nulla la parola a dir la verità.
Quanto potevano essere stupidi gli uomini? Ah già, anche lui era così a volte.

«Sunshine! Allora lunedì ci presenterai il tuo fratellone?»
Il viso di Hanji spuntò allegro e gioviale come al solito. «Eeeh già, spero proprio di sì»
«Non abbatterti! Si sistemerà tutto! Sono amici da sempre non penso che una cosa così li dividerà»
«Jaeger?» Sussultò, quella voce gli faceva sempre venire il batticuore.
«Sì?»
Levi si era fermato vicino a lui ed Hanji. «Tuo fratello si chiama Eren?»
Avvampò, perché stava chiedendo informazioni su di lui? «Sì»
«È laureato giusto?»
«Fresco fresco di master in economia internazionale, perché?» Provò a chiedere.
«Niente niente» Levi liquidò la questione con un cenno della mano tornando nel suo ufficio.
«La cosa si fa interessante» Gli occhi della castana brillarono oltre le lenti mentre seguiva la figura del capo. «A dopo!»

Guardò l'orologio, erano ormai le tre di pomeriggio.
Erano assenti anche alcuni colleghi, fra malattia, ferie e chissà quale riunione a cui li aveva mandati Levi.
Mancava solo un'ora e se ne sarebbe andato e non avrebbe più incrociato Grumpy tutti i giorni.

Fu mentre aveva la testa persa fra quei pensieri che il suo cellulare si illuminò mostrandogli una chiamata in entrata, lo afferrò curioso.
Numero sconosciuto.
Cazzo e adesso!? Stava aspettando alcune chiamate da parte dell'università, i suoi professori gli avevano detto che avrebbero proposto il suo nominativo a delle possibili aziende.
Afferrò il telefono camminando a grandi falcate verso il bagno femminile.
«Eren Jaeger, chi parla?» Doveva correre il rischio o avrebbe rischiato di perdere delle occasioni importanti. Il cuore gli batteva a mille sia per la curiosità che per la paura di essere scoperto. Fortuna voleva che l'unica ragazza presente in quel momento in ufficio fosse Hanji, Petra era una di quelle colleghe impegnate per qualche commissione e si sarebbe diretta a casa subito dopo averle concluse.
«Sono il signor Ackerman della Sina and Roze s.r.l., la chiamo in merito alla candidatura che ci è stata sottoposta dalla sua scuola»
Ecco quelle domande di alcuni momenti prima, deglutì.
La voce, l'attenzione di Levi era completamente su di lui, l'aveva cercato. Anche se solo per motivi lavorativi ora la sua attenzione era rivolta a lui.

Stava parlando con Levi come Eren Jaeger.
Avrebbe avuto modo di conoscerlo di persona?!
«Sì, mi dica pure» Fu tutto ciò che riuscì ad articolare per l'emozione che gli attanagliava lo stomaco.
Dio se era stupido! Non si era emozionato tanto neanche quando era in attesa della risposta alla sua dichiarazione a Jean durante gli anni del liceo.
La voce di Levi era dannatamente bassa e profonda e gli entrava direttamente nel timpano.
Sentì uno strano movimento, Hanji doveva aver domandato qualcosa al capo; la telefonata continuò e gli fece alcune domande sulla sua laurea e sulle esperienze lavorative.
Sentì la porta del bagno aprirsi, non si disturbò a girarsi, doveva essere Hanji.
«Jaeger?» Si voltò di scatto quando sentì un cellulare cadere a terra.
Non era Hanji.

87_CFBD9_B_9_AE9_40_B2_8543_B3_C58_EFFA32_A_min_iloveimg_resized

Gli era appena arrivata la mail con i candidati che gli aveva proposto l'università di Economia.
Sarebbe stato un lavoro che spettava alle segretarie ma voleva contattarli lui personalmente.
Era la solita lista anonima corredata con i file di presentazione degli studenti.
Li sfogliò uno a uno, erano tutti interessanti, ma uno catturò la sua attenzione e decise di fare una piccola indagine.

Come volevasi dimostrare era corretto, Eren Jaeger era il famoso fratello di Isabel.
Aprì il fascicolo più per curiosità personale, il profilo era molto buono e decisamente interessante, diplomato in lingue e laureato in economia con successivo master in economia internazionale.
Preferiva non avere parenti in azienda, aveva paura per possibili discussioni che potevano nascere, però per quel profilo professionale avrebbe potuto fare un'eccezione, dopotutto avrebbero lavorato in due uffici ben distinti.
Compose il numero usando il suo cellulare.
Dovette attendere alcuni momenti, odiava aspettare, tamburellò seccato le dita sulla scrivania quando notò un movimento strano.
Forse era troppo sospettoso ma era sicuro che non appena aveva composto il numero, Isabel fosse andata via dalla sua postazione in fretta.

«Eren Jaeger, chi parla?» C'era un po' di affanno nella voce.
«Sono il signor Ackerman della Sina and Roze s.r.l., la chiamo in merito alla candidatura che ci è stata sottoposta dalla sua scuola» Si presentò, ed era certo di averlo sentito trattenere il respiro dall'altra parte, faceva questo effetto anche al telefono?
La postazione di Isabel restava vuota, si alzò. Doveva controllare una cosa.
Magari era un caso, ma non ci credeva più tanto ormai.

«Bah semplice, sono il suo gemello che l'ha sostituita per un'emergenza in un atto di estrema complicità fraterna» Quelle parole gli tornarono in mente.
Scherzando si può dire tutto, anche la verità. Gli tornò in mente anche quell'aforisma che aveva letto per caso su una bustina di zucchero giusto quella mattina.
«Sì, mi dica pure».
Proseguì cercando di sembrare interessato al suo profilo studentesco e fece le solite domande di rito mentre una strana sensazione prendeva possesso delle sue viscere.
La conferma a quello che era solo un dubbio fu il vano tentativo di Hanji di fermarlo.
Era davanti alla porta del bagno femminile, dall'altra parte si sentiva bofonchiare qualcosa.
Aprì la porta lentamente, Eren stava ancora rispondendo alla sua ultima domanda e le parole articolate dalla voce maschile erano esattamente quelle che stavano uscendo dalla bocca della ragazza che ora gli dava le spalle.

Scherzando si può dire tutto, anche la verità.

«Jaeger?»
Vide la rossa voltarsi verso di lui al suono della sua voce, il telefono gli scivolò dalle mani cadendo a terra.
«Posso spiegare» Fu tutto ciò che gli disse l'altro-?.
«Direi che è proprio il caso, nel mio ufficio, ORA»
Non sapeva bene descrivere le sensazioni che lo accompagnarono nel tragitto che lo separava da esso.
Era arrabbiato, e tanto anche: una sua fidata dipendente aveva osato macchinare tutta quella stronzata e ancora doveva scoprire il reale motivo e pregava per lei che fosse dannatamente serio!
Aveva condiviso chissà quanto tempo lavorativo con un perfetto estraneo!
Si sentiva tradito! Prima da lei, poi da lui e infine dai suoi sentimenti, perché era certo che -almeno nell'ultima settimana- si fosse rapportato a quello che in realtà era qualcun altro.
Non era arrabbiato, era furente!
Anche se... per qualche assurdo motivo... si sentiva sollevato.
Non era pazzo, c'era davvero qualcosa che non andava in Isabel e il suo sesto senso non aveva fallito, l'unica cosa che gli restava da capire era quella strana infatuazione che aveva sperimentato.
Ma non era il momento di perdersi in congetture.

Si sedette alla scrivania quando Isabel varcò la soglia dell'ufficio prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.
«E così tu sei...» Decise di optare per un approccio diretto e augurò al giovane di essere sincero.
Scherzando si può dire tutto, anche la verità. Ripensandoci, quel ragazzo lo era già stato sincero.
«Eren Jaeger» Il ragazzo aveva lo sguardo deciso e risoluto, ecco il reale proprietario di quell'espressione che l'aveva incantato nell'ultimo periodo.
«Isabel dov'è?»
«Al matrimonio di una sua amica» Faceva senso vedere quella voce maschile uscire dal corpo della ragazza, voleva distogliere lo sguardo, ma quegli occhi troppo espressivi non glielo permettevano.
«Perché non ha chiesto le ferie?»
«Mi ha detto di averne già abusato» Sì, ne aveva chieste un po' ma poteva provarci e si sarebbero accordati; non era un tipo che capiva il senso di quelle ricorrenze ma sapeva che di norma erano eventi importanti.
Sospirò, cosa doveva fare in una situazione simile?

Guardò nuovamente il ragazzo di fronte a sé, andavano presi dei provvedimenti anche se il ricordo di quel pranzo ribaltava la situazione; in parte anche lui era in errore in quanto aveva frainteso il senso di quella confessione scambiandola per una battuta senza senso.
Come poteva punire il coraggio e la sincerità che aveva dimostrato?
Era solo in parte colpa del ragazzo che si trovava di fronte a lui; la reale tessitrice di quel piano era la sua dipendente Isabel.
«Poteva chiedere» Ringhiò, la rabbia riprendeva a montargli dentro, era arrabbiato prima con se stesso e poi con quella coppia di scapestrati.
La rabbia verso se stesso era causata dalla sua disattenzione, gli elementi c'erano tutti e lui li aveva presi sotto gamba; non poteva scaricare la responsabilità di tutto sugli Jaeger; invece la rabbia era per quelle sensazioni smosse da un perfetto sconosciuto e che lui non aveva saputo controllare. 
Infine era irritato perché nonostante tutto aveva voglia di conoscerlo.
Si prese un momento per osservare il reale oggetto del suo interesse, un leggero mal di testa gli stava annebbiando i pensieri, aveva decisamente bisogno di una vacanza dopo tutto quel casino.

La voce maschile un po' arrochita di Eren richiamò la sua attenzione. «Tipico di Isabel, testarda e cocciuta» Esalò passandosi una mano tra le ciocche rossicce. «E io stupido ad averla assecondata, mi dispiace di averle procurato tanto disturbo».
«Allora non sei davvero microdotato cerebralmente» Commentò sarcastico. «Però capirai che devo prendere provvedimenti, per quanto sia un'abile lavoratrice quello che ha fatto è inammissibile»
Eren spalancò gli occhi, boccheggiò appena prima di articolare un perentorio «Non licenziarla» concludendo il tutto mordendosi le labbra.
Quella frase così diretta lo indispettì, aveva davvero avuto il coraggio di dargli un ordine?! «Prego?»
E come quel pranzo che avevano condiviso lo vide cercare di riprendersi tra i denti l'uscita fuori luogo. «Mi scusi, è vero-» Mugugnò mangiandosi le parole.
Quello doveva essere un suo tratto distintivo, buttarsi a capofitto sempre e comunque senza pensare alle conseguenze, l'aveva notato in diverse occasioni, ma in quel frangente non aveva più importanza.
«Direi che hai fatto abbastanza per oggi, puoi andare a casa, comunicherò io con Isabel, personalmente. Addio»

Non voleva che finisse così, però non gli aveva dato altra scelta, un perfetto sconosciuto l'aveva raggirato a quel modo e pretendeva pure di dirgli come affrontare quella situazione!? E poi, c'era un modo giusto per affrontarla?
L'espressione sul viso di Eren era indecifrabile, era colma di -delusione? Davvero si immaginava che si sarebbe concluso tutto con una risata e una pacca sulla spalla!?
Abbassò lo sguardo sui documenti sforzandosi di interrompere il contatto visivo, ma l'ombra del suo interlocutore non accennava a spostarsi. «Ha bisogno di qualcosa?»
Se ne stava lì in piedi, sentiva lo sguardo puntorio del ragazzo su di sè e per un paio di volte aveva boccheggiato qualcosa senza mai professare nulla di sensato. «No, con permesso, addio»
Il rumore dei tacchi si fece sempre più distante e quando rialzò gli occhi non c'era più nessuno.

Mollò quei documenti che aveva finto di guardare solo per non rischiare di dire cose di cui si sarebbe pentito, rilassò la schiena contro la poltrona prendendosi il viso tra le mani.
Perché cazzo è tutto così difficile?! Che problema ho!?”
«Perché ti ostini a volerti cucire un ruolo»
«Scheiße» Non si era reso conto che quello che doveva essere solo un pensiero gli era uscito dalle labbra e, come da copione, le orecchie di Hanji erano sempre attente a tutto. «Cosa vuoi?»
«Potevi essere più morbido con lui, ha cercato di essere sincero e lo sai»
Come avrebbe dovuto immaginare anche la quattrocchi sapeva. «Perché non mi hai detto nulla?»
Cercò di inchiodarla con gli occhi più taglienti di cui era capace ma ottenne solo di farla sbuffare.
«Perché è stato un esperimento interessante, ma così non mi dai modo di proseguire nelle ricerche! Sei cattivo Grumpy!»
Era la prima volta che la vedeva uscire dal suo ufficio di sua spontanea volontà senza doverle urlare dietro qualcosa, era molto singolare come comportamento ma decise di ignorarla; anche lei era complice ed era meglio che gli stesse lontana per il momento.
Preferiva rimanere solo con i suoi pensieri.
Era spaccato in due, si sentiva tradito però una piccola parte di sé era grata a quel giovane sconosciuto per la pseudo dichiarazione che gli aveva fatto.

«Non sarà mica un sorriso quello!» Spalancò gli occhi sentendo quella voce inopportuna: quand'era tornata la quattrocchi!?
«Cazzo vuoi»
Lei alzò le spalle, una leggera smorfia sul viso. «Ero venuta a dirti che Occhioni belli se ne è appena andato»
Ignorò la spiacevole sensazione che gli attanagliò le viscere e annuì convinto. «Bene»

87_CFBD9_B_9_AE9_40_B2_8543_B3_C58_EFFA32_A_min_iloveimg_resized

Rientrò a casa si spogliò buttando i panni qua e là nell'appartamento, non poteva finire in nessun altro modo possibile e la colpa era solo ed unicamente sua e della sua maledetta lingua.
Quando si guardò allo specchio si riconobbe finalmente e definitivamente nel riflesso.
Era triste e dispiaciuto per come era andata a finire, era più che legittimo che il capoufficio non volesse avere nulla a che fare con lui, però l'aver ammesso a voce alta la verità anche solo per scherzo gli rendeva più sopportabile tutta la faccenda, ora più che mai era certo fosse stata la cosa giusta da fare e sperava vivamente che anche l'altro avesse apprezzato lo sforzo che aveva fatto.
Ripensò al breve scambio vernale: in qualche modo aveva avuto il suo colloquio privato con Levi e l'idea che i suoi occhi, le sue parole, la sua attenzione fossero solo per lui e non sul travestimento che stava indossando l'aveva emozionato.
Quegli occhi grigi erano puntati dritti nei suoi in un contatto molto più intimo di qualunque altro.
Era felice di aver avuto a che fare con quell'uomo anche se per poco, non gli importava più della sua ricompensa, non gli importava più di niente. Desiderava solo trovare un modo per sanare la delusione che aveva causato a quell'uomo così particolare.

Sentì le chiavi girare nella toppa e la squillante voce di sua sorella invadere nuovamente quelle quattro mura. «Fratellone!!»
«...Isa» Non riuscì a nascondere la propria tristezza e l'espressione allarmata della rossa gli diede la conferma che aveva capito il problema.
«No»
Sospirò sedendosi sul divano. «Mi dispiace, è colpa mia»
Isabel sospirò mettendosi al suo fianco sospirando. «No è mia... sono io che ti ho coinvolto»
«Ne è valsa la pena almeno?» 
Isabel sorrise contenta. «Sasha me l'ha lasciato da tanto che mi stava bene!»
Gli scompigliò i capelli con la mano, aveva anche lui una buona notizia. «Bene, perché ti servirà, giovedì hai un appuntamento»
«Come? Non mi dirai con-» Il cipiglio preoccupato lo fece sorridere.
«Con Farlan»
Gli occhi della gemella si spalancarono e si portò le mani alla bocca. «Oddio oddio oddio devo chiamare Sasha» Gli si aggrappò al collo stampandogli un bacio sulla guancia. «Grazie!»
Ricambiò l'abbraccio felice di aver fatto almeno una cosa giusta.
«E uhm Levi?»
«Ha detto che ti chiamerà lui, non so che provvedimenti prenderà» Si alzò per andarsi a chiudere in camera. «Ti ha preso molto?» Il tono della sorella era triste.
«Forse» Disse sospirando e andandosene.

87_CFBD9_B_9_AE9_40_B2_8543_B3_C58_EFFA32_A_min_iloveimg_resized

Il weekend passò piatto, Isabel aveva provveduto a ritingergli i capelli e grazie al cielo era tutto tornato nella norma, il capo si era fatto sentire come promesso ordinando a Isabel di andare in ufficio il lunedì per discutere della sua situazione.
Levi aveva deciso di sospenderla per una settimana e di allungarle il periodo di prova per altri sei mesi, rimase stupito dalla magnanimità dimostrata come anche Isabel.
Lui, invece, non era stato neanche tenuto in considerazione e aveva iniziato a spedire a destra e a manca il suo curriculum.
Il pensiero continuava ad andare a quell'uomo che l'aveva conquistato.

La settimana di sospensione passò e il lunedì seguente Isabel tornò a lavoro, alla sera Eren ricevette una visita inaspettata.
«Sunshine mi ha detto che eri un po' giù di corda ma non credevo ridotto così» Hanji era sulla soglia di casa e Isabel le era subito dietro reggendo dei cartoni della pizza.
Ignorò il commento invitandola ad entrare, sapeva benissimo di essere ridotto a uno straccio, non dormiva bene da un po' e quando rientrava in casa dopo il solito giro mattutino per cercare un lavoro si buttava addosso la tuta da casa e non si muoveva più. Si detestava sia per come stava reagendo a quell'infatuazione e sia per aver perso quell'occasione. Lui voleva un'occasione con Levi!

«Volete fidarvi di me o no?!» Li ammonì una volta che si sedettero al tavolo per cenare.
«Ancora non ci credo che non mi ha licenziata» Il sorriso era tornato in sede fissa sul viso di Isabel. «Oh è vero… Levi ha detto che devo ringraziare la tua sincerità»
Il solo sentirne il nome ridestò la sua attenzione facendogli alzare il viso sulla sorella, lo sguardo che gli riservò gli fece capire che si aspettava quella reazione da parte sua; Levi aveva parlato di lui? Quella consapevolezza gli scaldò il petto.
«Levi apprezza molto la sincerità» Spiegò Hanji. «Sei riuscito a capirlo dopo poche interazioni, io per arrivarci ho dovuto studiarlo per diverso tempo» Squittì eccitata «E non ti dirò che ha passato la mattinata a spiare Isabel e che ogni volta lo vedevo tornare nello studio sempre più imbronciato»
Tutte quelle scoperte l'avevano destabilizzato. «Non mi stupirei se ti contattasse, a puro scopo lavorativo ovvio no?» Concluse con un occhiolino e in quel momento il telefono squillò.

«Pronto?» Non poteva essere...
«Sono il signor Ackerman, Eren Jaeger?» Quando sentì quel nome trattenne il fiato, Hanji batté il cinque con Isabel continuando a sorridere.
«Sì, mi dica»
«Sarei interessato al tuo profilo lavorativo, sei disponibile per un colloquio?»
«Certo!» La voce gli si era alzata di un'ottava per l'eccitazione.
«Non sei Isabel vero?» Chiese preoccupato Levi, si schiarì la voce prima di replicare con urgenza. «No sono Eren Jaeger»
«Non tollererò altri episodi simili, domani alle 9 nel mio ufficio»
Si mise composto sulla sedia come se avesse appena ricevuto una strigliata. «Certo signore! Non la deluderò, a domani!»
«Sarà meglio, a domani»
Quando la telefonata terminò rimase bloccato con il telefono a mezz'aria per alcuni momenti prima di tornare a respirare normalmente.
«Tu chi sei veramente?» Chiese mentre il cuore gli batteva furioso nel petto e sentiva un piacevole calore salirgli al viso, la psicologa si spostò una ciocca dietro l'orecchio mangiando soddisfatta la pizza. «Un fenomeno»
Era solo per lavoro, però forse avrebbe avuto modo di iniziare a sistemare la faccenda.
E nei panni di Eren Jaeger tutto gli era più semplice.






6592_FCD1_22_E0_4259_86_C9_107_F361_C47_AA

Bene bene bene, e alla fine la verità è venuta fuori forse nel peggiore dei modi, Levi è troppo orgoglioso e severo per lasciar correre ed Eren per contro, è troppo coscienzioso -forse un po' Ooc, però è molto preso dalla situazione e da Levi-. Il povero ragazzo si è reso conto dello stato emotivo di Levi e ha preferito non infierire sul momento.
Però tutto è bene quel che finisce bene e ad Eren viene comunque data la possibilità di lavorare per il bel capo...
Kiki, mi dispiace moltissimo disattendere le tue aspettative, ma non poteva essere così facile, cerca di capire, mi piace tenere sempre un po' di plausibilità.
Ve la immaginavate così la scoperta? Come capitolo è stato difficile da scrivere e non ne sono pienamente soddisfatta, poteva venire meglio.
E ora manca solo l'epilogo. Di nuovo il rating è foriero di spoiler e la cosa mi indispettisce moltissimo! Anyway bisogna metterlo e vi lascio col dubbio di ciò che accadrà.
Il capitolo l'ho pubblicato in nottata così da rispettare il sabato e non farvi attendere tutto il giorno. Sigh* sono a lavoro tutto il giorno e sappiate che sono più curiosa di voi nel sapere come prendete gli avvenimenti di questo capitolo!
La pubblicazione dell'epilogo avverrà dalla Spagna :D, ho provveduto a far fare gli straordinari alla beta per poterlo pubblicare comunque *^*.
Bene e detto ciò penso che dovrei mettermi a lavorare sul bagaglio, forse.
A Sabato prossimo! ^^ o forse prima, who knows...
Ylpeys
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Ylpeis