Fanfic su artisti musicali > NCT
Ricorda la storia  |      
Autore: T00RU    30/03/2018    1 recensioni
[NCT]
Q: Who would you say is your soulmate in NCT Dream?
Jeno prese il pennarello tra le dita, si sporse leggermente a guardare nella direzione di Renjun, che ora stava ridendo con Mark, una mano appoggiata al braccio del più grande.
Strinse il pennarello con forza, cercando di non far crollare il proprio umore attribuendosi colpe che sicuramente non aveva.
A: Haechan.

//
[jeno x renjun centric]
[3.270 words]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Renjun era… Renjun era arrabbiato.
Parecchio, anche.
Era arrabbiato ma non poteva mostrarlo, non mentre gli passavano davanti le fan che gli parlavano sorridendogli, che gli chiedevano autografi e che gli lasciavano dei piccoli regalini che nel giro di qualche minuto lo staff avrebbe tirato via dal grande tavolo al quale erano seduti.
Quindi, si limitò a sorridere alle ragazze davanti a lui, a fare loro domande, a guardarle negli occhi, perché era questo il tipo di fanservice che gli veniva chiesto di dare loro.
Di tanto in tanto si sporgeva un po’ in avanti, faceva finta di essere interessato a qualcosa che Chenle stava spiegando alle fan, ridacchiava a qualche commento di Jisung, ma portava lo sguardo su Jeno, che sembrava così preso dalla presenza di Donghyuck accanto a lui che era quasi nauseante.
Roteò gli occhi mentre l’altro pizzicava le guance di Donghyuck, sorridendogli e rivolgendo un ulteriore sorriso smagliante alle fan subito dopo. Se solo avesse potuto, avrebbe cancellato dalla propria memoria quelle immagini, il viso sorridente di Jeno nel guardare Donghyuck.
Ugh.
Andò avanti ad autografare album su album, cercando di ignorare completamente la presenza degli altri due come se gli NCT Dream al momento fossero un gruppo formato da sole cinque persone –sì, perché Jaemin ancora faceva parte del gruppo-, quando Mark attirò la sua attenzione picchiettandogli il braccio.
«Injun?» .
Sorrise al nomignolo, si girò verso al più grande.
«Sì, Mark hyung?».
«Sei sicuro di stare bene? Continui a guardare Jeno e non riesci a stare fermo. Vuoi cambiare posto? Posso chiedere a Chenle di-».
Renjun lo interruppe, alzando la mano. «No, no. Sto bene, devo solo andare in bagno» e fortuna che l’uscita era vicino a Jeno, se no sarebbe sembrato abbastanza strano guardare verso di lui con quella scusa.
Mark gli lanciò un’occhiata preoccupata, guardò ancora tra lui e Jeno, prima di tornare a sorridere alla ragazza di fronte a lui e Renjun fece lo stesso.
Jeno avrebbe potuto anche continuare ad avere occhi solo per Donghyuck, non che gli importasse più di tanto.
 
Jeno era deluso, e non per l’ennesima first-win che gli Wanna One si erano beccati.
Okay, forse un po’ anche per quello.
Renjun non faceva altro che lanciargli occhiatacce, quando appoggiava la testa sulla spalla di Donghyuck, quando gli parlava, quando gli sorrideva quasi come se pensasse di passare inosservato; non che Jeno lo facesse per cattiveria, Donghyuck era il più vicino a lui e non riusciva ad interagire con nessun altro, essendo alla fine del tavolo.
Non sapeva quale fosse il suo problema, se si fosse alzato con la luna storta, se gli avesse fatto qualche torto.
Ogni qualvolta decidesse di rivolgergli la parola, anche solo per dirgli una semplice cosa, come “Hey, questa domanda avrebbero dovuto farla a te, non a me”, Renjun faceva cadere il sorriso sul suo volto, guardava dritto davanti a sé e occasionalmente parlava con Mark.
Cos’avevano di tanto importante da dirsi, comunque?
«Jeno-ah» attirò la sua attenzione una ragazza, forse di poco più piccola di lui, sorridendogli.
«Ah, sì?».
«Ti darebbe fastidio rispondere a questa domanda, per favore?» chiese lei, porgendogli timidamente un post-it con su scritta una domanda in inglese.
Fortuna per le lezioni di inglese che Johnny gli aveva dato, o non avrebbe capito nemmeno una virgola.
 
Q: Who would you say is your soulmate in NCT Dream?
 
Jeno prese il pennarello tra le dita, si sporse leggermente a guardare nella direzione di Renjun, che ora stava ridendo con Mark, una mano appoggiata al braccio del più grande.
Strinse il pennarello con forza, cercando di non far crollare il proprio umore attribuendosi colpe che sicuramente non aveva.
 
A: Haechan.
 


Trattare Jeno in quel modo per un paio di attenzioni mancate era un gesto davvero stupido da parte sua, Renjun lo sapeva benissimo, ma per qualche motivo non riusciva a fare a meno di lanciare frecciatine seguite da sorrisi palesemente falsi ai due, nella speranza che cogliessero il messaggio.
«Ah, ho sentito che tu e Haechan farete da MC questa settimana» disse Renjun, così, dal nulla, guadagnandosi un mormorio emozionato da parte delle fan; era già stata rilasciata la notizia, da qualche giorno forse –Renjun non ricordava-, ma la sorpresa delle ragazze era stata comunque grande.
Il resto dei ragazzi rimase in silenzio, non sapendo bene come rispondere e chiaramente non aspettandosi un intervento così, non da Renjun. Dopo un momento di sorpresa, Jeno fece per prendere il microfono per rispondere, ma Donghyuck lo batté sul tempo.
«Esattamente» rispose, un sorriso a trentadue denti si fece strada sul suo viso.  Dalla platea di fan si alzò un coretto di meraviglia, che morì subito dopo, quando Chenle prese il microfono per fare una delle sue solite osservazioni che invece fece ridere il pubblico.
«Chenle hyung… Per favore, no» intervenne Jisung, guadagnandosi degli sguardi divertiti da parte degli altri membri;  Chenle roteò gli occhi e posò il microfono sul tavolo, mugugnando qualcosa che Jisung non fece in tempo a cogliere, ma che sicuramente era una lamentela delle sue.
Renjun e Jeno nemmeno si guardarono per il resto della giornata.
 


Jisung, non appena entrato in camera, si buttò sul suo letto lasciandosi scappare un sospiro di soddisfazione. Si stiracchiò, rimase a guardare il soffitto per qualche secondo, e poi si alzò sui gomiti tenendo lo sguardo fisso su Renjun, che intanto stava mettendo il proprio cellulare in carica; sembrava tranquillo, come se non fosse stato lui ad ignorare durante un fansign ed un’intera giornata quello che aveva anche il coraggio di definire il proprio “migliore amico”.
«Avete litigato?» chiese improvvisamente facendo sussultare il più grande, che si ricompose subito dopo e gli rivolse un sorriso forzato. «Di che parli?».
«Penso lo abbiamo notato tutti che hai deciso senza motivo apparente di ignorare Jeno hyung per tutta la giornata» spiegò Jisung, stando attento a tenere la voce bassa in caso ci fosse qualcuno fuori dalla porta a sentire i loro discorsi; era un po’ un’abitudine di Chenle, origliare senza nemmeno accorgersene.
Renjun si guardò un po’ attorno, poi appoggiò il telefono sul comodino e si alzò in piedi, sorridendo nuovamente. «Sarà stata una vostra impressione, tra me e Jeno non è successo nulla» e così dicendo si avviò verso il bagno, chiudendone la porta a chiave. «Mi faccio la doccia!» urlò. Jisung non rispose.
Invece, uscì dalla stanza e si avviò verso il salotto; Mark e Donghyuck erano seduti sul divano a guardare un film che quasi sicuramente era iniziato un bel po’ di tempo prima del loro ritorno ai dormitori, Chenle era steso sul tappeto a giocare a Candy Crush.
«Siamo nel 2017, chi è che ancora ci gioca?» si lasciò sfuggire Jisung, passandogli accanto e avviandosi verso la cucina; Chenle si limitò ad ignorarlo, rivolgendogli una linguaccia che però l’altro, girato di spalle, non poté vedere.
In cucina, Jeno si stava versando dell’acqua in un bicchiere; gli stava dando le spalle e fischiettava, sicuramente non si era nemmeno accorto della sua presenza.
«Hyung» iniziò Jisung. Jeno sobbalzò e per poco non gli cadde la bottiglia di vetro sul pavimento, ma fu abbastanza agile da riprendersi velocemente ed appoggiarla al bancone della cucina prima di combinare altri disastri. «Tu sei un pazzo, Jisung» sospirò, le spalle che lasciavano andare la tensione e si rilassavano lentamente. Finalmente si girò verso al più giovane, prendendo il bicchiere in mano.
«Che c’è?».
«Perché tu e Renjun hyung avete litigato?» chiese, senza troppo girarci attorno; quella era la domanda, non poteva evitarla in alcun modo.
Jeno per poco non si strozzò con l’acqua.
Iniziò a tossire, appoggiò il bicchiere vicino alla bottiglia e si picchiò il petto con il pugno, tutto sotto allo sguardo indifferente a quello che stava succedendo di Jisung. «Io aspetto la risposta».
«Tu aspetti l-» iniziò Jeno, ma venne interrotto da un altro attacco di tosse prima che potesse finire la frase.
«Tu aspetti la risposta, proprio mentre sto morendo» riuscì a dire, la voce spezzata.
Jisung annuì.
«Comunque, non abbiamo litigato» rispose Jeno subito dopo aver riacquistato la capacità di parlare in modo comprensibile; Jisung roteò gli occhi e si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa.
«Perché fate finta che vada tutto bene? Se me ne sono accorto io, c’è sicuramente qualcosa sotto».
«Non c’è niente, te lo prometto» mentì Jeno, guardando ovunque tranne che Jisung, proprio come aveva fatto Renjun qualche minuto prima; i due stavano iniziando a farlo innervosire.
A Jeno non piaceva mentire, soprattutto non a Jisung, al più piccolo, ma non poteva farlo preoccupare quando nemmeno lui sapeva bene cosa stesse passando per la testa a Renjun. Non poteva e non voleva coinvolgere anche gli altri; avrebbero sicuramente preso la parte di uno o dell’altro e sarebbero arrivati ad una separazione del gruppo, proprio com’era successo quando Mark e Donghyuck avevano litigato qualche mese prima.
In più, Jeno nemmeno sapeva perché avessero “litigato”. Non sapeva se c’era un motivo valido, se era solo un capriccio di Renjun; sapeva solo che quest’ultimo si era svegliato e aveva deciso di ignorare completamente la sua intera esistenza.
Jisung guardò dritto negli occhi il più grande, le labbra ridotte ad una linea sottile. «Okay» concesse poi, alzando le mani in segno di resa. «Okay, vi credo –non li credeva-. Ma vedete di sistemare tutto questo casino il più in fretta possibile, visto che tutti e tre dormiamo nella stessa stanza».
«E quindi?».
«E quindi non mi va di sentirvi litigare».
 


Jeno entrò nella stanza con gli occhi incollati allo schermo del telefono senza nemmeno guardare se ci fosse qualcuno in camera o meno –perché diciamocelo, guardare degli artisti disegnare col caffè era cento volte più interessante di qualsiasi cosa si sarebbe trovato davanti-, e proprio per questo sobbalzò non appena vide Renjun steso sul proprio letto, con il cellulare in mano e le cuffiette nelle orecchie.
Senza dire una parola, ignorò la presenza dell’altro e si avviò verso al suo, di letto. Proprio come aveva fatto Renjun nei suoi confronti per tutto il giorno.
«Sai, potresti almeno salutare se entri in camera» disse Renjun all’improvviso, senza togliersi gli auricolari; non stava ascoltando nulla, Jeno se ne accorse solo in quel momento.
Il biondo alzò lo sguardo lentamente, con fare scocciato. Aveva anche il coraggio di fargli la predica? Proprio lui? «Pure io ci dormo qui, non vedo perché dovrei farlo».
«Hai ragione» Renjun si lasciò sfuggire una risatina di scherno. «Colpa mia» e si alzò in piedi, subito dopo essersi tolto le cuffiette. «Vado in bagno».
Jeno però fu più veloce di lui, e si piazzò davanti alla porta con le braccia incrociate al petto.
«Lasciami passare».
«Non finché non mi spieghi qual è il tuo problema».
«Non c’è nessun problema» rispose Renjun, facendo per spingere il più piccolo. «Fammi passare».
Sfortunatamente per Renjun, Jeno era molto più forte ed entrambi lo sapevano; non si spostò di nemmeno un millimetro, nonostante gli sforzi di Renjun per farlo allontanare dalla porta.
«Non puoi venire a dirmi che non c’è nessun problema, se poi quando sto con Donghyuck ci guardi come se volessi staccarci la testa».
Renjun soffiò una risatina, scuotendo la testa. «Ma di cosa stai parlando?».
«Di oggi al fansign, Renjun. E anche dell’intera giornata, visto che è la prima volta oggi che mi rivolgi la parola senza essere obbligato a farlo».
«Stai facendo un ragionamento tutto tuo».
Jeno lo guardò per qualche secondo, poi scosse la testa e sospirò, spostandosi e lasciando a Renjun lo spazio necessario per entrare in bagno. Non appena la porta fu chiusa si sedette di nuovo sul proprio letto, eliminando la finestra di youtube; ormai la voglia di finire il video gli era sparita completamente.
Dopo qualche secondo di assoluto silenzio nella stanza, la porta del bagno si aprì e ne uscì Renjun, le sopracciglia aggrottate e un’espressione completamente diversa da quella di qualche minuto prima. Stava camminando a grandi passi verso Jeno, l’indice puntato su di lui.
«Comunque non ti dovresti nemmeno azzardare a chiedermi una cosa del genere. “Qual è il tuo problema”? Davvero, Jeno? Hai anche il coraggio di chiedermelo dopo quello che hai fatto oggi? Gli stavi attaccato, non facevate altro che ridacchiare e sorridervi, le fan stavano impazzendo per voi. Ma a me ci hai pensato? Eh?» più andava avanti a parlare più alzava la voce, tanto che sicuramente gli altri li stavano sentendo dal salotto, ma a nessuno dei due al momento sembrava importare. Jeno si alzò in piedi, lasciò finire Renjun che immediatamente rimase in silenzio a guardarlo, il respiro pesante a causa della sfuriata.
«Non capisco cosa ti abbia dato fastidio. L’hai detto tu che non possiamo stare insieme, no? Quando ti ho detto come mi sentivo; mi sembra di ricordarlo benissimo, sei stato proprio tu a dirmi di lasciar perdere tutto, che tanto non saremmo mai stati più di una semplice coppia di amici» Jeno era notevolmente più calmo, nonostante non si fosse aspettato di vedere Renjun sbottare contro di lui così, e questo pian piano fece calmare anche l’altro. «O sbaglio?».
«Comunque…» il più grande si ridusse ad un filo di voce, completamente diverso rispetto alla sfuriata di qualche minuto prima- «Comunque avresti dovuto pensare anche a me».
Lo sguardo di Jeno si addolcì nel vedere Renjun quasi vulnerabile, ma non lo diede a vedere e si ricompose immediatamente, tornando alla sua facciata fredda.
In fondo, Renjun l’aveva trattato quasi come uno straccio per l’intera giornata, e l’aveva anche fatto stare male.
«Renjun, non hai il diritto di incazzarti se passo del tempo con qualcuno che non sei tu. Siamo entrambi liberi di fare ciò che vogliamo».
Silenzio. Poi Renjun schioccò la lingua al palato, senza un motivo ben preciso.
«Hai ragione. Esci un attimo, ho bisogno di stare da solo».
 
Quando Jeno si presentò in salotto tutti lo stavano guardando curiosi, intenti a capire cosa fosse successo per far gridare dalla rabbia Renjun –il più pacato tra di loro- in quel modo.
L’unico che non sembrava troppo scosso o sorpreso era Jisung. Ovviamente.
Il biondo alzò una mano, come per bloccare eventuali domande.
«Ne parliamo un altro giorno, mh?».
 


Renjun non riusciva a prendere sonno. Erano ormai due ore che fissava il soffitto bianco della stanza che condivideva con Jisung –che al momento stava russando- e Jeno -che sembrava essersi addormentato da poco-.
Ancora ripensava alla conversazione di prima.
“L’hai detto tu che non possiamo stare insieme, no?”.
Sì, Renjun l’aveva detto e anche più di una volta; l’aveva detto a Jeno, l’aveva ribadito con alcune fan, aveva anche assicurato a casa che non c’era nessuna relazione tra i due che potesse mettere in pericolo la loro carriera.
L’aveva detto così tante volte che ormai per lui era diventata una frase come un’altra; se qualcuno chiedeva, lui rispondeva senza pensarci troppo.
Solo ora, pensandoci bene, si era reso conto che se veramente fosse stato come aveva detto a tutti, non avrebbe sentito le mani fredde della gelosia stringergli il cuore ogni volta che Jeno sorrideva a Donghyuck e non a lui. Non avrebbe sentito la necessità di urlare dalla frustrazione, così come non avrebbe fatto alcuna scenata a Jeno.
Sospirò sonoramente, per qualche secondo trattenne il respiro per assicurarsi di non aver svegliato nessuno.
Si girò a sinistra e guardò Jisung, che stava dormendo con una gamba a penzoloni giù dal letto e pian piano stava scivolando giù, poi si girò a destra e guardò nella direzione approssimativa in cui si sarebbe dovuto trovare Jeno; era così avvolto tra le coperte che ormai non gli si vedeva più nemmeno la testa.
E poi ritornò a guardare il soffitto.
Avrebbe voluto chiedere scusa a tutti per quello che avevano dovuto sentire, avrebbe voluto chiedere scusa a Jeno e dirgli che aveva ragione, non aveva nessun diritto di mettere su una scenata di gelosia simile, avrebbe voluto vederlo sorridere e capire che andava tutto bene.
Avrebbe voluto chiedere scusa anche a Donghyuck, che non aveva fatto nulla di male nei suoi confronti ma a cui aveva quasi appioppato la colpa di tutto quel casino.
E invece, per i quaranta minuti successivi restò in silenzio, sveglio, a lasciar correre la mente come meglio poteva senza sentirsi troppo oppresso dai sensi di colpa.
Finché, girandosi verso l’orologio sul comodino, si accorse che era notte fonda –essere sveglio alle 3:15 del mattino quando si sarebbe dovuto svegliare alle 6:30 non era esattamente il massimo- e –forse era stata la mancanza di sonno a farlo agire, ancora non lo sa bene- decise di smettere di pensare troppo e di passare ai fatti.
Spostò lentamente la coperta con cui si teneva al caldo ed appoggiò le punte dei piedi nudi sul pavimento freddo; un brivido gli percorse la schiena quando si alzò in piedi e fece qualche passo fino al letto di Jeno. Rimase lì per qualche secondo, quasi rimuginandoci su per essere sicuro che fosse una buona idea, poi scosse la testa e spostò la coperta dell’altro, infilandosi con cautela nel letto accanto a lui.
Trattenne il respiro quando Jeno si girò lentamente sull’altro fianco per guardarlo in viso con i suoi occhi assonnati; era talmente tentato di avvicinarsi a lui e rannicchiarsi contro al suo petto, ma non lo fece e invece rimase a guardarlo senza proferire parola.
Jeno si strofinò gli occhi con il dorso della mano.
«Che ore sono?» chiese, la voce impastata dal sonno; istintivamente intrecciò le proprie gambe con quelle di Renjun, che non fece commenti al riguardo.
«Le tre e un quarto del mattino».
Il biondo spalancò leggermente gli occhi, tanto quanto glielo permetteva la stanchezza. Attirò Renjun verso di sé, contro al proprio petto. «Si può sapere che ci fai sveglio a quest’ora?».
«Stavo pensando» entrambi stavano per metà sussurrando per metà parlando con un tono di voce normale, Jeno ancora non aveva capito del tutto la situazione; Jisung stava dormendo, proprio lì nella stessa stanza, ma ancora non c’era arrivato.
«Alle tre del mattino i metti a pensare? Torna a dormire» e sbadigliò.  
«Ti volevo chiedere scusa» sputò Renjun, così, senza preavviso, e Jeno si fermò a metà sbadiglio. «Scusa?».
«Non dovevo fare quella scenata, è stata una bambinata da parte mia, mi sono reso conto che non ho nessun diritto su di te e tu puoi stare con chi ti pare» disse in fretta il più grande, sussurrando. La sua voce era così bassa che a malapena Jeno riuscì a sentirlo e a capire quello che aveva appena detto; quando finalmente registrò tutte le parole si lasciò sfuggire un sorriso assonnato, roteando gli occhi.
Almeno, era quello che era sembrato a Renjun nel buio della stanza.
Jeno si stiracchiò leggermente, tirando un sospiro subito dopo. «Sei fortunato, se qualcun’altro avesse messo su una cosa del genere, non sarei stato così propenso a perdonare» disse in un sussurro, sorridendo nuovamente nel vedere il viso ora rilassato di Renjun.
Fece per aprire di nuovo bocca per parlare, ma la voce di Jisung catturò l’attenzione di entrambi.
«Siamo tutti felici che voi abbiate chiarito» disse con voce roca. Nessuno dei due lo poteva vedere, ma si sentiva il frusciare delle coperte che venivano spostate. «Ma siete così rumorosi, ah, insopportabili» e si sentirono i suoi passi sul pavimento. Aprì la porta. «Vado a dormire in salotto» e poi la richiuse.
Non appena furono soli, Renjun e Jeno iniziarono a ridacchiare, i visi talmente vicini che ormai i loro respiri si erano mescolati, diventando un tutt’uno.
Sospirarono.
«Buonanotte» disse Jeno, avvicinando a sé Renjun ancora di più e lasciandogli un bacio sulla fronte.
«Quindi è tutto a posto?» chiese Renjun a mezza voce, premuto contro al petto di Jeno.
«Dormi e basta, Injun».

 

Sono viva, barely.
Buonasera! Indovinate chi è tornato dopo mesi e mesi di hiatus per frignare per questi due; esatto, io!
Se devo essere sincera, sono parecchio in ritardo anche adesso, considerando che l'ho scritta qualcosa come sei mesi fa ma,,, meglio tardi che mai, i suppose.
Non saprei been cosa dire su questa os, è ispirata al fansign dei dreamies del 170906, anche se i posti a sedere sono un po' modificati ai fini della storia hehe.
Hhhhhh i miei piccini ma come si fa.
Basta non so che altro dire amo i jejun amo i dreamies mi spacco la schiena per loro.
Soft nct dream hours [OPEN.]
Detto questo, spero che questa piccola os sia stata di vostro gradimento, scusate per eventuali errori!
Alla prossima, 
mar,,


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > NCT / Vai alla pagina dell'autore: T00RU