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Autore: Felicitywolverine    01/04/2018    1 recensioni
E Felicity, fissando Oliver parlare amichevolmente con Roy davanti a sé, felice come non lo vedeva da tempo, si rese conto di non stare mentendo.
Poi, come se una forza superiore, esterna, lo avesse costretto a farlo, Oliver, voltatosi, incrociò il suo sguardo e le fece un lieve sorriso, di cui solo loro due si accorsero. Un sorriso fatto non solo con le labbra, ma anche con gli occhi.
L'inizio di un qualcosa, pensò Felicity, dopotutto Oliver Queen non era così male.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Per l’ultima volta, Thea: non intendo partecipare a nessuna squallidissima uscita a quattro dove sia presente anche tuo fratello-
Erano circa dieci volte che glielo ripeteva, eppure la sua migliore amica non smetteva di tormentarla da quella mattina.
-Non è un’uscita a quattro!- replicò infatti Thea calcando con disgusto l’espressioneuscita a quattro.
-Solo un giro al luna-park con me, Roy e Oliver-
-Guarda caso siamo quattro persone, due ragazze due ragazzi, che escono la sera. Se non è un’uscita a quattro questa…- borbottò Felicity
-E dai, Felicity- la supplicò la mora, -Se verrai, Oliver non farà il terzo incomodo...e io potrò concludere con Roy-
L’amica la fissò con scetticismo, le sopracciglia aggrottate e gli occhi sospettosi.
-Ti veniamo a prendere alle otto e mezza sotto casa tua, sii puntuale e...-
-Ma io non..-
-Sii puntuale e mettiti qualcosa di carino, okay?-
L’espressione di Thea non sembrava quella di una che accetta di essere contraddetta.
Dopo aver indugiato per vari secondi ed essersi insultata con almeno quindici espressioni offensive diverse, infatti, Felicity sospirò. -E va bene-
-Oh, Felicity, Grazie!- trillò la mora abbracciandola
-Grazie, grazie, gra...-
-Sia chiara una cosa, però- l’interruppe l’altra senza staccarsi, primo: mi devi un favore, e per secondo… mi auto-conferisco il potere di dare un ceffone a tuo fratello se fa qualcosa di stupido- Thea ridacchiò divertita, allontanandosi ma mantenendola per le spalle.
-Affare fatto, tranquilla. Ci vediamo stasera allora-
E, senza lasciarle il tempo di farle un cenno, si voltò e corse via.
-Dannati Queen- borbottò Felicity scuotendo la testa


***


La jeep di Roy si fermò davanti una grande casa dalle pareti bianche ed un ampio cortile. Troppo occupato ad osservare quella specie di reggia, Oliver non si accorse di Felicity che saliva sull’auto e, dopo aver salutato Roy e Thea gli si sedeva accanto. Spostò gli occhi su di lei, dapprima sorpreso: nei dieci anni in cui l’aveva “frequentata” a causa dell’amicizia con sua sorella, non l’aveva mai vista con indosso altri indumenti a parte felpe o magliette comode e larghe. Quella sera, invece, indossava un maglioncino verde scuro e dei jeans
-Perché mi fissi?- gli domandò con la fronte aggrottata.
Oliver si riprese subito, mutando la sua espressione stupita in una di sfacciata e falsa arroganza.
-Sicura di voler uscire dal suo castello, Principessa?-
Felicity sospirò, levando gli occhi al cielo.
-Sarà una lunga serata- constatò a bassa voce, in modo che la frase fosse captata unicamente da lei e Oliver.


***


Felicity non odiava Oliver, affatto, nonostante potesse spesso sembrare il contrario. Oliver Queen era quel tipo di persona con cui non dovevi fermarti all’apparenza, che scoprivi giorno dopo giorno. Quello che le faceva rabbia era il non riuscire a capirlo mai completamente. Certe volte era molto gentile con lei, mentre altre avrebbe solamente voluto prenderlo a schiaffi. Da quel punto di vista, Oliver era molto interessante. Felicity pensava questo sin dalle elementari, quando conobbe Thea. Ricordava di averlo fissato molte volte con la coda dell’occhio, affascinata dal velo di mistero che lo avvolgeva. Crescendo, aveva iniziato a sentirsi sempre più a disagio con lui finché l’imbarazzo non divenne talmente tanto da fare in modo che i due parlassero molto poco rispetto alla loro infanzia, e che, quando lo facevano, finissero inesorabilmente per trovarsi in disaccordo. Be’, quella volta, miracolosamente, Felicity era d’accordo con lui.
Thea, avvinghiata al braccio di Roy, aveva appena annunciato che sarebbero andati per conto loro. Roy non aveva detto nulla, si era limitato a sorridere, imbarazzato, pronto a vagare per le mille bancarelle del luna-park con la sua ragazza.
-Che?- esclamò Oliver, incredulo, aggiungendo che se erano usciti in quattro sarebbero dovuti rimanere in quattro.
-Non iniziare a rompere, Ollie- sbuffò Thea a braccia conserte. -Stai iniziando a diventare patetico-
Questo non lo doveva dire, pensò Felicity
Ed aveva ragione: gli occhi di Oliver si illuminarono di una luce cattiva, quella che la confondeva e le impediva di capirlo.
-Speedy non ti azzardare a dirmi mai più una cosa del genere oppure..-
-Oppure cosa?- ringhiò la minore avvicinandosi al fratello.
E poi, accadde tutto in un attimo. Felicity e Roy si scambiarono uno sguardo complice, del tipo “io penso a lei, tu a lui, evitiamo di finire all’ospedale” e scattarono. Roy poggiò una mano sulla spalla della mora, dicendo: -Thea, dai, calmati-
Lei non si oppose, anzi: lo prese per mano, lanciando uno sguardo penetrante al fratello, e si allontanarono.
-Thea!- strepitò Oliver sporgendosi in avanti.
Felicity veloce come un fulmine, lo afferrò per un punto imprecisato del braccio, trascinandolo dalla parte opposta del parco divertimenti. Si fermò dopo qualche secondo e si voltò verso di lui, squadrandolo torva.
-Perché mi guardi in quel modo?- le domandò Oliver
-Perché? Dannazione, solo Dio sa cos’avresti potuto combinare!-
Il ragazzo spostò lo sguardo, la mascella serrata e la fronte aggrottata. -Ormai ha diciasette anni, Oliver. Non è più una bambina..-
-Lasciami-
-Cosa?-
-Il polso- mugugnò Oliver, -sono ore che me lo tieni-
Felicity allora abbassò lo sguardo. Oliver aveva ragione: glielo teneva stretto, come se ne andasse della propria vita.
Lo lasciò di corsa, arrossendo. Il ragazzo accennò un sorriso -Comunque, ora che cosa pensi di fare?-
La bionda aggrottò la fronte.
-In che senso?-
-Andiamo, Felicity, siamo in un luna-park. Qualcosa vorrai pur farlo, no?- spiegò il moro allargando le braccia.
Lei invece le incrociò al petto, gli occhi sospettosi.
-In verità io li odio, i luna-park-
Oliver emise una risata incredula. -Che cosa?-
-Non mi piacciono- mormorò Felicity
-Non ti sai divertire-
-Ho capito dove vuoi andare a parare, sai?-sbottò Felicity avvicinandosi.
-Credi che sia solamente un’asociale che odia il divertimento e preferirebbe tagliarsi le vene ascoltando musica deprimente, non è vero?-
-In verità no, ma non fai altro che dimostrarlo-
I loro occhi si incrociarono per un attimo, ma poi Felicity si voltò e fece per andarsene.
-Felicity?- la chiamò lui, confuso, -Dove vai?-
La bionda si voltò, un sorriso strafottente sul viso.
-A divertirmi- disse



Sono un’idiota, si ripeté Felicity per la decima volta in due minuti. Era solo quello che poteva dirsi, mentre fissava l’energumeno davanti a lei porgerle il finto fucile. Lo afferrò, titubante, fissandolo per vari secondi. L’uomo tossicchiò, facendole chiaramente cenno di sbrigarsi.
Felicity spostò gli occhi su di lui
-Hai capito come funziona, vero?-
Annuì debolmente, sistemando il fucile e guardando le lattine che aveva di fronte e che avrebbe dovuto colpire.
-Dannazione-soffiò quando mancò quella di Coca-Cola che aveva mirato. Provò di nuovo, ma ottenne lo stesso risultato.
-Mancano tre colpi, ragazzina- la informò l’uomo. Serrò la mascella, il respiro di Oliver proprio sul suo collo. Lo sentiva, sapeva perfettamente dove si trovava e al contempo era certa del fatto che non la stesse prendendo in giro.
Non ancora, almeno.
-Puoi riprovare, se vuoi- le disse l'uomo Felicity ne rimase stupita: se perfino quel tipo era gentile con lei, doveva essere messa proprio male.
-No, grazie. Io…-
Lasciò la frase in sospeso. Hanno ragione, pensò, non so proprio divertirmi. Dopo avergli fatto un cenno col capo, si voltò e si allontanò dal banco. -Felicity!- la chiamò Oliver, -Felicity!-
Ma lei non si voltava.
-Che ha la tua ragazza, amico?- gli chiese l’uomo riponendo al suo posto il fucile.
-Non lo so-


Per sua fortuna, Felicity non era arrivata troppo lontano.
-Felicity!- esclamò raggiungendola
-Felicity!- ripeté poi a voce più bassa afferrandola per un braccio, vicino il polso. Lei a quel contatto si voltò di scatto.
-Ridimi in faccia- quasi ringhiò, -so che muori dalla voglia di farlo-
-Che cosa?-
-L’hai visto tu stesso, Oliver. Non sono capace. Non sono come te, Thea e i tuoi amici queste cose non fanno per me-
Incrociò le braccia al petto, senza guardarlo, gli occhi rivolti all’asfalto, intanto che decine di persone le passavano accanto.
-Felicity non ho intenzione di prenderti in giro- sospirò il ragazzo massaggiandosi i capelli scuri.
Felicity alzò di scatto il capo -Davvero?- le uscì dalle labbra, contro la sua volontà.
-Sì- confermò Oliver -davvero. Perché pensi sempre che debba fare qualcosa di sbagliato?-
E Felicity l’aveva capito, percepito, anzi, che quel momento era diverso da tutti gli altri che avessero mai vissuto insieme. Forse lo dedusse dalla sincerità negli occhi di Oliver, forse dalla sensazione improvvisa di freddo.
Fatto sta che, prima che potesse rispondergli qualunque cosa, Thea e Roy erano di nuovo lì con loro. Ed Thea aveva abbracciato suo fratello, sorprendendolo
-Ollie mi dispiace per prima, okay? Ti voglio bene- biascicò sulla sua spalla, la voce impastata e simile a quella di una bambina in cerca di perdono. Oliver sorrise e le cinse le spalle con un braccio. Fissando la sua migliore amica e suo fratello, quella sensazione di freddo diminuì un po’. Poi, prima che diventasse troppo tardi, si incamminarono verso la jeep del maggiore dei quattro. Quando, stranamente, Oliver prese da parte Roy ed iniziarono una conversazione sul football Thea tirò a sé Felicity mettendole affettuosamente un braccio attorno le spalle.
-Grazie, Felicity- mormorò Thea sorridendole
-Non devi scusarti, davvero. Non è stata una brutta serata-
E Felicity, fissando Oliver parlare amichevolmente con Roy davanti a sé, felice come non lo vedeva da tempo, si rese conto di non stare mentendo. Poi, come se una forza superiore, esterna, lo avesse costretto a farlo, Oliver, voltatosi, incrociò il suo sguardo e le fece un lieve sorriso, di cui solo loro due si accorsero. Un sorriso fatto non solo con le labbra, ma anche con gli occhi. L'inizio di un qualcosa, pensò Felicity, dopotutto Oliver Queen non era così male.
   
 
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