Caro
Babbo Natale,
quest’anno
sono stato
bravo. Sì, è vero, ho picchiato gli altri
bambini, ma non l’ho fatto con
cattiveria. Capiscimi, stavano usando violenza contro di me.
Sì, è vero, ho
distrutto la Tv nella sala comune, ma non l’ho fatto apposta.
Non era mia
intenzione staccarci i fili per programmare un computer tutto mio.
Sì, è vero,
ho preteso una stanza tutta per me, ma sai anche tu che sono molto
geloso di me
stesso.
Babbo Natale, tu sai che
tipo sono, quindi dovresti sapere anche cosa voglio.
Una famiglia? No, non ne ho
bisogno, sto bene come sto.
E non voglio nemmeno dei
giocattoli, dei dolci, del tè, dei vestiti, delle scarpe,
niente di niente.
Quello che voglio, Babbo
Natale, è avere una tua risposta, la certezza che esisti
veramente e che non deluderai
mai le aspettative dei bambini come me che ogni anno si impegnano a
fare bella
figura davanti a te.
Sì, è vero, non mi metto a
giocare con gli altri bambini, non mi siedo affianco a loro a pranzo e
non gli
faccio nemmeno copiare le verifiche. Ma non ce l’ho con loro,
sono tipi a posto
e in fondo simpatici. Sono io che ho qualcosa che non va, come mi
dicevano
sempre.
Ecco, Babbo natale,
un’altra cosa che vorrei: sembrare normale per un giorno. E
una spiegazione:
perché non sembro normale?
Perché mia madre e mio
padre litigavano sempre per me, rinfacciandosi a vicenda che la colpa
era di
uno o dell’altro della mia esistenza? Perché la
mamma piangeva ogni volta che
mi vedeva guardare la TV? Perché papà non mi ha
mai portato a pesca? Perché
ogni pretesto era buono per lasciarmi solo a casa?
E perché non mi hanno
aiutato quando è arrivato l’uomo nero?
Sì, proprio l’uomo nero, lo sai anche tu
che sai sempre tutto. Quell’uomo nero è entrato in
camera e mi ha preso,
facendo dei giochi bruttissimi con me. Ha distrutto tutti i miei
giocattoli e
diceva ridendo che giocavamo all’infermiera e al dottore, e
diceva che il
coltello serviva come bisturi. Che cos’è un
bisturi? E perché per giocare a
dottore e infermiere mi spogliava?
Babbo Natale, tu che sai
sempre tutto, mi dici perché i miei genitori litigarono
più di prima dopo
quella volta? Non mi chiedevano come stavo, ma pensavano alle cose
prese
dall’uomo nero.
Babbo Natale, io quanto
costo? Anzi, quanto costa una lampada? Se i miei genitori de la
litigavano, allora
doveva essere molto costosa. Io, invece, quanto costo? Quanto un
bambolotto?
Però se vedo le bambine
dell’orfanotrofio vedo che i loro bambolotti li trattano bene
e gli offrono
pure il tè. Perché a me no?
Babbo Natale, più di questo
non posso chiedere. Sono tante domande, ma lo sai che a me piace sapere
molte
cose.
Mittente:
L
Destinatario: Babbo Natale
Il
signor Quillsh Wammy sorrise, cominciando a leggere la lettera.
Nella
sua stanza d’albergo, il ragazzo, appena terminate le sue
incombenze, mescolò
il caffè, sedendosi in una strana maniera sulla comoda
poltrona. Sorseggiò un
po’ finchè la porta non si aprì.
-Ho
comprato quello che ti serviva, Ryuzaki-
-Grazie,
Watari. Ora lasciami solo, per favore-
Nella
sua stanza d’albergo, il signore sospirò,
pulendosi gli occhiali. Non ebbe il
tempo di riposare poiché venne mandato per altre faccende.
Nella
sua stanza d’albergo, l’anziano signore, al
ritorno, trovò una lettera sudicia
e chiusa male.
Mittente:
L
Destinatario: Babbo Natale
era da
molto che non
ricevevi più mie lettere, vero? Per la precisione da 14
anni. Ora ne ho 24,
sono cresciuto, cambiato forse in minima parte, grazie a te e alla casa
che mi
hai offerto. Grazie a te non ho paura dell’uomo nero e grazie
a te ho imparato
tante cose. Ho anche imparato a godermi le piccole cose, come il
caffè, l’odore
dei cornetti, l’alba. Tu ti lamenti sempre che dovrei
dormire, ma come faccio a
dormire quando durante la notte le stelle risplendono, durante il
giorno
splende il sole, come faccio a godermi l’arcobaleno dopo un
temporale, a
godermi l’aurora, a godermi il vento, il movimento, come
faccio a godermi tutte
le volte che entri silenziosamente in camera per portarmi dei dolci?
Babbo Natale, nell’ultima
lettera ti chiedevo di avere la certezza che esistevi, e per fortuna
non mi hai
deluso. Non mi hai deluso, Babbo Natale, e di questo ti ringrazio.
Non ho bisogno di una mamma
e di un papà, non più. ho già te,
Babbo.
La cosa bella poi è che
anche crescendo non ho smesso di crederti, Babbo Natale.
Grazie, Babbo Natale, ora
ho capito tante cose e ad apprezzarle.
-Giusto,
è scomparso!-
Un
pulsante, davanti a lui, veniva premuto. L’anziano signore si
accasciava a
terra, esalando l’ultimo respiro, o meglio,
l’ultima lettera, stringendo forte
a sé una lettera che aveva ricevuto quello stesso giorno,
senza francobollo e
firmata da un bambino a cui teneva particolarmente. Una lettera che si
portò
fino al Polo Nord, fino al suo piccolo Paradiso di felicità.
Cancellazione
dei dati, ecco cosa aveva premuto.
La
prova che Babbo Natale non avrebbe più potuto leggere le sue
lettere.
La
voglia di piangere c’era, ma se lo avesse fatto…
Babbo natale sarebbe rimasto
deluso. Lui era sempre stato forte, e sicuramente babbo Natale lo
osservava
anche in quella circostanza, in un modo o nell’altro.
E
poi, era ottimista.
-Ascoltate,
il dio della mor…- fu impeccertibile
–Ugh…-
Un
cucchiaino che cadeva a terra. Una faccia che rideva. Un mormorio, un
suo
pensiero. Di essere stato bravo anche allora.
E
di seguire Babbo Natale.
vedrai
che diventerò
qualcuno, così sarai ancora più fiero di me. Devo
sdebitarmi, mi hai dato una
casa, dopotutto.