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Autore: Novelist Nemesi    02/07/2009    3 recensioni
Una one shot. Non ho proprio idee in questo periodo e volevo spezzare con questo nuovo pazzo esperimento, sperando che gradiate. Vi auguro buona lettura, sempre la vostra Nemesi.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Babbo Natale,

quest’anno sono stato bravo. Sì, è vero, ho picchiato gli altri bambini, ma non l’ho fatto con cattiveria. Capiscimi, stavano usando violenza contro di me. Sì, è vero, ho distrutto la Tv nella sala comune, ma non l’ho fatto apposta. Non era mia intenzione staccarci i fili per programmare un computer tutto mio. Sì, è vero, ho preteso una stanza tutta per me, ma sai anche tu che sono molto geloso di me stesso.
Babbo Natale, tu sai che tipo sono, quindi dovresti sapere anche cosa voglio.
Una famiglia? No, non ne ho bisogno, sto bene come sto.
E non voglio nemmeno dei giocattoli, dei dolci, del tè, dei vestiti, delle scarpe, niente di niente.
Quello che voglio, Babbo Natale, è avere una tua risposta, la certezza che esisti veramente e che non deluderai mai le aspettative dei bambini come me che ogni anno si impegnano a fare bella figura davanti a te.
Sì, è vero, non mi metto a giocare con gli altri bambini, non mi siedo affianco a loro a pranzo e non gli faccio nemmeno copiare le verifiche. Ma non ce l’ho con loro, sono tipi a posto e in fondo simpatici. Sono io che ho qualcosa che non va, come mi dicevano sempre.
Ecco, Babbo natale, un’altra cosa che vorrei: sembrare normale per un giorno. E una spiegazione: perché non sembro normale?
Perché mia madre e mio padre litigavano sempre per me, rinfacciandosi a vicenda che la colpa era di uno o dell’altro della mia esistenza? Perché la mamma piangeva ogni volta che mi vedeva guardare la TV? Perché papà non mi ha mai portato a pesca? Perché ogni pretesto era buono per lasciarmi solo a casa?
E perché non mi hanno aiutato quando è arrivato l’uomo nero? Sì, proprio l’uomo nero, lo sai anche tu che sai sempre tutto. Quell’uomo nero è entrato in camera e mi ha preso, facendo dei giochi bruttissimi con me. Ha distrutto tutti i miei giocattoli e diceva ridendo che giocavamo all’infermiera e al dottore, e diceva che il coltello serviva come bisturi. Che cos’è un bisturi? E perché per giocare a dottore e infermiere mi spogliava?
Babbo Natale, tu che sai sempre tutto, mi dici perché i miei genitori litigarono più di prima dopo quella volta? Non mi chiedevano come stavo, ma pensavano alle cose prese dall’uomo nero.
Babbo Natale, io quanto costo? Anzi, quanto costa una lampada? Se i miei genitori de la litigavano, allora doveva essere molto costosa. Io, invece, quanto costo? Quanto un bambolotto?
Però se vedo le bambine dell’orfanotrofio vedo che i loro bambolotti li trattano bene e gli offrono pure il tè. Perché a me no?
Babbo Natale, più di questo non posso chiedere. Sono tante domande, ma lo sai che a me piace sapere molte cose.

Nel suo ufficio, l’anziano signore, appena rientrato, sospirò, sedendosi davanti a una cioccolata calda. Cominciò a mettere a posto diverse scartoffie, quando risaltò all’occhio una lettera abbastanza sudicia e chiusa maluccio.
Mittente: L
Destinatario: Babbo Natale

Il signor Quillsh Wammy sorrise, cominciando a leggere la lettera.
 

Nella sua stanza d’albergo, il ragazzo, appena terminate le sue incombenze, mescolò il caffè, sedendosi in una strana maniera sulla comoda poltrona. Sorseggiò un po’ finchè la porta non si aprì.
-Ho comprato quello che ti serviva, Ryuzaki-
-Grazie, Watari. Ora lasciami solo, per favore-
Nella sua stanza d’albergo, il signore sospirò, pulendosi gli occhiali. Non ebbe il tempo di riposare poiché venne mandato per altre faccende.
Nella sua stanza d’albergo, l’anziano signore, al ritorno, trovò una lettera sudicia e chiusa male.

Mittente: L
Destinatario: Babbo Natale

Caro Babbo Natale,

era da molto che non ricevevi più mie lettere, vero? Per la precisione da 14 anni. Ora ne ho 24, sono cresciuto, cambiato forse in minima parte, grazie a te e alla casa che mi hai offerto. Grazie a te non ho paura dell’uomo nero e grazie a te ho imparato tante cose. Ho anche imparato a godermi le piccole cose, come il caffè, l’odore dei cornetti, l’alba. Tu ti lamenti sempre che dovrei dormire, ma come faccio a dormire quando durante la notte le stelle risplendono, durante il giorno splende il sole, come faccio a godermi l’arcobaleno dopo un temporale, a godermi l’aurora, a godermi il vento, il movimento, come faccio a godermi tutte le volte che entri silenziosamente in camera per portarmi dei dolci?
Babbo Natale, nell’ultima lettera ti chiedevo di avere la certezza che esistevi, e per fortuna non mi hai deluso. Non mi hai deluso, Babbo Natale, e di questo ti ringrazio.
Non ho bisogno di una mamma e di un papà, non più. ho già te, Babbo.
La cosa bella poi è che anche crescendo non ho smesso di crederti, Babbo Natale.
Grazie, Babbo Natale, ora ho capito tante cose e ad apprezzarle.

Una lacrima sfuggì a Babbo Natale.

-Che fine ha fatto il dio della morte?!-
-Giusto, è scomparso!-
Un pulsante, davanti a lui, veniva premuto. L’anziano signore si accasciava a terra, esalando l’ultimo respiro, o meglio, l’ultima lettera, stringendo forte a sé una lettera che aveva ricevuto quello stesso giorno, senza francobollo e firmata da un bambino a cui teneva particolarmente. Una lettera che si portò fino al Polo Nord, fino al suo piccolo Paradiso di felicità.
Cancellazione dei dati, ecco cosa aveva premuto.
La prova che Babbo Natale non avrebbe più potuto leggere le sue lettere.
La voglia di piangere c’era, ma se lo avesse fatto… Babbo natale sarebbe rimasto deluso. Lui era sempre stato forte, e sicuramente babbo Natale lo osservava anche in quella circostanza, in un modo o nell’altro.
E poi, era ottimista.
-Ascoltate, il dio della mor…- fu impeccertibile –Ugh…-
Un cucchiaino che cadeva a terra. Una faccia che rideva. Un mormorio, un suo pensiero. Di essere stato bravo anche allora.
E di seguire Babbo Natale.

Caro Babbo Natale,

vedrai che diventerò qualcuno, così sarai ancora più fiero di me. Devo sdebitarmi, mi hai dato una casa, dopotutto.

  
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