" Clelia, muoviti dobbiamo prepararci per la festa, ricordi?" É il mio gemello Tullio, che mi strilla nelle orecchie di prima mattina, come osa quel troglodita. Io sono, o meglio ero la Caput Mundi, perņ da quando vivo insieme a Romano e Feliciano sono felice, ho il mio ruolo e pochi lo mettono in discussione, eccetto quel Decelebrato chic di Milano, sempre attento all'ultima moda, certo ha anche lui la sua arte, ma io ne ho di pił, alla faccia sua. Penso a mio padre Ascanio, Latium Vetus e a mia madre Gaia, Sabina e a quando passeggiavo sul Tevere, il mio Tevere insieme a loro, con Tullio e Augustus. Rivedo le lezioni di ornitomanzia con Porsenna e Veio, io che guido I miei eserciti per il mondo, e I miei poeti che mi regalano I loro capolavori, Virgilio, Ovidio, Orazio e molti altri, tutti mi hanno lasciato. Sento un moto di tristezza al pensiero di Hannibal, con cui avevo condiviso parte di me, č stato un errore da parte sua sfidarmi. Augustus, gią proprio lui, che non vedo dal 476, lui che dopo avermi resa grande e importante grazie ai miei amati imperatori, mi ha lasciato con I miei piccoli Francis, Antonio, Feli e Romano insieme alle Regioni italiane sotto I colpi dei barbari, di Costantino e di Ariovisto, quello sporco traditore. " Come sei assorta, cara, non avevi quell'espressione da quando č morto il nostro caro Seneca, cosa ti turba?"
É la voce sicura di mio fratello, cosģ dolce e al tempo stesso duro, a riportarmi alla realtį. Le regioni e le province stanno venendo da noi e forse ci saranno anche le altre capitali Europee, magari anche Catherine ( Ue) "
Stavo solo pensando al passato, Tullio, del resto questo č il 2771 anno dalla nostra nascita, ma ora dobbiamo preparare per il pranzo, ci pensiamo dopo."