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Autore: Ghillyam    22/04/2018    3 recensioni
La storia è ambientata in momenti imprecisati della settima stagione ed è una sorta di What if?/Missing moment che si basa su alcune battute pronunciate nel corso delle varie puntate in riferimento a Roni.
[Dal testo]
La giovane non le lasciò il tempo di ribattere perché afferrò la borsa e se andò, lasciandola del tutto spaesata, ma continuò a pensarci per tutta la sera.
Il giorno dopo, Roni acquistò la sua prima mazza da baseball promettendosi che nessuno avrebbe più fatto lo stronzo nel suo bar; quel giorno, Roni scoprì di aver difeso Ivy Belfrey.
[StepQueen]
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Ivy Belfrey/Drizella Tremaine, Regina Mills
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Bondage
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Di mazze da baseball, manette e tatuaggi
 
 
 
«Forse non avrò i miei poteri qui, ma ho una mazza da baseball che porta a termine il lavoro esattamente come le mie sfere di fuoco.»
 
 
Era stata una serata folle quella in cui Roni aveva deciso che, sì, era assolutamente il caso di comprare una mazza da baseball.
Il locale era gremito di gente e se fosse stato per i drink a metà prezzo o per la loro qualità non avrebbe saputo dirlo, ma era l’inaugurazione del bar – la seconda, e questa volta non c’era il nome di Kelly a far compagnia al suo sull’insegna – e l’alcool scontato era quasi un dovere. Così come i pervertiti che si divertivano ad allungare le mani.
Non era mai stato un problema gestire una clientela troppo espansiva – se fosse esistito un manuale d’istruzioni per chi avesse deciso di aprire un bar, la prima regola avrebbe insegnato come farlo – ma solo quando gli animi si erano scaldati ormai da qualche ora e la musica iniziava a non sentirsi più per gli schiamazzi, Roni si rese conto di quanto fosse stata fondamentale la presenza di Kelly in più di un’occasione.
«Tu mi guardi le spalle e io guardo le tue.» e insieme erano sempre riuscite a vigilare anche su quelle delle altre clienti, dopotutto quattro occhi erano meglio di due.
Era una brunetta quella seduta al bancone, tanti soldi e una passione per Prada a giudicare da giacca e borsa – non era sicura del perché sapesse distinguere una marca costosa da un’altra, ma l’aveva sempre considerato un talento innato –, e dal modo in cui le sue spalle erano incurvate poté affermare con assoluta certezza che anche se la tequila fosse stata a prezzo pieno si sarebbe trovata lì comunque.
Non fece in tempo ad avvicinarsi che un energumeno con meno neuroni che capelli si sedette su uno sgabello accanto al suo e inopportunamente l’attirò a sé, prendendo a far scorrere le sue mani sulle cosce lasciate scoperte dalla gonna nera.
Roni aveva assistito ad abbastanza scene del genere per sapere che quelle attenzioni non erano affatto gradite e, se anche così non fosse stato, il moto di fastidio che le fece aggrovigliare lo stomaco l’avrebbe indotta ad agire ugualmente. Lasciati i clienti che aveva finito di servire, con nonchalance accelerò il passo verso il bancone, su cui si allungò per poter posare il vassoio dal lato opposto; che per farlo fosse stato necessario frapporsi fra i due era assolutamente un dettaglio irrilevante.
L’energumeno – barba scura, naso da pugile e fiato pesante – la squadrò con fare omicida per alcuni istanti prima di rivolgerle un ghigno provocatorio.
«Sarei passato anche da te, non c’era bisogno di tanta fretta.»
Istintivamente Roni posò una mano sul braccio della ragazza, un po’ per rassicurarla un po’ per accertarsi che stesse bene, poi mise tutta la fermezza di cui era capace nelle sue parole «Esci subito dal mio bar.»
Per un attimo temette che lui stesse per schiaffeggiarla, ma quello successivo l’uomo si alzò e imprecando uscì dal locale. La barista non si era nemmeno accorta di aver trattenuto il fiato.
«Grazie.»
La giovane non le lasciò il tempo di ribattere perché afferrò la borsa e se andò, lasciandola del tutto spaesata, ma continuò a pensarci per tutta la sera.
Il giorno dopo, Roni acquistò la sua prima mazza da baseball promettendosi che nessuno avrebbe più fatto lo stronzo nel suo bar; quel giorno, Roni scoprì di aver difeso Ivy Belfrey.
 
 
«Non ho alcuna intenzione di sapere perché Roni avesse quelle manette.»
 
 
Non riuscì a capire perché avesse scelto proprio la cucina fino a quando non la sentì aprire il frigorifero e, poco dopo, la sua lingua leccare la panna con cui l’aveva cosparsa alla base del collo. Roni inclinò all’indietro la testa, permettendo ad Ivy di appropriarsi di una maggiore porzione di pelle; risalì lungo la mandibola fino al lobo dell’orecchio, che morse leggermente prima di spargere altra panna appena al di sotto. Roni gemette.
«Ops, ne è finita un po’ sulla maglietta. Sarà il caso di toglierla.»
Ivy fece correre le mani lungo i fianchi della barista, sollevando la canotta leopardata. Indugiò sul ventre piatto, accarezzandolo con studiata lentezza per poi risalire fino ai seni pieni; un sorriso le increspò le labbra.
«Niente reggiseno – la ragazza si premette ancor di più contro la sua schiena – Ora sì che devo sbarazzarmene.»
Le proteste di Roni si persero nello strappo che seguì e la maglia finì ai piedi di Ivy.
«Solo perché sono bloccata a questa maledetta credenza-»
Rapida come un gatto, Ivy spruzzò altra crema bianca sulla bocca della donna che un attimo dopo stava baciando con voracità, preoccupandosi minuziosamente di non lasciarne neanche uno sbuffo. Roni tentò di voltarsi ancor più verso di lei, ma le manette che la legavano all’anta della dispensa glielo impedirono e di nuovo gemette, ma di frustrazione.
La più giovane rise contro le sue labbra e scese a baciarla lungo la spalla sinistra e proseguì sulla schiena nuda, dove decise che sarebbe stato il caso di versare nuova panna. Sentì la pelle di Roni contrarsi quando, partendo dal fondoschiena, seguì la linea della spina dorsale per la sua personale opera d’arte e un calore piacevole si diffuse anche nel suo di basso ventre.
Nello stesso momento in cui il suo nome affiorò sulle labbra della barista, Ivy ne sbottonò i jeans e li fece scivolare lungo le sue gambe, che tremarono leggermente. Roni approfittò del momento per far sbilanciare la ragazza e con il piede, libero dai tacchi che invece Ivy portava ancora, la fece sbilanciare in avanti intrecciandolo alla sua caviglia. Ancora più avvinghiate di quanto già non fossero, si baciarono con foga con le dita di Ivy che adesso stringevano – e con ogni probabilità i segni delle unghie vi sarebbero rimasti – le natiche di Roni. Dimostrando la sua maggiore esperienza, la barista inarcò la schiena, e per la sorpresa i denti della più giovane affondarono nel suo labbro inferiore – una punta di sangue andò a mischiarsi col rossetto alla fragola di Ivy* –, facendo scontrare i suoi glutei con il bacino della ragazza.
«Credevo che queste – la giovane tirò leggermente la catenella delle manette provocando così un piccolo graffio sul polso di Roni, ma lei non sembrò farci caso – Significassero che il comando è mio.»
La mora rispose con uno sbuffo divertito, ma non privo di una certa dose di eccitazione e disse «Tesoro, è fuori questione che lasci a te tutto il divertimento. Avresti dovuto immaginarlo: è stata una mia idea.»
 
 
«Sembra che abbia rimosso un tatuaggio. Che c’è? A quanto pare sotto il Sortilegio ho preso delle pessime decisioni.»
 
 
Il telefono di Roni prese a squillare e le note di una vecchia canzone ruppero il silenzio armonioso della camera da letto.
Ivy sbadigliò sonoramente, mentre la vibrazione del cellulare la ridestava dal sonno piacevole nel quale era caduta; Roni, invece, non sembrava intenzionata ad aprire gli occhi. Ci pensò lei a controllare chi la stesse chiamando e un brivido la percorse nel vedere che si trattava di Henry: le ultime notti erano state fantastiche e, seppur per poco, si era dimenticata del fatto che ad aver permesso tutto quello fosse stato il Sortilegio Oscuro. Un accenno di mal di testa iniziò a farle pulsare le tempie, ma si impose di ignorarlo e per farlo si concentrò sul testo della canzone che Regina… Roni aveva scelto come suoneria. Non l’aveva mai sentita prima, ma di certo doveva essere qualcosa di molto anni ’90; del resto era così che si era immaginata l’alter ego dell’ex sovrana della Foresta Incantata. Curioso come ne fosse rimasta affascinata, talmente tanto dal desistere dalla sua idea di risvegliarla.
«A meno che tu non voglia metterti a cantare, puoi spegnere quell’affare?»
Il borbottio infastidito della barista la ridestò dai suoi pensieri e subito riattaccò. Ivy si chinò su di lei per farle riprendere definitivamente conoscenza con un bacio veloce. Roni si mise a sedere contro la testata del letto, stiracchiandosi con piacere.
«Che canzone era?»
«Mm? Oh, Too late for love dei Def Leppard*. In effetti, credo di aver esagerato con quella canzone.»
«Che vuoi dire?»
Roni soppesò per un attimo la domanda poi, invece di rispondere, sfilò la gamba destra da sotto le lenzuola e indicò la frase che era tatuata tra stinco e polpaccio: The Queen of the dream stands before them all.
Ivy non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Era davvero riuscita nell’impresa di far fare un tatuaggio alla Regina Cattiva, era così assurdo da faticare a crederci.
Si ammutolì solo nel vedere il suo sguardo omicida.
«Scusa.»
«Prendimi pure in giro, ma sappi che sembrava la scelta giusta in quel momento.»
«No, no, in effetti direi che è appropriato.» rise la ragazza. Sapeva che non avrebbe dovuto, era solo un’altra cosa di cui avrebbe dovuto rendere conto quando il Sortilegio sarebbe stato spezzato.
Se il Sortilegio verrà spezzato. Se, Genoveffa si rimproverò.
Seppur impercettibile, Roni notò il cambiamento nell’umore di Ivy e, visto che ormai peggio di così non avrebbe potuto umiliarsi, optò per una soluzione rapida e indolore per non perdere l’atmosfera serena da domenica mattina.
«London boys are staring
as the girls go hand in hand
With a pocket full of innocence,
their entrance is grand» canticchiò, cominciando dalla prima strofa che le era venuta in mente. Chiuse gli occhi e corrugò leggermente la fronte nel tentativo di imitare un vero cantante; tentativo non troppo riuscito, ma dal gusto impagabile.
Sapeva che in futuro se ne sarebbe potuta pentire, ma in quel momento le bastò la nuova risata di Ivy per convincersi che quella fosse la cosa giusta da fare*.
 
 
 
*Ogni riferimento al rossetto di Ivy in Strawberry Flavor è puramente casuale, eheheh
*Non ho alcuna idea di chi siano i Def Leppard, ma Roni parla di loro quando fa menzione del fantomatico tatuaggio
*Immagino abbiate riconosciuto tutti una delle frasi clou della prima stagione
 
NdA: eh niente, se parte la ship parte la ship.
In realtà non riesco a spiegarmi come nel tentativo di scrivere una VoodooQueen mi sia uscita un’altra StepQueen, ma al cuor non si comanda e devo dire che mi sono divertita parecchio a scrivere questa roba. Ho avuto la mia rivincita sul leopardato – esatto, la canotta strappata non era un caso – e, non so voi, ma Regina che canta, in qualsiasi versione sia, è una cosa troppo asgjfhdasjh.
Okay, smetto di tormentarvi e spero che tutto questo non vi abbia fatto troppo schifo. Baci!
   
 
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