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Autore: infinitylenia8    23/04/2018    0 recensioni
- Qualcuno le ha dato il permesso di entrare? – Nicole si voltò di scatto verso quella voce. Una voce calma, autoritaria, profonda riecheggiò nell’aula.
Una donna, mora, era appoggiata alla parete. Le braccia incrociate, la testa inclinata nella sua direzione. Nicole incontrò il suo sguardo, si sentì studiata.
Nicole, studente di medicina, sportiva e appassionata di musica... si trasferisce a Sorrento, nel grande albergo di famiglia.
Qui incontra lei, professoressa di medicina all'università di Napoli. Alessia Gherardi, l'incubo di ogni studente.
(CAPITOLI IN COSTANTE REVISIONE - IL SIGNIFICATO DELLA STORIA NON VERRA' ALTERATO)
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Running to infinity… ∞

 
 
 
  Correre. Correndo si sentiva libera. Falcata dopo falcata, costeggiava il mare, sotto infinite distese dalle sfumature rosse. Avanzava, accompagnata dal costante ritmo delle onde. Impetuose forze che si infrangevano, scontrandosi contro gli scogli. Attorno, il rumore bianco dell’acqua si confondeva nel grido del vento. Nell’aria, le ultime foglie di ottobre danzavano cadendo. Inspirò profondamente per poi, discendere sul sentiero roccioso. Lentamente risalì e poi ancora, aprì le braccia al cielo, lasciandosi cadere. Un volo ampio. Un tonfo.
  Brevi istanti, un’eternità. Riemerse. Intorno, l’immensità. Il suo sguardo vagava al di là della linea dell’orizzonte, dove il mare si confonde con il cielo. I suoi occhi, profondi abissi, specchi dell’oceano. Dispersa in quell’universo, nello spazio e nel tempo, verso l’infinito ed oltre…
  Una luce. Debole, la guida verso il faro di quella notte senza stelle.
 
  Rimbalzando sul vetro della finestra, i primi raggi del sole attraversarono la persiana socchiusa. Nicole riemerse dal mondo dei sogni.
  Aprì gli occhi, richiudendoli subito dopo. Lentamente, realizzò di essere tornata nel mondo reale... Le sette? ...Le sette?! Accidenti! LE SETTE!!! E lei era nell’unico luogo, dove non doveva essere. Il letto! Avrebbe voluto fermare il tempo! Tornare indietro di almeno un’ora. Un’ora… Un’ora era il tempo che aveva per essere in tutt’altro posto! Perché non avevano ancora aperto le stazioni di teletrasporto!!! Un’ora, sessanta minuti… Ciò significava che fra tremilaseicento secondi il suo futuro aveva inizio! L’incontro ravvicinato col suo primo giorno, il primo di una serie di lun-ghi giorni! E lei, come al solito era in arciritardissimo… e non poteva neanche permettersi di pensare, non ve ne era il tempo.
  Doccia al volo, jeans, cintura… Cintura? …dov’era la cintura? Perché non era sulla sedia… Ah, eccola a terra… e il calzino? Dove era finito adesso il calzino?! Questa sì che era una vera e propria congiura. I suoi vestiti avevano deciso di vendicarsi proprio quella mattina. Sfrattati dall’armadio e trasferiti su una sedia… Okey, okey… ALT! Le vendette un’altra volta, in un altro tempo, in un altro luogo…. Oh, eccolo! Sotto il letto, che sbadata! Come aveva potuto non pensarci… chissà mai come c’era finito poi, per quale strana diavoleria… Ebbene. Dunque, torniamo al dunque. Maglietta bianca e le care, vecchie comode sneakers del medesimo colore. Uno sguardo veloce allo specchio: Ciuffo ribelle tendente sulla destra, niente occhiaie… “Perfetto, accettabile!” Poteva farcela… doveva solo uscire da Sorrento ed attraversare mezza Napoli…
 - Buongiorno Alfred!
 - Oh, buongiorno a lei signorina! – Uno spostamento d’aria, quasi colpì l’uomo. - Ma… Oggi non dovrebbe essere a…
  - Esattamente Alfred, ottima osservazione! – Quasi rotolò giù dalla grande scalinata, un sorriso si allargò sotto i baffi del vecchio maggiordomo.
  Spense il motore, la radio e il navigatore maledicendo mentalmente la sua scelta riguardo al trasporto. Si ripromise di prendere il treno per l’indomani. Percorse in fretta un lungo viale alberato, arrivando all’ingresso dell’edificio per poi, bloccarsi. Si fermò un attimo perplessa davanti alle indicazioni. L’imponente facciata della facoltà di medicina la osservava minacciosa dall’alto, si invitò ad entrare. Evitò di scontrarsi un andirivieni di individui. Una marea di zombi mascherarti da studenti che vagavano di continuo in ogni direzione.
  Aula 108. Finalmente. Rimase qualche istante a fissare la porta chiusa. Okey, Nicole… Coraggio! Sono solo le 8,30… il che significa che sei in ritardo di solo mezz’ora… mal che vada, la lezione sarà appena iniziata…
  Bussò, una, due volte ed attese. Non ricevendo alcuna riposta dedusse che il professore non fosse ancora presente… Tirò un sospiro di sollievo, abbassò la maniglia e varcò la soglia della sua prima ora di medicina.
  Fu subito circondata da vastità di gente dall’aria alienata che, incuriosita, scrutò in silenzio il suo ingresso felpato.
  - Qualcuno le ha dato il permesso di entrare? – Nicole si voltò di scatto verso quella voce. Una voce calma, autoritaria, profonda riecheggiò nell’aula.
  Una donna, mora, era appoggiata alla parete. Le braccia incrociate, la testa inclinata nella sua direzione. Nicole incontrò il suo sguardo, si sentì studiata.
  - Salve, scusi il ritardo… - iniziò Nicole, decisamente a disagio. La donna sollevò un sopracciglio arcuandolo. Assottigliò lo sguardo incrociato su quello di Nicole. La ragazza, deglutì asciutto, faticando a sostenerlo. -  Io ecco, ehm… non trovavo… l’aula.
  Silenzio. Nicole si sentì profondamente in imbarazzo. Che pessima scusa, Nicole!
  - Che sia la prima e l’ultima volta che interrompa la lezione. - Le labbra della donna si incurvarono in un sorrisetto impercettibile. Che fosse un sorrisetto divertito? Era del tutto fuori questione. - Nel mio corso non sono ammessi ritardi ingiustificati. – Fece qualche passo in avanti. Pur rimanendo ferma, immobile, Nicole si sentì con le spalle al muro. Quella donna aveva il potere di metterla in estrema soggezione. - La prossima volta, se le permetterò di assistere alla mia lezione, attenderà fuori ed entrerà nella pausa. – Continuava a studiarla, mai come in quel momento Nicole si era sentita sotto pressione. Sotto esame. – Se mai, farò una pausa. – Aggiunse, con calma. -  Queste sono le regole. Spero per voi, di essere stata chiara. Odio dovermi, ripetere. Ed ora, cerchi un posto. Ho già perso fin troppo tempo, con lei.
  Nicole diede uno sguardo veloce attorno, constatando l’ovvio. Si affrettò a prendere posto nel primo banco libero che trovò. Inevitabilmente, davanti alla cattedra.
  - Credo che sia libero… - Sdrammatizzò a bassa voce, alla ragazza accanto.
 - Già lo credo anch’io. – Sorrise la giovane.
  Sentendosi osservata, Nicole lanciò un veloce sguardo e furtivo alla professoressa. Spazientita la mora si stava avvicinando alla cattedra.
 Finalmente seduta, Nicole approfittò per osservare meglio l’insegnante. Era giovane, doveva avere sulla quarantina d’anni, non di più. Nonostante i tacchi che le regalavano qualche bel centimetro, era poco più bassa di lei. Sicuramente senza, non doveva essere molto alta. Nonostante ciò, la relativa altezza, aveva un portamento regale, trasmetteva sicurezza, autorità nei modi e nell’andatura. Elegante in un tailleur scuro con gonna al ginocchio, emanava determinazione e un fascino misterioso. La camicetta chiara, leggermente sbottonata, lasciava intravedere delle forme armoniose, impossibili da nascondere del tutto. Era decisamente una bella donna. Attraente e sensuale, constatò.
  Toccata dal suo sguardo, come ad aver percepito quel lento esame; la donna si voltò verso la nuova arrivata. Appoggiata davanti alla cattedra, adesso era più vicina a Nicole. Decisamente, molto. Troppo, vicina. Le mani lunghe, affusolate. Sollevò la sinistra, infilando le dita fra i capelli per spostarne una ciocca dietro l’orecchio. Prese a giocherellare con l’asta degli occhiali da vista, tenuti appoggiati al petto con un laccetto.
  - Adesso che la vostra compagna, si è accomodata, se non ci sono altri sventurati possiamo riprendere.
  Nicole fu nuovamente catturata da quegli occhi scuri, magnetici. Profondi come abissi. Una luce indecifrabile, illuminava lo sguardo della donna.
  - Sarebbe così gentile, signorina, di onorarci della sua presentazione?
  Nicole si sentì nuovamente inghiottita da un vortice di sensazioni, distolse velocemente lo sguardo, portandolo lontano. Verso l’ampia vetrata alle spalle della donna.
    - Nicole. – aggiunse.
    - Nicole… - La sua voce suonò così roca, perché doveva avere questo dannato effetto su di lei? Non bastava averla già messo in imbarazzo fino ad adesso per quel suo piccolo primo ritardo…
  - Ha anche un cognome, Nicole?
  - Freddy. Nicole Freddy
  - Oh, bene. Allora è di questo pianeta signorina. E da dove viene?
  Purtroppo… ma sulle origini di provenienza ho molti dubbi… - Milano, professoressa.
  - Intendevo, da che scuola.
  - Liceo Scientifico.
  - D’accordo. Sa, sembra debba cavarle fuori le parole di bocca. Può parlare liberamente, non mangio… - sorrise divertita, per la prima volta - soltanto, mordo qualche volta.
  Nicole avampò, avrebbe voluto sprofondare in un ghiacciaio marino mille miglia lontano da lì. Okey, Nicole… Fai un respiro profondo. (Se) immagini Lei tutta nuda, di solito funziona, (solo se) lei sarà in una posizione socialmente inferiore, e quindi te, in una socialmente superiore, non ti imbarazzerai, (uguale) non diventerai rosso peperone… Okey non funziona, sento proprio che non sta funzionando… Sento che potrei esplodere da un momento all’altro. S.O.S.
  Extraterrestre portami-via…
  - Il suo nome non compare nel mio elenco, sicura di non aver sbagliato “classe”, Freddy?
  - Sicura, professoressa. Forse non è aggiornato l’elenco…
  - Sta forse, presupponendo che non stiamo abbastanza efficienti, qui al sud, signorina?
  - No, no… certo che no. – Iniziò a giustificarsi.
  - Si rilassi, Freddy. Stavo solo scherzando – Ma perché quella donna di divertiva a tormentarla. Che gusto sadico ci trovava?
  - Pensavo soltanto che potrebbero non aver ancora aggiornata il registro, professoressa. – rispose a tono Nicole, sottolineando appositamente con estrema lentezza l’ultima parola. Se pensava di continuare a metterla in disagio di fronte a tutta la classe, si sbagliava di grosso.
  - Potrebbe spiegarsi meglio. – La donna girò attorno alla cattedra, sedendosi di fronte a Nicole.
  - Ufficialmente sono iscritta a Milano. Ho richiesto un permesso temporaneo per frequentare le lezioni nelle sedi distaccate. Qui a Napoli, precisamente.
  - Capisco. Anche se trovo, inusuale come scelta. – Commentò, sollevò gli occhiali poggiandoli sul naso e abbassandoli sulla punta. Aggiunse a penna il suo nome, non prima di averle lanciato un’altra occhiata scrutatrice. - Effettivamente noi siamo una sede distaccata dell’università di medicina degli studi di Milano. Si assicuri al più presto che in segreteria è tutto regolarizzato a livello burocratico, riguardo questa sua trasferta.
  - Certamente.
  - Freddy con la ypsilon?
  - Esatto, Freddy con la “y”.
  - Bene. Tornando a noi. Come dicevo ai suoi colleghi di sventura, sono la dottoressa Alessia Gherardi, coordinatrice del corso di medicina specialistica, docente delle lezioni di emergenza-urgenza, nonché vostra tutor di riferimento. – Detto ciò si tolse le lenti da vista, posizionandole nell’apertura della camicetta. Nel farlo, di colpo gli occhiali scivolarono più in basso, slacciando l’ultimo bottone, lasciando così intravedere la linea dell’attaccatura del seno e il pizzo nero del reggiseno. Gesto che non sfuggì a Nicole, che rimase immobile allibita. Il cuore perse un battito, per poi accelerare. - Ottimo. Adesso sì che mi serve un defibrillatore… dottoressa. - Seguendo lo sguardo sconcertato della studente, la Gherardi abbassò il suo, accorgendosi dell’improvvisa scollatura. Imbarazzata, si ricomponendosi in fretta. Puntò uno sguardo accusatorio su Nicole, che trattenne a stento un sorrisetto, mostrando un’aria innocente e disinvolta; come a volersi discolpare. Discolparsi di cosa, poi? Cosa avrebbe dovuto fare, dirle forse “Hey prof, scusi… potrebbe abbottonare un po’ di più la camicetta? Senza offesa eh, non che la visione mi turbi… soltanto potrebbe distrarre qualche persona… ”. D’altro canto, per sua fortuna, la maggior parte degli studenti sembrava non aver colto quella piccola interruzione, con la conseguenza di gesti annessi alla situazione; impegnata com’era, a trascrivere il papiro alla lavagna… (Possibile che tutta quella roba l’avesse spiegata in solo mezz’ora… Mah, doveva sicuramente essere lì incisa da Aristotele o qualche altro filosofo, dalla notte dei tempi…)
  Mentre Nicole naufragava nel caos ingarbugliato dei suoi più assurdi pensieri… La Gherardi nel frattempo, aveva riacquistato compostezza, e riassunto quel suo già inconfondibile ormai, tono autoritario… (Da tipica professoressa “stronza”, per intenderci…) – Un momento di attenzione, prego. – Nicole era attentissima, almeno su questo non vi era alcun dubbio. - Da questo momento la vostra vita, non sarà più quella di ieri. Scordatevi di avere una vita, al di fuori di “questa” vita. Siete ancora in tempo, matricole per fare un passo indietro. Se questo non fa per voi. La porta è quella. Ma se fra le tante facoltà, voi scegliete questa, scegliete di essere dei medici, dei professionisti della salute; voi sarete i diretti responsabili della vita umana, di ogni persona che avrà la sfortuna di incontrarvi. Non avrete tregua. Vi sarà richiesto un costante studio, allenamento in campo e se arriverete alla fine, se e solo se, intravederete quello spiraglio di luce. Quello sarà solo l’inizio. L’inizio di un difficile percorso lungo una vita. Dovrete essere sempre disponibili, preparati, aggiornati. Sensibili, lucidi e freddi al tempo stesso. Professionali, competenti, abili e molto, molto altro… - scansionò ogni aggettivo, separandolo dall’altro con una pausa. - Vi studierò, osserverò ogni vostro atteggiamento verbale e comportamentale e vi starò letteralmente alle costole in reparto. Sentirete la mia presenza addosso, sempre e ovunque.
  - Okey… posso sopportare tutto… turni massacranti… nottate sui libri… esami impossibili… ma non posso farcela con lei… se mi starai così addosso per tutto questo tempo… non penso di resistere…
  - Non azzardatevi a fare qualcosa che non vi compete o di cui non siete a conoscenza. E ricordate, io so sempre tutto miei carissimi studenti sperduti. I miei occhi in questo corso ed in questo ospedale, sono ovunque.
 -  sento che potrei esplodere da un momento all’altro, ritroveranno i miei pezzi in cenere su pianeti di galassie lontane, lontane…  
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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