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Autore: Vega_95    24/04/2018    4 recensioni
Piccola One-shot a tema miraculous. Si svolge subito dopo Glaciator.
Marinette invita a casa sua Alya, Nino e Adrien per una tranquilla serata tra amici, ma non sarà propriamente tranquilla...
***
«Nino, cosa succede a Marinette? » bisbigliò all'orecchio del suo amico guardando la loro compagna con la coda dell'occhio.
«credo che ci sia rimasta male per ieri sera» gli confessò con lo stesso tono basso Nino.
«come mai? » si stupì Adrien, tornando a lanciarle un'occhiata perplessa.
***
Era così testarda..!
Tra Marinette e Ladybug facevano a gara per farlo impazzire, erano campionesse in testardaggine; una non gli dava quasi mai retta, l'altra lo teneva costantemente in ansia per i suoi colpi di testa, come in quel momento, mentre stava in bilico sul ripiano della cucina recuperando boccette e tazze.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo giorno, una nuova avventura, ma le solite quotidiane delusioni.

Neanche quella mattina Adrien vide e poté dare il buongiorno a suo padre, fece colazione in religioso silenzio e non appena ebbe finito Nathalie gli consegnò l'agenda su cui aveva segnato gli impegni della giornata. Annuì pacatamente restituendole il tablet.
Poco dopo salì in macchina diretto a scuola dove trovò Marinette che saliva le scale dell'ingresso; sembrava pensierosa, abbattuta. La salutò , ma lei sembrò ignorarlo, o forse, assorta nei suoi pensieri, non lo vide.

Non ci fece molto caso, Marinette era dolce e carina, ma anche un po' strana e chissà cosa le frullava per la testa quella mattina.

Nino lo raggiunse in classe e pochi minuti dopo anche le loro amiche entrarono dirette al loro posto. Ebbe la conferma che qualcosa non andava quando, incrociato lo sguardo con la sua compagna di classe, lei gli riservò un sorriso tirato, quasi forzato in risposta al suo. Nino doveva sapere qualcosa, perché lui e Alya si rivolsero uno sguardo d'intesa che riguardava Marinette e anche Adrien volle esserne messo al corrente.

«Nino, cosa succede a Marinette? » bisbigliò all'orecchio del suo amico guardando la loro compagna con la coda dell'occhio. Sguardo basso a metà tra il triste e il rassegnato e un'aria sconfitta.

«credo che ci sia rimasta male per ieri sera» gli confessò con lo stesso tono basso Nino.

«come mai? » si stupì Adrien, tornando a lanciarle un'occhiata perplessa.

«beh, tu non sei potuto venire...» cominciò Nino cercando di fargli intuire il seguito con gli occhi, ma il suo amico parve non afferrare l'allusione. Non collegava il morale a terra di quella mattina di Marinette al fatto che lui non fosse uscito a prendere il gelato con loro la sera precedente.

Non poteva non ricordarsi di cos'era successo, infondo erano passate ore, non giorni, mentre lui era abbattuto per il mancato appuntamento con Ladybug, scorse Marinette affacciata al balcone della sua stanza e pensò di poter trarre un po' di conforto dalla sua compagnia, scoprendo, però, che anche lei stava passando un brutto momento.

«anche...anche a te hanno spezzato il cuore? » le aveva chiesto.
«sì» aveva risposto semplicemente, con lo sguardo perso nelle stelle che stavano illuminando il cielo della loro città, abbattuta come non l'aveva mai vista prima.
 

Ricordava, però, di essere riuscito a farla sorridere alla fine e quando l'aveva riportata a casa sembrava sentirsi meglio.
Allora perché quello sguardo affranto? Si domandò, mentre, inconsciamente, si era voltato per osservarla, per scorgere in lei qualche indizio, ma l'unica cosa che vide fu il suo palese imbarazzo nel momento in cui si accorse di essere fissata a quel modo da lui.

«tu-tutto bene? » gli chiese con le guance rosse.
«s-sì... scusa» farfugliò a sua volta Adrien, prima di voltarsi, beccato in pieno.
«hai capito? » bisbigliò Nino.

«no, veramente no» ammise con imbarazzo, trovando solo tanta delusione nel sospiro del suo amico che si portò una mano alla fronte.
«sei senza speranze...» sospirò.

Adrien non seppe se sentirsi offeso o meno da quell'affermazione e passò l'intera lezione a domandarsi cosa esattamente stesse succedendo tra i suoi amici, che lui non riusciva a comprendere, qualcosa di ovvio, vista la reazione di Nino e che coinvolgeva Marinette vista l'apprensione di Alya e il suo stato d'animo.

In realtà a Marinette la delusione per quella sera era passata, ma non riusciva a togliersi dalla testa quello che era successo con Chat Noir, i suoi sentimenti, la sua sorpresa, le candele, la rosa e quel bacio. Semplice, innocente, amichevole, ma che le aveva fatto saltare il cuore in gola nel momento in cui le labbra morbide e calde del suo collega si erano posate sulla sua guancia.
I suoi amici, però, non potevano saperlo.
 

Così preso da quei pensieri che Adrien si dimenticò completamente di una cosa molto importante che si era ripromesso di dire ai suoi amici non appena si fossero riuniti tutti insieme.

Durante la pausa, prima che potessero alzarsi, si voltò fulmineo bloccando Marinette, già pronta a sgattaiolare fuori dall'aula, con lo sguardo, costringendo di rimando anche Alya a fermarsi per capire dove volesse andare a parare il loro amico.
«ragazzi» iniziò subito attirando l'attenzione dei tre: «volevo scusarmi per avervi dato buca ieri»
Quelle semplici parole mutarono d'improvviso le espressioni dei suoi amici trasformandole in tre dolci sorrisi, fu come se il velo oscuro che li aveva avvolti quella mattina si fosse sollevato restituendogli i suoi amici.
«non ti preoccupare, capiamo benissimo» sorrise la dolce Marinette tornando a fargli dono di uno dei suoi caldi sorrisi che tanto adorava e che quella mattina gli erano mancati terribilmente.
«ehi ragazzi, usciamo dopo scuola? » chiese Alya, prendendo la palla al balzo per mettere in atto uno dei suoi piani per far avvicinare quei due tontoloni dei suoi amici, ma prima che potessero rispondere Marinette scosse la testa.
«io avrei un impegno, questo pomeriggio» disse, un po' dispiaciuta. Con Adrien e i suoi amici le cose si erano sistemate praticamente da sole, con Chat Noir solo il tempo avrebbe portato chiarimenti, ma c'era un'altra persona rimasta coinvolta dagli avvenimenti della sere precedenti: Andrè. Voleva trovarlo e scusarsi con lui.
«facciamo un altro pomeriggio, allora? »trovò ovvio Adrien, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla sua compagna di classe.

Alla fine la giornata non era stata poi una delusione totale, avevano passato dei bei momenti e sicuramente ce ne sarebbero stati altri. Non si sarebbe lasciato scoraggiare dal rifiuto di Ladybug, il mondo era grande e pieno di piccole gioie quotidiane, come il sorriso dei suoi amici e specialmente il suo, quello della ragazza che quel giorno piovoso gli aveva fatto il dono più grande: la sua amicizia e forse non solo, forse c'era qualcosa di più che aveva fatto emettere quello strano sospiro a Nino e di cui lui era ancora allo scuro.

I giorni passarono e le cose iniziarono a cambiare, tra alti e bassi, lezioni, compiti, impegni e azioni eroiche al fianco di Ladybug.
Alya e Nino non poterono non notare un certo cambiamento nel comportamento dei loro amici, positivo da un lato, ma probabilmente disastroso dall'altro e prima che fosse troppo tardi decisero che era giunto il momento di prendere la situazione in mano, magari in maniera non troppo esplicita.

Avrebbero fatto credere ai loro amici che fosse tutta farina del loro sacco.

***

Adrien stava passando un momento di contraddizione.
Era felice, dopo aver passato una settimana intera a inseguire Nathalie e suo padre proponendo mille accordi, alla fine aveva ottenuto il permesso, forse per la prima volta in vita sua, di poter uscire dopo cena.
Era ansioso perché i suoi amici avevano organizzato una serata a casa di Marinette: film, cuscini, piumoni morbidi, una cioccolata calda e Lei.
Da quando Ladybug l'aveva respinto nelle vesti di Chat Noir confessandogli di avere un altro ragazzo nel cuore, Adrien aveva inconsciamente cominciato a guardarsi intorno finendo per posare lo sguardo proprio su Marinette. A Chat Noir aveva confessato di essere innamorata di un altro ragazzo e per un po', nei giorni a seguire, ebbe il presentimento di essere proprio lui, Adrien.
Tanto per cominciare Nino gli aveva detto che la loro amica c'era rimasta male per la sua assenza quella sera e poi ogni volta che le si avvicinava perdeva completamente il controllo, arrossiva e balbettava. Il problema, però, fu che dopo quella sera le cose iniziarono a cambiare. Più lui si avvicinava e più Marinette sembrava allontanarsi . Balbettava ancora un po' in sua presenza, ma non sembrava più tesa come una corda di violino, al contrario di lui che più cercava di conoscerla e più diventava una fascio di nervi al solo guardarla.
E poi arrivò quell'invito.
Per ovviare alle solite riunioni di videogame e pigiama party tra ragazze, Alya aveva proposto a Marinette di organizzare una serata film e cioccolata, decidendo di invitare anche Adrien e Nino.
Si stupì della tranquillità con cui Marinette gli aveva presentato l'invito e a giudicare dallo sguardo incredulo, la fu anche la sua migliore amica a cui, per un momento, cadde la mascella, mentre la guardava come se quella in realtà non fosse Marinette, ma un'aliena che aveva preso le sue sembianze per mescolarsi tra gli umani.
Ad Adrien venne spontaneo accettare subito, non solo per la cioccolata, i dolci e i suoi amici, ma anche perché avrebbe avuto l'occasione di passare un po' di tempo con lei e fare un po' di chiarezza in se stesso e soprattutto con Marinette.
Dopo la sera della sua delusione, era tornato altre volte a farle visita come Chat Noir, non molte, ma poté comunque godere della sua compagnia e della sua gentilezza e soprattutto dei suoi sorrisi sempre più affettuosi.
Non sapeva che così facendo avrebbe reso tutto ancora più complicato.
E poi di punto in bianco anche Ladybug aveva iniziato a comportarsi in modo strano assecondando alcuni suoi flirt, scherzi, battute...
Era ancora innamorato della sua collega in rosso, forse, ma aveva iniziando anche a vedere Marinette con occhi diversi e poi entrambe avevano cominciato a comportarsi in modo strano: mentre una si avvicinava a Chat Noir, l'altra si allontanava da Adrien.
Ah le ragazze... pensò sfogliando i DVD negli scaffali in cerca del film da portare per la loro serata. Romantico, azione, avventura, horror, animazione...

«se ti mette tanta ansia, perché hai accettato? » lo punzecchiò Plagg.
«scherzi? Per una volta che ho il permesso di uscire?! »rispose allibito Adrien.
«come se non lo facessi anche quando non ce l'hai...» borbottò il kwami continuando a ingozzarsi di formaggio.
«aiutami a scegliere il film, piuttosto...» sbuffò Adrien.

Era davvero indeciso, i suoi amici gli avevano dato carta bianca, ma lui aveva una collezione di film così vasta da avere l'imbarazzo della scelta. Un film romantico avrebbe sicuramente fatto piacere alle ragazze, uno d'azione avrebbe entusiasmato lui e Nino. Gli horror erano i migliori per far cadere le fanciulle tra le proprie braccia, ma a Marinette non avrebbe fatto piacere. Animazione? Thriller? Avventura?
Si stava facendo tardi, così ne buttò alcuni nella borsa e uscì.

Alya e Nino erano davanti a casa di Marinette, lo stavano aspettavano per entrare tutti insieme.
Aprì loro la porta una Marinette tutta trafelata uscita da poco dalla doccia, in tuta e con i capelli raccolti nelle sue solite codine ancora umidi, ma comunque adorabile agli occhi del biondino messo in prima fila come un ariete dai suoi amici, perché potesse essere il primo viso che la loro amica avrebbe visto non appena aperta la porta.
«scusate, sono in un ritardo pazzesco» mormorò invitandoli a entrare e ammettendo di non avere ancora avuto il tempo di preparare la casa per la loro serata, occupata a rassettare ed eliminare ogni traccia di Adrien dalla sua camera.
«tranquilla, abbiamo tutta la notte» rise Alya, accomodandosi con i suoi amici in casa.
Un dolce profumo lo invase nell'esatto momento in cui Adrien varcò la soglia, la casa di Marinette profumava di... Marinette.
Certo che ha il suo odore, è casa sua. Pensò dandosi dello stupido.
Tutte le volte che entrava in quella casa, che fosse come Adrien, che come Chat Noir, un odore diverso lo inebriava e si divertiva a indovinare quale prelibatezza i suoi genitori stessero preparando per inondare le stanze di quei profumi, ma sotto riusciva sempre a trovare lei: la fragranza di Marinette, quell'aroma naturale, così dolce che circondava la ragazza e di cui si beava ogni volta che le era vicino.
Assaporata quella dolce sensazione, posò la borsa vicino al divano insieme a quelle di Alya e Nino.

Mentre i ragazzi si organizzavano per la serata, dividendosi i compiti per sistemare la casa secondo i loro progetti, Plagg sgattaiolò in camera di Marinette dove Tikki lo aspettava per gustare insieme le prelibatezze che aveva messo da parte per quella serata. E sì, c'era anche del gustoso formaggio racimolato con non poca fatica, senza farsi scoprire da Marinette. Avevano molto da raccontarsi e lo fecero davvero volentieri, specialmente per il segreto che condividevano e le turbe mentali dei loro portatori, troppo ciechi per riconoscersi dai piccoli indizi che si lasciavano dietro di giorno in giorno.

«... un amico del padre di Alya fa lo zoologo in giro per il mondo e quando va a trovarli porta sempre questo squisito cioccolato» raccontò Nino ad Adrien, rimasto confuso dall'entusiasmo mostrato dai suoi amici alla vista delle tavolette di cioccolato. Marinette, che le stringeva tra le mani, gliele avvicinò timidamente al naso e, nonostante l'involucro, il profumo puro del cacao invase le narici di Adrien i cui occhi si illuminarono, potendo condividere con loro un po' di quell'entusiasmo, pregustando la prelibatezza che lo attendeva.
«e stasera avremo l'onore di averlo nella famosa cioccolata di Marinette» strizzò l'occhio Alya.
«credevo si facesse con le bustine» si stupì Adrien, zittito immediatamente dall'amica che si sistemò gli occhiali sul naso, come se fosse a conoscenza di un segreto incredibile e che rivelò con molta teatralità: «la cioccolata che viene preparata in questa casa non ha nulla a che vedere con i preparati da supermercato... non hai mai gustato cioccolata calda, finché non provi quella che prepara Marinette»
«è spettacolare, amico» aggiunse Nino.
«eh dai ragazzi, non esagerate» arrossì Marinette, imbarazzata da tanti complimenti.
In effetti era l'unico motivo per cui quei due non avevano dato forfè all'ultimo minuto quella sera.
Dopo che Adrien aveva fatto sapere che sarebbe stato uno di loro, Alya aveva cercato una scusa per sottrarsi insieme al suo ragazzo, in modo da lasciare campo libero ai suoi amici, ma Marinette aveva dato in escandescenza alla sola idea e per un'infinità di motivi: prima di tutto la fiducia dei suoi genitori che le avevano dato il permesso di invitare due o tre amici per quella sera lasciandole casa libera e l'ultima cosa che voleva fare era tradirli facendosi trovare sola con un ragazzo che avevano intravisto a malapena una volta, rischiando di venire fraintesi per un nulla; secondo motivo, non voleva stare sola con Adrien, perché avrebbe finito per combinare solo tanti casini, uno dietro l'altro e infine perché nell'ultimo periodo in lei si stava consumando un dramma interiore che non la faceva dormire la notte, sentiva crescere in lei un interesse insolito nei confronti di un certo ragazzo-gatto che sporadicamente le faceva visita e con cui affrontava pericoli e battaglie ogni giorno per il bene di Parigi e delle persone che amavano. Quest'ultimo non lo espose così esplicitamente all'amica, ma Alya aveva già capito che qualcosa era cambiato da quella sera del suo mancato appuntamento al gelato di André, sperò solo che non avesse rinunciato del tutto, specialmente ora che Adrien sembrava provare ad avvicinarsi.

In ogni caso, Marinette aveva un valido argomento con cui invogliarla e quelle gustose tavolette nere tra le sue mani ne erano una parte.

«allora, direi che mentre Nino ed io sistemiamo di sopra, Marinette prepara la super cioccolata» assegnò i compiti Alya, andando poi a indicare con l'indice il biondino rimasto fuori dal suo elenco: «Adrien, l'aiuti tu?»
«eh... sì» mormorò, preso alla sprovvista e nervoso, non solo all'idea di restare solo con lei, anche se era ciò che voleva in fondo, ma anche perché non aveva la più pallida idea di dove mettere le mani in una cucina.
«Adrien, hai portato il film ,vero? » volle sapere Nino mettendosi in spalla la borsa per portarla di sopra.
«sì... ne ho presi alcuni, non sapevo scegliere» spiegò: « sono nella borsa, prendili pure».
Raccolto tutto, Nino e Alya salirono in camera di Marinette, pronti a trasformare la sua stanza in un accampamento di adolescenti golosi.

«ok...» mormorò Adrien voltandosi verso la padrona di casa già in cucina intenta a lavarsi le mani, preparandosi a cominciare. Deciso a darsi da fare, seguì velocemente il suo esempio affiancandola al lavandino.
«cosa posso fare? » domandò finendo di asciugarsi le dita.
«non preoccuparti» sorrise Marinette che per quella sera si era ripromessa di pensare prima di parlare e formulare frasi di senso compiuto. « io...sola farlo...posso...». Come non detto, le bastò voltarsi trovandolo a pochi centimetri da lei per sentire la lingua impastarsi con il palato eliminando del tutto il suo essere cosciente: « cioè, posso...»
«lo so» rise Adrien, iniziando a sentirsi d'un tratto più rilassato.
Davvero i balbettii di Marinette lo mettevano così tanto a suo agio? Cos'aveva di sbagliato nella testa? Sicuramente tante cose, pensò, ma forse la spiegazione più semplice era che vedere la ragazza agitata in sua presenza gli faceva pensare che lei avesse ancora qualche interesse nei suoi confronti.
«ma mi farebbe piacere aiutarti»

«o-ok» si convinse. Non resisteva agli occhi da gattina di Manon, figurarsi a quelli del ragazzo che in teoria amava ancora alla follia. Prese un profondo respiro, pensando alla ricetta.

«puoi tagliare le tavolette di cioccolato» disse posando uno strofinaccio sulla penisola, mettendoci sopra il tagliere in legno e un coltello ben affilato: « pezzi piccoli, io intanto doso gli altri ingredienti» sorrise andando a prendere un misurino dal cassetto e poi cacao, zucchero e farina dai pensili.
Adrien voleva fare bella figura, non voleva dimostrarsi un damerino che non aveva mai messo piede in cucina, anche se quella era la pura e cruda verità.

Aprì gli involucri delle tavolette lasciandosi sopraffare dal loro aroma dolce e pungente che invase i suoi sensi scivolando dal naso, giù lungo la gola risvegliando le sue papille gustative che si infervorarono non appena l'essenza pura del cioccolato lo sfiorò. Avevano ragione i suoi amici a smaniare per quelle tavolette nere e dovette metterci tutto il suo impegno per non divorarne un pezzo all'istante.
Tornò a concentrarsi, sforzandosi di ignorare quell'acquolina e la presenza di Marinette. Posò la prima tavoletta sul tagliere, afferrò il coltello e...

«NO! »

L'urlo di Marinette fece sobbalzare persino Nino, sul soppalco della stanza di sopra che stava recuperando i cuscini, dando una testata al soffitto per lo spavento.

Non appena la giovane vide Adrien afferrare il coltello preparandosi a tagliare con le stesse movenze di un macellaio intento a sgozzare un povero pollo, il sangue le si gelò nelle vene e cominciò a sudare freddo prevedendo già dita mozzate, sangue, ambulanza, ospedale, serata rovinata, niente più Adrien, niente più carriera nel mondo della moda.... Vedeva già i titoli sui giornali: "Si è tagliato le dita preparando una cioccolata. Adrien Agreste termina così la sua carriera di modello" o ancora: "Adolescente stronca la carriera del promettente modello Adrien Agreste". Non sarebbe mai diventata una stilista e Gabriel Agreste non avrebbe mai più permesso che lei si avvicinasse a suo figlio.

Traumatizzata dai film mentali che le erano corsi davanti agli occhi nell'istante in cui vide quella lama pronta a calare, un urlo le partì istintivamente dal cuore pietrificando il ragazzo che bloccò il coltello a mezz'aria alzando lo sguardo sull'amica impallidita di colpo, protesa verso di lui. Posò lentamente la lama sul bancone cercando di capire nel suo sguardo terrorizzato cosa, esattamente, stesse sbagliando.

«eh... faccio io quello... tu... prendi un misurino di tutto e... mettilo in quella ciotola» si sbrigò a dire Marinette indicando il bancone della cucina e prendendo velocemente il suo posto.
Ad Adrien bastò vedere il modo in cui la ragazza impugnò il coltello e iniziò a sbriciolare il cioccolato per capire che lui, invece, stava sbagliando tutto e che probabilmente gli aveva appena salvato le dita.
Che razza di gatto sarebbe stato senza dita per gli artigli?
Seguendo le istruzioni della 'capo pasticciera', dosò tutti gli ingredienti mischiandoli bene con un cucchiaio di legno e poi lei vi aggiunse le scaglie di cioccolato.

Alya e Nino si erano affacciati solo un momento per accertarsi che quell'urlo non fosse stato il preludio di una catastrofe, tornando poi di sopra a concedersi qualche momento da soli, mentre Adrien e Marinette si godevano il loro.

Mixati gli ingredienti in una polvere omogenea, dosarono la giusta quantità di latte a cui venne unita la polvere. Non restava altro che girare e cuocere.
Marinette bastava per girare la cioccolata e così Adrien si accomodò al bancone godendosi il profumo e le loro chiacchiere. Non voleva essere invadente, ma si fece comunque raccontare dove fossero i genitori di lei, per averle lasciato casa libera. Lei glielo disse senza farsi troppi problemi: erano semplicemente usciti a cena e sarebbero rientrati più tardi, comunque loro avrebbero avuto tutto il piano di sopra a disposizione per guardare il film, chiacchierare, fare qualche gioco di società e abbuffarsi di dolci che aveva già portato di sopra prima del loro arrivo.
«scusa per prima» mormorò poi, con un po' di imbarazzo Marinette continuando a mescolare energicamente il composto sul fuoco.
«ma no, figurati, anzi, dovrei essere io a ringraziarti» ridacchiò di rimando Adrien fissando le sue dieci dita ancora tutte intere e al loro posto grazie a lei.

Un lungo silenzio cadde nella stanza, Marinette era impegnata a mescolare impedendo alla cioccolata di bruciarsi sul fondo del pentolino e formare grumi e Adrien aveva fermato lo sguardo su un punto ben preciso davanti al suo naso, che oscillava ritmicamente da una parte all'altra.
Il pantalone della tuta che indossava la padrona di casa poteva sembrare sciatto ad un primo sguardo, ma sapeva valorizzare quel lato di Marinette che attirò particolarmente l'attenzione del biondino. Osservò attentamente i fianchi della ragazza oscillare a ritmo con il braccio che girava vorticosamente davanti a sé. Per un momento pensò a Ladybug, anche con lei aveva dedicato più di un momento a studiare il suo delizioso lato b modellato perfettamente dalla tutina rossa che lasciava davvero poco spazio all'immaginazione del gattino. Non che quella tuta da casa che fasciava i fianchi di Marinette fosse molto meglio, probabilmente non se n'era accorta, ma era così aderente che fu più che certo di poter vedere la linea degli slip.

Accidenti! Marinette aveva davvero un bel sedere! Pensò avvampando di colpo, sentendo persino la punta delle orecchie andargli a fuoco.

Un po' gli ricordava quello di Ladybug, ma di certo non si sarebbe messo a indagare su quelle somiglianze, non in quel momento.
Guardare con discrezione e non toccare, era la regola di un gentiluomo.
Stava per impazzire e per fortuna Marinette smise di muoversi spegnendo il fuoco e voltandosi verso di lui con un sorriso soddisfatto.

Uff... davanti era ancora meglio...quel sorriso...

«è pronta»

«evviva! » esultò Adrien balzando in piedi, cercando di scacciare quei bollori che lo stavano mandando fuori di testa.
«come ti piace? » gli domandò Marinette, mentre andava a prendere le tazze e alcune spezie dalla dispensa: «scorza d'arancia, menta, zenzero, cannella, semplice...»
«non saprei...» mormorò grattandosi nervosamente la nuca, notando solo in un secondo momento l'amica allungarsi il più possibile per arrivare a prendere le tazze nel ripiano più alto, quello in cui suo padre aveva la pessima abitudine di mettere le cose e dove né Marinette, né sua madre arrivavano, non senza salire sul bancone.
La osservò mentre si toglieva le ciabatte arrampicandosi pericolosamente sul mobile per arrivare alla meta.
«ti posso aiutare? » si offrì avvicinandosi.
«no, no»

Era così testarda..!

Tra Marinette e Ladybug facevano a gara per farlo impazzire, erano campionesse in testardaggine; una non gli dava quasi mai retta, l'altra lo teneva costantemente in ansia per i suoi colpi di testa, come in quel momento, mentre stava in bilico sul ripiano della cucina recuperando boccette e tazze.

«allora, ad Alya piace con una fogliolina di menta, Nino invece adora la scorza d'arancia » elencò, adagiando le tazze una ad una sul ripiano più basso per recuperarle in un secondo momento.
«e a te? » volle sapere Adrien porgendole la mano per aiutarla a scendere. Allungò le braccia prendendola in vita, mentre Marinette si appoggiò alle sue spalle lasciandosi riportare con i piedi a terra.
«a m-me? » farfugliò, ritrovandosi chiusa nell'angolo della cucina, ancora appoggiata al ragazzo biondo che la stringeva in vita attendendo una risposta, come se da essa dipendesse la sua vita.
«ca...ca...callella...cannella» mormorò con qualche farfuglio, osservando di sottecchi Adrien e sentendosi di nuovo in soggezione; era così vicino e sembrava non volersi allontanare, anzi tutto il contrario, più lo guardava negli occhi e più le si avvicinava e il cuore sembrava volesse scoppiarle nel petto. Probabilmente era tutta una sua fantasia, era rimasta imbambolata a fissarlo e si stava sognando le sue labbra sempre più pericolosamente vicine e prima di farsi beccare a fissarlo con la faccia da pesce lesso, pensò fosse meglio tornare alle cose 'importanti'.
«quindi... cosa ti me...metito...titometto...» incespicò di nuovo.
«cannella anche per me» mormorò a un dito dal suo naso, godendosi il profumo di Marinette mischiato a quello della cioccolata che aveva invaso la casa.

«ok...» rispose ricettivamente Marinette trovando una via di fuga da quella situazione imbarazzante. Non se l'era sognato, ma preferì così.

Tra Adrien e Chat Noir, in quel periodo, si stavano comportando in maniera veramente strana nei suoi confronti; già immaginava duelli e lotte all'ultimo sangue per contendersi la sua mano.

E come al solito Marinette volava con la fantasia, pensò divertita mentre versava il caldo e fumante liquido denso nelle tazze aromatizzandolo per ognuno dei suoi amici.
 

Era tutto pronto, tutti e quattro in pigiama con le loro cioccolate fumanti aromatizzate e ricoperte da una nuvola di bianchi marshmallow, avvolti nei morbidi e caldi piumoni e con un film che aspettava solo di essere avviato.
La cioccolata era deliziosa, non aveva mai assaggiato nulla di simile prima e cannella e marshmallow davano quel tocco in più che mandò in estasi il palato di Adrien facendogli godere ogni piccolo assaggio. Avrebbe tanto voluto farne gustare un po' a Plagg, chissà che magari si sarebbe convertito ai dolci al posto di quel puzzolente formaggio che lo costringeva a portarsi dietro.

Alla fine, per essere una serata film, nessuno vi prestò particolare attenzione. Passarono la prima parte a chiacchierare del più e del meno, delle voci di corridoio della scuola, dei loro interessi..., passando poi a sgranocchiare i dolci che Marinette aveva preso dalla pasticceria abbinandoli alle loro cioccolate.
«...e alla fine quale accordo segreto hai stretto con tuo padre? » sghignazzò Nino.
«nulla di che» scrollò le spalle Adrien: «insomma, le solite cose, le lezioni di cinese, pianoforte...»

Nel frattempo, Alya e Marinette si erano estraniate dalle loro conversazioni, perché la giovane blogger voleva sapere in anteprima del grande silenzio che era calato ad un certo punto in cucina e se per caso vi fosse stato qualche bacio al sapore di cioccolato, lo definì. Definizione e allusione che fecero diventare Marinette più rossa del suo costume da Ladybug portando in sua difesa un cuscino che lanciò dritto, dritto sulla testa dell'amica.

«Alya! » gridò, attirando l'attenzione dei ragazzi che videro le due amiche dare inizio ad una lotta con i cuscini in cui furono presto coinvolti nell'esatto momento in cui il guanciale di Marinette prese in pieno Nino.
«scusa» mormorò Marinette, già pronta a smettere la loro lotta dopo aver notato l'aria perplessa di Adrien, mentre tutti loro ridevano.

Non ebbe la possibilità di mettere fine al gioco, perché alla "rissa" si unì anche Nino, trascinandosi dietro il suo amico che, poco a poco prese la mano con quel divertimento che fino a quel momento aveva avuto la possibilità di condividere solo una volta con Chloé quando erano molto piccoli e altre poche volte con sua madre. Si ritrovò a rotolarsi tra i piumoni con i suoi amici ricevendo e rispondendo ai colpi di cuscino dei suoi amici. Marinette non risparmiò certamente i colpi, rispondendogli a tono, presa dal divertimento.

Il gioco ebbe fine quando lo decisero Alya e Nino, ovvero quando il ragazzo colpì alla schiena il suo amico con il cuscino spingendolo in avanti e facendolo cadere.

Travolto dall'euforia e dai cuscini volanti, Adrien nemmeno vide dove era caduto, ma fu sicuro di non essere sul pavimento, poggiava su qualcosa di morbido e caldo che non era una coperta. Capì cos'era quando sollevò la testa trovando una Marinette molto imbarazzata sotto di lui che tratteneva il respiro, come se quello avesse potuto impedire al rossore di propagarsi su tutta la sua faccia.

Non era andata proprio come la coppietta aveva previsto, ma restarono comunque in silenzio a osservarli, mentre loro si osservavano, paralizzati dall'imbarazzo, specchiandosi l'una negli occhi dell'altro, finché Nino non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.

«vi lasciamo la camera se volete...ahi! ». Aveva interrotto il momento di suspense e la gomitata che gli tirò Alya non arrivò in tempo a zittirlo.

«s-scusa» mormorò Adrien alleggerendola subito del suo peso con un balzo che lo rimise in piedi, prima di porgerle la mano per tirarsi su: «spero di non averti fatto male»

«ehm no...figurati...» mormorò lasciando vagare lo sguardo in giro per la stanza finché non trovò Alya che gesticolava. «sì... cioè no, perché? Non ho sentito niente... eri sopra di me? Non me ne sono accorta, sei leggero come una piuma, anzi le piume no, perché sei allergico...» e quando si accorse del suo sproloquio, capì che forse guardare il film già iniziato sarebbe stata la cosa migliore: «tutto a posto» mise solo fine alla questione, immergendosi poi sotto al piumone, sprofondando nell'imbarazzo, mentre gli altri la imitavano per godersi un po' la storia.

Non vi prestarono poi molta attenzione, anzi forse solo Adrien e Marinette lo guardarono, perché quando si voltarono verso Alya e Nino li trovarono addormentati, accoccolati l'una all'altro.

Davvero poco interessata alla storia che si sviluppava sullo schermo del suo pc e ancora troppo imbarazzata per guardare Adrien, Marinette iniziò spiare le finestre della sua stanza, come se si aspettasse di vedere apparire qualcosa da una di esse da un momento all'altro.

Il biondino forse sapeva cosa stava aspettando, o meglio chi. Qualcuno che quella sera non le avrebbe fatto visita, perché era proprio lì al suo fianco, solo che lei non poteva saperlo. Mentre prendeva atto di quello, Adrien comprese anche cosa lo stava allontanando da Marinette: era diventato l'ostacolo di se stesso. Una risata nervosa lo pervase internamente spingendolo a soffocarla nel cuscino sotto di lui, amareggiato.

Che fosse Ladybug o Marinette, continuava a perdere.

Ladybug amava un altro ragazzo e Marinette... era un enigma vivente, provava dei sentimenti per Adrien? Si era presa una cotta per Chat Noir? Non amava nessuno? E lui chi voleva davvero, la tenera compagna di classe o la bella eroina?

Quelle domande gli frullavano in testa da settimane e ancora non sapeva darvi una risposta. Era arrivato persino a sperare che dietro la maschera della sua Insettina ci fosse la dolce Marinette; poteva essere plausibile, a conti fatti la sua amica era l'unica della classe a non essere mai stata akumizzata, era carina, aveva gli occhi blu, i capelli neri che raccoglieva sempre in quelle due adorabili codine e anche se spesso sembrava timida e impacciata sapeva che sotto nascondeva il cuore di una leonessa. Se fosse stato vero e Marinette fosse stata innamorata ancora di Adrien, allora il ragazzo di cui parlava Ladybug sarebbe stato semplicemente lui, sarebbe stato nuovamente il rivale di se stesso, ma almeno avrebbe avuto la certezza di essere ricambiato. Allo stesso tempo, però, aveva il terrore di sbagliarsi, o peggio, che lei non accettasse la sua seconda identità.

Ladybug era stata chiara, lo vedeva come un semplice amico e come tale lo trattava.

Le attenzioni di Marinette non gli sarebbero dispiaciute e se avesse scoperto un suo altrettanto rimarcato interesse per il suo alter ego non avrebbe trovato nulla di sbagliato nel rivelarsi. 
Lei sapeva tenere i segreti, ne era certo, ma sarebbe stata la cosa giusta?

Accantonare in quel modo i sentimenti per Ladybug, per conquistare molto più facilmente Marinette.

Se le sue speranze fossero state vane e le sue fossero state due persone distinte, sarebbe stato così facile scordarsi di Ladybug? Era così effimero quell'amore che aveva difeso a spada tratta per così tanto tempo? Marinette sapeva dei suoi sentimenti per la collega, lei stessa cosa avrebbe potuto pensare di una persona così volubile?

Era davvero un disastro nelle questioni di cuore.

Fu solo quando risollevò lo sguardo che comprese. La luce della luna che filtrava dalla finestra, la illuminò, come un faretto su un palcoscenico. In una bottiglietta di vetro scuro posata in bella vista sulla scrivania, ancora rossa come il giorno in cui gliel'aveva regalata, magari non così fresca, rinsecchita come era naturale che fosse, ma stupenda come lei.

La rosa che aveva regalato a Ladybug era proprio lì, in camera di Marinette.

«ne vuoi ancora un po'? » sentì mormorare al suo fianco, lasciandosi distrarre da quella certezza che si stava piano piano facendo strada in lui.

«eh? » si voltò rapidamente alla sua destra e vide Marinette portarsi un dito sulle labbra indicando gli amici appisolati.

«ne vuoi ancora? » bisbigliò indicando la sua tazza vuota.

Adrien era ancora sconvolto da quella rivelazione per rispondere lucidamente, la osservava: gli occhi, quei bellissimi occhi blu che aveva visto mille volte e in mille modi, che aveva addirittura decantato in una poesia, le stesse piccole lentiggini che sbucavano da sotto la maschera e le sue labbra rosse.

Sei tu... pensò in estasi di fronte alla ragazza che attendeva una sua risposta.

«s...» sibilò, senza nemmeno sapere esattamente a cosa stesse rispondendo, per poi sentire la mano calda di Marinette sfiorare la sua per prendergli la tazza. «no...» si corresse all'improvviso bloccando il polso della ragazza che si pietrificò arrossendo di colpo, vide le sue guance colorarsi improvvisamente di rosso e gli occhi cerulei spalancarsi, disorientata da quel gesto improvviso .

«M'Lady» la chiamò sfoggiando un sorrisetto felino che le tolse anche quel filo di voce che avrebbe potuto tentare di uscirle dalla gola.

Sicuro di se stesso e di averla in pugno, Adrien le avvolse il braccio attorno alle spalle traendola a sé, catturando quelle labbra con le sue in un dolce bacio al sapore di cioccolato.

Un breve assaggio con cui Adrien testò la reazione della ragazza.

Un'ondata di rossore la travolse facendosi largo dal petto risalendo rapidamente lungo il collo fino alla punta delle orecchie, mentre affondava il viso nel cuscino, imbarazzata e incredula.

Una risata pura e cristallina scappò ad Adrien mentre osservava la sua reazione.

Attese qualche secondo, perché potesse avere il tempo di calmarsi, dopo di che la richiamò a sé sollevandole il viso dal cuscino, cercando di nuovo la sua bocca, lasciandosi scappare un finto, ma eloquente miagolio che voleva darle conferma dei suoi dubbi.
Se inizialmente Marinette ne fu sorpresa, quando realizzò che a baciarla non era solo Adrien, ma anche Chat Noir, si lasciò andare completamente, smettendo di opporsi e ritrarre la mano imprigionata dalla sua presa, ricambiando quel dolce bacio, scaldando la sua guancia con il palmo invitandolo ad avvicinarsi ancora, a varcare la soglia delle parole che lei gli stava aprendo, perché con una carezza umida potesse coccolare la sua lingua e lei altrettanto.
«mmh... cioccolato» soffiò a fior di labbra alla sua ragazza preferita che, ancora golosa di lui, spostò la mano che gli scaldava la guancia, dietro alla sua nuca, tirandolo di nuovo a sé, chiedendo ancora, facendosi più sfacciata e decisa, mordendogli il labbro e affondando per prima la lingua nella sua bocca, dirigendo lei le danze, a lungo. Boccheggiò, in cerca di aria e allora Adrien riprese il controllo spingendola con un colpo di spalla e facendola stendere a terra, senza mai lasciar andare la sua bocca, gustandola ancora e ancora sentendo le labbra di lei bollenti per i baci, ma ancora vogliose di lui.

La guardò solo un momento, il tempo di un respiro, le brillavano gli occhi, lucidi e bellissimi, mentre il viso le andava completamente a fuoco.
Voleva dire qualcosa, che era felice di sapere che era lei, dichiararle il suo amore, ma la voce gli si strozzò in gola, non poteva parlare e lei stava lì, sotto di lui a osservarlo con quello sguardo sensuale e bellissimo, i capelli sciolti sparsi sul piumone rosa.

«Adrien...» disse in un flebile sussurro

Avvertì qualcosa solleticargli la faccia, tra le labbra e il naso. Strizzò gli occhi strofinandosi una mano, sforzandosi ancora di parlare, avvertendo la lingua impastarsi con il palato e quel qualcosa continuare a solleticargli il viso. Più strizzava gli occhi e più la vista gli veniva a mancare, finché non si oscurò completamente e il rumore di una serratura lo fece sussultare.

Quando riaprì gli occhi, trovò la fronte di Marinette poggiata al suo labbro e i suoi capelli solleticargli il viso, le stringeva il polso nella mano e con l'altro braccio le avvolgeva le spalle tenendola vicino a sé. Dormiva beatamente tra le sue braccia.
Al piano di sotto, udì i genitori della ragazza rientrare cercando di fare il meno rumore possibile, visto il grande silenzio che albergava in quella casa.
Alya e Nino avevano preso possesso del soppalco dormendo anche loro da un po' a giudicare dal respiro pesante dell'amico.
Alla fine quel bacio l'aveva solo sognato, così come aveva sognato la rosa, perché sulla scrivania non c'era nessuna boccetta nera e nessun fiore secco.
Era così confuso sul proprio amore che aveva immaginato che le due ragazze che avevano insinuato il dubbio nella sua mente fossero diventate la stessa persona.

«buonanotte principessa» le mormorò tra i capelli prima di stamparle un affettuoso bacio sulla fronte, coprendo entrambi con il piumone, prima di spegnere lo schermo del pc e rimettersi a dormire.
Quello che Adrien non sapeva, era che la rosa non l'aveva immaginata, c'era davvero, solo che non l'aveva vista quel giorno, ma uno di quelli precedenti, uno in cui Marinette l'aveva fatto entrare per scaldarsi e ripararsi dal freddo della sera; la vide di sfuggita, ma la sua mente catturò perfettamente quell'immagine. E lo stesso, fugace scatto, fece il cellulare di Alya, quando si accorse della tenerezza che emanavano i due amici addormentati sotto di loro, abbracciati e sereni l'una nelle braccia dell'altro.



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Ed eccoci alla fine della storia!

Spero che vi sia piaciuta, molto fluff, un po' di pippe mentali da parte di entrambi, bacio sognati, abbracci e quella dannata rosa che prima o poi quel biondino tontole noterà (perchè io sono assolutamente certa che Marinette l'ha tenuta! )

un saluto a tutti!
 

Vega

   
 
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