Ringrazio
anche solo chi legge.
The
Cyborgs
Il
verso di un uccello notturno risuonava
tutt’intorno. Un’ombra si avvicinò a una
finestra socchiusa, entrò all’interno
silenziosamente. Salì al piano di sopra con dei movimenti
meccanici, senza far
rumore. Entrò nella camera da letto e osservò i
due coniugi profondamente
addormentati.
Sfoderò
il suo pungiglione giallo, alla
fine della coda trapuntata di macchie verde scuro. Conficcò
l’ago nel fianco
dell’uomo, iniettando il suo veleno insieme a una serie di
sedativi che lo fece
rimanere assopito.
*****
Vegeta
era intento a volare verso la
città, la sua velocità si ridusse drasticamente.
<
Non capisco perché mi sento così
stanco. Oggi mi sono allenato anche meno del solito >
rifletté. Iniziò
a respirare a fatica, le ferite
superficiali gli bruciavano emettendo bus, la sua pelle abbronzata
divenne
madida di sudore.
Si
fermò in volo, il suo respiro affannoso
si era trasformato in un rantolo.
“Il
fianco!” gridò, venendo colto da una
fitta lancinante.
Fu
colto dalla spossatezza e ricadde in
avanti, precipitò semincosciente.
Cell
lo afferrò al volo tra le braccia e
sorrise, serrando le braccia metalliche intorno al principe dei saiyan.
<
Il mio veleno ti costringerà a
diventare un burattino obbediente > pensò.
Vegeta
sentiva le membra intorpidite, non
riusciva a muoversi.
Avvertì
la grossa coda verde di Cell
avvolgerlo.
Cell
gli sollevò la maglia blu e gli
accarezzò la fessura, ora violetta, che gli aveva fatto al
fianco.
<
È così dannatamente doloroso. Vorrei
urlare, almeno lamentarmi, ma in questo stato sonnolento non ci riesco.
Sento
le sue mani stringermi il mento.
I-io…
non sono una sua proprietà!>.
Incrementò al massimo la sua aura e, traendo
l’energia dalla sua ira, riuscì a
districarsi dalla coda del suo nemico. Riuscì a raggiungere
lo stadio di
supersaiyan ingrossato e si liberò dalla morsa di Cell.
Scattò in volo,
allontanandosi dall’avversario e, azzerata l’aura,
volò a zigzag tra gli
alberi, riuscendo a seminarlo. Il suo battito cardiaco era accelerato,
riusciva
a vedere a malapena e le orecchie gli fischiavano. Il sangue avvelenato
pompava
attraverso i suoi muscoli rigonfi. Ritornò allo stadio
normale, mentre i suoi
capelli, che si erano tinti del color dell’oro, tornavano
neri.
<
Vorrei urlare, farmi sentire o
aumentare l’aura per farmi trovare, ma le mie forze stanno
venendo meno. Ormai
è troppo tardi, il dolore si è impossessato di
me. L’oscurità mi sta
‘prendendo’ >. Chiuse gli occhi, facendo una
smorfia e rovinò al suolo,
pesantemente. Rimanendo abbandonato in una stradina sterrata nella
strada di
montagna, su un fianco. Teneva la mano stretta spasmodicamente
sull’altro
dolente e, con un gemito, perse i sensi.
****
<
Questa non è l’aura di papà? No, mi
devo essere sbagliato. Proveniva da troppo lontano, dalle montagne.
Eppure
è lì vicino che c’era la base dei
cyborg.
Che
sia impegnato in un altro scontro? No,
è assurdo. A parte che è stato solo un picco
durato un attimo, ma la sua aura
non è così potente da poter essere percepita fino
a qui, siamo praticamente
dall’altra parte del globo.
Però…
non importa se non ha senso. Voglio
andare a vedere. Sento un brutto presentimento. Non sono tornado
indietro nel
tempo per perderlo di nuovo > pensò Mirai Trunks,
spiccando il volo a tutta
velocità nella direzione da cui era provenuta
l’aura.
La
raggiunse, finalizzando la sua intera
energia ad andare più rapidamente possibile.
<
Ecco, era in questa zona che avevo
avvertito l’aura, ma… non c’è
niente > pensò.
“Mi
sono sbagliato” mormorò. Si grattò la
testa.
“Ragazzino,
devi avere più fiducia in te stesso” lo
rimproverò Gohan.
“Umphf” borbottò Trunks.
Gohan
ridacchiò, passandosi l’unica mano tra i capelli
mori.
“Tutto
tuo padre…” sussurrò, scuotendo il
capo. “Noi
saiyan abbiamo un sesto senso, un istinto quasi animale per il
pericolo.
Dobbiamo lasciarci guidare dal nostro vero essere se lo vogliamo
‘fiutare’”
spiegò Gohan.
Trunks
alzò lo sguardo al cielo stellato e finse un
ululato derisorio.
Gohan
fece un verso gutturale da scimmione e Trunks lo
fissò, rabbrividendo.
“In
noi batte il cuore di un Oozaru, non dimenticarlo
mai” disse il suo maestro.
<
Inizio a sentirmi davvero
preoccupato… Sarà suggestione,
però… Papà, non posso perderti ancora
>.
Iniziò a volare nei dintorni, il battito cardiaco sempre
più accelerato.
Notò
una figura abbandonata per terra,
esanime, sul ciglio della strada. Volò fino a suo padre e
atterrò accanto al
suo corpo immobile.
<
Chi ti ha fatto questo? > pensò,
avvertendo la rabbia montare. Iniziò a scuoterlo piano.
“Vegeta,
mi senti?” chiese.
L’altro
non si mosse.
“Che
cosa ti hanno fatto?” domandò a bassa
voce.
<
Non può sentirmi…
Non
mi ero mai accorto di quanto fosse
minuta. Sembra così debole, indifeso. Ha il viso pallido e
sudato, l’aria non sembra
arrivargli ai polmoni. Ha il viso sofferente, come se lottasse con
chissà quale
dolore > pensò. Lo prese delicatamente tra le braccia.
<
Lui è un guerriero, il migliore,
sconfiggerà anche questo.
Sicuramente
ha combattuto. Niente, però,
che possa giustificare lo stato in cui si trova. Ha della bava alla
bocca.
Forse una malattia?
Non
sembra quella cardiaca… Aspetta,
cos’ha al fianco? > pensò.
“Un
veleno” sussurrò, spiccando nuovamente
il volo.
********
Bulma
guardò Vegeta steso nel letto,
incosciente.
<
Negli ultimi tempi non siamo riusciti
a fare altro che litigare.
La
nostra relazione è iniziata sotto una
strana stella: di notte amanti e di giorno nemici.
Quando
se n’è andato per diventare
supersaiyan l’ho odiato. Ho pensato che non lo avrei
più voluto nella mia vita
o in quella di mio figlio.
Ora
mi rendo conto che sono stata una
stupida a pensare di poterlo semplicemente dimenticare >
pensò. Accarezzò la
guancia del principe dei saiyan con le dita tremanti.
<
È bollente di febbre. Il suo viso è
così pallido.
Quel
giovane del futuro sta analizzando
quella piccola puntura, sembra quella di un’enorme zanzara.
Quando
lo ha portato qui, se lo teneva
spasmodicamente. Si capiva che il dolore che lo agita partiva da
lì >.
Il
viso di Bulma era ingrigito e tirato.
<
Non so posso fare niente. Lo vedo
soffrire e non posso aiutarlo.
Non
sono scoppiata a piangere solo perché
so quanto lo fanno arrabbiare le persone piagnucolose.
Qui,
al suo capezzale, posso solo osservarlo
e torturarmi le mani.
Dovrei
essere alla culla del mio piccolo
Trunks, occuparmi di lui.
Però…
se tu avessi bisogno di me, Vegeta?
Se avessi bisogno di sentirmi, se mi riconoscessi
nell’incoscienza? >.
“La
tua mente è così lontana da me, ma io
resterò
qui, a indicarti la via di casa. Torna da me mio
principe”.
************
“La
medicina che hai portato mi ha salvato
dalla malattia cardiaca. Vedrai che riuscirai a salvare anche tuo
padre” disse
Goku. Guardò Mirai Trunks intento a digitare un computer le
possibili
combinazioni chimiche.
Sentì
il giovane mugolare e si voltò
nuovamente verso il principe dei saiyan.
<
Dire che è conciato male è un eufemismo,
sembra sul punto di spirare da un momento all’altro.
Cell
ha voluto toglierlo dai giochi
proprio prima del Cell Game.
Povero
Vegeta, si agita incessantemente,
torturato da dolori ed incubi che lo fanno soffrire continuamente,
impedendogli
di respirare e di riposare > pensò. Gli
adagiò una pezza bagnata sulla
fronte febbricitante.
<
Se non fossi venuto io, Bulma sarebbe
ancora qui, a guardarlo soffrire.
In
questa casa regna un silenzio
terribile, anche il piccolo Trunks non sembra più piangere
>.
“Ho
trovato!” gridò Mirai Trunks,
mettendosi in piedi sul letto. Il computer quasi gli cadde di mano.
“Urca,
lo sapevo” sussurrò Goku. Le sue
iridi more brillarono.
*********
“Signor
Vegeta, sono felice vi siate
ripreso” mormorò Trunks con tono felice, guardando
il padre, che rialzandosi
dal letto, si guardava intorno.
Bulma
raggiunse il marito e quasi lo
travolse, lo strinse a sé e lo baciò con passione.
Vegeta,
avvampando, s’irrigidì. Bulma si
staccò e ridacchiò, vedendo che lo aveva sporcato
di rossetto.
Mirai
arrossì a sua volta, massaggiandosi
il collo.
“Dovrei
rischiare di morire più spesso, se
così mi perdoni, Donna” bisbigliò
Vegeta all’orecchio di lei.
“Lo
so che tu mi ami ed io amo te”
bisbigliò Bulma.
Trunk
scoppiò a piangere nella culla, la
donna sgranò gli occhi e lo raggiunse, prendendolo tra le
braccia.
Il
principe dei saiyan si massaggiò la
fronte spaziosa.
Goku
tentò di abbracciarlo a sua volta,
Vegeta lo allontanò con un pugno, ringhiando nel sentirlo
gemere.
“T-ti
volevo rassicurare. Ci ho pensato io
a strappare la coda di Cell” piagnucolò.
“Sei
fuori di testa se pensi che voglia un
abbraccio da te, Kakaroth” ringhiò Vegeta.
Mirai
Trunks scoppiò a ridere.