Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: veronica85    28/04/2018    17 recensioni
«Abbiamo… perso le persone a cui tenevamo…. Siamo come uccellini feriti… giusto? Magari… magari possiamo curarci a vicenda»
La mia personale versione della puntata 7x13.
Ovviamente SPOILER per chi non l'avesse ancora vista
Che altro dire? Leggete e fatemi sapere che ne pensate.
E ricordate: non sempre le cose sono quello che sembrano.... arrivate alla fine e capirete.
La storia ha partecipato al Kiss Flash Contest indetto da Freeshane sul forum di Efp classificandosi quarta, a parimerito con "Sapevano di vino le tue labbra" di shilyss, pubblicata nella sezione "Thor"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Mills, Ivy Belfrey/Drizella Tremaine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera a tutti! Dunque, facendo un giretto per il fandom, ho realizzato che molte fan fiction sono aggiornate a cadenza settimanale, al massimo bisettimanale e forse è il modo per mantenere i lettori. Dato che però io non riesco ad essere così puntuale, anche perché sono arrivata ad un punto importante della storia, che devo scrivere bene o rischio di rovinare tutto, ho pensato di risolvere il problema mettendo questa shot, che ho scritto nel giro di un pomeriggio, appena tre giorni fa e che, nei miei progetti sarebbe dovuta restare nel pc ancora per un po’. Sto, infatti portando avanti più cose, ho la bellezza di ben dodici spunti per diverse fanfitcion, tutte di Once e tutte su Henry e Ivy e, onde evitare che mi si frigga il cervello, ho pensato di togliermi dalla testa le più brevi, in modo da non intasarmi e potermi poi concentrare meglio su quelle più lunghe e impegnative. Questa fan fiction, per chi non avesse colto, si riferisce alla puntata 7x13. Spero che vi piaccia.
Buona lettura

 
Erano trascorsi solo pochi giorni da quando Victoria era morta e, in quel momento, Ivy si trovava nell’ufficio della donna, ai piani più alti delle Belfrey Towers, intenta a raccogliere gli effetti personali della madre. Si sentiva apatica e triste, le cose erano cambiate talmente in fretta che non era stata in grado neanche di rendersene conto. Aveva mandato un messaggio ad Henry in un momento di sconforto, non ricordava neanche cosa gli avesse scritto esattamente, ma doveva essere stato particolarmente efficace perché ora lui era lì con lei, le stava parlando aiutandola, inconsapevolmente, a distrarsi e lasciandola sfogare. Nemmeno sua sorella era stata così disponibile con lei. D’altronde, cosa si aspettava? Non era stata una sua fan neanche da bambine. Ella era buona, ma solo con chi la ricambiava e loro due avevano smesso di andare d’accordo da troppo tempo, probabilmente per colpa sua e del suo inutile tentativo di attirare l’attenzione di sua madre. Distolse i pensieri da lei, tornando a concentrarsi sulla conversazione con Henry: avevano messo da parte le sciocchezze ed erano passati a cose decisamente più impegnative. Aveva appena confessato di sentirsi “un po’ persa”, ma era un eufemismo… le sembrava di non avere più uno scopo, una direzione o anche solo… qualcuno a cui aggrapparsi. Ma adesso aveva lui, giusto?
«E tu sei l’unica persona con cui posso parlare di questo… tu mi capisci…» mormorò avvicinandosi lentamente a lui. Erano passati secoli dall’ultima volta che erano stati ad una distanza così…intima. Forse era folle, ma sentiva il sangue scorrerle nelle vene a velocità pazzesca e il cuore martellarle nelle orecchie. La risposta di lui giunse quasi impercettibile:
«Diciamo… che ci provo…». Erano davvero a pochi passi, ormai, Ivy era stupita di non essere ancora andata a fuoco. Lui era… così bello… e sempre così dolce con lei… la faceva sentire speciale… e poi avevano una storia così simile…
«Abbiamo… perso le persone a cui tenevamo…. Siamo come uccellini feriti… giusto? Magari… magari possiamo curarci a vicenda». Senza riflettere, portò le mani ai lati del viso di Henry e, sollevatasi in punta di piedi,unì le sue labbra a quelle di lui in un contatto necessario. Henry non si fece pregare: portò le mani sui suoi fianchi, attirandola più vicina e la ricambiò con un trasporto che le tolse il fiato. Ivy interruppe il bacio un solo istante, il tempo di sorridergli, dopodiché lasciò che le loro labbra si incontrassero di nuovo permettendogli, al contempo, di sollevarla tra le braccia e intrecciando le gambe intorno ai suoi fianchi. La lingua di Henry si fece spazio nella sua bocca ad incontrare quella della ragazza mentre le sue gambe li trasportavano davanti alla scrivania che era stata di Victoria, poggiandocela sopra. Ivy mosse le mani, infilando le dita tra i capelli dell’unico uomo che avesse mai amato e sentendo il cuore scoppiarle di gioia. Era tutto così perfetto, così… assolutamente meraviglioso. C’erano soltanto loro e nulla avrebbe potuto rovinare quel momento. Il bacio si interruppe di nuovo, stavolta a causa di Henry che, senza lasciarla andare, poggiò la fronte contro la sua. Ivy ne approfittò per riprendere fiato e tentare di regolarizzare il respiro. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa... ma ogni parola le sembrava superflua e inappropriata per esprimere ciò che stava provando in quel momento. Fu di nuovo Henry a spezzare il silenzio, non prima di averle nuovamente sfiorato le labbra con le proprie, anelando un ulteriore, rapido contatto.
«Io però… penso di non essere abbastanza vecchio per essere tuo padre» mormorò strappandole un sorriso «…. e se anche avessimo una maggiore differenza d’età, ringrazierei il cielo di non avere alcun legame di sangue con te perché… perché mi sono innamorato di te». Ivy trasalì: questo… questo non se l’era aspettato proprio… l’aveva desiderato con tutto il cuore, ma non aveva mai osato sperarci, sapendo perfettamente quanto i sentimenti che legavano Henry alla sua sorellastra fossero profondi. E, per quanto sentisse che ciò che provava per lui fosse reale e avesse sognato quella confessione per mesi, d’improvviso si rese conto che non poteva farlo. Drizella Tremaine poteva essere molte cose: una stronza, una cattiva, un’egoista, una sciocca… ma non sarebbe mai stata una rovinafamiglie. Aveva sofferto troppo per la mancanza di sua madre prima e di suo padre poi e non avrebbe mai permesso che un’altra bambina, per quanto irritante, subisse la sua stessa sorte. Era il motivo per cui si era tenuta in disparte fino a quel momento. Ma ora lui le stava dicendo… cielo, le aveva appena confessato di amarla e il suo sguardo era stato così limpido, così sincero che Ivy non avrebbe mai potuto credere si trattasse di uno scherzo. E se non lo era, allora… come doveva comportarsi? Doveva innalzare un muro e rimanere fedele ai suoi principi? O poteva lasciarsi andare ed essere certa che tutto, in un modo o nell’altro, sarebbe andato a posto? In fondo, se lui non amava più Ella e si era innamorato di lei allora… allora avrebbe fatto soffrire inutilmente entrambi… per cosa? E sarebbe stato anche ingiusto imporre a sua sorella e sua nipote un legame che andava sfaldandosi giorno dopo giorno. In fondo… loro già la odiavano… non sarebbe cambiato nulla… ma forse avrebbero odiato Henry e…
«Io… io non lo so… è tutto così inaspettato che… Ma, Henry, ne sei certo? Non prendermi in giro, ti prego, non riuscirei a sopportarlo…» Henry scosse la testa, prendendo una mano di lei tra le sue:
«Stai pensando troppo… andrà tutto bene, te lo prometto, nessuno ci odierà… Ella e Lucy saranno felici per noi… fidati di me, amore mio» Era possibile stare ancora più vicini? Ivy chiuse gli occhi, affondando la testa contro la spalla del suo Autore preferito e lasciando finalmente andare quei sentimenti che aveva tenuto celati per troppo tempo.
«Anch’io ti amo…. così tanto…. Ho aspettato questo giorno per… una vita intera e adesso mi sembra… quasi un sogno…». Henry le sorrise, per poi chinarsi a baciarla nuovamente. Quel momento sembrò durare un’eternità, finché una voce che inizialmente Ivy non riuscì a collegare a nessun nome conosciuto prese a chiamarla insistentemente:
«…zzy…. Izzy…». Anche Henry aveva cominciato a comportarsi in modo strano: l’aveva allontanata e la stava scuotendo per una spalla, delicatamente chiamandola con il nome usato da quella voce:
«Drizzy, è ora, dobbiamo andare, dai» la invitò dolcemente. La giovane sbatté le palpebre perplessa: da quando Henry la chiamava con quel nome? E dove dovevano andare? Tentò di escludere la voce di sottofondo ma diventava sempre più difficile e Henry… era sempre più lontano… più sfocato… che diavolo…
«Drizzy, insomma, ti svegli? Sei davvero impossibile, nemmeno da bambina facevi tutte queste storie» sbuffò Anastasia contrariata incrociando le braccia sotto il seno. Ivy sbatté le palpebre sorpresa: cosa ci faceva Ana lì? Lentamente il suo cervello fece tutti i collegamenti necessari: sua sorella era stata risvegliata da tempo, sua madre era morta per permettere a lei di vivere, lei stessa aveva rischiato di morire a causa del Candy Killer e di Gothel. Per fortuna, tutto si era risolto bene e, dopo aver ottenuto un fagiolo magico da Facilier, lei e Anastasia erano tornate a casa. Da tre settimane avevano ripreso possesso della loro tenuta e quel giorno avevano in programma di andare a fare un giro per munirsi delle ultime cose necessarie ad una vita dignitosa. La sera prima era letteralmente crollata e il suo ultimo pensiero era stato per Henry: avrebbe solo voluto sapere come sarebbe potuta andare tra loro se lei non fosse stata così presa dal suo desiderio di vendetta. E il suo cervello l’aveva accontentata, mostrandole, almeno in sogno, la realizzazione di un desiderio che sarebbe per sempre rimasto celato nel suo cuore. Sorrise, mentre vedeva sua sorella mettere le mani sui fianchi in un maldestro tentativo di sembrare minacciosa.
«Ho capito, rilassati, faccio in un lampo» le sorrise regalandole una carezza sui capelli. Henry non era lì con lei, non lo sarebbe stato mai più, realizzò. Ma c’era Ana e vederla felice era tutto ciò che contava. E forse, un giorno, anche lei, come Ella, avrebbe potuto trovare qualcuno che l’avrebbe amata tanto intensamente da farle girare la testa. Doveva solo crederci e il suo desiderio si sarebbe avverato. Per il momento, le sarebbe bastato ciò che aveva: una vita tranquilla, una sorella che adorava e che era sempre stata la luce splendente in grado di farle ritrovare la via, una casa da riorganizzare. Doveva solo procedere a piccoli passi, senza fretta. Aveva imparato la lezione: le cose importanti andavano guadagnate, non pretese.
E mentre chiudeva gli alamari del mantello, Drizella Tremaine promise: avrebbe fatto tutto quanto fosse stato in suo potere per continuare a meritarsi la vita serena che si stava faticosamente costruendo.
 
Bene, e con questa siamo alla fine! La settimana che verrà, tra l’altro, sarò in ferie, quindi potrò dedicarmi ancora a scrivere e, prometto, cercherò di andare avanti con le mie long, senza dimenticare i progettini autoconclusivi tipo questo. Se aveste dubbi sui pensieri finali di Ivy...sta solo riassumendo quello che le è successo nel corso della stagione, le serve più che altro per capire che cavolo sta succedendo e fare un momento mente locale, perché il sogno è stato talmente realistico che ha bisogno di un minuto per rendersene conto.
Alla prossima

 
   
 
Leggi le 17 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: veronica85