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Autore: italiangirl1970    30/04/2018    4 recensioni
Molly Hooper prende finalmente in mano la propria vita e Sherlok Holmes fatica a capire quello che gli manca.
Ecco cosa succede quando il patologo più bravo di San Bart. abbandona tutto e non si fa trovare
Breve storia ( penso massimo tre capitoli ), ma i personaggi sono davvero interessanti ed io avevo bisogno di un hobby
Spero di incuriosirvi
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irene Adler, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Molly Hooper stava fuggendo

A qualcun altro avrebbe potuto dire che era un'opportunità, un'occasione che capita solo una volta nella vita, ma lei sapeva, che quello che l'aveva portata a salire su quell'aereo non era nient'altro che una fuga bella e buona.

Poggiò la testa al finestrino, niente altro da vedere fuori, tranne il bianco delle nuvole ed il rosso del sole che calava all'orizzonte. Presto sarebbe stato notte, avrebbe ceduto alla stanchezza di una giornata furiosa e quando si fosse svegliata, in un altro mondo, forse qualcosa sarebbe cambiato in meglio anche per lei.

Sherlock non l'aveva chiamata.
Non dopo quella famosa telefonata e non certo per spiegare, scusarsi, o provare a rinsaldare la loro amicizia messa alla prova ancora e ancora e ancora...
Non una parola, nemmeno dopo che gli agenti del Governo le avevano messo a soqquadro l'appartamento: nelle loro mani solo un mandato che le intimava di farli procedere, come se fosse una terrorista che nascondeva droga. O armi.
Scoprì che cercavano telecamere.

Ancora niente.

Da Sherlock non una parola, anche se poi John aveva colmato le lacune e aveva provveduto a scusarsi da parte sua, le aveva raccontato delle prove superate e della sorella pazza... nessuno di veramente normale, in quella famiglia, quindi.

Aveva capito ogni cosa, Molly Hooper, ed era stata triste per Sherlock, si sarebbe offerta di aiutarlo, in qualche modo, se solo lo avesse accettato, ma a quanto pareva non era più il tempo delle offerte, e per oltre due mesi, l'unico ispettore consulente al mondo, non aveva nemmeno varcato la soglia dell'obitorio.
Gli aveva lasciato il suo giusto tempo.
Quello che aveva passato non era una sciocchezza e Molly immaginava che anche il grande detective ne fosse uscito lacerato.
Però i giorni si erano trasformati in settimane e le settimane in mesi e nulla era cambiato.
O tutto, in realtà. Non le aveva inviato nemmeno uno stupido sms che le chiedesse se avesse parti del corpo da portargli.
Non si aspettava che le domandasse come stava, questo era troppo per Sherlock Holmes, ma almeno, almeno... un segno che non aveva perso l'amicizia dopo la sua dichiarazione d'amore forzata, almeno un "Ehi Molly, non era mia intenzione umiliarti ma, vedi, era in gioco la tua vita. Spero che riusciremo a superare tutto questo e ad essere amici come prima"

Perché si sentiva come se il suo allontanamento fosse tutta colpa sua?

Aveva la sensazione di essere stata cancellata dalla sua mente, come se fosse di colpo un dato inutile, una persona spiacevole da affrontare, ora che tutte le carte erano state messe sul piatto. E se non fosse mai stata più che uno zerbino? Quella da cui andare per cercare aiuto, per avere qualche pezzo anatomico interessante, quella su cui riversare ogni frustrazione con parole crudeli, senza pensare a quanto in profondità le lacerassero il cuore

Molly si era tormentata a lungo in questi pensieri, il cuore strappato ogni volta che pensava a come, di fatto, fosse stata sempre manipolata.
Il salvarle la vita non era altro che la naturale conseguenza del lavoro di un uomo che viveva, per svelare crimini e criminali e per salvare o dare giustizia alle loro vittime. Non per le vittime, beninteso, quanto per la scarica di adrenalina che si riversava in lui ogni volta che lavorava su un caso.
E lei, Molly Hooper, non era altro che l'ennesimo caso.

Quindi... non un'amica
… piuttosto un mezzo per un fine


Col senno di poi, avrebbe dovuto riflettere meglio sul fatto che lo stesso Moriarty non l'avesse nemmeno tenuta in considerazione fra le persone importanti per Sherlock. E non era una caso che solo poi, fosse entrata a far parte di quella cerchia... per riconoscenza e per utilità, lo vedeva bene, ora.
La persona che conta di più, perché dà tutto quello che può, senza chiedere mai niente in cambio. Forse, giusto un po' di rispetto e la sensazione ( falsa, mio Dio, falsa! ) che lavorassero bene insieme... Ma quelle volte che si scagliava contro di lei non poteva evitare di sentirsi respinta e messa ancora nel suo giusto posto, sotto la sua costosa scarpa...
E' Sherlock, Molly, cosa puoi aspettarti?
Una frase che usava per giustificarlo, per coprire le sue cattiverie, come se già non sapesse che era pienamente consapevole di ferirla. Eppure lo faceva ugualmente, e poi si scusava, e lei lo perdonava sempre, sempre.
Idiota, a credere che fosse sincero.
Era solo sinceramente preoccupato di perdere la sua presa su di lei ed i relativi vantaggi


 
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Molly Hooper toccò il fondo in un anomalo pomeriggio di sole.

Passeggiava. Per una volta con in testa solo la lista della spesa, poche cose, in realtà visto che era solo lei ed un gatto, entrambi non particolarmente esigenti, ma era da un po' che la dispensa languiva ed il frigorifero aveva bisogno di essere riempito.
Stava per attraversare la via, quando nel guardare per non finire sotto un'auto, il suo sguardo finì catturato da una figura ben nota, il lungo cappotto svolazzante dietro di lui, nonostante il caldo.

Le venne un colpo al cuore

Era come l'aveva visto l'ultima volta, alto scuro, sicuro di sé, in quella camminata a lunghe falcate.
La fitta al cuore si inasprì e si attorcigliò fino a farla restare senza fiato, quando si rese conto che al suo braccio era aggrappata una donna meravigliosa, la bocca rossa, i capelli scuri raccolti, un tailleur vinaccia che la abbracciava, rivelando il corpo di una modella.

Non una donna.

La donna.


Gli sorrise, lo accarezzò sul viso e lo baciò.
Non sulla guancia. Un bacio vero, lungo e passionale. Non di meno in mezzo alla strada.

Molly Hooper stava per svenire. Se ancora aveva un cuore era certa che si fosse appena sbriciolato

Rimase imbambolata sul ciglio della strada, un passante la urtò, si riscosse, raccolse se stessa e tornò sui propri passi.
Non ebbe memoria di come raggiunse il proprio appartamento, la vista sfuocata da lacrime non ancora versate. A malapena era stata in grado di trovare le chiavi ed infilarle nella toppa prima di crollare sul pavimento dell'ingresso, appena varcata la soglia.

Non credeva di avere ancora lacrime da versare, ma vedere che l'uomo, che si vantava di essere sposato col proprio lavoro e di non fare relazioni, in realtà possedeva un cuore, ed era in mano ad un'altra, era più di quanto fosse in grado di sopportare.

Quante bugie, quante bugie…

Le ci volle un po' per alzarsi dal pavimento, e ci sarebbe rimasta ancora a lungo se non fosse stato per la fitta alla gamba, il nervo sciatico infiammato dal troppo tempo trascorso ad essere compresso contro il piano rigido. Non è che le importasse davvero dove stava andando e cosa stesse facendo ( per terra, sul divano o raggomitolata nel letto, che differenza faceva?), ma era ancora una donna pratica e con dei doveri e sapeva che avrebbe dovuto farsi sentire da Mike. Non sarebbe andata al lavoro. Non avrebbe sopportato gli sguardi miserevoli, perché, ne era certa, se Sherlock sventolava ai quattro venti la sua relazione con la donna, tutti ne erano già a conoscenza. Tutti tranne lei, che l'aveva saputo nel peggiore dei modi.
Ma perché John non l'aveva almeno preparata? Era lì durante la telefonata, sapeva dei suoi sentimenti!


Alla fine mandò solo tre giorni di malattia.
Chiudersi al mondo era una tentazione grande, ma non era una ragazzina che credeva che la propria vita fosse finita per la perdita del grande amore. Era una donna adulta e per quanto disperata fosse, si sarebbe data un tempo per compiangersi, per metabolizzare, per accettare e, infine, per rinascere.

Passò il pomeriggio in stato quasi catatonico

Essere rifiutate per posizione presa contro l'amore e la relazione era una cosa, ma sapere che invece c'era sempre stata un'altra... bruciava nello stomaco e nella gola, bruciava nelle vene e nella testa, lasciandola intorpidita e persa, a fissare con sguardo spento lo schermo della tv anche molto tempo dopo che i programmi erano finiti.
Si sentiva sola. No. Era sola.
Ora che Mary non c'era più, che Meena si era sposata con un medico di Liverpool, che tutti i suoi amici erano andati avanti e si erano fatti una famiglia propria…
Perché aveva permesso di modellare la propria vita secondo le esigenze di Sherlock stamaledetto Holmes? Aveva vissuto per i bocconcini di felicità che le lanciava, permettendole di frequentare le persone a lui care, illudendola di farne parte. John, Mrs Hudson… erano gentili con lei, ma non erano legati a lei. Non la chiamavano per sapere come fosse andata la giornata o se le era passato il raffreddore o se avesse bisogno di qualcosa. Era come se lei fosse fatta, per chiunque di loro, solo per dare, dare, dare...mai ricevere…
Mary non era così. Si preoccupava, la chiamava, chiedeva e dava consigli. La teneva in tale considerazione, da chiederle di fare da madrina a Rosy.
Assai improbabile che a John sarebbe mai venuto in mente.

Era pomeriggio inoltrato quando finalmente Molly si addormentò per sfinimento.
Cadde in un sonno inquieto, e al mattino si svegliò in uno stato di profondo disagio, la mente affollata da sogni di risate derisorie, lunghe gambe nude e riccioli scuri.
Si strofinò la faccia nel tentativo di schiarirsi. Si sentiva uno zombie, gli arti intorpiditi per aver preso uno posizione innaturale, lo stomaco sottosopra per l'agitazione emotiva e la mancanza di cibo. Non riusciva a mettere a fuoco la stanza e se non fosse stato per Toby, non si sarebbe nemmeno spronata ad alzarsi.

« Hai fame eh?» la voce le uscì ruvida, dal troppo tempo passato a singhiozzare e a non fare niente altro. Si mise in moto lentamente e controvoglia, ma inesorabilmente. Oggi non sarebbe più stato un giorno per i piagnistei insensati, ma si sarebbe impegnata per elaborare questo... lutto amoroso.
Pulì la sabbietta di Toby, rinnovò l'acqua, riempì la ciotola del cibo e poi si trascinò stancamente in bagno.
Sospirò, attardandosi allo specchio, fissando gli occhi rossi e cerchiati, i capelli sporchi,e la pelle pallida. Non era la prima volta che le capitava di ridursi in un tale stato pietoso e quasi si vergognò di paragonare questo dolore a quello per la perdita di suo padre. Solo che il fatto che fosse diverso, non lo rendeva meno reale e meno intenso.
Allora, però, si sentiva assolutamente impotente. Ora, invece, avrebbe lottato per cacciarlo indietro, per raccogliere tutta la dignità rimastale, e per non permettere a nessuno, meno che mai al signor so tutto io Holmes, di vederla accartocciata in se stessa.

Aveva superato da sola la morte di suo padre: questo era niente al confronto.

 
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Nemmeno una settimana dopo, Sherlock Holmes la onorò della sua presenza, e solo di quella: lo sguardo fisso sul cadavere di una giovane donna, quasi ignaro che Molly fosse nella stanza, come se non fosse stata altro che tappezzeria, il suo giusto posto, quindi, nel suo schema delle cose...
Molly deglutì a fatica, cacciando indietro il groppo che le si era formato in gola, lo sguardo fattosi duro e concentrato sul lavoro davanti a sé: un caso di omicidio efferato e brutale.
Parlava con un uomo, Sherlok, un tenente americano, giunto in Inghilterra proprio per rincorrere la persona responsabile dell'omicidio, una collaborazione eccezionale fra Scotlan Yard ed il dipartimento di Miami da cui il caso era partito.
Era una questione personale, per il tenente, perché una delle vittime era la giovane figlia di una sua collaboratrice, e lui non avrebbe permesso a nessuno di mettere le mani sull'assassino, oltre a se stesso.
Non che non ci fosse stata una lotta di potere e giurisdizione, ma lui non era una persona arrendevole e, alla fine, otteneva sempre quello che voleva, anche se ciò significava scendere a patti con l'FBI.
L'uomo, Horatio Caine, non era solo, infatti. La grande ruota del destino che nel caso di Molly girava sempre in senso avverso, aveva deciso che non bastasse essere ignorata, ma che fosse necessario rammentarle quale fosse il suo giusto posto fra le persone della vita di Sherlock, mettendo nuovamente sulla sua strada l'ammaliatrice Irene Adler.
A quanto pareva, per salvarsi il culo da una condanna a vita, si era fatta collaboratrice dei federali.
Horatio non escludeva che si fosse ripassata metà FBI, per assicurarsi la libertà, tanto si erano prodigati per concederle l'asilo politico, impedirne l'estradizione ed ottenere un lasciapassare che le permettesse di tornare nel Regno Unito senza essere arrestata. E non evitava di vantarsene... Comunque non si poteva negare che fosse un' esperta, in termini di psicopatici assassini e che sapesse muoversi bene in un paese in cui l'FBI si muoveva come sui gusci d'uovo.

Irene si aggirava per l'obitorio come se fosse casa propria, strusciandosi addosso a Sherlock ogni volta che ne aveva l'occasione, rimarcando il fatto che no, non era morta e che, sì, era ancora la fottutissima splendida donna.

E quindi Molly che era già carta da parati, indossò la sua miglior maschera da dottore e scelse di collaborare in completo distacco, per quanto un cuore in frantumi le potesse concedere.

« Quindi, tu sei il famoso topolino di Sherlock...»

«Come prego? » Irene la fissava, compiaciuta, raccogliere campioni di tessuto dalla trachea della vittima « Il topolino laborioso, quello che corre appena viene chiamato, che non chiede nemmeno un pezzetto di formaggio in cambio...»

Molly impallidì. Quindi, non carta da parati, ma topo. Non sapeva decidere cosa fosse peggio.

Forse il peggio era che lui le avesse parlato di lei

« Irene!» la redarguì Sherlock senza alzare lo sguardo dal microscopio

« Temo, signorina Adler» rispose Molly piccata « che lei abbia confuso le topaie dove notoriamente lavora, con il mio obitorio. Non sono un topo, non amo particolarmente il formaggio e credo di essere uno dei migliori medici nel mio campo. M E D I C O.» infilò il campione in una provetta con la formaldeide « Ora, siccome qui la sua presenza non è necessaria, la invito a prendere la porta e ad andare a farsi un giro»

Irene sorrise divertita « Chiedo scusa» piegò la testa di lato « Forse ho frainteso il tuo ruolo qui. Non avevo capito che in realtà fossi una piccola leonessa sotto copertura... Peccato per quella mise: non ti rende giustizia. Ma poi forse, ti serve per nascondere il tuo corpo piccolo ed ossuto» aggiunse additando ai suoi pantaloni larghi color cammello e al maglioncino marrone

Molly non la degnò di uno sguardo, il sangue le pulsava in testa e non sapeva nemmeno lei se urlare o scoppiare a piangere. Invece si rivolse al detective

« Sherlock !» chiamò brusca, facendolo sussultare « Credo che dovresti fare compagnia alla signorina Adler, e andare a offrirle un caffè, dal momento che quello che stai attualmente facendo non è inerente il caso»

« Ma...»

« Questo caso è appena stato aperto, i campioni da analizzare sono ancora quasi tutti da raccogliere, hai appena dato un'occhiata al corpo, deducendo già la causa del decesso, ergo per cui ciò che stai così accuratamente rimirando al microscopio non può essere altro che un tuo esperimento» Sherlock fece una smorfia molto simile al broncio di un bambino colto con le mani nel vasetto della marmellata « Ora: la tua presenza è un catalizzatore per la signora Irene, ragion per cui se tu esci, lei ti seguirà ed io potrò lavorare in pace con il tenente Caine» Horatio le fece un breve cenno di approvazione. Non apprezzava nessuna delle due personalità, uno privo di filtri, incapace di tenere la bocca chiusa e l'altra troppo criptica, in piena linea con i sistemi dell'FBI.

« Siamo gelose!» il sorriso compiaciuto di Irene la fece sbiancare« E' così!» rise civettuola « Ti infastidisce vedermi in sua compagnia, ti faccio sentire a disagio, inferiore...»

« Andiamo Irene» intervenne Sherlock« Il fatto che sia di bassa statura, e si vesta come una quindicenne, non la rende inferiore a te. E' diversa ma brillante in tutto quello che fa!» eccole lì, le solite parole che la apprezzavano disprezzandola « E comunque Molly, sul serio? Credevo che due mesi fossero sufficienti per farti passare la...cosa» continuò digitando distrattamente al cellulare

Si era sbagliata. Sherlock non aveva il suo cuore in mano, ma una pala e le aveva già scavato la fossa.

Chiuse gli occhi nello sforzo enorme di tenersi tutta di un pezzo.
Era ferita, umiliata, e tanto, tanto, arrabbiata. Non era un topo, o una stupida ragazzina. Forse non era attraente, ammaliatrice o sicura di sé come lo era la donna, ma era piena di qualità che lei nemmeno poteva sperare. Era altruista, era gentile, era allegra e era sorridente. Vedeva sempre il meglio delle persone e glielo faceva notare. E poi era intelligente e forte. Una donna forte, o non avrebbe retto tutti questi anni a fianco di Scherlock Holmes.
Quindi, era ora di far sentire la propria voce

« FUORI» gridò

Il detective sbiancò.
Molly era arrabbiata e ora che ci pensava non era stata una felice scelta di parole. Fece per obbiettare ma la voce del patologo lo sovrastò

« NON TI E' PIU' PERMESSO DI ACCEDERE ALL'OBITORIO FINTANTOCHÉ DENTRO CI SARÓ IO. »

« Questo è assurdo, lo sai che non voglio lavorare con nessun altro!»

« Non è un mio problema. Avresti dovuto pensare prima di muovere la lingua a ruota libera!» rispose cercando di recuperare un po' di controllo « Ora, siccome io sono il capo e l'obitorio mi appartiene, tu e la signorina Adler potete girare i tacchi. Sono sicura che avete cose più importanti da fare, indizi da cercare, dati da analizzare...Ti farò chiamare appena avrò qualcosa di interessante da condividere, intanto, potete anche ANDARE AL DIAVOLO!» finì, urlando.

Sherlock provò ad opporsi, ma il solo dichiarare che parlava così solo perché accecata dalla rabbia, non fece altro che gettare benzina sul fuoco e lei dovette ricordargli che maneggiava un bisturi e che non aveva paura di usarlo

« Mi dispiace» disse, rivolta al tenente Caine, quando rimasero soli « Non è mia abitudine essere protagonista di...scenate»

«Nessun problema» le rispose impassibile « Credo che sia stata fin troppo accomodante...»

« Già...» tornò al corpo sulla lastra e riprese da dove aveva interrotto. Le ci volle un po' per mettere a fuoco il lavoro, il tremore alle mani non aiutava, ma riuscì comunque a raccogliere gli ultimi campioni e a registrare i dati, sotto l'occhio vigile del tenente. Fece alcune osservazioni interessanti e passò a ricucire il cadavere. « Da quanto tempo lo cercate?» chiese, indicando chiaramente l'assassino

« Troppo, mi creda... » e non era mai stato più vero. Quindici vittime, di cui 3 solo a Miami. L'ultima era la giovane figlia di Alexx, il patologo del suo dipartimento.

Rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, mentre Molly finiva di sistemare i documenti e preparava gli strumenti per la sterilizzazione.

« Le serve un nuovo patologo?»la domanda risuonò nella stanza, sorprendendo persino lei stessa. Non aveva capito di volerlo dire, ed ora si sentiva un po' sciocca, sembrava che cercasse una scappatoia.

Horatio la guardò pensieroso, la testa lievemente inclinata, come per studiarla meglio

« Forse sì, signorina Hooper, forse sì...»
  
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