A svegliarli fu il cinguettio prepotente che proveniva dal giardino sul quale affacciava la finestra aperta.
La luce lunare illuminava le due figure: capelli sparsi sui cuscino, avvinghiate l'una all'altra in un disperato abbraccio tra le coperte sfatte, come se non volessero più lasciarsi andare.
Purtroppo, entrambi erano svegli ed entrambi erano consapevoli di doversi separare.
Stanley aveva aperto gli occhi per primo, si era reso conto che le allodole si erano già messe a cantare, e che doveva andare via il più velocemente possibile.
Aveva cercato di divincolarsi dalla stretta dell'amato, portandosi al bordo del letto senza svegliarlo, ma quello ormai già lo osservava con occhi colmi di tristezza.
La luna rendeva il corpo nudo del compagno simile a quello di una statua marmorea
…Era così bello…
-Devi già andare?- gli chiese, prendendogli dolcemente il polso e trattenendolo debolmente.
Stanley si girò e con sguardo altrettanto dispiaciuto annuì.
-Lo sai, amore mio…se ci scoprissero ci condannerebbero alla galera…o peggio.-
-Ma è ancora presto, Stanley…resta ancora un po’ qui con me. Ti prego…il sole non è ancora sorto!-
A Stanley piangeva il cuore al solo pensiero di non poter esaudire quel piccolo desiderio, quindi si trascinò nuovamente al centro del letto, ritrovando il suo posto tra le braccia di Lefou e posizionando il mento sulla sua testa lasciandogli dei teneri baci sulla fronte.
Presto avvertì le calde lacrime dell'altro bagnargli il petto.
-Mon amour…-
-Come si può condannare l'amore? Come si può pensare che qualcosa di così…puro…come l'amore possa essere un crimine?-
-Non lo so Etienne…non lo so…- rispose Stanley, sospirando e stringendolo ancora più forte.
-Chi giudica il nostro amore non può mai aver provato questo sentimento. È impossibile che qualcuno che sappia cosa sia la pensi a questo modo…è impossibile…-
Stanley non sopportava di vederlo in quel modo.
Avrebbe voluto urlare al mondo quanto lo amasse, e quanto tutti fossero solo degli insensibili figli di puttana.
Avrebbe voluto camminare mano nella mano con lui senza il timore di essere arrestato, processato e impiccato per atti osceni.
Ma non poteva, dannazione, non poteva.
Gli asciugò le lacrime con tutta la dolcezza e l’ amore di cui era capace, lo baciò sulle guance e poi congiunse le loro labbra in un bacio disperato.
Si staccarono solo quando entrambi rimasero senza fiato.
-Ti amo, Stanley-
-Ti amo, Etienne-
Lefou a quel punto dovette liberare Stanley dall'abbraccio, permettendogli di recuperare i vestiti sparsi sul pavimento e di indossarli.
Una volta terminato Stanley si diresse verso la finestra, esitando e voltandosi ancora una volta.
Allora corse di nuovo sul letto, assalendo l'ennesima volta le labbra dell'amato, come temendo di dimenticare la sensazione di sentirle sulle proprie.
-Devo andare…Tom e Dick…-
-Lo so…tornerai?-
-Appena sarà sicuro-
-Almeno potrò vederti comunque al mercato…ma non poterti stare vicino come vorrei è una tortura-
-Lo è anche per me-
Un ultimo bacio, un ultimo abbraccio.
Stanley saltò giù dalla finestra cercando di fare meno rumore possibile, per poi correre via verso la sua abitazione, ma non prima di aver lanciato un bacio al ragazzo alla finestra che lo seguiva con lo sguardo.
Il sole stava sorgendo, e insieme a quello la tristezza nel cuore di Lefou.
Gaston sarebbe passato da casa tra poche ore, doveva prepararsi.