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Autore: TeamFreeWill    10/05/2018    7 recensioni
Attenzione spoiler stagione 13
Questa storia è una versione personale di quello che porrebbe accadere negli episodi futuri.
Secondo la mia opinione e di Balto97 da quando Mary è tornata non si è comportata molto bene con i suoi figli. So che per lei è difficile, che è una mamma ma non è solo una mamma ecc …
Ma quando nella 13*21 suo figlio Sam è morto e lei non ha versato neanche una lacrime o provato a consolare Dean, ci siamo davvero arrabbiate.
Così abbiamo pensato che qualcuno dovesse fargli una bella ramanzina! :)
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jo, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Note autrice
Questa è un idea che ha avuto Balto97 e io e lei l'abbiamo sviluppata insieme. Un onore aver collaborato con te e avermi dato la possibiltà di pubblicarla nel mio profilo (ma in fondo non cambia in che profilo fosse pubblicata. Questa è e sarà la nostra storia) ^^

 

 

“No ! no! no!” Ripeteva Sam camminando avanti e indietro per la grande sala del bunker passandosi le mani nei capelli, frustrato.

“Cazzo, deve esserci qualcosa che possiamo fare!”

Era passata una settimana da quando erano tornati dall’altro universo; una settimana dalla battaglia finale e non aveva ancora trovato un modo per rintracciare Dean.

Nella mente di tutti, le immagini dello scontro e del momento in cui avevano perso il fratello maggiore erano ancora vivide e dolorose.
Sembrava un vero e proprio inferno.

Cacciatori - o uomini con il solo desiderio di sopravvivere - contro mostri e angeli, spari, urla di strazio e di rabbia … Per non parlare dei corpi stesi a terra, martoriati.

E poi Michele, sadico, che torturava Jack e Sam con una forza tanto invisibile quanto forte che stringeva le loro gole togliendo loro l’aria, facendoli boccheggiare.

Dean, spettatore impotente, guardava l’arcangelo che sorrideva sadico e compiaciuto a quello spettacolo di cui lui stesso ne era l’artefice.

“Dì la parola magica Dean. Diventa il mio tramite e loro vivranno e questa guerra finirà!” disse mellifluo stringendo la mano. I due, con le mani alla gola, stavano diventando cianotici, i polmoni bruciavano in cerca di aria. Nemmeno la potenza del giovane nephilim sembrava riuscire a reagire a quella dell’arcangelo.

Castiel e Gabriele, poco distanti, erano fuori combattimento. Privi di conoscenza e comunque sfiniti al limite della loro grazia celeste. Lucifero, incredibile ma vero, stava combattendo con le unghie e con i denti per salvare sé stesso e suo figlio .. ma tutto sembrava inutile e alla fine fu catturato dall’esercito celeste.

La battaglia stava per essere persa.

Tutti i loro sforzi sembrano esseri vani, la lama d’arcangelo era persa e gli angeli erano più forti. Loro erano umani. Dei semplici umani.
Non c’era speranza e Dean lo sapeva. Abbassò lo sguardo sconfitto per poi alzarlo di nuovo, una strana luce negli occhi.

“No... Dean...per favore...” riuscirono a biascicare il giovane Winchester e Jack a fatica.

Il moro conosceva fin troppo bene lo sguardo che aveva il fratello in quel momento, lo sguardo di chi ha accettato il proprio destino. Di chi deve farlo per amore di famiglia. Per amore di un fratello.

“Sammy....Jack...devo farlo.” riuscì a dire solo, prima di rivolgersi a Michele con un “SI” deciso.

Michele, immediatamente, lasciò la presa che esercitava verso Sam e Jack ridendo soddisfatto di quel si ottenuto.

Sam e Jack caddero a carponi increduli e urlando di dolore e rabbia mentre l’arcangelo si impossessava del corpo di Dean con una luce accecante e un fischio acuto.

L’urlo di dolore del cacciatore echeggiò tutt’intorno, gli uccelli volarono dagli alberi impauriti e tutti si voltarono sconvolti ad ammirare il nuovo tramite dell’arcangelo Michele. Il tramite originale.

Sam, quell’urlo, non lo avrebbe mai scordato. Nessuno avrebbe potuto farlo.

Un urlo di dolore, disperazione … paura.

Un grido mai uscito dalla bocca di suo fratello.

“Sam, ho cercato in tutti i libri! Anche nel Grimorio oscuro e nel libro dei Dannati” esclamò Rowena, sbuffando.

“Cerca meglio!” ribatté Sam.

“Sam calmati” provò ad intervenire Castiel.

Anche lui era molto preoccupato.
Non sapeva cosa avesse in mente Michele, ma soprattutto non sapeva dove si trovasse Dean e se di Dean ci fosse rimasto ancora qualcosa.

I minuti passavano, le ore, i giorni e non avevano ancora trovato un modo per evocare o rintracciare il nuovo arcangelo.

Sam aveva letto e riletto ogni libro e manoscritto antico e Gabriele, come aveva promesso, si era recato in Paradiso dove sembrava star facendo qualcosa di utile: ricreare gli angeli. Ripotenziare il mondo celeste.

L’unica che non stava facendo molto era Mary.

All’inizio l’avevano lasciata in pace sapendo che non era stato facile per lei vedere Dean posseduto.
Ma adesso, a distanza di parecchi giorni, la donna restava chiusa in camera .

“Mamma...” la chiamò il moro bussando alla porta, “...abbiamo bisogno di te per le ricerche”

“Adesso no, Sam …” arrivò la risposta da dietro la porta.

Sam sospirò e decise di lasciarla stare.

Non sapeva cosa volesse dire avere il conforto della mamma, non lo aveva mai avuto, ma in quel momento avrebbe dato tutto per averlo. Per una volta. Almeno per quella volta.

Aveva chiamato Jody e quando aveva saputo cos’era successo a Dean si era offerta di andare al bunker per aiutare e offrire conforto, ma Sam gli aveva detto che non era necessario.

“Sam … per qualunque cosa sono qui tesoro!” le disse, con tono materno.

Quella frase aveva significato molto per il moro, come quando l’aveva chiamata per dirgli che Dean era un demone .

Jody sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno che si amava e a cui si teneva come Sam teneva a Dean.

“Voglio mia madre...” pensò Sam, gli occhi lucidi, incamminandosi verso la sua stanza ”....e voglio mio fratello”.

Nella grande sala, intanto, anche Cass e Jack stavano facendo ricerche su ricerche ininterrottamente da quando erano tornati.

“Forse dovresti riposare, Jack” suggerì l’angelo, guardando il ragazzo che prendeva un altro tomo dallo scaffale della grande libreria.
“No!” rispose prontamente, “Dobbiamo trovare Dean! Lui non si è arreso e non lo farò nemmeno io.” affermò risoluto e deciso, tornando a sedersi e iniziando a leggere attentamente quello che c’era scritto.

Castiel, si avvicinò al ragazzo posandogli una mano sulla spalla.
“Jack, non è colpa tua.”

Jack si voltò appena, lo sguardo segnato da quella colpa che non lo abbandonava mai, un peso nel petto che faceva male.

“Michele mi aveva preso!” ricordando dolorosamente quel momento. “Dean non ci ha pensato due volte a dare la sua vita per salvare la mia!”

“Jack …” stava per dire Cass, ma qualcosa catturò la sua attenzione facendolo zittire.

Le luci della sala avevano iniziato a sfarfallare, così come quelle del corridoio e quelle delle camere.

Poco dopo Sam comparve sulla soglia osservando anche lui quel fenomeno sovrannaturale

“Che succede? Un corto circuito?” chiese Jack ingenuamente.

“No! E’ …” stava per dire Sam, ma si bloccò di colpo. La temperatura nella sala si abbassò di colpo e il suo alito divenne visibile.

”... un fantasma” concluse Castiel per lui. “Sam ma possono entrare qui dentro?” fece inclinando la testa, confuso, e raggiungendolo.

“No …L’unico fantasma che ci fu qui fu quello di Kevin...ma solo perchè l’accesso al Paradiso era chiuso da Metraton.” sussurrò Sam, ricordando quando apparve davanti a lui e a Dean.

Quindi di chi era quello spirito? Non riuscivano a capire! Stavano facendo delle ipotesi quando uno sparo echeggiò tra i corridoi del bunker.


“Saammm!!!!!!” Mary stava chiamando il figlio con quanto più fiato aveva in gola.

I quattro corsero immediatamente da lei, i sensi in allerta.

“Mamma! Come stai? Che è successo?” esclamò Sam urlando quando vide sua madre in piedi fuori dalla camera con in mano un fucile caricato con proiettili di sale.


“Sto bene! Quel fantasma voleva un contatto, ma gli ho dato il ben servito ” rispose prontamente caricando di nuovo l’arma.

“Dividiamoci e cerchiamo di stanarlo.” sussurrò poco dopo.

Jack e Castiel andarono subito verso la cucina mentre Rowena ritornava nel grande salone pronta a scagliare un incantesimo di protezione; Mary perlustrò le camere e Sam si diresse verso il garage.

Lentamente il moro vi entrò con il suo fucile pronto a fare fuoco.
La luce si accese e illuminò tutte le auto e la moto di Dorothy, poi i suoi occhi si posarono sulla carrozzeria lucente e nera della fedele Impala.

Pochi passi e la raggiunse, sospirando e abbassando gli occhi.
Dio, guardarla gli ricordava Dean e ricordare Dean era doloroso. Molto doloroso.

“Mi dispiace...” sussurrò, “..anche stavolta lo abbiamo perso”.

Ma doveva riprendersi. Non doveva crollare. Strinse i pugni e si decise a fare il giro del garage, ma del fantasma nemmeno l’ombra.

“Qui non c’è...” il rivelatore in tasca, non segnava nessuna presenza fin quando non iniziò a fischiare, tanto che Sammy dovette spegnerlo!


“Dean ti ha tenuto proprio bene!” la voce bassa e profonda.


Sam si immobilizzò, in allerta, la presa sul calcio del fucile si fece più salda.

Lentamente si voltò pronto ad attaccare quello spirito.

“Sei ancora bellissima.” disse ancora la voce, ignorandolo.

Un’ombra bianca, dalla grottesca forma umana, stava accarezzando il freddo metallo dell’impala, in un gesto che Sam aveva visto fare così tante volte a suo fratello.

Sam sbatté gli occhi diverse volte a quella vista, prima di chiedere “Chi sei?”. L’arma puntata verso quell’essere.

“Come? Non mi riconosci … figliolo?” chiese lo spirito mentre la sua forma diventava sempre più chiara e delineata, puntando gli occhi in quelli del minore.

Il cuore del ragazzo si fermò, così come il suo respiro mentre il fucile cadeva dalla sua mano con un tonfo metallico al suolo.

“Pa....papà” il cuore accelerò di colpo, le mani tremavano.

“Ciao , Sammy!”

Suo padre, John, era proprio li davanti a lui.

“No … no” disse incredulo il giovane. “Non puoi essere qui...è impossibile....no...”

“Sono qui. Ma ora calmati, dobbiamo dirci tante cose Sammy e ho poco tempo”

“O ..ok” rispose Sam cercando di calmarsi e di realizzare che stava di nuovo parlando con suo padre. Era assurdo, ma cavoli, rivedere il padre era un'emozione fortissima, difficile da gestire.

Rimase a fissarlo per qualche secondo ma solo al richiamo del padre si destò e lo invitò a seguirlo nella grande sala del bunker.

Quando mise piede nella sala, il gruppo era già riunito intorno al grande tavolo intento a stilare un nuovo piano d’attacco per cercare il fantasma e distruggerlo grazie ad un incantesimo della strega rossa.

“Ehi voi! Basta. Non ce n’è bisogno. So dov'è il fantasma e chi è”

“Come?” dissero in coro gli altri voltandosi, ma non appena pronunciarono quelle parole, dietro Sam apparve la sagoma di John Winchester.

Mary si mise una mano alla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime. Il suo adorato John. Istintivamente portò l’altra mano a stringere la catenina che portava al collo. Tra le mani la fede nuziale.

“Oddio! John! Mi spiace di non averti riconosciuto prima…io…” ma non resistette oltre.
Gli corse incontro, ignorando il figlio che stava spiegando che lo spirito doveva parlare di una cosa importante.

L’istinto di abbracciare il marito era forte, ma sapeva che era impossibile. Le lacrime rigavano copiosamente le guance della donna, ferma a pochi centimetri dal viso dell’uomo.

“Mary calmati. John deve parlarci” disse Castiel raggiungendola, gli occhi blu intensi. Poi si rivolse allo spirito. “John!” fece come a presentarsi. “Io sono…”

“…Castiel, l’angelo del Signore che ha portato mio figlio via dall'inferno e tu..” indicando Jack “… sei Jack, il figlio di Lucifero.” finì per lui il vecchio cacciatore indicando prima uno e poi l’altro. “Credimi, ragazzino, non hai nulla di tuo padre!” fece sorridendogli e ricevendo un sorriso timido in ricambio.

“Che spirito affascinante!” fece Rowena avvinandosi sensuale “Io sono Rowena, comunque. ” la mano aggraziata e affusolata , indicandosi.

“Lo so…sei la strega che ha liberato Dean dal marchio di Caino e che ha tenuto aperto il portale tra i due mondi permettendo a tutti loro di ritornare di qui.” e sorridendo anche a lei. “Grazie! Avresti potuto andare via e invece hai deciso di restare e lottare con loro!” e la donna annuì grata per quella concessione.

Nel bunker scese un silenzio surreale. Il primo a riprendersi fu Sam, che chiese: “Papà come fai a sapere tutte queste cose?”

John sospirò, lo sguardo intenso.

“E’ stato Dean!” rispose criptico

I presenti dovettero sedersi a quella notizia sconvolgente.

“Come…. è stato Dean?” chiese Mary, le cui lacrime non si erano ancora fermate.

“Si. Ero in Paradiso, nel mio paradiso personale, quando un grido fatto di dolore puro ha scosso le pareti interdimensionali - già fragili di loro - che dividono il Paradiso del nostro mondo dal paradiso del mondo alternativo… L’urlo era di Dean. Lo avrei riconosciuto tra mille.” affermò il vecchio cacciatore.

“Come hai fatto a lasciare il Paradiso?” domandò giustamente Cass.

“E’ stato facile. Non ci sono più molti angeli che lo sorvegliano. Mi è bastato aprire la porta giusta e uscire.” rispose con il suo solito tono John.

“Comunque una volta scappato sono andato da Dean”

“Dov’è?” chiese Sam saltando sulla sedia.

L’uomo scosse la testa.

“Quando l’ho visto stava camminando lungo una strada. Ma Michele è un gran figlio di puttana. Si rende irrintracciabile. Io ho potuto vedere Dean per pochi momenti poi Michele mi ha scoperto e mi ha mandato via. Comunque quando l’ho trovato era … era..” tentennò mentre i suoi occhi vagavano per la stanza.

“Dio! Non l’ho mai visto così … E’ intrappolato nel suo corpo e Michele lo sta tenendo prigioniero!” spiegò. “Era così confuso e sofferente che non mi ha neanche riconosciuto.” sussurrò con dolore negli occhi.

“Michele lo sta torturando!” affermò Jack.

“Oddio!” esalò Sam passandosi una mano tra i capelli.

“Ho cercato di aiutarlo. Ho provato ad instaurare un contatto mentale. Per un breve secondo ci sono riuscito…e quando l’ho stabilito ho visto tutto … tutto!” affermò portando gli occhi sul viso del suo secondogenito seduto al suo fianco. “Avete affrontato tante cose Sam … l’Inferno, Ruby, il sangue di demone, l’apocalisse, Lucifero, i leviatani, il purgatorio, il marchio, l’oscurità liberata … la lista è lunga figliolo…” affermò tenendo gli occhi sul giovane.

Sam aveva avuto sempre paura di quello sguardo di rimprovero misto a rabbia e disapprovazione. Lo temeva a 5 anni, a 18 e lo temeva anche adesso.

“Papà io …” cercò di dire Sam, ma il padre lo fermò alzando la mano.

“Non devi spiegare Sam … Dean ha già parlato per te, come faceva quando eravate piccoli e copriva le tue piccole ribellioni.”

Sam sorrise annuendo, gli occhi diventarono lucidi al ricordo delle tante volte che Dean lo aveva coperto con suo padre.

“Commettiamo tutti degli errori Sam” convenne il cacciatore. “Ma alcuni sono più grandi di altri … vero Mary ?” rivolgendosi alla donna con tono deluso e anche arrabbiato.

La cacciatrice abbassò lo sguardo. Impossibile sostenerlo.

“Ho visto il bellissimo lavoro da madre che hai fatto da quando sei tornata.” il tono stranamente, giustamente, sarcastico.

“Che vuoi dire?” domandò alzando appena gli occhi, guardando prima il marito poi gli altri presenti.

“Io avrò sbagliato Mary….” affermò serio. “Nella mia vita ho commesso molti errori, ho rovinato la vita dei nostri figli e distrutto la mia per inseguire un demone e vendicarmi della tua morte.” la voce dura. “Ma tu …tu li hai abbandonati alla prima occasione”

“Per una buona causa!” si giustificò Mary.

“Non inventare scuse Mary .. non con me. Loro dovevano venire prima di tutto.” fece severo. “Dean mi ha mostrato come li hai abbandonati per ritrovare te stessa e poi unirti ad un gruppo di letterati spocchiosi che ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Hai pianto per quella vita che non hai vissuto ma non hai versato una lacrima quando credevi che Sam fosse morto.” ironizzò furioso.

“John!” urlò la donna, sconvolta e colpita sul vivo.

“Sono stato un marito pessimo e un padre orribile! Ma quando ho visto mio figlio, il mio Dean, in un letto d’ospedale, attaccato a un tubo e a mille macchine mentre un medico mi diceva che non si sarebbe più svegliato non ho pensato ad altro che a salvare il mio ragazzo … anche a costo della mia vita”

Quelle parole sconvolsero la donna che non ebbe più coraggio di replicare.

“Tu non sei più la mia Mary, non sei più la donna di cui mi sono innamorato e che ho sposato … Lei è morta quel lontano 2 Novembre 1983.” sussurrò duramente l’uomo con gli occhi lucidi.

Mary, anche lei di nuovo sull’orlo delle lacrime, guardò Sam cercando un qualche tipo di sostegno, ma tutto ciò che ottenne fu un altro sguardo di rimprovero.

Offesa la donna si girò tornando in camera sua.

Ci fu un attimo di silenzio disturbato solo dai passi di Mary lungo il corridoio e infine dal rumore della porta che sbatteva e da una battuta irritante da parte di Rowena.

“Oh quanto adoro assistere ai drammi familiari dei Winchester”, la voce e l’espressione disgustata. “Ragazzi, dopo questo spettacolino degno di una telenovelas di serie z, io ritorno a leggere i miei libri. Sono più interessanti.” e detto questo prese il Grimorio Oscuro e lo sfogliò.

“Aaaaahhhhh!!!” gemettero sia Jack che Cass qualche minuto dopo, portandosi le mani sulle tempie.

“Che succede?” chiese Sam preoccupato.

“E’ radio angeli.” rispose Castiel.

“Hanno scoperto che sei scappato …” disse Jack guardando il vecchio Winchester.

“Devi tornare prima che chiudano la porta che hai attraversato e non ti facciano più accedere al tuo paradiso” gli intimò Castiel.

John annuì con fare sconsolato.

“Grazie.” disse rivolgendosi all'angelo “...per tutto quello che fai per Dean e Sam”

“L’ho detto ai tuoi figli e ora lo ripeto a te: Sono fiero di servire e sanguinare per i Winchester!” Il tono orgoglioso e fiero.

John sorrise poi si rivolse a suo figlio. “Sammy…” sussurrò guardando Sam negli occhi.

“Papà, ti prometto che farò di tutto per ritrovare e salvare Dean.” esclamò il giovane. “Non lo abbandonerò. L’ho fatto una volta e non me lo sono ancora perdonato. Questa volta non mollerò. Lo riporterò a casa o morirò provandoci.”

John annuì nuovamente sorridendo. Orgoglioso di suo figlio.

“Il mio piccolo Sammy”. allungò una mano e sfiorò la guancia del figlio. Anche se non poteva toccarlo, Sam la percepì come la carezza più bella che avesse mai ricevuto. Era quello di cui aveva bisogno.

“Sono così fiero di te!” disse per poi sparire nel nulla. “Lo sono sempre stato!”

Ma se Sam pensava che il padre fosse tornato già in Paradiso si sbagliava.


Nella stanza di Mary, infatti, l’uomo osservava sua moglie seduta sul bordo del letto, stringere tra le mani la foto di lei e Dean nel giardino.

“Lo so, Mary, che per te è difficile accettare che da un giorno all’altro i tuoi bambini siano diventati due uomini.” disse avvicinandosi “...ma devi fare qualcosa …” continuò. “Lo farei io ma non posso! Quindi devi farlo tu!” affermò sempre più serio.

Ma la donna non si voltò, né gli rivolse la parola.

“Non deludermi … non deludere il nostro Dean e nemmeno Sam”

Mary sospirò lasciandosi scappare una lacrima.

“John , io ..”

Ma John non c’era più. La camera era vuota e dell’uomo che aveva amato non rimaneva che una promessa.


“Dean!” chiamò mentalmente e fortemente , John, a chilometri di distanza davanti a quello che era un accesso per il Paradiso, in un parco giochi.

Prima di tornare nel suo paradiso personale, il cacciatore non aveva resistito e aveva tentato di ristabilire un contato mentale con il suo primogenito.
O meglio quello che rimaneva di lui poiché tutto ciò che rimaneva della sua coscienza era incatenata ad un angolo freddo e buio della sua mente.

“Dean...” sussurrò ancora, riuscendo finalmente a stabilire il contatto e a vedere il figlio sdraiato sul freddo pavimento, immobile. Una cella mentale creata da Michele per controllarlo totalmente.
John, a quella vista, si sentì impotente e lui odiava quella sensazione. L’aveva sempre odiata, anche in vita, quando si trovava in un vicolo cieco con una delle sue “missioni di caccia”.

Dean, in quella sua prigione, era spezzato e sconfitto ma per un breve istante era riuscito a far entrare il padre di nuovo.

“Oh... figliolo” disse inginocchiandosi accanto al ragazzo.

“Papà…Lui…è…troppo…forte…Non….riesco….a….scacciarlo….” biascicò Dean riuscendo ad aprire a malapena gli occhi.

“Andrà tutto bene!” continuò l’uomo accarezzandogli i corti capelli biondi, proprio come quando era un bambino – quando erano ancora una famiglia serena - e non riusciva a dormire.

“Sei il mio soldato Dean. Riuscirai a cacciarlo e Sam ti ritroverà.” disse mentre la maschera di uomo duro, che indossava da quella fatidica notte si incrinava, lasciando scappare quella singola lacrima. “Sono fiero di te, Dean”

Una lacrima per Dean.
Per il suo primogenito.
Il suo ometto.

L’ultima cosa che John vide, prima di sparire, fu il viso di Dean che cercava di sorridere e che, grazie a quelle parole, a fatica tentava di rialzarsi da terra.
Che lottava per riprendere il controllo sulla propria volontà perché lui non era la marionetta di nessuno. Specialmente di un arcangelo figlio di puttana che non era nemmeno del loro mondo.

Lui era un Winchester.
E i Winchester non si arrendono mai e l’arcangelo Michele lo avrebbe scoperto a sue spese.
Cazzo, se lo avrebbe scoperto!

 




Note autrice
Grazie Lilyy per aver segnalato gli errori di battitura ^^
Grazie cin75 per averci betato la storia. ^^ *_*
Grazie a chiunque ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti.
  
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