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Autore: Cassie chan    04/07/2009    2 recensioni
Ciao a tutti! Sono ancora io, Cassie chan! Per chi non mi conoscesse, ho pubblicato due fic su Tokyo mew mew e una su Buffy, ma questa, in ordine di tempo di scrittura, è la mia prima fanfiction! L’ho scritta su Gundam perché sinceramente è stato l’anime, che mi ha fatto esaurire di più; Heero e Relena non arrivavano mai al sodo, con quello che sveniva ogni tre puntate e quell’altra che sospirava: “Oh, Heero!” ad intervalli più o meno di cinque secondi. Per questo, siccome sono una persona molto vendicativa, mi sono presa questa piccola rivincita!… che cosa succederebbe se Heero e Duo si scoprissero contemporaneamente innamorati di Relena? Senza andare per le lunghe, Relena sceglierebbe Heero, ma quando le cose ti danno modo di cambiare completamente idea per un tragico equivoco? Un piccolo avvertimento: la fic comprende due coppie, e, come avrete intuito, sono Heero&Relena, e poi Duo&Relena! Solo che una rimane, e l’altra no! Perciò, se non vi dovesse piacere che coppia io ho scelto, non ammazzatemi!Buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heero Yui, Relena Peacecraft
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 – The call of the soulmate

Capitolo 14 – The call of the soulmate

 

 

Relena era fuori sulla terrazza, e osservava gli alberi di quercia del parco della Reggia, che erano diventati tutti rossi e dorati. L’autunno era ormai arrivato e la giovane donna era in piedi, sul balcone, esposta al vento dolce e ancora caldo, tipico del mese di ottobre.

Dall’interno della stanza, le giungevano le voci di Jeannemarie e della madre, che stavano parlando animatamente riguardo a Daphne, che dormiva placida nella culla, mentre Relena guardava silenziosamente il parco, la veste bianca di pizzo sangallo, agitata dal vento.

Relena non aveva voglia di tornare dentro, anche perché quando c’erano sua madre e la sua balia, per lei era impossibile occuparsi serenamente di Daphne. Parlavano in continuazione e, con i loro ricordi e discorsi, che a loro sembravano assolutamente innocenti, la facevano sentire male, come se fosse in trappola.

La madre, soprattutto, era diventata paranoica riguardo alla salute della figlia e, dato che la gravidanza era stata abbastanza difficile, era sempre preoccupata per qualsiasi cosa che vedeva in Relena. Ora, per esempio, si era accorta che la ragazza parecchie volte portava la mano destra al petto e si stringeva forte il punto, dove c’era il cuore. Jeannemarie, che era una vecchia amica della madre, le aveva detto di non preoccuparsi, anche perché Relena diceva sempre che era un atto inconscio e di non avvertire dolore, ma anche lei ignorava, nella mente semplice di donna ormai non più nel fiore degli anni, la causa del male, che Relena provava.

Relena guardava un punto fisso, oltre l’orizzonte, e si teneva sempre la mano sul petto. I suoi occhi indugiavano sempre su quel punto e le sue labbra rimanevano socchiuse a guardare quel punto.

“Che cosa stai guardando?” le chiese Heero, comparso alle sue spalle, senza che lei se ne accorgesse.

“Niente” replicò Relena con un sorriso e scuotendo il capo “E’ solo che cercavo di vedere se da qui si vedesse Seaflower…”.

Heero si era appoggiato, anche lui alla ringhiera, illuminato dai raggi del sole, che stava tramontando. Guardò la ragazza, il cui volto era ancora rivolto a quel punto, che sembrava vedere solo lei.

“E la riesci a vedere?” chiese Heero, con un sussurro.

“No, siamo troppo lontani… vedo a malapena il paesino… la mia casa è sulla scogliera…” disse Relena, malinconicamente.

Heero, allora, le chiese: “Ti manca la tua casa?”.

Relena sorrise, poi, la mano sul petto, disse al ragazzo, guardandolo negli occhi: “Sì, un po’… ma ormai le cose sono cambiate… non penso che tornerò mai più a Seaflower…”.

“Perché?” chiese Heero.

Relena non rispose, ma abbassò lo sguardo e si strinse più forte il petto. Poi, sollevò il capo a guardare che cosa stavano facendo la madre e Jeannemarie.

Le due donne stavano guardando Daphne, che si era svegliata e che ora era in braccio alla nonna. Entrambe stavano discutendo su qualcosa, ma Relena non riusciva a cogliere di che cosa stessero parlando.

“La martirizzano quella povera bambina!” disse Relena, con un sorriso.

Heero rise e seguì la ragazza, che rientrò nella stanza.

“Si può sapere che cosa avete?!” chiese Relena, le mani sui fianchi.

“Niente” disse la mamma di Relena alla figlia “E’ solo che io sostengo che Daphne sia quasi una tua fotocopia, ma Jeannemarie dice che…”.

Jeannemarie interruppe la donna, dicendo: “Daphne è molto simile a Relena! E su questo non ci piove!”.

“Ma?!” chiese Relena, con un sorriso, che si oscurò quando la donna rispose: “… non ha i vostri occhi, Relena! Gli occhi sono di Duo, lo si vede lontano un miglio!”.

Relena si mise meccanicamente la mano sul cuore, come quando sentiva parlare di Duo o pensava a lui. Sebbene fosse passato ormai un mese, la sua mente era ancora totalmente presa da lui. Le mancava immensamente, ogni giorno di più. E anche lei aveva notato che Daphne aveva preso gli occhi di suo padre. Lei aveva gli occhi di un celeste chiaro, mentre gli occhi di Duo erano blu, un meraviglioso blu, pieno di luce, che era incastonato nei suoi ricordi, come la più bella e preziosa delle gemme.

Heero fissò la ragazza per qualche istante, non riuscendo a capire come mai Relena si tenesse la mano sul petto. Relena era molto cambiata in quei mesi. Aveva sempre un’espressione malinconica e, anche se lui la invogliava sempre a parlare, lei, seppur con gran gentilezza e affetto, evitava magistralmente di rispondere. Non capiva che cosa potesse avere: era spesso distratta, troppo presa dal pensiero di chissà che cosa. Alle volte, nella mente di Heero, s’insinuava la riflessione angosciante che stesse pensando a Duo, ma poi si diceva che loro due si erano lasciati, glielo aveva detto Relena stessa, il giorno della nascita di Daphne, sostenendo fortemente che era stata una decisione voluta da entrambi. Le motivazioni non erano del tutto chiare, ma lui era bastato sapere che Duo aveva lasciato la Terra e che ora era nello spazio. In quei momenti, in cui Relena si comportava così, lui si ripeteva che era solo preoccupata per sua figlia e per il Regno, anche perché loro due erano tornati assieme, qualche giorno dopo la nascita di Daphne. Lei gli aveva detto che gli dispiaceva di che cosa fosse successo, e lui aveva detto che non doveva preoccuparsi, poi lei lo aveva baciato ed erano tornati assieme. Anche se il comportamento della ragazza, di cui era innamorato, lo lasciava sempre atterrito. Nel bacio di quel giorno, di ormai un mese fa, lei aveva messo un sentimento nuovo: non la calda dolcezza, di tanti anni prima, ma una freddezza, che solo a tratti era sostituita da qualcosa, che non sapeva definire, che assomigliava enormemente a rancore. Non verso di lui, ma che si ripercuoteva su di lui. I loro contatti erano ormai ridotti solo a questi freddi e indecifrabili atti d’affetto, che lasciavano Heero sempre con una sensazione dolceamara sulle labbra. Inoltre, sebbene Daphne, non ne avesse alcuna colpa, mal tollerava vedere Relena, quando era con sua figlia. Certo, se le cose sarebbero andate, come sperava, Daphne sarebbe diventata per lui come una figlia vera, ma, al momento, non riusciva a scrollarsi di dosso il fatto che la bimba fosse anche figlia di Duo. E poi Daphne, che assomigliava enormemente alla madre, aveva però quegli occhi blu, in cui Heero vedeva continuamente l’immagine dell’amico lontano e del sentimento d’amore, che seppure ora estinto, l’aveva unito alla sua Relena, e che divampava ancora, se non nella sua Principessa, negli occhi della bimba, chiaro simbolo di quello che era stato e che non aveva il potere di cancellare.

Relena, la mano ancora sul petto, disse alla madre e a Jeannemarie: “Era abbastanza normale che prendesse qualcosa da suo padre, no?”. Aveva cercato di parlare con la massima freddezza, ma parte dell’intenso legame, che ancora la incatenava a Duo, le uscì involontariamente dalle labbra, provocando al suono di quelle parole al suo orecchio, un’altra fitta al cuore.

Heero, a quel punto, interruppe il corso dei suoi pensieri e disse: “Scusami, Relena, ma avrei bisogno di parlarti…”.

“Dimmi”.

“Intendo dire da solo” replicò il ragazzo, con decisione. Jeannemarie diede una gomitata alla madre di Relena e disse che loro sarebbero tornate più tardi.

Quando le due donne lasciarono la stanza, Relena chiese: “Allora?”.

Heero le chiese, come se la vedesse solo allora dopo tanti anni: “Come stai, Relena?”.

Relena rispose, leggermente incuriosita dalla domanda di Heero, di cui non capiva il senso: “Sto bene, sono ancora un po’ stanca, ma il dottore dice che è normale… ho avuto una gravidanza molto difficile…”.

Heero scosse la testa e replicò: “Voglio dire psicologicamente… come stai?!”.

Relena sorrise, poi disse: “Sono diventata la madre di una splendida bambina, credi che potrei essere più contenta di quello che sono?”.

Heero sospirò. Relena non voleva cogliere quello che lui stava cercando di chiederle. Voleva sapere se pensava ancora a Duo, ma ancora una volta, la ragazza di fronte a quell’argomento, si barricava dietro un muro di ostinata e testarda incomunicabilità.

Heero, a quel punto, pensò che era arrivato il momento. Doveva chiedere a Relena quello che voleva chiederle da quando l’aveva ritrovata. Doveva, in quel momento, altrimenti l’avrebbe assalito di nuovo la paura di perderla.

Le si avvicinò e lentamente le strinse le mani, nelle sue. Poi, le disse: “Relena, mi vuoi sposare?”.

Relena rimase immobile, come se le avessero dato uno schiaffo. Certo, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, lo sapeva da quel giorno, che aveva accettato nel suo cuore e nella sua mente, che doveva scordare Duo e che doveva tornare da Heero. Ma, non pensava che sarebbe accaduto così presto. Poi, la sua mente ancora una volta, perse la connessione con la realtà di quell’attimo e tornò indietro….

Ti sposerei anche in verde acido per quel che mi importa!”

Relena avvertì il respiro fermarsi tra i polmoni. Diventò rossa, e la solita consueta fitta, che le trafiggeva il cuore, si rifece sentire, anche se stavolta ancora più forte. Si liberò della stretta di Heero e si mise la mano sul petto, respirando a fatica.

“Che hai, Relena? Ti senti male?” le chiese Heero, preoccupato.

“No, non è niente” disse lei, con un filo di voce, poi, cercando di riprendersi: “E’ solo che mi hai sorpreso, tutto qui…”.

Davanti allo sguardo di Heero, che esprimeva ancora perplessità, Relena replicò, ora serissima in volto: “Ascolta, Heero…voglio essere sincera con te. Sposarmi oggi, non è come sposare la me stessa di quattro anni fa… sono accadute molte cose, e certamente quella più importante è che ora sono la madre di Daphne…”.

“E allora che cosa c’entra?” chiese Heero, dolcemente “Io potrei essere benissimo il padre di Daphne…”:

Relena, evitando di guardarlo e trattenendo ancora la fitta, che sgorgava impetuosa già nel suo torace, disse: “Heero, saprai accettare che Daphne è figlia di Duo, e non tua?”.

Heero la guardò in viso. Erano mesi, che non pronunciava il nome di Duo.

“E poi, data la nascita di una figlia, prima di regolari nozze, ma che provvederò ovviamente a riconoscere come mia, io devo fare promessa di sposare qualcuno, entro l’anno di vita della bambina. E, a quel punto, Heero, io diventerò Regina… cosa che io non volevo certamente… e mio marito, al quale mi sarò legata con la Promessa davanti al parlamento, diventerà Re…tu lo vuoi?”.

Heero, che era rimasto stordito davanti al parlare stringato e quasi formale della ragazza, chiese: “Relena, a me di queste questioni importa poco… io ti voglio sposare perché ti amo, il resto non mi importa, e da te voglio solo questa risposta”.

Relena abbassò lo sguardo, incapace di proseguire a guardarlo. Lo sapeva, sapeva che lui voleva sposarla per questo, ma lei aveva cercato di cambiare ossessivamente oggetto della questione. Perché, se avesse spostato la sua attenzione su quei cavilli così sterili e freddi, avrebbe potuto ottenere un certo ordine nella sua testa, ma se pensava a quella, che era la reale motivazione, che spingeva due persone ad unirsi in matrimonio, si sentiva lacerata. Poi, ancora la sua mente le riportò un frammento di ricordo estremamente doloroso…

… non sarebbe mai finita e invece, adesso lo è…

La lettera di Duo… la sua lettera, l’avevo scordata. Lui mi ha detto che, per me e per lui, non c’è più futuro… ma io dovrò sposare qualcuno, per il mio Regno, perché devo diventare Regina, per la nascita di Daphne… se non sarà Heero, dovrà essere qualcun’altro… almeno a lui voglio un mondo di bene…

Relena sollevò lo sguardo e guardò Heero, in faccia. Era così bello, e forse lo era più di Duo; la missione di quattro anni prima, quella maledetta missione, gli aveva lasciato, oltre che una cicatrice sul sopracciglio destro, uno sguardo sempre più attento, sempre più malinconico e triste. Le venne da piangere… e pensare che solo quattro anni prima, avrebbe desiderato con tutta sé stessa che lui l’amasse e che diventassero marito e moglie. E ora, invece, non gliene importava più niente: gli voleva molto bene, molto di più di quanto se ne volesse ad un amico, ma… poi, fermò all’improvviso, il corso dei suoi pensieri, che trovava estremamente inutili e anche masochistici, e si avvicinò a lui. Era lui, che doveva diventare suo marito, perché era giusto così… le venne da ridere, pensando che, seppur odiasse quello che le aveva detto Duo in quella dannata lettera, doveva ammettere che lui aveva ragione.

Gli disse: “Ok, Heero, voglio diventare tua moglie”. Il ragazzo sorrise radioso e la baciò, poi la strinse tra le braccia.

Relena, stretta nel suo abbraccio, guardò la culla di Daphne. Poi, le lacrime, che le cadevano dagli occhi, disse, in silenzio alla sua bambina: “Se solo avessi saputo che sarebbe finita così, piccolina mia…”.

 

Chiedo perdono per non riuscire mai ad aggiornare in tempi brevi, purtroppo sono presa da mille storie… e quindi tralascio un po’ questa, ma oramai siamo quasi alla fine… Grazie a tutti coloro che ancora la leggono, specie Pao 87 che mi ha anche recensito!!

Un bacio!

Cassie

   
 
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