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Autore: Sueisfine    05/07/2009    2 recensioni
Once there was a man who had a little too much time on his hands. He never stopped to think that he was getting older. But when his night came to an end, he tried to grasp for his last friend, and pretend that he could wish himself health on a four-leaf clover. (Scissor Sisters)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Theodore 'Ted' Schmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allungo un braccio per sentire di nuovo il suo calore su di me. Lo muovo un po’ lungo le lenzuola, alla ricerca del suo corpo.
Poi, rassegnato, apro gli occhi.
Lui non c’è. Sospiro, e fisso il soffitto.
Mi volto, la radiosveglia segna le sette e ventisei, e da questo deduco di aver dormito per più di dodici ore.
Rimango con gli occhi fermi in direzione dei numerini luminosi, e la mia mente torna ad Emmett, a come mi aveva accolto, alle accuse che mi aveva scagliato addosso.
Un bugiardo, un ladro.
I soldi che avevo preso dal conto di Gus, ed il repentino rimpiazzo per coprirmi.
L’egoismo paga, sempre.
Il mio volto decisamente sconvolto lo deve aver intenerito parecchio, giacché in seguito è riuscito unicamente ad abbracciarmi, fingendo di passar sopra ad ogni cosa. Aveva persino tentato di sorridere.
«Andrà tutto bene».
Il suo calore su di me.
Il suo profumo, che aveva invaso le mie narici arrossate. La stretta tra le sue braccia, a lasciar intendere una tregua solo momentanea.
Io che mi abbandono su questo letto, sfinito, senza neanche avere la forza di svestirmi o infilarmi sotto le coperte.
I suoi occhi su di me.
Li ho sentiti addosso per tutto il tempo, nel sonno profondo e nel dormiveglia.
Ma eravamo entrambi troppo stanchi per reagire, troppo stanchi per combattere ancora.
Mi sollevo sui gomiti, ma sono subito costretto da un tremendo capogiro a rimettermi supino. All’improvviso, la nausea. Mi alzo di scatto dal letto e corro in bagno, a vomitare chissà quale pasto precedentemente ingerito. Sforzo così tanto il mio stomaco che mi ritrovo dopo poco a vomitare solo saliva e succhi gastrici, e il tremendo sapore che avevo in bocca dalla mattina si fa ora a dir poco disgustoso. Tiro lo sciacquone.
Mi isso in piedi, ed incontro nuovamente nello specchio quel volto distrutto che tanto mi ha straniato questa stessa mattina.
Riposare non è servito a nulla. Quel calore, dominato da una freddezza sotterranea ma tremendamente tangibile, non è servito a nulla.

Theodore Schmidt, è terribile.
E’ terribile la situazione in cui ti sei impantanato.
Come potrai venirne fuori ? Come potrai far capire questo agli altri ?
E gli altri, come potranno capire ? Come potranno aiutarti a tornare ?
Come potrai tornare ?
Non ha importanza. Vecchio o nuovo che tu sia, è comunque terribile.
Theodore Schmidt, è terribile essere te.
E la spaventosa comicità della situazione è che tu questo lo sai praticamente da sempre, nonostante tutti i tuoi inutili sforzi per renderti migliore.
Quando la vita ti assegna un ruolo, lo mantiene fino alla fine. E’ un’etichetta che non puoi scollarti di dosso, una punizione, una perenne spina nel fianco, un’eterna condanna.
E la tua condanna, Ted, è quella di osservare gli altri.
Osservarli, da lontano, mentre gioiscono dei loro successi, e tu qui a compiangere la tua miserabile vita, colpevole di essere semplicemente quella che è.
Squallida, mediocre e senza pretese.
Una vita normale.
La tua triste e solitaria lotta contro l’ineluttabile forza centrifuga dell’esistenza ti rende a dir poco patetico.
Ed incredibilmente ridicolo.

Lentamente, trascino i passi in cucina, per riempirmi un bicchiere d’acqua.
Con il bicchiere vuoto in mano, però, mi blocco.
Sul piano di marmo, come stesse aspettando me, c’è una bottiglia di vodka.
La tentazione è forte.
No, non voglio affogare i miei dispiaceri nell’alcool.
Voglio affogarci me stesso.
Fulmineamente la afferro e me ne verso un po’. Corrosivo, il liquido scorre giù per la mia gola. Scolo tutto il contenuto del bicchiere, e sembro già stare meglio.
Me ne faccio un altro, tutto pur di togliermi dalla bocca il sapore nauseante della disfatta.
Giù anche il terzo. Poso il bicchiere sul pianale, e mi dirigo in camera.
Mi denudo completamente, gettando a terra i vestiti sporchi.
Con passo spedito entro in bagno, ed inizio a far scorrere l’acqua della doccia. E’ gelata, ma mi infilo lo stesso sotto il getto, incurante della temperatura.
Rimango immobile per degli interminabili secondi, lasciando le gocce posarsi sul mio corpo inerme.

E’ terribile essere te, Theodore, ma come fare per rassegnarsi ?

C’è una cura alla propria vita ?

E tutto torna a galla. Apro gli occhi, ed il vissuto dei giorni precedenti mi inebria i ricordi. Le persone che con la più totale lascivia te la offrono. Che, generosamente, la mettono a tua disposizione.
E tu non puoi fare altro che prenderla tra le mani ed accettarla, senza remore, senza esitazione.

La cura.

La gusti, ti godi la rinascita. Perché è tua, e te la sei guadagnata.
La sensazione di onnipotenza, il mondo intero ai tuoi piedi che attende solo un cenno. Decidere, per la prima volta, il ruolo da interpretare, senza responsabilità alcuna se non quella di essere re del proprio presente.
Fottere, o essere fottuto.

E’ terribile, lo sai.

Ma sai anche che non puoi farne a meno.

Esco dalla doccia, mi asciugo, mi vesto alla bell’e meglio, e mi fiondo di sotto. Scendo le scale rapidamente, con i capelli ancora leggermente bagnati sulle punte. In un batter d’occhio sono in strada. Apro la mia auto, ed afferro quella cassettina di legno adagiata sui sedili posteriore.
La porto di sopra, custodendola tra le braccia come un preziosissimo cimelio, come le reliquie di un qualche santo. Attraverso di filato la casa per arrivare in camera. Faccio scorrere il primo cassetto del mio comodino, e ce la infilo, gentilmente. Prima di richiuderlo, sto lì a fissarla per qualche secondo, come stesse per rivelarmi un’importantissima verità. Le restituisco un sorriso complice, perché ora non posso concedermi a lei.
In questo momento le priorità sono altre.
Riconquistare ciò che si è perso, per continuare - anzi, per cominciare la mia nuova vita.
La rinascita.
Theodore Schmidt, la nuova fenice di Pittsburgh.
Finisco di asciugarmi i capelli per bene, ed allo specchio il nuovo Ted fa la sua comparsa, apparendo più riposato del solito. Il vecchio Ted scalcia da sotto, ma il suo tempo è ormai giunto al termine.
Infilo il cappotto, la sciarpa, e mi dirigo da Woody. Aggiusterò tutto. Il nuovo Ted aggiusterà tutto.
In fondo, basta solo volerlo.
Ed io lo voglio. Voglio liberarmi di questo peso.
Voglio assolutamente liberarmi di me.

Come on, now,
I hear you're feeling down.
Well, I can ease your pain.

Get you on your feet again.


Relax.
  
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