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Autore: Lelusc    03/06/2018    0 recensioni
Gemma è la figlia di un famoso archeologo e i genitori sono divorziati, ma la cosa strana è che vede molto spesso degli occhi color Ambra, che le ricordano una persona conosciuta con il padre quando aveva sei anni. Perchè li vede? Scopritelo, ringrazio chiunque voglia farmi una mini recensione, Lelusc. ;D
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina seguente mi sveglia una dolce musichetta. L'ho già sentita, ma la mia mente è ancora annebbiata dal sonno e non ricordo dove.

Apro gli occhi e vedo la brandina dove ha dormito Anna con le coperte tirate sù e il cuscino sprimacciato e mi metto lentamente a sedere sul letto ancora intorpidita del sonno e accaldata. Emanuele naturalmente non c'è essendo mattina, però c'è questa musichetta...

Penso voltandomi e vedo Anna in piedi davanti al mio comò.

"Buongiorno"le auguro con voce ancora un po' roca.

Anna si volta. "Buongiorno. Guarda, questo sono certa non ci fosse ieri sera"

La raggiungo.

 "È il carillon che ho visto al mercatino"affermo sorpresa.

"Al mercatino?"Chiede Anna.

"Sì, quando ci siamo incontrati. Era così carino, avrei tanto voluto comprarlo, ma ho pensato si rovinasse in una valigia, così non l'ho preso".

"Beh, a quanto pare ci ha pensato qualcun altro a comprarlo per te"

Sorrido.

"Ah ah, vedo che Emanuele ha fatto qualche altro punto"dice Anna sorridendo maliziosa.

"Impossibile, è già arrivato al massimo"ammetto accarezzando il legno intagliato con un sorriso felice sulle labbra.

"A"controbatte Anna ridendo.

"Comunque ho deciso di tornare in Italia con voi"dico calma mentre prendo degli abiti dall'armadio e le scarpe nuove che ho comprato di recente.

"Hai deciso di parlare con tua madre?"

"E con Georg, oltretutto voglio sapere se hanno rinchiuso in prigione quegli assassini".

"Come lo dirai a Emanuele?"

"Lo sa già. Ieri notte ho fatto un incubo e mi sono svegliata, così siamo rimasti un po' svegli a parlare e gliel'ho detto".

 Non voglio più vedere l'espressione che ha fatto penso e chiudo per un attimo gli occhi per scacciare quell'immagine dolorosa dalla mente, poi
faccio un gran respiro e sistemo il letto stirando per bene ogni piega.


"Capisco. Quanto tempo intendi rimanere in Italia?"

"Pensavo tre giorni, ma se riesco a fare tutto prima è meglio. Sono sicura mi strazierà lasciare Emanuele. Anche il solo pensarlo mi fa venire male
al petto"ammetto togliendomi la camicia che piego e metto sotto il cuscino.


"Ah, l'amore... Immagino che dopo sarà difficile per noi vederci, tu qui in Romania e noi in Italia".

"Sì, ma esiste il telefono e poi ho intenzione di prendere il portatile così potremo parlarci tramite webcam".

"Va bene, ma se ti dimentichi vengo in Romania e ti picchio"dice abbracciandomi.

"Affare fatto"affermo e indosso i fusò neri, la gonna jeans e la maglietta a righe orizzontali bianche e nere che ho preso, degli abiti molto semplici.

"Comunque vedo che sei già vestita, non ti facevo così mattiniera"ammetto.

"lo sono da poco infatti"

"beh, una novità. Comunque ora mi pettino e vado in bagno, tu intanto perché non vai in cucina e prepari il the e il caffè? Ah, ci sono anche i dessert in frigo, dovrebbero essere pronti da ore".

"Ok"dice uscendo dalla camera, mentre io prendo la spazzola dal comò e inizio a pettinarmi i capelli che lego in una coda alta, dopo esco e vado in bagno.

Mi lavo il viso per ben tre volte con l'acqua fredda, faccio pipì e scendo di sotto.

Non ho sceso nemmeno metà scale che sento la tv accesa.

Si vede che i ragazzi sono già svegli.

Entro in sala e li trovo seduti sul divano.

"Buongiorno"auguro mentre gli passo accanto, infastidita dal volume troppo alto e poi perché il canale di musica di prima mattina?

"Ah, buongiorno Gemi"mi risponde Oscar ignorando deliberatamente Steve che lo chiama.

Prendo il telecomando dal tavolinetto basso di fronte al divano e riduco un po' il volume.

"Scusa, forse è troppo alto"dice Oscar mortificato.

"Già, non vorrei mai che il tuo dolce Emanuele si svegliasse"dice Steve sardonico.

Improbabile penso.

"Tranquillo, un giorno mi sono messa a cantare al karaoke con tanto di microfono e non si è svegliato" dico andando in cucina.

"Dici davvero?"Chiede Steve.

"No"dico passando la porta.  

"Come va qui?" Chiedo poi ad Anna.

"Tutto in ordine chef" dice giocosa, infatti il pane sta tostando, l'acqua per il the è a riscaldare insieme alla macchinetta del caffè, i piccoli dessert monoporzione sono fuori dal frigo, appoggiati sul bancone della cucina, ed è tutto perfettamente apparecchiato. Non potrebbe fare di meglio.

"Ok, ora vai pure, qui finisco io"

"sì chef"dice Anna divertita e mi lascia sola.

Preparo le tazze e le tazzine e una volta che il the e il caffè sono pronti, ce li verso dentro automaticamente e intanto penso a tutto quello che ha fatto per me Emanuele. Mi ha salvata, mi ha curata, mi ha sempre trattato con dolcezza facendomi capire che sono importante per lui, anche le azione di ieri sera mi hanno fatto comprendere quanto tenga a me, mi ha comprato anche il carillon, è  così dolce penso con il cuore traboccante d'amore.

 Ah, a proposito di regali, che fine a fatto la rosa? Ho un vago ricordo di lei. Ah, sì, ora ricordo, l'ho messa nel cassetto della scrivania.

"è pronto?" Chiede improvvisamente Anna tornando in cucina.

"I ragazzi ancora non hanno toccato cibo e si stanno spazientendo".

"I ragazzi devono aspettare con calma"dico in tono duro.

"riferirò"dice Anna con un sorrisetto.

Un secondo dopo porto tutto a tavola, compresi i mini dessert.

"E i ragazzi?Non avevano fame?" Chiedo non vedendoli seduti.

"Sì, ma sul canale della musica è apparsa una cantante mezza nuda e si sono incollati al televisore. Pervertiti" commenta Anna, non poco
infastidita e si siede a tavola cominciando a mangiare senza tante cerimonie.


 Non li vuole aspettare e ha ragione, che facciano pure i classici uomini con un solo neurone, noi faremo le classiche donne che se è ora di fare una cosa, la fanno. Mi accomodo a tavola, prendo una fetta di pane e comincio a spalmarci sopra la marmellata di fragole.

"No, ma dico, hai visto che tet..."dice improvvisamente Steve sbucando in cucina, seguito da Oscar.

Anna ed io lo guardiamo male all'istante, se Steve fosse un polletto e il nostro sguardo potesse friggere, ora sarebbe cotto a puntino.


"sssh"dice Oscar dandogli un colpetto con il gomito, non sfuggendogli il nostro sguardo omicida e si siede a tavola in silenzio.

"Perché? Erano veramente enormi e..."

Io e Anna ci azioniamo nello stesso istante. Io gli tolgo da davanti il dolce e lei la tazza di caffè, lasciando Steve senza colazione, così impara.

"Ma cosa...?"Chiede Steve guardando Oscar che scuote lentamente il capo, mentre prende il coltello e spalma della crema di nocciole sul pane tostato.

"dai ragazze..."

"zitto"lo interrompiamo Anna ed io in sincrono, irritate.

Non ci posso credere; fare certi discorsi a tavola e rischiare di arrivare in ritardo a fare colazione, quindi bere il caffè freddo e farci mangiare da sole, e per cosa? Per vedere un paio di....inaudito, ma poi perché mettono certe tipe in tv?

"Dai Gemma, voglio assaggiare il tuo delizioso dolce, l'hai cucinato tu che sei un ottima cuoca"

"queste sviolinate non attaccano"dico portandomi la tazza di the alle labbra.

"Dai, bellissima Anna, per favore"

"neanche per sogno, zotico"

Oscar scoppia a ridere. "Forse hai più possibilità con Gemma"

"ti consiglio di tacere"lo avverto mordendo pane e marmellata.

"sì signora"dice bevendo un sorso di caffè.

Dopo un po' che Steve ci guarda con l'espressione da cane bastonato e Oscar mangia il suo minidessert, io ingoio il cucchiaino di panna cotta che ho in bocca e mi fermo un attimo.

"Ho deciso di partire con voi per l'Italia"butto la di punto in bianco.

Oscar mi guarda fermando la tazza a mezz'aria, sorpreso.

"Ah sì? E Perché? Hai litigato con Emanuele?" Chiede poi, preoccupato.

"No, ho solo deciso di sapere che fine hanno fatto gli assassini di mio padre, lasciare che Georg si spieghi e parlare con mamma".

Oscar si rabbuia.

"Perché vuoi parlare con quella donna? Non hai niente a che spartire con lei"

"lo so, ma questa volta voglio mettere bene le cose in chiaro, così che le sole cose che mi mancheranno e mi terranno legata all'Italia sarete voi e i
ricordi di papà".


"O mio Dio, che amore che sei!"Esclama Anna commossa e mi abbraccia con enfasi.

Sorrido e rispondo all'abbraccio, felice.

"Anch'io"dice Oscar alzandosi dalla sedia e abbracciando me e Anna.

"sì, abbraccio di gruppo!"Esclama Steve.

"non osare toccarmi bestia"dice subito Anna.

"Dai, poverino, la punizione si è prolungata un po' troppo"dico aprendo un braccio per accoglierlo.

"Sì, grazie Gemma, ti adoro"

"sì sì, ma non serve che mi lusinghi, la riavrai la colazione, basta che impari quand'è il momento giusto per fare le cose, cos'è più importante e cosa si deve dire e non dire, sopratutto in presenza di ragazze"

"Imparato"dice chiudendo l'abbraccio.

Dopo due minuti siamo ancora abbracciati e non ce la faccio più.

"Ragazzi, vi voglio bene anch'io, ma pesate e comincio ad avere caldo"

Sento sghignazzare e piano a piano tutti si scostano da me e mi sembra di riprendere a respirare.

Ci risediamo ai nostri posti, io rimetto davanti a Steve la sua colazione e il caffè ormai freddo e riprendo il mio dolce appena sfiorato, poi mi porto un cucchiaino alla bocca e li guardo.

"Quando vorreste partire voi?"

"Pensavamo questa sera"dice Oscar.

"Sì, ti abbiamo vista e sappiamo che stai bene"dice Anna
"e che sei in ottime mani"aggiunge Steve facendomi un occhiolino e un sorrisetto malizioso.

Arriccio le labbra, ma poi sorrido. Mi devo ricordare di chiamare lui nei mementi tristi, il mio pagliaccio personale, mi fa sempre ridere.  

"Certo che il posto dove vive Emanuele è difficile da raggiungere"

"già, come se volesse fare l'eremita"aggiunge Oscar, dando piena ragione ad Anna.

"ma tanto non permetterà mai che Gemma si faccia del male"dice Steve.

"è vero, avete visto come la guarda?"Chiede Oscar.

"sì, e se quello non è vero amore, per tutto questo tempo ho dato un nome sbagliato ai sentimenti intensi e a volte autodistruttivi che ho provato per i miei ex fidanzati"commenta Anna.

"perché, quanti ne hai avuti?" Chiede Steve.

"chissà"risponde evasiva.

"D'accordo, allora mi servirà un biglietto, lo prenoterò quanto prima".

"Bene, allora non credi sia meglio preparare una mini valigia per questi tre giorni"mi fa notare Anna.

"no, basterà la borsetta, tutto quello che mi serve l'ho a casa"

"hai ragione"

"Allora ora che si fa?"Chiede Oscar.

"bene, per ora finiamo la colazione"

"ottima idea"dice Steven sedendosi a tavola e prende un enorme cucchiaino di panna cotta.

"poi vogliamo andare in paese?"Chiedo.

"Sì, non ho visto molto e mi piacerebbe vedere i monumenti più belli"

"d'accordo, io invece sono ghiotta di certi dolcetti al formaggio che ho mangiato giorni fa, cercherò il ragazzo che li vende. Te lo giuro sono paradisiaci"

"dolcetti al formaggio?"Chiede Anna un po' schifata.

"ti giuro che sono fantastici"

"se lo dici tu"

"Allora finiamo la colazione e poi andiamo a fare i bagagli".

"D'accordo, tanto non ci vorrà molto, non ho tirato praticamente niente fuori tranne che il pigiama"dice Oscar.

"parla per te"commenta Steve.

Io ed Anna ci guardiamo e ci immaginiamo con estrema facilità Steve che prende la valigia e la rovescia sul letto facendo cadere ogni cosa dal suo interno.

Per poco non scoppio a ridere all'idea, mentre Anna, che presumo abbia avuto più o meno la mia stessa immagine mentale, alza gli occhi al cielo e bene l'ultimo sorso di the freddo.

Steven che ha iniziato la colazione dopo di noi è il primo a finirla e ad andare a preparare la sua valigia, mentre io pulisco per bene il bicchierino dalla panna cotta residua e bevo l'ultimo sorso di the in terriera. Il the nel fondo è sempre il migliore, così intenso e ricco di sapore, peccato sia freddo.

Oscar lava le sue stoviglie e dopo un cenno della mano va di sopra anche lui, così rimaniamo solo io ed Anna.

"Ecco"dice Anna sparecchiando.

"Lascia fare a me e vai a preparare la valigia, hai tutti i cosmetici sparsi sulla toletta"

"è vero, ma..."

"tranquilla, ci penso io a pulire, vai"

"d'accordo"dice e va di sopra.

Lavo gli oggetti restanti ancora sul tavolo e metto tutto a posto, poi mi guardo intorno.

Ora che ci penso, a parte la cucina enorme e ben attrezzata, nella sala e in tutte le altre stanze non c'è niente di personale. La tappezzeria elegante e il mobilio antico decorato e intagliato, denotano ricchezza e ti accolgono con calore, ma è tutto qui.

Vado in sala e mi guardo intorno. Sulle pareti non ci sono foto e nemmeno sui mobili; non ci sono gingilli d'argento o di cristallo in vetrina, le piante sono la maggior parte finte o comunque grasse e c'è una composizione di potpourri relativamente nuova sul tavolinetto basso, quindi Emanuele sparava di rendere la casa accogliente o comunque accattivante, ma nient'altro.

Ho paura e mi sento a disagio nel pensare a come poteva essere in realtà la casa prima che giungessi io. Ho il terrore di scoprire che Emanuele ha fatto tutto questo per me, per non farmi trovare un posto squallido e freddo e non farmi sentire a disagio, anche se in realtà è sempre stato tutto l'esatto opposto.

Io questo non lo voglio, io voglio conoscere il vero Emanuele, non quello creato apposta per me, e questo vale sia per lui come persona, che per come vive e dove vive.

Emanuele è troppo caro con me, penso fermandomi davanti alla libreria.

Ecco, questo è l'unico posto in tutta la casa che forse mostra un po' com'è lui in realtà, perché i libri non sono nuovi, quindi deve averli pur letti.

Prendo un libro in mano e ne accarezzo la copertina. Questo lo avrà letto? Mi chiedo insicura e mi volto per fare una panoramica completa della stanza. Forse ci sono altre camere meno accessibili in cui ci saranno alcuni oggetti, foto o ritratti di lui, ma quelli veri.

Quelli veri, mi ripeto e sorrido stringendo a me il libro che ancora ho fra le mani.

Il vero Emanuele. In che hanno sarà nato? Possibile che allora s'indossassero ancora le camicie con il merletto, si andasse in giro in carrozza e si partecipasse a lunghi e coloratissimi balli con tanto di cene principesche e calici di cristallo?

Sarà quella la sua vera epoca?

Non so praticamente nulla di lui, a parte il fatto che è un vampiro, penso addolorata.

"Abbiamo finito"dice Anna sbucando dalla porta, seguita da Oscar e Steve.

"Avete fatto in fretta"dico voltandomi verso di loro.

"Non direi, ci abbiamo messo più o meno un'ora"

"ah, il tempo deve essere volato"dico mettendo il libro sullo scaffale.

"Che c'è che non va?"Mi chiede Oscar notando il mio umore.

"Niente, perché?"

"Mi sembri un po' triste e malinconica"

"è una tua impressione, sto benissimo. Ora che si fa? Scendiamo in paese?"

"ma sì, facciamoci questa scampagnata"dice Anna.

"Perfetto, ma portate le valigie con voi. Sarebbe bello fare un picnic, andare in giro per negozi, mangiare qualche dolcetto tipico e magari crogiolarsi sotto al sole nel dolce far niente fino al tramonto e la partenza.

"Perfetto, tanto i nostri biglietti sono per le otto e mezzo di sera, avevamo già deciso di stare più tempo possibile con te"dice Anna.

"Che bella notizia!"Esclamo felice.

"Sì, siamo potuti restare pochi giorni per via del nostro lavoro, così pensavamo di prolungare il più possibile il momento della nostra partenza, infondo sono solo due ore di viaggio, se arriviamo a casa alle undici non è un gran problema"dice Oscar.

"È un'idea straordinaria, non sapete quando sono felice. Allora andate a prendere le valigie, mentre io svaligio la cucina.

Vanno nuovamente di sopra, mentre io al telefono e chiamo l'aeroporto. Riesco a ordinare tranquillamente il biglietto per il volo delle otto e mezzo, lo stesso dei ragazzi e vado in cucina.

 Cerco nei pensili qualsiasi cosa che possa farci da cestino da picnic e incredibile ma vero, trovo proprio un cestino da picnic.

Non so se ho già detto che amo Emanuele alla follia, ma nel caso non l'avessi fatto, lo ridico. Lo amo alla follia, da morire.

Prendo delle belle mele e delle fragole, che per giunta ho visto solo ora perché nascoste dietro alle mele, i kiwi e le banane e lavo, sbuccio e taglio
tutto a pezzettini, poi metto la frutta in una bella ciotola capiente e infine aggiungo zucchero e limone. La macedonia è pronta.


Preparo un piattino con arrotolati salumi vari e taglio e tolgo la coccia a fette di formaggio, copro il tutto con un tovagliolo e anche questo è pronto. Preparo una bustina di pane bianco, metto in una ciotola il polpettone rimasto da ieri e nel porta posate alcune forchette e coltelli.

A parte prendo due bottiglie d'acqua e cerco alcuni bicchieri che se anche si rompessero non sarebbe un problema e ne trovo alcuni di plastica colorata. Perfetto, metto tutto dentro il cestino, lego quattro piatti all'interno del coperchio, dov'è devono stare, ed ho finito.

Prendo la busta con l'acqua e sollevo il cestino.

Pesa da morire, se non starò attenta le chiusure si romperanno e perderemo tutto per strada, speriamo non accada, penso preoccupata.

"Eccoci"dicono i ragazzi.

"è pronto anche da mangiare"dico.

"Perfetto, questa è la tua borsa. Dentro ci ho messo già il cellulare e il carica cellulare"dice Anna.

"perfetto, andiamo"affermo diretta alla porta.

"Ah, giusto"dico e prima di uscire prendo un foglietto di carta dal blocchetto vicino al telefono e scrivo a Emanuele dove trovarci e che sarei partita per l'aeroporto alle cinque, poi esco di casa.

"Allora ragazzi, si va verso quella collinetta, mettetevi la valigia in spalla e scendente aiutandovi con le rocce che sporgono, fate attenzione"dico mentre mi metto la busta con l'acqua a braccetto e tengo il cestino da picnic con la mano del medesimo braccio.

Scendiamo abbastanza velocemente. È tutto molto diverso quando si ha la visibilità, ma è anche vero che questa volta abbiamo i bagagli e anche se piccoli sono fastidiosi, comunque non è un grande problema come credevamo.

Scesa la collinetta e la montagnetta, guardo ogni albero che tempo addietro avevo numerato e seguiamo il percorso. Poco dopo siamo nella zona archeologica che è stata chiusa dalla polizia con tanto di sigilli.

La guardo mentre meri ricordi mi ritornano alla mente per poi venir scambiati con quelli tristi riguardanti mio padre.

"Questa è la zona archeologica dove lavorava tuo padre, vero?"Chiede Anna lasciando cadere in malo modo la borsa a terra.

"Sì, lo era"

"mi dispiace per tutto quello che è successo"dice Steve estremamente serio, posandomi una mano sulla spalla.

"grazie"dico guardandolo con un mesto sorriso sulle labbra.

"già, ma ora sono sicuro che quei bastardi stiano marcendo in prigione"dice Oscar portandosi una bottiglietta d'acqua alla bocca per bere un po', dopo tanta fatica.

"Ragazzi, vogliamo riprendere a camminare, ci vuole ancora un bel po' fino al paese, ma fortunatamente le montagne sono finite".

"Beh, questa è una buona notizia "dice Anna riprendendo da terra la sua valigia.

"Andiamo!"Esclamo e mi rimetto in cammino seguita dagli altri, ma ancora pensierosa e turbata.

Lungo la strada per il paese ci fermiamo a riposare un paio di volte e lascio i miei amici bere e asciugarsi il volto imperlato di sudore.

"Mi dispiace dobbiate faticare così tanto"dico improvvisamente.

"Figurati, per te questo e altro"dice Oscar e vorrei tanto abbracciarlo con slancio, non so esattamente cosa mi trattiene nel farlo.

"Tranquilla, questo è niente in confronto alle lunghe passeggiate che faccio per raggiungere i negozi durante lo shopping"dice Anna
sorridendomi.


"Io in realtà sono stanco, sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa"dice Steve guardandomi dritto in faccia, per vedere la mia reazione, tanto so che scherza.

"Mi scusi tanto altezza, vuole che la porti in braccio come una principessa?"Chiedo facendo un profondo inchino, ironica.

"Perché no"dice lanciandosi sulle mie spalle e per poco non finiamo entrambi a terra.

"Steve‼"Esclamo divertita e scoppiamo tutti a ridere.

Poco dopo finalmente giungiamo in paese e il clima è diventato un po' più caldo di quando siamo usciti, che cominci a essere mezzogiorno?

"Siamo arrivati?"Chiede Anna un po' stanca.

"Sì, in quel bar ci sono già stata"dico indicando il locale dove ho bevuto quella bevanda alcolica al mirtillo.

"Uuu, vogliamo entrare?" Chiede Anna incuriosita.

"Perché no"dico e guardo gli altri che annuiscono, così entriamo.

"buna dimineata!" (buongiorno)

"buna dimineata!" (buongiorno) ripeto e indico ai miei amici, rimasti senza parole, un tavolino appartato.

"Che ci ha detto?"Chiede Oscar.

"Buongiorno"dico semplicemente, mentre guardo il menù che ho subito aperto alla pagina dei dolci.

"e tutto quel popò di roba così difficile è solo per dire buongiorno?" Chiede Anna scioccata.

"Sì"rispondo posando il menù sul tavolo.

Ho deciso cosa prendere.

"Vrei?" (cosa desidera?)Chiede improvvisamente una cameriera di mezz'età dall'aria arcigna. 

Indico il righino del menù sia per il dolce che per la bevanda e guardo gli altri ancora confusi.

"ha chiesto cosa volete mangiare"

"quello che hai preso tu"dicono Anna e Oscar.

"doi dintre ei, ce o vor primi, multumesc. Dumnealui..."

(loro due, quello che prendo io, grazie. Lui...)

Ma non riesco a finire la frase che Steve indica qualcosa sul menù, la cameriera prende subito nota e si allontana.

"Che cosa hai indicato? E se poi non ti piace?" Chiedo subito.

"se la mangia ugualmente, così impara"dice Anna.

Sospiro. O beh, il danno ormai è fatto, penso e aspettiamo le ordinazioni.

Non dobbiamo aspettare molto che la donna ritorna con le nostre ordinazioni su un vassoio.

"iata" (ecco) dice posando ogni cosa di fronte all'esatto cliente che l'ha ordinata.

"multam"(grazie)

"ah, ai putea aduce apa?" (Ci potrebbe portare dell'acqua?)

La donna annuisce e si allontana.

"Allora ragazzi, attenzione alla bevanda, è estremamente alcolica, invece questo dolce è fantastico, c'è dentro l'uvetta e le mandorle"dico mangiandone subito un pezzo ed andando in estasi.

"invece il mio?"Chiede Steve.

"non lo so, non l'ho mai preso"dico guardando la tazza di vetro piena di liquido rosso.

"Però sembra vino"dice Oscar guardandola con attenzione.

Steve si bagna appena la bocca e si lecca le labbra.

"Sì, è una specie di vino, ed è una cosa fantastica"dice come impazzito.


"Chissà come sarà il nostro"dice Oscar a bassa voce e prima che possa fermarlo o avvertirlo, prende un bel sorso del suo liquore al mirtillo e proprio nell'istante in cui sta per tossire per l'intenso bruciore alla gola, la cameriera appoggia una brocca d'acqua sul tavolino con quattro bicchieri.

La ringrazio con un cenno del capo e verso di corsa un bicchiere d'acqua a Oscar, poi glielo porgo.

Me lo toglie di mano bruscamente e ne beve tutto il contenuto sospirando.

"Mi dispiace non ho fatto in tempo ad avvertirti"dico ricordando il bruciore inteso alla gola e il caldo che è seguito al mio primo incauto sorso di prova, qualche giorno fa.

"No, sono io a essere stato avventato, grazie lo stesso"dice a bassa voce.

"Però, deve essere una bomba"dice Anna guardando intensamente il bicchiere.

"Puoi dirlo forte"dico mentre Steve a già finito di bere il suo vino ed è intento a mordere un dolce che sembra un bignè, anch'esso scelto a caso
dal menù.


"Aspetta, quello credo sia un Eclair"

"ma, comunque è buono"dice Steve mordendolo e facendomi venire un po' d'invidia quando la farcitura fuoriesce con tanta libertà.

Con il broncio mordo un pezzo del mio dolce e vado di nuovo in paradiso dimenticandomi tutto, il dolce di Steven e il pizzico d'invidia che ho provato per lui.

Dopo aver finito di mangiare e aver pagato, usciamo dal locale.

Forse non è stata una buona idea bere quella cosa, per via dell'alcol ora abbiamo più caldo di prima, comunque senza commentare ci incamminiamo lungo una via e subito dopo qualche passo cominciamo già a vedere dei negozi.

"Guarda Gemma, hai visto quant'è bello quel maglioncino?"Mi chiede di punto in bianco Anna appendendosi al mio braccio, euforica.

"Perché tu non hai visto quel maglioncino di lana bianca fatto a mano, è delizioso, anche se ha quei volant attaccati alla scollatura.

 "Dove? Dove?"Chiede guardandosi intorno come un'ossessa.

"Eccolo!" Esclama quando lo vede e mi stritola a morte il braccio.

Sorrido rassegnata per i lividi corrispondenti alle sue cinque dita che mi troverò poi sul braccio e guardo i ragazzi che ci fissano da qualche metro di distanza, per sicurezza, spaventati e rassegnati.

Faccio loro un sorriso di circostanza ed entro nel negozio decisa ha comprarmi quel maglioncino, anche se è proprio al limite di quello che sopporto della moda femminile.

"Aspetta, vengo con tè, voglio quel maglioncino di prima!"Esclama Anna e saltellando come una bambina, mi segue dentro.

Posso far finta di non conoscerla per favore? Penso guardandola con la coda dell'occhio a disagio, mentre sta curiosando in giro priva della sua serietà e calma che la contraddistinguono da sempre.

Cavolo! Non è colpa di quel drink super alcolico vero? Mi chiedo preoccupata, ma alla fine faccio spallucce e vado a prendere il mio maglioncino bianco e a provarlo in un camerino.

 Usciamo dal primo negozio che ho con me un pacco, mentre Anna due. Vorrei tanto dirle di non esagerare o sull'aereo avrà dei problemi, ma potrei rischiare la vita, quindi mi faccio gli affari miei che è meglio.

Continuo a camminare lungo la via a fianco ad Anna, che è tanto felice da canticchiare fra se e se; invece i ragazzi sono rimasti dietro di noi, sempre ben lontani e ora più terrorizzati che mai, da una Anna che quando fa shopping è meglio ignorare, perché se per caso qualcuno le dicesse qualcosa che non le va a genio, potrebbe diventare molto pericolosa.

 Fortuna che io come ragazza sono esclusa da qualsiasi sua eventuale azione fatale, perché mi reputa una sua compagna di shopping, quindi non mi farebbe mai niente, e siccome abbiamo dei gusti e pareri ben distinti sul vestire, sono immune anche alla sua pazzia contagiosa.

Meglio di così non può andare.

Continuiamo a camminare, quando fra alcuni negozi riconosco il ristorantino colorato dove ho trovato quei dolcetti al formaggio che adoro, e pure non credevo fosse così vicino.

"Anna, ora guarda che ti faccio assaggiare"dico voltandomi verso di lei, ma è sparita.

"è lì"dice Oscar stranito, seguo il suo dito e la trovo appiccicata alla vetrina di un negozio che quasi sbava davanti ad un vestito di lanetta color ciliegia.

Non è male in effetti, ci sarà un altro colore? E quelli invece Penso vedendo degli stivaletti marroni davvero bellissimi con intorno alla caviglia il pelo, sono perfetti e anche il tacchetto non è troppo alto.

 Li voglio, è il mio unico pensiero.

"vogliamo entrare?"Chiedo.

"Sì"dice Anna senza esitazioni, voltandosi verso di me con gli occhi che le brillano come stelle e sarà un piacere per me vedere quanto possano diventare più scintillanti quando s'innamorerà, non vedo l'ora.

"Allora che aspetti a entrare?" Non ho neanche finito la frase che è entrata.

Usciamo entrambe con due buste appese al braccio. Lei con il suo vestitino color ciliegia, ed io con quegli stivaletti e il suo stesso abito, solo marrone rossiccio. Che conquista!

"Ragazze, scusate io comincio ad avere fame"dice Oscar e ora che ci penso anch'io sento un languorino. Che sia quasi ora di pranzo? Mi chiedo,
così prendo dalla borsetta il cellulare e controllo l'ora.


"Hai ragione Oscar, è l'una, quindi perché non cerchiamo un prato dove fare il picnic, io compro una cosa in quel ristorantino lì e vi raggiungo, rimanete lungo la via".

Oscar annuisce, così gli passo il cestino, la busta con l'acqua e sentendomi decisamente più leggera vado a comprare i miei divini dolcetti al formaggio.

Tempo qualche secondo e mi avvio lungo la viuzza con una busta strapiena appesa al braccio. Il ragazzo è stato molto felice per la quantità di dolci che gli ho comprato e forse ho esagerato, comunque proprio quando sto andando nel panico, perché non riesco a trovarli da nessuna parte e la viuzza sta finendo, tanto che ho preso in considerazione l'idea di mangiare separata da loro, magari in quel ristorante; li trovo seduti nel bel mezzo di un prato a lato della viuzza, al di là di un muretto di rocce beige.

Idea‼

"Ragazzi è vietato stare qui"dico alle loro spalle con voce nasale, siccome non mi hanno notata o voluto fargli uno scherzo.

Sì voltano subito verso di me sorpresi e preoccupati. Sono anche certa che Oscar stesse già per rispondere "ci scusi, non lo sapevamo, ora ce ne andiamo"ma quando mi vedono scoppiano a ridere.

"Sei terribile, non cambierai mai"dice Oscar divertito, mentre io faccio una linguaccia generale.

"Emanuele sa di questo tuo carattere stupido"Chiede Anna tornando calma, mentre slaccia le forchette e i piatti dal cestino.

"no, non credo"ammetto.

"Beh, che male c'è, io adoro il suo senso dell'umorismo"dice Steve guardandomi con affetto.

M'inginocchio vicino a loro e comincio a tirare fuori le pietanze dal cestino, poi mi assicuro che l'acqua sia ancora fresca, ma ahimè, è calda.

"Allora chi vuole un po' di salumi?"

"Gemma, come l'ha presa Emanuele quando gli hai detto che saresti partita?"Chiede Steve prendendo un pezzo di formaggio e qualche fettina di
prosciutto.


Ingoio il boccone e lo guardo arricciando le labbra, di colpo triste.

"Mi ha detto di andare e sistemare le mie cose, anche se in realtà non vuole che parta".

"Vedo che sa come prendersi cura di qualcuno, è talmente buono che sembra finto"dice Anna portandosi alla bocca un cucchiaino di macedonia.

"Sì, si vede lontano un miglio che il suo carattere è mite e dolce e ha una grande considerazione per Gemma"dice Oscar.

"già, ma sopratutto si vede che ama alla follia sta tonta"dice Anna rivolta a me.

"Dovevate vedere l'espressione che ha fatto. Anche se non ero ancora partita sembrava che già gli mancassi da morire. Non voglio più vedere una simile espressione sul suo viso"dico giocherellando con un pezzo di fragola.

"Strano che non ti abbia legato"dice Steve portandosi alle labbra un bicchiere d'acqua e mi chiedo perché debba essere sempre così estremo.

"Beh, visto che siete sempre incollati l'uno all'altra sarà molto difficile separarvi, lo sarebbe anche se fosse solo per un giorno"

"lo so e questo non mi aiuta a farmi sentire meglio".

"Cavolo, risolvi i tuoi problemi con il minor tempo possibile e ritorna da lui"dice Steve leggermente scocciato dai nostri discorsi. Per lui sembra tutto facile e lo fa sembrare anche semplice, ma in realtà non lo è, anche se sicuramente farò proprio come ha detto.

"Hai ragione, per prima cosa parlerò con Georg e gli chiederò tutta la storia e se sa che fine hanno fatto gli assassini di mio padre, dopo parlerò con la mamma, così in un giorno avrò finito di fare tutto, sempre ammesso che non ci siano imprevisti, poi prendo il primo aereo notturno che trovo e torno da lui"dico decisa.

"Ecco, questa è la nostra Gemma, invece la tizia addolorata, piena di sensi di colpa, insicura e triste di poco fa, non sapevamo chi era"dice Oscar sorridendo e porta alla bocca il suo ultimo pezzo di pane.

"Poco ma sicuro"dice Steve dandomi una pacca sulla schiena che per poco non mi fa sdraiare sul prato.

"Piano gorilla!"Esclama Anna guardandomi, felice, e continuiamo a mangiare beatamente.

"Madre che mangiata!"Dice dopo un po' Oscar alzandosi in piedi.

"A me entra ancora un po' di macedonia"ammette Steve.

"No, ora voi assaggiate questo"affermo prendendo un dolcetto al formaggio.

"Io passo, grazie"dice subito Anna e da lei me lo aspettavo, tanto che non ci combatto, però guardo con fare insistente i ragazzi.

"Io ci provo, anche se mi sembra un dolce molto bizzarro"dice Steve e senza esitare ne prende uno e se lo porta alla bocca.

"No, ma che cos'è questa squisitezza?"Chiede prendendone subito un altro.

"Se Steve dice che è buono, credo che lo assaggerò anch'io"dice Oscar.

 "hai proprio ragione, è così morbido e si scioglie in bocca"dice subito meravigliato.

"Visto? Ora tocca a te"dico rivolta ad Anna che è ancora palesemente scettica sul da farsi.

"io veramente..."dice voltando il viso, schifata.

"dai, ti giuro che è buono. Piace anche ai ragazzi. Provalo, che ti costa"

"uffa, d'accordo, ma se non mi piace me la prendo con te"dice e senza attendere oltre, prende il dolcetto che le porgo e se lo infila in bocca.

"Caspiterina, chi è il genio che ha creato una cosa tanto deliziosa?"

Sorrido. "Signore e signori, ecco a voi un'altra vittima di questo straordinario dolce"dico giocosa. "E tu che non mi volevi dare retta"aggiungo
scuotendo il capo.


"Colpa mia, la prossima volta sarò di mentalità più aperta"mi dice Anna sorridendo e si aggrappa al mio braccio.

Scuoto la testa divertita e continuiamo a camminare finché non troviamo un bivio.

"Ma questo non è il bivio dove c'eravamo persi?"Chiede Oscar.

"già, se non erro allora abbiamo preso la strada a destra e siamo finiti al mercato"dice Anna.

"e lì abbiamo incontrato Gemma ed Emanuele"Aggiunge Steve.

"Vogliamo andare a vedere se per caso c'è ancora il mercatino?"Chiedo.

"Ma sì, non abbiamo niente di meglio da fare"dice Anna e i ragazzi non obbiettano, così andiamo.

Incredibile, piano a piano vediamo una, due, tre, quattro bancarelle e poi una volta giunti nella piazza, a quintali, ed è tutto pieno di banconi, tanto che non si riesce nemmeno a camminare, ed è zeppo di gente.

"Ok ragazzi, nel caso ci perdessimo di vista il punto d'incontro è quel fornaio lì, d'accordo?"Dico preoccupata.

"Sì, va bene"

"ok, allora andiamo"dico più tranquilla e felice di iniziare l'esplorazione.

Ora con un luogo d'incontro ben deciso non ho più alcun timore, posso andare e soffermarmi a qualsiasi bancarella e anche perde di vista gli altri senza alcun problema, ed è proprio quello che accade.

Mi guardo intorno cercando di trovarli fra il mare di gente, ma invano, alla fine faccio un sospiro e ci rinuncio.

Vago senza meta fra la folla, quando una vecchina mi passa accanto e mi ritorna in mente la sibilla che ho incontrato l'ultima volta. Oggi non l'ho ancora vista e nonostante tutto quello che mi è successo da allora, ancora non ho voglia di sapere niente del mio destino, lo scoprirò piano piano, strada facendo.

Sorrido decisa per il mio pensiero quando un intenso e dolcissimo profumo attira la mia attenzione e mi volto. 
C'è una bancarella che vende sacchettini di raso odoroso di diverso tipo, ci sono alcuni pieni di fiori di lavanda, camomilla, mughetto e tanti altri dall'odore dolcissimo, addirittura ci sono delle caramelle alla lavanda davvero inconsuete. 


Compro due sacchettini alla lavanda con l'intento di regalarne uno ad Anna e ne prendo altri tre alla cannella, uno per Oscar, l'altro per Steve e l'ultimo lo darò a Emanuele, anche se non credo sia un regalo opportuno o comunque normale da fare a un ragazzo e infine una bustina di caramelle alla lavanda.

Il prezzo è sorprendentemente basso per delle cosine artigianali e naturali così carine; beh, buon per me, penso e con una bustina minuscola appesa al polso, passo a guardare un'altra bancarella.

Una bancarella di gioielli artigianali. Molto carina, ma non sono il tipo che si abbellisce come un albero di Natale, quindi passo oltre.
La terza bancarella invece vende libri e lì ci dedico un po' del mio tempo.


Fra le colonne di libri di ogni tipo, genere e colore, noto alcuni romanzi tascabili e di colpo mi ritorna in mente che fra poche ore dovrò mettermi in viaggio e lasciare Emanuele.
Triste e del tutto priva di voglia di partire, scelgo a malincuore un libricino che mi terrà compagnia lungo il viaggio e lo compro.


Passo alla bancarella successiva, ancora triste, e qui scopro che vendono statuine di animali fatti di legno, gesso, creta e marmo. Sono così realistiche e belle che rimango ad ammirarle per minuti interi girandomele fra le mani e alla fine stranamente consolata e un pochino divertita passo oltre.

La bancarella che mi ritrovo davanti, è piena di deliziosi cofanetti e carillon di legno diverso, intagliati, decorati o dipinti a mano, ce n'è sono alcuni anche in vetro, altri di ceramica o porcellana, invece un'altra bancarella ancora vende specchi di ogni tipo e forma, oltre a piatti decorativi dipinti a mano, fiori finti e gingilli di ogni tipo.

È tutto veramente meraviglioso.

Do un'occhiata anche alle numerose bancarelle di vestiti e scarpe, ma non c'è nulla che sia nel mio stile, quindi continuo a camminare.

Rimango affascinata da un pittore di strada, un ritrattista che dipinge fedelmente persone e paesaggi che non ho mai visto in vita mia, molti anche di fantasia e mi convince a posare per lui.

Un pochino a disagio, mi siedo sullo sgabbellino di fronte all'uomo che con grande serietà mi ritrae e in un minuto ho intorno un bel gruppo assortito persone.

Alla fine mi mostra la sua creazione e se non sono io, deve essere per forza la mia gemella, perché siamo uguali, due goccia d'acqua. È incredibile!

Gli pago la cifra come stabilito e con il disegno arrotolato in mano e un sorrisetto soddisfatto sulle labbra continuo il mio giro fra le bancarelle.

 Questo ritratto lo darò a Emanuele, così in questi giorni che sarò assente, magari si sentirà meno solo, sarà come se fosse sempre al suo fianco; lo farò, anche se quest'idea è alquanto imbarazzante e spero tanto non mi reputi altezzosa, o quando srotolerà il foglio non si metta a ridere. Ne sarebbe capace.

Dopo un po' che guardo bancarelle che per lo più sono diventate di gastronomia, mi fermo a una dove trovo delle cornici per foto che sono talmente carine che ho dei seri problemi a sceglierne solo una.

Le guardo alcune, incerta, tanto che il signore di mezz'età che le vende, notandomi in difficoltà, si è messo a guardarmi con vivo interesse e un sorrisetto divertito sulle labbra, dopo mi ha detto che se le avessi comprate tutte e tre mi avrebbe fatto uno bello sconto, così alla fine ho ceduto.

Io e la mia indecisione!

Una cornice è rettangolare, decorata con conchiglie di mare di tutti i tipi e colore, ci sono anche i cannolicchi e quelle a forma di cornetto e lumachina, ci metterò la foto che intendo fare una volta che sarò ritornata in Romania. Un'altra cornice invece è di legno e ha dei fiori colorati dipinti sopra, ed è di forma triangolare, mentre l'ultima ha la cornice ovale cosparsa di brillantini argentati.

 Le adoro! Ci metterò dentro delle foto di me ed Emanuele, naturalmente dovrò ricordarmi di prendere la macchina fotografica da casa, altrimenti come farò a scattare le foto? Saranno talmente tante che finirò un album intero.

Sorridente mi guardo intorno per vedere se c'è qualche altra bancarella interessante quando una coppia guarda il cellulare e con enorme timore ricordo della partenza e controllo l'ora. Chiudo forte gli occhi per un momento e faccio un grande respiro per allontanare la voglia di urlare, le cinque precise, devo ritrovarmi con gli altri.

Cerco con lo sguardo il fornaio, nostro punto d'incontro, e mi avvio facendo lo slalom fra le persone, finché non lo raggiungo e ci trovo davanti
Anna e Steve; di Oscar neanche l'ombra.


"Oscar?"Chiedo subito.

"Non saprei"dice Anna calma, mentre Steve fa spallucce.

"Eccomi, scusate, stavo facendo un'ultima compera"

"che diavolo hai preso?"Chiede Anna vedendo l'enorme pacco che ha fra le braccia.

"Un mobiletto di legno fatto a mano, perché? È un problema?"Chiede sulla difensiva, mettendo il broncio.

"No, affatto"dice Steve, ed io non so per quale motivo, ma vedendo la sua espressione da bambino, sorrido.

Alcune volte mi sconcertano le sue espressioni.

"Bene ragazzi, credo sia il caso di chiamare un taxi che ci porti alla stazione"dice Oscar.

"già"dico mogia.

"su su, sono solo tre giorni, o meno se muovi il sedere"dice Anna carinamente.

"lo so, però mi sento lo stesso triste"

"ora non lo sarai più tanto, guada un po' chi c'è laggiù"dice Anna sorridendo e mi volto.

Anche se in lontananza e fra la folla, il mio sguardo lo trova subito.

Emanuele! Il mio Emanuele! E le labbra mi si allargano istintivamente in un grande, immenso, radioso, magnifico sorriso.

"Ma tu guarda che sorriso esagerato le è spuntato sulle labbra. Basta che vede quel bel bocconcino e..."

Mi volto verso di lei, schifata, e mi trovo davanti un'Anna giocosa e decisa a prendermi in giro in una maniera che non mi aggrada neanche un po'.

"Che c'è?"Mi chiede subito sorridendo.

"Ti prego, evita di dire queste cose su Emanuele, non voglio sentirlo chiamare bocconcino da te, è inquietante".

"Ma che! Sono certa che non sia questo il punto, il problema è che ti da fastidio"

"e se anche fosse?"Chiedo non smettendo di guardare Emanuele. Sto seriamente cominciando a infastidirmi per il suo modo scortese di stuzzicarmi, che sia veramente un attacco d'invidia? Ma non è da lei.

Aspetta! Eh! Un attimo, sbaglio o Emanuele ha appena sorriso? È vero, lui sente tutto quello che diciamo, anche se siamo lontane. Cavolo! Penso imbarazzandomi.

"Smettila di ridere, o non ti raggiungo. Mi vergogno ora"sussurro fra me e me e lui smette di sorridere all'istante per poi mostrarmi un espressione piena di tenerezza che mi toglie il respiro e mi fa sciogliere.

"Allora verrò io da te"dice, ma non ha aperto bocca. Non ho smesso di guardarlo neanche per un attimo, quindi ne sono sicura e poi perché l'ho sentito così nitidamente se è lontano ed io sono circondata da persone rumorose? Oltretutto sembra che gli altri non abbiano sentito niente.

Ci metto un po' a comprendere cos'è stato. Telepatia!

Guardo Emanuele venirmi incontro, e sapere che sta venendo proprio verso di me, e me soltanto, ignorando qualsiasi altra persona che c'è intorno a noi, mi fa sentire così importante e felice, però voglio proprio  sapere perché sta venendo verso di me con un passo così veloce.

È spedito proprio, pure falcate, tanto che in un attimo l'ho di fronte.

"E..."tento di chiamarlo, ma lui fa l'ultimo passo e mi stringe a se con forza, come se fossi l'unica cosa che può salvarlo e con un'urgenza che per poco non mi fa piangere.

 Lo stringo forte a mia volta, felice.

"Non voglio partire"ammetto e lui accentua ancora di più l'abbraccio, tanto che non riesco a respirare bene e mi fa quasi male, però non m'importa, perché è la forza dei sentimenti che prova per me che non lo fa ragionare e quindi dosare la sua forza speciale.

"Emanuele, non respiro"ammetto dopo un po' e allenta la presa. Il senso d'abbandono che percepisco di conseguenza è quasi straziante.

Si scosta lentamente da me guardandomi direttamente in viso.

"Io non voglio che tu parta, ma..."dice abbassando lo sguardo divenuto triste.

"Non posso fare altrimenti"finisco la frase per lui prendendogli il viso fra le mani e lo guardo con amore.

Improvvisante qualcuno ci fa ritornare alla realtà schiarendosi la voce e ci voltiamo, io completamente paonazza con tanta voglia di nascondermi, ed Emanuele perfetto e composto come sempre. Che invidia.

"Ragazzi, state dando spettacolo"ci avverte Anna che sembra essere tornata normale.

Ci guardiamo intorno e troviamo alcune persone guardarci incuriosite, altre confuse, certe ancora infastidite e poi due o tre più imbarazzate di noi se possibile.

"Già, siete in un luogo pubblico nel caso ve lo foste dimenticato"dice Oscar imbarazzato, mentre Steve ci guarda con un sorrisetto malizioso e ci mima dei baci con le labbra.

Mi stacco da Emanuele con la voglia di coprirmi il viso o cercare un buco nel terreno per saltarci dentro e sparire e guardo imbarazzata i miei amici.

"Allora? Come arriviamo alla stazione?"Chiedo cercando di cambiare discorso e dissimulare il mio imbarazzo.

"Bella domanda"risponde Oscar

"un taxi?"Dice Anna e non ho capito se la sua è una domanda o una proposta.

"Non serve, c'è un pullman diretto alla stazione"ci avverte Emanuele.

"Davvero? Che fortuna"dice Steve.

Annuisco. "Allora, da che parte si va? Non ho mai visto il parcheggio dei pullman"

"da questa parte"dice Emanuele prendendomi per mano e s'incammina.

Santo cielo, è così imbarazzante!! Penso, ma infondo non è niente paragonato a quello che abbiamo fatto poco fa, noto, così riprendo tutta la mia compostezza e accetto questo piccolo gesto d'affetto.

La strada per arrivare ai pullman è così breve che mi lascia l'amaro in bocca. Avrei tanto voluto che fosse stata più lunga. Accidentaccio‼"

"Siamo arrivati"dice Emanuele con un tono di voce che lascia trasparire la sofferenza e la tristezza.

Lo guardo con la coda dell'occhio e faccio un lieve sorriso quando i nostri sguardi s'incontrano.

"Bene, allora l'autista ha detto che partiamo fra pochi minuti, noi sistemiamo le valigie e saliamo"dice Anna che non ha subito perso tempo.

Annuisco e un attimo dopo io ed Emanuele siamo da soli. Pare che la gente non voglia salire sul nostro pullman, quindi non c'è nessuno fuori che attende, solo noi due.

"Gemma"

"mh"dico guardandolo.

"io...mi mancherai lo sai?"

"lo spero tanto"dico scherzosa. "Anche tu mi mancherai"rispondo poi seria e sorrido.

"e poi...io..."dice insicuro, guardando a terra e passandosi una mano fra i capelli.

È così carino‼ Penso con la voglia di saltargli addosso.

 Improvvisamente tira fuori dalla tasca della giacca un piccolo astuccio nero di forma quadrata e per poco non svengo.

Non può essere, penso incredula.

Mi guardo intorno mentre lui apre la custodia e mi ritrovo davanti un anello che avrei decisamente paura di perdere per quanto bello e
sicuramente costoso.


Lo guardo letteralmente a bocca aperta e con gli occhi spalancati e chissà forse sono anche sbiancata.

In un primo momento mi guarda timoroso e incerto, ma alla fine la mia espressione vince e mi fa un sorriso di quelli che vorrei immortalare.

"Sei serio?"Chiedo e vorrei prendermi a calci da sola.

Ma fra tutte le dannatissime domande che potevano uscirmi doveva essere proprio questa, stupida, stupida Gemma, sei una scema! Mi dico portandomi un dito alle labbra per mordermi l'unghia. Accidenti era un vizio che avevo perso‼‼

"Sì, vorrei che tu fossi la mia ragazza"

La mia agitazione per qualche strano motivo scema e riprendo il mio tanto amato controllo.

"Potrei essere la tua ragazza"rispondo seria e dallo sguardo di Emanuele capisco che è insoddisfatto della risposta, come io, stranamente, lo sono della domanda, anche se sono certa questa sia la domanda che il mio cuore aspettava da tempo.

"Brutta come risposta, vero? Allora chiedilo come si deve" gli dico avvicinando il viso al suo, tanto che le punte dei nostri nasi si toccano.

Sorride comprendendo quello che intendo e rimango allibita quando lo vedo inginocchiarsi davanti a me.

No, non intendevo questo, così è troppo, mi trovo a pensare a disagio, ma dopotutto felice, e mi copro timidamente con il dorso della mano la bocca per nascondere il mio imbarazzo.

Lui nota la mia espressione e sorride, come sempre mi ha capito.

" ti prego, accetta di diventare la mia ragazza"dice serio.

"Sarò la tua ragazza con grande piacere, ma ora alzati per favore"rispondo imbarazzata.

Emanuele si alza, mi prende dolcemente la mano sinistra e se la porta alle labbra posando sul dorso un tenerissimo e dolcissimo bacio, poi mi mette l'anello all'anulare e mi guarda.

Un sorriso che non ha precedenti si apre sulle mie labbra e con una felicità che non ha eguali, ammiro l'anello simbolo indiscusso del nostro amore e del nostro legame, poi con ancora un sorriso luminoso sulle labbra, gli salto al collo abbracciandolo e non appena sento le sue forti braccia cingermi la vita, mi abbandono totalmente a lui.

Mi stringe forte a sé, ed io nascondo il viso contro il suo collo. Il mio Emanuele, la mia incredibile creatura così diversa, ma così umana. Mi sento così bene con lui.

 "Grazie, non sono mai stato così felice in tutta la mia vita"mi sussurra improvvisamente all'orecchio.

Mi vengono le lacrime agli occhi e appoggio la guancia sulla sua spalla. Lo amo così tanto, ma per quanto voglia rimanere ancora così stretta a lui, non posso.

Mi scosto a malincuore dall'uomo, il vampiro che ho davanti e che amo con tutta me stessa e lo guardo dritto in viso, infine con una forza a me sconosciuta e che non credevo di avere, gli faccio un sorriso splendente.

"Ora devo andare, o faremo tardi. Ci vediamo fra qualche giorno, aspettami".

"sempre"risponde.

Gli sorriso. "Ah, nelle buste troverai un foglio arrotolato e una piccola bustina, sono per te"dico di colpo e salgo sul pullman.

Ti amo gli mimo con le labbra mentre le porte si chiudono e nell'attimo in cui pullman mi porta via da lui, alzo la mano in un ultimo cenno di saluto.

Ora comincia la parte più facile.


 
  
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