Prologo
Il temporale che si era abbattuto la notte non aveva
lasciato traccia di se. La mattina era stata accolta dai caldi raggi del sole,
che sembravano avere spazzato via ogni singola nuvola con la loro luce,
lasciando vedere il meraviglioso cielo azzurro terso del mattino a chiunque
avesse voluto. Ma stessa luce, quella mattina, sembrava essere desiderosa di
farsi vedere da chiunque e così penetrò senza sforzo nella grande casa,
colpendo il volto dell’uomo che dormiva ancora nel grande letto bianco.
Disturbato da quel fascio luminoso, l’uomo si svegliò dal sonno e istintivamente
allungò una mano verso l’altra parte del letto. Ci mise qualche secondo prima
di capire che era vuoto. Aprì gi occhi di scatto e si ritrovò a constatare con
la vista ciò che il tatto aveva già scoperto. Ancora non riusciva a farci
l’abitudine. Per più di cinquant’anni aveva dormito in quel letto con la stessa
donna, era andato a dormire e si era svegliato con lei, sempre al suo fianco. E
anche se era ormai un anno che non c’era più, tutte le mattine la cercava
ancora. L’uomo si mise a sedere e si guardò attorno. Ogni cosa ancora parlava
di lei. Sua figlia aveva insistito per tanto tempo per cercare di togliere
alcune cose, ma lui non aveva voluto. Non perché sperasse in un suo ritorno,
sapeva che non sarebbe mai potuto accadere, e sapeva che quegli oggetti non avrebbero
mai potuto riempire l’enorme vuoto lasciato da lei, ma il solo vederli lì, al
loro posto, gli faceva ricordare le mattine dove veniva svegliato dalla sua
risata, o dal profumo del caffè che lei gli portava quando si doveva fare
perdonare qualcosa. Si ricordava di quando avevano dormito la prima volta lì,
con solo un materasso e una coperta, e di come poi, piano piano, avevano
portato quella grande casa alla vita, risistemando le stanze, e portando ogni
singolo oggetto, mobile o suppellettile che fosse. Aveva amato quella casa dal
primo momento, e l’aveva amata così tanto perché lei era accanto a lui. Se non
fosse stato per lei, non avrebbe avuto quella magnifica famiglia, non avrebbe
avuto tutti quei ricordi, e non avrebbe avuto, ora, cinque magnifici nipoti che
venivano lì ogni estate per passare del tempo con il loro vecchio nonno. Erano
stati proprio i suoi nipoti a farlo andare avanti. Era il patriarca della
famiglia, e doveva pensare a loro. Non poteva smettere di vivere, preso dalla
tristezza, e dimenticarsi di chi era rimasto. Così si alzava tutte le mattine e
si occupava delle solite cose. Controllava che la casa fosse in ordine e
soprattutto, si occupava della grande tenuta. Era stato fortunato nella vita, e
potersi occupare della grande tenuta con i suoi campi coltivati e il bosco, lo
aveva riempito di gioia. E così, come ogni mattina, si era alzato, vestito,
aveva fatto una piccola colazione, caffè nero amaro e due fette biscottate e si
era avviato verso la stalla, dove i suoi fedeli compagni lo attendevano. Non
poteva pensare di iniziare la sua giornata senza quei due animali, che piano
piano, erano entrati a far parte della famiglia. Il cane lupo era l’ultimo di
una lunga stirpe. Da oltre cinquant’anni
li aveva sempre avuti al fianco, fedeli, leali e buoni amici. Se vedeva il cane
tranquillo, lui sapeva che andava tutto bene. Come ogni mattina il cane, Wolf,
lo aspettava davanti alla porta della stalla. Sapeva che il suo padrone
iniziava il giro da lì, e lo aspettava. L’uomo passo una mano sulla testa del
cane e gli grattò dietro l’orecchio.
-Bella mattina per fare una passeggiata, giusto?-
Il cane si limitò a farsi accarezzare, compiaciuto
del saluto che il suo padrone gli stava riservando. Dalla stalla, intanto, si
sentivano alcuni rumori. L’uomo sorrise
-Sembra che anche Storm abbia voglia di uscire oggi-
Il grande purosangue nero stava sbuffando dentro la
stalla, pronto per la sua galoppata mattutina. La passione per andare a cavallo
non l’aveva mai avuta da bambino, era arrivata con il tempo, da adulto, quasi
per caso. Era stato sfidato a salire su un cavallo. Gli sembrava ancora di
sentire quella voce allegra, mentre lo provocava
-Dai, vediamo se sei così bravo anche in questo…-
Ricordava la luminosità di quegli occhi marroni che
lo fissavano, un misto di divertimento e provocazione che lo faceva impazzire
ogni volta. Tutto partiva sempre da lei, e lui si era sempre lasciato
trascinare, fidandosi ciecamente. E grazie a lei aveva scoperto l’equitazione e
la gioia che gli dava cavalcare la mattina, lanciare il cavallo al galoppo e
sentire l’aria colpirgli in viso. Ovviamente, ora che l’età era avanzata, non
correva più come prima, non spronava più il cavallo al galoppo come un tempo.
Ma non aveva mai voluto rinunciarci. E così aveva mantenuto quella routine
mattutina. Sellato il cavallo e fatto uscire dalla stalla, l’uomo si preparò a
salire, ma fu interrotto da una voce
-Nonno non c’è acqua calda… di nuovo-
Voltandosi, vide una ragazzina di quindici anni, visibilmente
annoiata e scocciata, che lo fissava. Era incredibile come assomigliasse a sua
moglie. Tra tutte le sue nipoti, era l’unica che la ricordava veramente tanto,
tranne che per gli occhi. Quegli occhi blu che la fissavano erano in sostanza
identici ai suoi.
-Anne, ho chiamato ieri l’idraulico. Deve sostituire
un pezzo, che arriverà domani. Perciò come ti ho detto ieri sera, niente acqua
calda fino a domani-
-Ma io mi devo fare la doccia, subito-
-Non morirai se salti un giorno-
Anne, alzò gli occhi, esasperata.
-Se la nonna fosse qui avresti già risolto il
problema-
Quello voleva essere un colpo basso, ma l’uomo si limitò
a scuotere la testa, mezzo divertito. Come se non sapesse come un adolescente
arrabbiato e annoiato potesse comportarsi.
-Se la nonna fosse stata qui, avrebbe aspettato,
esattamente come te. Anzi, non si sarebbe neanche lamentata…-
-Non si può stare senza acqua calda nonno-
-Siamo stati sei mesi senza acqua calda un anno-
Anne lo fissò, bocca aperta e spalancata
-Te lo stai inventando…-
-Tuo padre aveva all’epoca sei anni, quindi parliamo
di parecchi anni fa… stavano facendo dei lavori sulla strada, qualche kilometro
a distanza da qui, e hanno avuto un incidente. Scavando per ampliare la strada,
hanno rotto i tubi di collegamento dell’acqua. Fin qui tutto normale, un paio
di giorni e avrebbero dovuto risolvere, se non fosse stato che togliendo i tubi
per sostituirli con i nuovi, gli operai si accorsero di un particolare
abbastanza preoccupante-
-Sarebbe?-
-I tubi erano di piombo-
-E allora?-
-Il piombo può uccidere se preso in dosi elevate. E
c’era una legge che imponeva l’uso solo dell’acciaio per le tubazioni
dell’acqua. Ovviamente hanno dovuto sostituire tutte le tubazioni dell’area-
-E siete stati senza acqua per sei mesi?-
-Praticamente-
-E come avete fatto a sopravvivere?-
Un’improvvisa idea passò per la testa dell’uomo
-Sella Stella e ti mostrerò come abbiamo fatto-
Nonno e nipote si fissarono per qualche secondo. Entrambi
sapevano come sarebbe andata a finire quella sfida.
La foresta al suo interno era quasi sempre in
penombra. Non era molto fitta, complice anche i numerosi sentieri che la
attraversavano, ma le folte chiome degli alberi creavano una penombra quasi
sempre costante. Tuttavia, una strana luce la illuminava, rendendola
accogliente. Anne seguiva suo nonno, in silenzio. Il nonno guidava con mano
sicura Storm, il grande purosangue nero che rispondeva solo ai suoi comandi, e
Anne non era preoccupata di perdersi in quella foresta. Il nonno la conosceva
alla perfezione e, in ogni caso, Wolf avrebbe sicuramente trovato la strada di
casa. Tuttavia, quel giorno, invece del solito sentiero, il nonno si era
avventurato in un percorso diverso, che evidentemente era poco battuto. Lo
dimostrava il fatto che l’erba, in molti punti era particolarmente alta, e il
sentiero, se non si prestava attenzione, si confondeva con la vegetazione
circostante e ci si poteva poi perdere nell’intrico dei tronchi degli alberi. Il
viaggio era talmente tanto tranquillo che Anne si ritrovò persa nei suoi
pensieri. Sapeva perché i suoi genitori l’avevano spedita lì.
-Stai un po’ con il nonno e cerca di distrarlo… tutto solo in quella grande casa, non gli fa
bene. Lo so che ti chiedo un grande sacrificio, ma il nonno ho bisogno della
tua compagnia-
Così era stata spedita lì, in mezzo al nulla, a
passare tre settimane delle sue vacanze estive. Tutte le sue amiche erano al
mare, a godersi il sole dell’estate, e lui confinata là, in campagna. Almeno la
grande casa era dotata di una biblioteca enorme, e Anne aveva deciso di passare
quasi ogni momento là dentro. E pensare che da piccola adorava quel posto. Sembrava
di vivere in un palazzo, con tutte quelle stanze, tutte diverse l’una
dall’altra, il grande salone delle feste, dove lei e la nonna si divertivano a
fare finta di partecipare a balli incantati, il grande giardino, dove era
possibile giocare a qualsiasi cosa venisse in mente, e la foresta, dove andava
con il nonno ad esplorare, in sella al cavallo, come un eroina delle favole. Ma
senza la nonna, sembrava che qualcosa si fosse spezzato, come se una sorta di
incantesimo fosse stato lanciato sulla proprietà e sul nonno. Tutto sembrava
più freddo, e la gioia che la pervadeva quando andava da piccola sembrava come
sparita. Anche se c’erano dei momenti in cui tornava, come quando montava a
cavallo. Il ritmo costante del passo dell’animale, il rumore degli zoccoli sul
terreno, il lento ondeggiare, avevano il potere di calmarla e di farle spuntare
un sorriso sul volto. Adorava chiudere gli occhi e lasciarsi guidare, ed era
quello che stava facendo, quando sentì l’animale fermarsi. Aprì gli occhi e si
ritrovò a fissare il volto di suo nonno, che la stava fissando
-Siamo arrivati-
Le disse, mentre lentamente smontava e si apprestava
a liberare il cavallo dalle redini. Anne non vide nulla di speciale all’inizio,
ma vide poi che il sentiero curvava leggermente, e uno strano rumore si sentiva
provenire da dietro alcuni alberi. Fissò il nonno, e l’uomo le fece
semplicemente cenno con la testa di andare a vedere. La ragazza si avvicinò al limite degli alberi e ciò che vide la
lasciò senza fiato. Era una piccola radura, di forma quasi perfettamente
circolare, dove al centro un lago rifletteva i raggi del sole. Una piccola
cascata, formata dal dislivello del terreno, sembrava l’unica cosa in movimento
in quella piccola radura nascosta. Ma la cosa veramente sorprendente, era il
profumo sprigionato da una miriade di fiori che crescevano lungo tutto il bordo
del lago e si espandevano fin quasi al limite della radura. Un piccolo sentiero
di terra battuta portava al laghetto, e, guardando con attenzione, si poteva
vedere che curvava, seguiva il limite del lago, e proseguiva fino dall’altra
parte, verso alcuni alberi dove, volendo, ci si poteva riposare all’ombra delle
loro lussureggianti fronde.
-Tua nonna veniva qui ogni volta che aveva voglia di
stare da sola, o aveva bisogno di riflettere. Diceva che il rumore dell’acqua
l’aiutava a concentrarsi-
Improvvisamente Anne sentì come una presenza, una
piccola carezza sulla guancia, come era solita fare sempre la nonna ogni volta
-E’ come se fosse qui-
Suo nonno le sorrise
-In un certo senso è così…
ogni fiore che vedi, il sentiero, gli alberi laggiù…
ha fatto tutto lei-
-In che senso ha…-
Anne non riuscì a finire la frase, perché il nonno
le diede tra le mani un diario, anzi, due diari. Avevano entrambi la copertina
rossa, di velluto, e sopra era stata ricamata in uno una rosa bianca,
nell’altra una rosa blu.
-Cosa sono?-
-Inizia da quello con la rosa blu-
-Ma…-
-Erano della nonna. Fidati, se li leggi, capirai-
Anne osservò suo nonno dirigersi verso il suo
cavallo e rimontare in sella.
-Ti vengo a prendere tra un paio d’ore-
-Che cosa?-
Ma suo nonno non le disse altro, fece fare un
piccolo giro al cavallo e si diresse verso il sentiero, sparendo presto in
mezzo agli alberi. Anne rimase perplessa ad osservare il punto in cui l’uomo era
sparito. Era appena stata abbandonata in mezzo al nulla con due libri da
leggere. Senza avere altra scelta, seguì il sentiero, e si sedette sotto
l’ombra dei grandi faggi. La giornata era piacevole, non faceva troppo caldo, e
un leggero venticello aveva iniziato a soffiare, facendo frusciare le foglie,
creando un suono che si pervadeva in tutta la foresta. Trovata la posizione,
Anne prese il diario con la rosa blu sopra e lo aprì. Subito, inconfondibile,
riconobbe la calligrafia della nonna, dove in lettere chiare aveva scritto,
subito nella prima pagina, un nome e una data.
”
Mimi, 2024”
Senza
perdere altro tempo, Anne voltò pagina, e iniziò a leggere ciò che sua nonna
aveva scritto, più di quarant’anni prima.
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Buongiorno
a tutti, benvenuti e spero, bentornati. Per chi non sapesse chi sono, e ormai
inizio a pensare che non lo sappia più nessuno, dovete sapere che qeusta sotria è la sexonda versione di una vecchia storia che avevo iniziato a
pubblicare molti anni fa. Ovviamente crescendo, è cresciuta anche la storia e
la usa idea, e mi osno ritrovata con il bisogno di
rimettere mano fin dall’inizio e cambiare un sacco di cose. Chi, infatti,
dovesse avere letto la prima versione, vedrà che il primo prologo e questo non
hanno nulla in comune, ma vi posso assicurare che la sostanza della storia
rimarrà praticamente uguale, ci saranno dei considerevoli cambiamenti, ma
l’idea di fondo, quello da cui ero partita anni fa è smepre
quella. Ora spero solo di riuscire a scriverla e a dare giustizia all’idea che
ho in testa, e spero che ci sia ancora qualcuno che voglia accompagnarmi in
questa avventura folle, forse esageratamente grande per una piccola persona
come me, ma spero che mi ridarete una chance e, nonostante i miei sicuri
ritardi negli aggiornamenti, i miei abissali errori, perché nonostante io
rilegga mille volte un capitolo prima di pubblicarlo qualcosa salta sempre
fuori, nonostante la mia mente contorta, spero vivamente che tutto questo vi
possa piacere e che qeusta lettura vi regali
emozioni, come le regala a me nello scriverla.
Buona
giornata, un bacione grande grande come smepre dalla vostra
Juls