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Autore: Juls18    05/06/2018    1 recensioni
Certe storie sono fatte per essere tramandate, altre per essere mitizzate, altre per servire da insegnamento, altre semplicemente dimenticate... Altre storie invece, vengono fatte dimenticare ma non sempre è possibile cancellarle per l'eternità. Basta un piccolo indizio, un filo sfuggito al buio dell'oblio per farne rivivere il ricordo e per riportarla alla luce... E quando i ricordi riaffiorano, ci sono verità che vanno affrontate, e un destino che deve essere compiuto
(Storia riscritta. In precedenza era "le ali dei ricordi")
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Il temporale che si era abbattuto la notte non aveva lasciato traccia di se. La mattina era stata accolta dai caldi raggi del sole, che sembravano avere spazzato via ogni singola nuvola con la loro luce, lasciando vedere il meraviglioso cielo azzurro terso del mattino a chiunque avesse voluto. Ma stessa luce, quella mattina, sembrava essere desiderosa di farsi vedere da chiunque e così penetrò senza sforzo nella grande casa, colpendo il volto dell’uomo che dormiva ancora nel grande letto bianco. Disturbato da quel fascio luminoso, l’uomo si svegliò dal sonno e istintivamente allungò una mano verso l’altra parte del letto. Ci mise qualche secondo prima di capire che era vuoto. Aprì gi occhi di scatto e si ritrovò a constatare con la vista ciò che il tatto aveva già scoperto. Ancora non riusciva a farci l’abitudine. Per più di cinquant’anni aveva dormito in quel letto con la stessa donna, era andato a dormire e si era svegliato con lei, sempre al suo fianco. E anche se era ormai un anno che non c’era più, tutte le mattine la cercava ancora. L’uomo si mise a sedere e si guardò attorno. Ogni cosa ancora parlava di lei. Sua figlia aveva insistito per tanto tempo per cercare di togliere alcune cose, ma lui non aveva voluto. Non perché sperasse in un suo ritorno, sapeva che non sarebbe mai potuto accadere, e sapeva che quegli oggetti non avrebbero mai potuto riempire l’enorme vuoto lasciato da lei, ma il solo vederli lì, al loro posto, gli faceva ricordare le mattine dove veniva svegliato dalla sua risata, o dal profumo del caffè che lei gli portava quando si doveva fare perdonare qualcosa. Si ricordava di quando avevano dormito la prima volta lì, con solo un materasso e una coperta, e di come poi, piano piano, avevano portato quella grande casa alla vita, risistemando le stanze, e portando ogni singolo oggetto, mobile o suppellettile che fosse. Aveva amato quella casa dal primo momento, e l’aveva amata così tanto perché lei era accanto a lui. Se non fosse stato per lei, non avrebbe avuto quella magnifica famiglia, non avrebbe avuto tutti quei ricordi, e non avrebbe avuto, ora, cinque magnifici nipoti che venivano lì ogni estate per passare del tempo con il loro vecchio nonno. Erano stati proprio i suoi nipoti a farlo andare avanti. Era il patriarca della famiglia, e doveva pensare a loro. Non poteva smettere di vivere, preso dalla tristezza, e dimenticarsi di chi era rimasto. Così si alzava tutte le mattine e si occupava delle solite cose. Controllava che la casa fosse in ordine e soprattutto, si occupava della grande tenuta. Era stato fortunato nella vita, e potersi occupare della grande tenuta con i suoi campi coltivati e il bosco, lo aveva riempito di gioia. E così, come ogni mattina, si era alzato, vestito, aveva fatto una piccola colazione, caffè nero amaro e due fette biscottate e si era avviato verso la stalla, dove i suoi fedeli compagni lo attendevano. Non poteva pensare di iniziare la sua giornata senza quei due animali, che piano piano, erano entrati a far parte della famiglia. Il cane lupo era l’ultimo di una lunga stirpe.  Da oltre cinquant’anni li aveva sempre avuti al fianco, fedeli, leali e buoni amici. Se vedeva il cane tranquillo, lui sapeva che andava tutto bene. Come ogni mattina il cane, Wolf, lo aspettava davanti alla porta della stalla. Sapeva che il suo padrone iniziava il giro da lì, e lo aspettava. L’uomo passo una mano sulla testa del cane e gli grattò dietro l’orecchio.

-Bella mattina per fare una passeggiata, giusto?-

Il cane si limitò a farsi accarezzare, compiaciuto del saluto che il suo padrone gli stava riservando. Dalla stalla, intanto, si sentivano alcuni rumori. L’uomo sorrise

-Sembra che anche Storm abbia voglia di uscire oggi-

Il grande purosangue nero stava sbuffando dentro la stalla, pronto per la sua galoppata mattutina. La passione per andare a cavallo non l’aveva mai avuta da bambino, era arrivata con il tempo, da adulto, quasi per caso. Era stato sfidato a salire su un cavallo. Gli sembrava ancora di sentire quella voce allegra, mentre lo provocava

-Dai, vediamo se sei così bravo anche in questo…-

Ricordava la luminosità di quegli occhi marroni che lo fissavano, un misto di divertimento e provocazione che lo faceva impazzire ogni volta. Tutto partiva sempre da lei, e lui si era sempre lasciato trascinare, fidandosi ciecamente. E grazie a lei aveva scoperto l’equitazione e la gioia che gli dava cavalcare la mattina, lanciare il cavallo al galoppo e sentire l’aria colpirgli in viso. Ovviamente, ora che l’età era avanzata, non correva più come prima, non spronava più il cavallo al galoppo come un tempo. Ma non aveva mai voluto rinunciarci. E così aveva mantenuto quella routine mattutina. Sellato il cavallo e fatto uscire dalla stalla, l’uomo si preparò a salire, ma fu interrotto da una voce

-Nonno non c’è acqua calda… di nuovo-

Voltandosi, vide una ragazzina di quindici anni, visibilmente annoiata e scocciata, che lo fissava. Era incredibile come assomigliasse a sua moglie. Tra tutte le sue nipoti, era l’unica che la ricordava veramente tanto, tranne che per gli occhi. Quegli occhi blu che la fissavano erano in sostanza identici ai suoi.

-Anne, ho chiamato ieri l’idraulico. Deve sostituire un pezzo, che arriverà domani. Perciò come ti ho detto ieri sera, niente acqua calda fino a domani-

-Ma io mi devo fare la doccia, subito-

-Non morirai se salti un giorno-

Anne, alzò gli occhi, esasperata.

-Se la nonna fosse qui avresti già risolto il problema-

Quello voleva essere un colpo basso, ma l’uomo si limitò a scuotere la testa, mezzo divertito. Come se non sapesse come un adolescente arrabbiato e annoiato potesse comportarsi.

-Se la nonna fosse stata qui, avrebbe aspettato, esattamente come te. Anzi, non si sarebbe neanche lamentata…-

-Non si può stare senza acqua calda nonno-

-Siamo stati sei mesi senza acqua calda un anno-

Anne lo fissò, bocca aperta e spalancata

-Te lo stai inventando…-

-Tuo padre aveva all’epoca sei anni, quindi parliamo di parecchi anni fa… stavano facendo dei lavori sulla strada, qualche kilometro a distanza da qui, e hanno avuto un incidente. Scavando per ampliare la strada, hanno rotto i tubi di collegamento dell’acqua. Fin qui tutto normale, un paio di giorni e avrebbero dovuto risolvere, se non fosse stato che togliendo i tubi per sostituirli con i nuovi, gli operai si accorsero di un particolare abbastanza preoccupante-

-Sarebbe?-

-I tubi erano di piombo-

-E allora?-

-Il piombo può uccidere se preso in dosi elevate. E c’era una legge che imponeva l’uso solo dell’acciaio per le tubazioni dell’acqua. Ovviamente hanno dovuto sostituire tutte le tubazioni dell’area-

-E siete stati senza acqua per sei mesi?-

-Praticamente-

-E come avete fatto a sopravvivere?-

Un’improvvisa idea passò per la testa dell’uomo

-Sella Stella e ti mostrerò come abbiamo fatto-

Nonno e nipote si fissarono per qualche secondo. Entrambi sapevano come sarebbe andata a finire quella sfida.

 

La foresta al suo interno era quasi sempre in penombra. Non era molto fitta, complice anche i numerosi sentieri che la attraversavano, ma le folte chiome degli alberi creavano una penombra quasi sempre costante. Tuttavia, una strana luce la illuminava, rendendola accogliente. Anne seguiva suo nonno, in silenzio. Il nonno guidava con mano sicura Storm, il grande purosangue nero che rispondeva solo ai suoi comandi, e Anne non era preoccupata di perdersi in quella foresta. Il nonno la conosceva alla perfezione e, in ogni caso, Wolf avrebbe sicuramente trovato la strada di casa. Tuttavia, quel giorno, invece del solito sentiero, il nonno si era avventurato in un percorso diverso, che evidentemente era poco battuto. Lo dimostrava il fatto che l’erba, in molti punti era particolarmente alta, e il sentiero, se non si prestava attenzione, si confondeva con la vegetazione circostante e ci si poteva poi perdere nell’intrico dei tronchi degli alberi. Il viaggio era talmente tanto tranquillo che Anne si ritrovò persa nei suoi pensieri. Sapeva perché i suoi genitori l’avevano spedita lì.

-Stai un po’ con il nonno e cerca di distrarlo… tutto solo in quella grande casa, non gli fa bene. Lo so che ti chiedo un grande sacrificio, ma il nonno ho bisogno della tua compagnia-

Così era stata spedita lì, in mezzo al nulla, a passare tre settimane delle sue vacanze estive. Tutte le sue amiche erano al mare, a godersi il sole dell’estate, e lui confinata là, in campagna. Almeno la grande casa era dotata di una biblioteca enorme, e Anne aveva deciso di passare quasi ogni momento là dentro. E pensare che da piccola adorava quel posto. Sembrava di vivere in un palazzo, con tutte quelle stanze, tutte diverse l’una dall’altra, il grande salone delle feste, dove lei e la nonna si divertivano a fare finta di partecipare a balli incantati, il grande giardino, dove era possibile giocare a qualsiasi cosa venisse in mente, e la foresta, dove andava con il nonno ad esplorare, in sella al cavallo, come un eroina delle favole. Ma senza la nonna, sembrava che qualcosa si fosse spezzato, come se una sorta di incantesimo fosse stato lanciato sulla proprietà e sul nonno. Tutto sembrava più freddo, e la gioia che la pervadeva quando andava da piccola sembrava come sparita. Anche se c’erano dei momenti in cui tornava, come quando montava a cavallo. Il ritmo costante del passo dell’animale, il rumore degli zoccoli sul terreno, il lento ondeggiare, avevano il potere di calmarla e di farle spuntare un sorriso sul volto. Adorava chiudere gli occhi e lasciarsi guidare, ed era quello che stava facendo, quando sentì l’animale fermarsi. Aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il volto di suo nonno, che la stava fissando

-Siamo arrivati-

Le disse, mentre lentamente smontava e si apprestava a liberare il cavallo dalle redini. Anne non vide nulla di speciale all’inizio, ma vide poi che il sentiero curvava leggermente, e uno strano rumore si sentiva provenire da dietro alcuni alberi. Fissò il nonno, e l’uomo le fece semplicemente cenno con la testa di andare a vedere. La ragazza si avvicinò  al limite degli alberi e ciò che vide la lasciò senza fiato. Era una piccola radura, di forma quasi perfettamente circolare, dove al centro un lago rifletteva i raggi del sole. Una piccola cascata, formata dal dislivello del terreno, sembrava l’unica cosa in movimento in quella piccola radura nascosta. Ma la cosa veramente sorprendente, era il profumo sprigionato da una miriade di fiori che crescevano lungo tutto il bordo del lago e si espandevano fin quasi al limite della radura. Un piccolo sentiero di terra battuta portava al laghetto, e, guardando con attenzione, si poteva vedere che curvava, seguiva il limite del lago, e proseguiva fino dall’altra parte, verso alcuni alberi dove, volendo, ci si poteva riposare all’ombra delle loro lussureggianti fronde.

-Tua nonna veniva qui ogni volta che aveva voglia di stare da sola, o aveva bisogno di riflettere. Diceva che il rumore dell’acqua l’aiutava a concentrarsi-

Improvvisamente Anne sentì come una presenza, una piccola carezza sulla guancia, come era solita fare sempre la nonna ogni volta

-E’ come se fosse qui-

Suo nonno le sorrise

-In un certo senso è così… ogni fiore che vedi, il sentiero, gli alberi laggiù… ha fatto tutto lei-

-In che senso ha…-

Anne non riuscì a finire la frase, perché il nonno le diede tra le mani un diario, anzi, due diari. Avevano entrambi la copertina rossa, di velluto, e sopra era stata ricamata in uno una rosa bianca, nell’altra una rosa blu.

-Cosa sono?-

-Inizia da quello con la rosa blu-

-Ma…-

-Erano della nonna. Fidati, se li leggi, capirai-

Anne osservò suo nonno dirigersi verso il suo cavallo e rimontare in sella.

-Ti vengo a prendere tra un paio d’ore-

-Che cosa?-

Ma suo nonno non le disse altro, fece fare un piccolo giro al cavallo e si diresse verso il sentiero, sparendo presto in mezzo agli alberi. Anne rimase perplessa ad osservare il punto in cui l’uomo era sparito. Era appena stata abbandonata in mezzo al nulla con due libri da leggere. Senza avere altra scelta, seguì il sentiero, e si sedette sotto l’ombra dei grandi faggi. La giornata era piacevole, non faceva troppo caldo, e un leggero venticello aveva iniziato a soffiare, facendo frusciare le foglie, creando un suono che si pervadeva in tutta la foresta. Trovata la posizione, Anne prese il diario con la rosa blu sopra e lo aprì. Subito, inconfondibile, riconobbe la calligrafia della nonna, dove in lettere chiare aveva scritto, subito nella prima pagina, un nome e una data.

                        ” Mimi, 2024”

Senza perdere altro tempo, Anne voltò pagina, e iniziò a leggere ciò che sua nonna aveva scritto, più di quarant’anni prima.

 

 

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Buongiorno a tutti, benvenuti e spero, bentornati. Per chi non sapesse chi sono, e ormai inizio a pensare che non lo sappia più nessuno, dovete sapere che qeusta sotria è la sexonda versione di una vecchia storia che avevo iniziato a pubblicare molti anni fa. Ovviamente crescendo, è cresciuta anche la storia e la usa idea, e mi osno ritrovata con il bisogno di rimettere mano fin dall’inizio e cambiare un sacco di cose. Chi, infatti, dovesse avere letto la prima versione, vedrà che il primo prologo e questo non hanno nulla in comune, ma vi posso assicurare che la sostanza della storia rimarrà praticamente uguale, ci saranno dei considerevoli cambiamenti, ma l’idea di fondo, quello da cui ero partita anni fa è smepre quella. Ora spero solo di riuscire a scriverla e a dare giustizia all’idea che ho in testa, e spero che ci sia ancora qualcuno che voglia accompagnarmi in questa avventura folle, forse esageratamente grande per una piccola persona come me, ma spero che mi ridarete una chance e, nonostante i miei sicuri ritardi negli aggiornamenti, i miei abissali errori, perché nonostante io rilegga mille volte un capitolo prima di pubblicarlo qualcosa salta sempre fuori, nonostante la mia mente contorta, spero vivamente che tutto questo vi possa piacere e che qeusta lettura vi regali emozioni, come le regala a me nello scriverla.

Buona giornata, un bacione grande grande come smepre dalla vostra

Juls

 

  
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