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Autore: Pinkproudhead    06/06/2018    0 recensioni
Il sogno di Rose è un sogno ambizioso e irraggiungibile come quello di tante altre: diventare una stella di Hollywood. Tra molti no, incarichi ridicoli, amici squattrinati e amori improbabili, le cose non sono -ovviamente- semplici come sembrano a gli occhi di una eterna ottimista come lei...o forse invece lo sono?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-L'affitto si paga il primo del mese, per qualunque problema non esitare a contattarmi.- l'uomo di mezza età che mi sta davanti si ferma un attimo a riflettere, poi cambia idea -anzi, esita pure, non mi importa granché se non puoi farti la doccia calda o se le luci saltano, se non ti sta bene la cosa, paghi il mese e quella è la porta, libera di andartene. -
Rimango interdetta per la sua maleducazione, lui però non sembra farci caso, mi porge con tranquillità le chiavi dell'appartamento.
-Questo è tutto- conclude -buon permanenza e buona fortuna per...qualsiasi cosa tu stia facendo.-
Senza ulteriori saluti apre la porta e se ne va, e io rimango per la prima volta totalmente sola nella mia nuova casa.
Sono eccitata, finalmente ce l'ho fatta, sono dove ho sempre sognato di essere: a Los Angeles, la città degli angeli, la città delle stars. Sono arrivata solo da qualche ora da un paesino irrilevante della Carolina e finalmente sento di poter vivere il sogno, di poter camminare per la strada che ho sempre voluto percorrere, di poter tentare la mia carriera d'attrice.
Non riesco a trattenere l'emozione, saltello qua e la sistemando le prime cose, nel retro della mente mi perseguitano le voce dei miei genitori, amici, conoscenti, tutte all'unisono mi hanno detto con decisione che avrei solo sprecato il mio tempo e i miei soldi alla ricerca di una sfavillante vita che probabilmente non otterrò mai. Ma io non ho potuto dargli ragione, nonostante il buon senso, si tratta di un alto rischio, è vero, ma non posso essere così arresa ancora prima di provarci, e poi sono anni che questo scenario, questa vita, mi passa davanti a gli occhi, e tutte le notti mi reclama, prima di dormire, come un incubo bellissimo che, a forza di logorarti l'anima, non ti lascia altra scelta che assecondarlo completamente. E così ho preso tutti i soldi che erano destinati al college, ed eccomi dentro una clessidra che fa scorrere dollari al posto della sabbia, perfettamente consapevole del fatto che se non riuscirò a trovare un ingaggio, anche uno irrilevante in un breve termine, dovrò tornarmene sconfitta dai miei, e senza la possibilità di studiare, e finirò a fare la commessa da Walmart o qualcosa del genere.
Nonostante questo sono felice: estremamente fiduciosa.
L'appartamento è al quinto piano di un palazzo non proprio sontuoso, ed è una sorta di topaia, ovviamente, è stata però anche la meno costosa che sono riuscita a trovare, in più il quartiere non è dei più rinomati, né uno dei più comodi, nè uno dai più vicini alla magia, ma è di certo molto più vicino rispetto alla mia vecchia casa a Greenville e questo è abbastanza per quanto mi riguarda. Ha una piccola stanza da letto, un soggiorno-cucina, un bagno, un terrazzo con una vista deprimente sul parcheggio grigio del condominio, ma da lontano si scorgono le palme imperiose e seducenti di Sunset Boulevard.
Domani mattina avrò il mio primissimo incontro con un agente, un agente emergente e, in tutta onestà, piuttosto irrilevante, ma l'unico che sono riuscita a contattare così affamato di nuovi talenti e alla ricerca di lavoro che, nonostante il mio curriculum conti solo vari spettacoli teatrali di poco conto e pubblicità a livello locale, ha pensato di provare a darmi comunque una chance, a scatola chiusa, e io non voglio deluderlo, voglio che sia abbagliato dalla mia persona, prima lui e poi il resto del mondo. So che dovrei dormire, fare una maschera, fare qualcosa per essere al mio meglio, del resto dovrei essere esausta dopo 4 ore d'aereo, e lo sono, ma sono anche piena di un fuoco che non posso spiegare, dovrei chiamare i miei, fargli sapere che sto bene, ma fuori sta calando il sole e c'è una notte di lustrini ad attendermi e tutto quello che vorrei fare e scendere in strada e gridare che io esisto! Sono arrivata! Sono pronta!
Decido quindi di chiamare Stella, una vecchia amica che era alle superiori con me, e che ha fatto il grande salto già da qualche anno: era entusiasta quando l'ho chiamata per la prima volta mentre stavo pianificando il trasferimento, chiedendole se avremmo potuto vederci di nuovo e se avesse potuto farmi da Cicerone nella terra delle promesse, ha anche detto che mi sarebbe piaciuto sicuramente qua e che non solo potevamo vederci ma che anzi non stava nella pelle all'dea di incontrarmi ancora, dopo tutto questo tempo. Sembrava sincera e probabilmente lo era veramente dal momento che Stella non fa l'attrice, si occupa invece di trucco o costumi o qualcosa del genere, ma forse si trattava solo di una gioia di circostanza. Dopo un paio di squilli una vocetta acuta e argentina risponde -Pronto, qui parla Stella Bennett, chi mi sta cercando?-
-Hey Stella- dico tentennando, mentre penso di aver fatto la scelta sbagliata -Sono Rose, Rose delle superiori.-
-ROSE!- strilla sorpresa -E' un piacere sentirti! Mi avevi detto che stavi pensando di trasferirti- continua- qualche novità?. -
-In realtà sì - dico cauta -Mi sono trasferita, sono atterrata dall'aereo proprio oggi.-
-COSA? Ma è fantastico! Perchè non me l'hai detto prima?-
-Le ultime giornate sono state piuttosto incasinate- cerco di giustificarmi -Ti ho chiamata adesso però, vale comunque?-
Stella ridacchia dall'altra parte del telefono -Suppongo di sì.-
-Stavo pensando...E' la mia prima sera qua, non riesco a stare a casa, potremmo uscire se puoi, fare qualcosa...sei l'unica persona che conosco per adesso.- e l'ultima parte assomiglia molto pericolosamente ad una supplica.
Stella sta in silenzio per qualche momento, è probabile che stia riflettendo sulla mia proposta, intanto io prego che possa accettare, alla fine -Bhe, perchè no? Sarebbe carino sentire qualche novità che riguarda casa, in più non ho nulla da fare stasera.-
-Ci vediamo per cena?- la mia voce tradisce la mia eccitazione, e io non faccio nulla per dissimularla.
-Oh.- Stella sembra rammaricata -Mi piacerebbe, ma vedi, sto seguendo questa nuova dieta iperproteica vegana macrobiotica e non posso permettermi di sgarrare, devo mangiare dei prodotti specifici, capisci?-
-Capisco.- asserisco, un po' delusa, in realtà non ho di cosa stia parlando, ma non voglio dare l'idea di essere una sempliciotta.
-Però possiamo vederci per bere una cosa dopo cena- reupera- conosco un posto carino, ti mando le coordinate per messaggio, ti aspetto lì per le dieci-
-E' perfetto!- esclamo, con la foga ritrovata. -Quanto entusiasmo. E' da anni che qualcuno non era così emozionato all'idea di uscire di me- conclude ridendo- Ci vediamo allora, a dopo!-
-A dopo!- ma Stella ha già buttato giù, e io sono di nuovo sola, in preda alla frenesia mi vado a preparare per uscire.
Verso le nove sono già pronta, ho optato per un vestito da cocktail rosso, carino, ma semplice, con la gonna di chiffon svolazzante, un trucco leggero, i capelli appena lavati(alla fine ho deciso di fare la doccia) sciolti che ricadono semplicemente sulle spalle. Sto bene, ma non sembra che io ci stia provando troppo, ho letto da qualche parte che questo è il genere di prima impressione che è meglio dare di se stessi, nel caso si trattasse di una serata decisiva per la mia vita, non voglio farmi trovare impreparata.
Il mio stomaco inizia a borbottare. Io non sto seguendo nessuna dieta stravagante e arrivando ho visto un supermercato aperto ventiquattr'ore su ventiquattro, ho del tempo libero e quindi scendo per comprare qualcosa da mangiare nel tragitto. Sono l'unica cliente. Prendo un bagel, una fetta di torte di mele e una lattina di coca-cola. La cambio all'ultimo con una coca-cola zero.
-E' arrivata una nuova stella?- commenta il cassiere sarcastico mentre mi accingo a pagare. Lo guardo esterrefatta e confusa.
-Devi essere nuova, non ho mai visto la tua faccia prima, lavoro qua da un po', vedo sempre le stesse persone- spiega, poco dopo, davanti al mio turbamento.
Cerco di smetterla con l'espressione smarrita e di recuperare in extremis -Oh, si, sono arrivata oggi.- rispondo sicura.
-In più- continua lui con un fastidioso sorrisetto -La gente qua non mangia veramente questa roba. Chi vive qua lo sa. E' quasi solo una questione di arredamento tenerla in negozio, per dare una parvenza di vita reale-
-Ah si?- rispondo, di nuovo perplessa.
E' divertito del mio smarrimento e questa volta non ne fa mistero e ride di gusto -Sei veramente un'ingenuotta.- (Un' ingenuotta, ma che termine è?) -Avrai modo di scoprirlo da sola, comunque- fa una pausa drammatica, cercando di mettermi ulteriormente in difficoltà - o almeno te lo auguro.-
E ci riesce, purtroppo, mi sento infatti quasi offesa, di certo irritata: prendo la mia busta in fretta. -Grazie dell'informazione.- taglio corto, il mio tono è evidentemente alterato -Buona serata- mi fermo un attimo per poter leggere il nome sul cartellino dell'uniforme e aggiungere drammaticità al mio congedo- Corey.-
Non fa una piega, ed anzi sembra che la cosa sia per lui ancora più esilarante -Buona serata a te- Dice a voce così alta da sembrare un grido mentre ormai sono con un piede fuori dal supermarket.
Non gli presto attenzione e mi dirigo all'appuntamento a spasso svelto, cercando di recuperare il buon umore mentre mangio il mio inusuale bagel immersa nel mare di luci.

  
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