La colonna di navi era ferma, milioni
di esseri umani che
aspettavano con trepidazione di oltrepassare l’ultimo pianeta
del sistema
planetario per compiere il salto in sicurezza, erano ora in preda
all’ansia,
non sapendo se sarebbero mai riusciti anche solo a iniziare il loro
viaggio.
Il motivo era semplice, uno stormo di
wyrm stava ingaggiando
la scorta di incrociatori e corazzate, creature serpentiformi, la cui
circonferenza poteva variare da quella di un piccolo mercantile a
quella di una
titanica nave per il trasporto dei minerali e lunghi decine di volte
tanto, i wyrm
erano fra le creature più temibili in grado di spostarsi
nello spazio aperto,
protetti da una pelle minerale in grado di sopportare i colpi di una
nave da
guerra e in grado di mettere un raggio dalla potenza sufficiente a
perforare lo
scudo di una corazzata, erano sempre più spesso visti
attaccare le navi di
profughi che tentavano la traversata della galassia.
Il centro dello stormo si avvicinava
pericolosamente alla
colonna delle navi mentre la scorta faticava a respingere i wyrm che si
erano
distaccati.
Poi come una pioggia dorata,
centinaia di colpi si
abbatterono sui mostri, tutti i wyrm che si erano allontanati dal
gruppo
caddero come foglie, una titanica nave da guerra si avvicinava alla
colonna.
La neve era titanica, le sue
dimensioni erano equiparabili a
quelle della Luna se non superiori e la sua sola presenza metteva in
ombra sia
la colonna di arche che lo stormo di wyrm, aveva un colore dorato ed
era
decorata con incisioni rappresentati battaglie, guerrieri, gloriosi
edifici e
navi imponenti, tutto dominato dal titanico sole sulla prua, incisioni
che
rappresentavano la storia del più antico e potente ordine
militare della galassia,
i Cavalieri del Sole, sulla fiancata, enormi lettere latine formavano
una
scritta: Helios Hyperion
Da essa si erano distaccate due navi
più piccole, comunque
enormi rispetto alle corazzate già presenti, che avevano
aperto il fuoco sui
mostri, dopodiché la nave principale stessa aprì
il fuoco, un singolo colpo,
dalla potenza devastante arrivò ad abbattersi contro il
centro dello stormo,
l’esplosione provocò una luce accecante talmente
potente da abbagliare persino
attraverso gli schermi delle corazzate.
Quando si riuscì
nuovamente a vedere, essi mostravano solo
lo spazio vuoto, niente era rimasto a testimoniare il passaggio di un
terribile
stormo di wyrm.
Le navi spararono colpi a vuoto per
salutare la grande nave,
mentre essa si allontanava dalla colonna.
Dopo il giorno dei Mille Titani, o
Giorno delle Supernove,
dove a cause degli automi di origine sconosciuta noti come Titani,
dieci
miliardi di stelle erano scomparse dalla galassia contemporaneamente,
in
seguito all’attacco dei suddetti, la gente era stata colta da
un’isteria di
massa, che la aveva portata ad abbandonare i pianeti, ritenendoli poco
sicuri,
per trasferirsi nelle stazioni spaziali.
Questo portò sia alla
creazione di vere e proprie stazioni
mondo, grandi quanto un pianeta nano all’unione di tante
piccole stazioni pre
esistenti in un cosiddetto Arcipelago, formate oltre che da
più stazioni
spaziali anche da asteroidi abitati e grosse navi spaziali ferme.
Questi arcipelaghi, difficili da
controllare, divennero ben
presto basi per pirati, contrabbandieri e furfanti di ogni tipo.
La stazione mondo Nido del Drago
veniva considerata uno dei
porti migliori per i mercenari di tutta la galassia, che si volesse
trovare
rifugio dalle forze dell’ordine di una delle nazioni
stellari, o che si volesse
cercare un nuovo impiego, la stazione garantiva discrezione, sicurezza
e,
soprattutto, profitto.
Antidias era un imprenditore, aveva
guadagnato miliardi
dalla guerra senza mai prendere in mano una pistola, ma le migrazioni e
lo
spopolamento della galassia avevano colpito anche le sue finanze, in
maniera
brutale. Eppure Antidias non aveva lasciato la Via Lattea, come la
maggior
parte di quelli come lui, certo, non c’era più la
possibilità di arruolare
milioni di mercenari, erano pochi quelli rimasti a potersi permettere
una
guerra, però razziatori e predoni erano un problema, certo
Antidias si era
ridotto ad arruolare poche migliaia di mercenari per volta, ma i suoi
clienti
erano disposti a pagare molto più profumatamente, visto che
spesso e volentieri
c’era solo lui a cui rivolgersi.
Inoltre la mancanza di concorrenza
aveva portato nelle
tasche del furbo imprenditore un altro grosso vantaggio, avere il
meglio. La
garanzia di potersi permettere i mercenari migliori aveva ridotto a
praticamente zero gli investimenti sbagliati, ora non perdeva
più milioni di
crediti ogni volta che le sue truppe venivano sconfitte, era vero, i
suoi
introiti erano stati decimati, ma l’uomo era sicuro che
quando questa isteria
di massa si sarebbe placata, e la galassia sarebbe ritornata popolata,
il suo
capitale avrebbe oscurato quello di una nazione.
In ogni caso per adesso si limitava a
lavorare con quello
che aveva, e quello che aveva in quel momento era una bionda.
Vestita con una tenuta da pilota
decisamente minimalista che
lasciava scoperte le gambe le braccia e l’ombelico, senza
parlare della
scollatura, decisamente troppa pelle scoperta per qualcuno che avrebbe
dovuto
attraversare campi di battaglia percorsi da proiettili un giorno si e
l’altro
pure.
Oltretutto la donna portava altri
pezzi d’abbigliamento
anacronistici, come degli occhiali da sole ed un cappello che Antidias
ricordava di aver visto in un museo come: cappello da cowboy, insomma,
la
ragazza doveva aver svaligiato, appunto, un museo.
L’imprenditore aveva da
tempo smesso di ascoltare quello che diceva, un po’ per la
scollatura e un po’
perché aveva già deciso cosa farne di lei.
< … e questo
completa la lista delle imprese che abbiamo
compiuto, allora che ne pensa? >,
< Sarò franco con
te, fossi stata da sola, ti avrei già
cacciata a calci, non mi hai portato prove tangibili di quello che
dici, e il
tuo abbigliamento è adatto ad un campo di battaglia quanto
quello di un turista
della federazione. Inoltre ho notato che la nave con cui tu ed il tuo
socio
siete arrivati non ha un graffio, cosa che rende il tuo racconto ancora
meno
probabile >,
la donna assunse
un’espressione di sufficienza, come se
avesse già sentito altre volte questo discorso:
<
però ha visto il
mio socio e lo trova interessante, vuole metterlo alla prova e poi
deciderà se
assumerci giusto? >,
Antidias
non riuscì a
contenere la sorpresa, l’arroganza fra i mercenari era
ampiamente diffusa, ma
quella donna non era solo stata audace ma aveva perfettamente
anticipato le sue
parole:
< si, in effetti, diciamo che
il bar dove si è fermato è
frequentato da gente poco raccomandabile, se lui esce tutto intero dal
locale,
il posto è vostro >
Una delle quattro pareti
rivelò un megaschermo che
trasmetteva le immagini di alcune telecamere di sicurezza in un bar. La
donna
fece una smorfia di stupore, tecnologie del genere erano quasi
scomparse in
tutta la galassia, a causa delle migrazioni.
< Godiamoci lo spettacolo, ah
e oltretutto in caso lui
vinca, sto già pensando con chi dovrò mettervi in
squadra >
Il locale era pieno, quasi
interamente occupato da goblin,
hobgoblin e orchi, queste due ultime specie erano delle varianti della
prima,
condividevano con essa la ferocia, l’aspetto bestiale, e il
colore della pelle,
ma se gli orchi erano alti più di due metri e mezzo ed erano
amanti della
violenza gratuita e del caos, praticamente incapaci di rispettare una
gerarchia
non basata sulla forza e con l’acume tattico di un lombrico,
gli hobgblin alti
all’incirca due metri spiccavano per strategia e disciplina,
tanto che spesso e
volentieri venivano assoldati come mercenari dimostrandosi
spaventosamente
efficenti.
I goblin erano una decina mentre gli
hobgblin erano cinque e
due gli orchi, ma c’erano anche altri due avventori.
Unoera solo vagamente umanoide, se
era vero che la razza
umana aveva colonizzato la galassia era anche vero che non tutte le
altre
specie si erano estinte, le creature xenomorfe che popolavano la Via
Lattea
erano poche e quindi la presenza di uno di loro era sconvolgente.
In comune con un essere umano
sembrava avere solo due gambe
e due braccia, la testa era allungata da rettile, somigliante ad una
lucertola,
e di forma rettiliana era anche il resto del corpo era ricoperto di
scaglie
verde smeraldo, era a torso nudo, con solo dei pantaloni corti e il
corpo era
ricoperto di tatuaggi rosso sangue, era poco più piccolo di
un orco, ma
sembrava pericoloso il doppio.
L’altra persona seduta nel
bar era una figura immensa, alta
ben più di tre metri, era completamente ricoperta da un
mantello da viaggio ed
incappucciata.
La creatura rettiloide stava bevendo
un alcolico marroncino e
vischioso in un bicchiere enorme guardando di tanto in tanto
l’orologio alla
parete.
< Hai fretta mostro? >
uno degli orchi era dietro di lui
accompagnato da tre
hobgoblin, immediatamente la scena catturò
l’attenzione di tutti gli avventori.
< senti chi parla…
Dio, da quanto è che non ti lavi
bestione? Puzzi come un cadavere rimasto una settimana nel deserto
>
< non nominare il nome del
Signore creatura, tu non sei
un suo figlio, bastardo xenoschifo di merda >
< se non te ne vai e ti fai
una doccia, acida
possibilmente, ti spedisco direttamente dall’Altissimo,
chissà magari almeno
Lui riuscirà a pulirti >
L’atmosfera si era
scaldata, i goblin si fregavano le mani sperando
in una rissa e anche l’altro orco si era alzato.
L’orco e il rettiloide
rimasero a fissarsi per un altro po’,
la tensione si era alzata, l’orco sembrava insicuro aveva tre
scagnozzi ma l’avversario
non sembrava affatto intimidito.
Grugnì e fece per
andarsene, poi, all’improvviso si girò
sferrando un pugno contro l’avversario.
Il rettiloide era stato
più rapido, come l’orco ebbe alzato
la mano venne colpito da un pugno in pieno volto, sputò
sangue e barcollò
inciampando su una sedia e finendo con il culo a terra.
Gli hobglin furono rapidi e precisi,
uno colpì la lucertola
a sua volta e gli altri gli bloccarono braccia e gambe.
L’orco si rialzò
con calma, fissò con odio l’avversario e
rise, l’altro lo fissò con rabbia di rimando
tentando di divincolarsi dalla
presa dei due hobgoblin.
L’orco iniziò a
pestare l’avversario immobilizzato
tempestandolo di pugni e calci.
Fino a che non si accorse di una cosa
strana, i tatuaggi del
lucertoloide brillavano di una luce fioca e minacciosa.
E soprattutto la stazza
dell’avversario, ora, lo superava di
una ventina di centimetri.
Il lucertoloide rise a sua volta, i
due hobgoblin avevano
perso la presa a causa della sua crescita improvvisa, se ne libero con
uno
strattone e colpì di nuovo l’orco in testa con un
pugno violentissimo, questì
fece un giro su se stesso, sollevò gli occhi vero
l’alto e stramazzò a terra.
Gli hobgoblin tentarono di
allontanarsi ma con una rapidità impressionante
il mostro ne afferrò due per la gola sbattendo forte le loro
teste l’una contro
l’altra.
I due caddero a peso morto, ma
l’altro orco aveva
approfittato della distrazione del lucertoloide per caricarlo alle
spalle,
placcandolo e sbattendolo contro un tavolo, un goblin che aveva
sollevato una
sedia la sfasciò sulla testa del mostro che in tutta
risposta lo afferrò con un
mostro per la gamba.
Rialzatosi scagliò il
goblin contro il tavolo attorno al
quale sedevano i suoi compari mandando tutti a gambe
all’aria, la sua stazza
nel frattempo era ancora cresciuta, afferrò la testa
dell’orco che lo aveva
colpito alle spalle e lo colpì ripetutamente alle costole
fino a che questi non
smise di muoversi per poi lanciarlo contro la finestra del locale che
si
infranse facendo precipitare l’orco per cinque piani.
i goblin si erano quasi tutti
rialzati e in barba alle leggi
della stazione che vietavano il trasporto di armi, estrassero dei
coltelli a
scatto.
Il lucertoloide ringhiò,
ma fece un passo indietro, subendo
lo sgambetto di uno degli hobgoblin che poi assieme ali altri
riuscì a
sollevarlo, per poi lanciarlo diversi metri più in
là, proprio contro la figura
gigantesca incappucciata.
I due finirono a terra, ed un ruggito
terrificante riecheggiò
per il locale, la figura misteriosa si liberò del mantello e
si rivelò come un
ogre, una creatura mostruosa, un orco mutato e potenziato dalle energie
misteriose presenti nelle tempeste che straziavano la galassia.
Gli ogre erano concentrati di odio,
taciturni e solitari
finché qualcosa non avesse scatenato la loro furia, in quel
caso diventavano l’incarnazione
dell’ira, talmente temibili da mettere in soggezione le
truppe d’élite di tutta
la Via Lattea.
L’ogre afferrò
la lucertola per il collo colpendola talmente
forte da farle quasi perdere i sensi, poi la trascinò al
banco del locale e ce
la schiantò sopra con tale potenza da infrangere la
superficie di lega
ultraliscia che lo componeva per poi iniziare a massacrare di colpi il
rettiloide
incapace di reagire, quando questi aveva attraversato tutti gli
scompartimenti
metallici sotto il banco arrivando a toccare il pavimento e una larga
pozza di
sangue si era allargata sotto l’avversario, l’ogre
si volse verso i
terrorizzati hobgblin, ma prima che potesse muovere un solo passo, una
voce
roca e minacciosa si levò dalle macerie del banco:
< servimi la roba
più forte che hai >
Il rettiloide si stava rivolgendo
alla barista rannicchiata
dietro a quello che rimaneva del banco, tremante ed in lacrime, cosa
abbastanza
ridicola considerando che si trattava di un donnone abbastanza grossa e
cattiva
da intimorire la maggior parte dei mercenari che venivano in quel
locale.
Con un ringhio il mostro si
rialzò sanguinante, i suoi
tatuaggi che brillavano di una luce molto più intensa e che
prometteva una
cosa: botte.
L’ogre ignorando il fatto
che ora il suo avversario fosse
ben più alto di lui gli sferrò un pugno diretto
alla mascella, ma l’altro lo
bloccò.
Un’espressione di sorpresa
prima e di dolore poi comparvero
sul viso deforme dell’ogre mentre un forte rumore di ossa
spezzate e di
legamenti strappati arrivavano dal suo braccio.
L’ogre cadde in ginocchio
ma l’avversario impietoso lo colpì
in testa facendolo crollare steso poi sollevò entrambe le
braccia abbattendo
sul avversario esanime un colpo talmente potente da sfondare il
pavimento del
locale facendolo cadere al piano di sotto.
Poi si girò con calma
verso gli altri avversari.
Goblin e hobglin rimasero fermi per
un solo secondo,
sconcertati e terrorizzati, indecisi se credere a ciò che
avevano visto, ma
quando il mostro, ora di almeno quattro metri, fece un passo verso di
loro
decisero che anche se quello che era accaduto fosse stato un sogno,
probabilmente un pugno della creatura gli avrebbe comunque ridotti a
mal
partito, per cui, si girarono e corsero verso la porta, ma nel momento
preciso
nel quale erano ammassati davanti ad essa vennero contrati da un
tavolo,
lanciato con la potenza di un missile di una cannoniera.
Dopo aver sistemato anche gli ultimi
avversari il mostro si
girò verso la barista, rannicchiata in posizione fetale.
La porta del bar si
spalancò, la bionda di prima entrò:
< Siegfryd,
ragazzone riprenditi! >
La ragazza si precipitò a
calmare il mostro che gradualmente
tornò alla sua forma normale, per poi rivolgersi alle
telecamere:
<
Allora che ne
dici, Antidias ? >
Tornato normale Siegfryd si diresse
al bancone con un
grugnito prese dalle mani della barista tremante una bottiglia di
liquido
trasparente e iniziò a bere.