Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Fenice_Bea_2004    07/06/2018    0 recensioni
Kayla Brooks è un cadetto appena dilpomato e un membro del Corpo di Ricerca.
Deve molto alla sua maestra di vita, Annie Leonhart, che le chiede in cambio della sua amicizia di uccidere un certo Levi Ackerman, una "brutta persona", come lo definisce Annie.
Ma Kayla proprio non se la sente.
Dal primo capitolo:
"Quando vidi Christa corrermi incontro ansimante, il cavallo lanciato al galoppo con la schiuma alla bocca, capii subito che qualcosa non andava secondo i piani del Comandante.
Rallentai il passo del mio destriero, trattenendo le redini con forza, e aspettai che la ragazza mi raggiungesse.
Lei mi si affiancò.
- Tutto bene, Christa? - chiesi preoccupata. Avevo sentito che nell'aria c'era qualcosa di innaturale, di non umano, provenire dalla stessa direzione della ragazza.
Christa riprese fiato con un sospiro tremante e disse – Un Gigante… enorme… sta arrivando. É un anomalo, e vuole Eren. Si sta dirigendo… qui - "
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Leonhardt, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 – Passato, il Corpo di Ricerca
Era sera tardi. Avevamo appena concluso il nostro addestramento giornaliero.
Eravamo appena entrati a far parte del Corpo di Ricerca e molto non era cambiato al Corpo Cadetti, tranne la compagnia e le divise.
Tutti erano già andati a dormire, ma io proprio non riuscivo a chiudere gli occhi.
Durante la battaglia di Trost avevo avuto modi di collaborare con Levi Ackerman, il Capitano dei Ricercatori. La mia vittima.
Sebbene fosse molto scontroso e severo non mi sembrava il tipo di persona che faceva del male gratuitamente.
Anzi, mi aveva anche salvato senza pensarci due volte quando un Gigante Anomalo mi aveva afferrata al volo.
E in quel momento avevo capito che mai avrei potuto provocargli del dolore.
Avevo subito un colpo di fulmine. Per la persona più scontrosa, severa, antipatica, solitaria e bella del mondo.
Ma che ci potevo fare? In più non mi ero mai sentita di uccidere una persona, non un Gigante, ma una persona umana proprio come me.
Perciò, subito dopo la battaglia e prima della scelta del Corpo avevo preso Annie in disparte e le avevo detto che rifiutavo il suo incarico.
- Mi stai dicendo di no? - mi chiese lei fredda e cattiva.
- Sì – le risposi, cercando di mantenere lo sguardo fisso nei suoi freddi occhi celesti, lontani come stelle e crudeli.
- Peggio per te – mi rispose lei, passandomi di fianco e urtandomi con la spalla.
Io rimasi qualche secondo ferma lì, poi sospirai e me ne andai.
“Era la cosa giusta” pensai.
Così quella sera ero seduta sul tetto dell'ex-quartiere generale che osservavo le stelle e la luna, pensando a quanto era stata difficile ma esatta quella scelta.
- Non dormi? - mi chiese una voce familiare, avvicinandosi a me.
- Capitano, buonasera. No, proprio non riesco. -
Levi si sedette di fianco a me, una gamba piegata e una penzoloni nel vuoto.
- Neanch'io – mi rispose, staccando lo sguardo dal mio viso e osservando anche lui le miliardi di stelle del cielo.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, poi lui mi chiese – Che ne pensi del Corpo di Ricerca? -
- Sempre trovato perfetto per me, signore. Entrambi i miei genitori lavoravano qui. -
Lui rimase sorpreso – Davvero? Entrambi? -
Io annuii – Sì, Christina e Max Brooks. Purtroppo morti prima che lei entrasse nel Corpo. Credo che le sarebbero piaciuti. -
Lui abbassò lo sguardo sulle tegole – Mi dispiace molto. -
Alzai le spalle, anche se sentivo già le lacrime salirmi agli occhi. “Col cavolo che piango davanti a lui” pensai.
- Sì, sono stati mangiati durante una missione in cui si cercava di piazzare una base fuori dalle mura. Un Anomalo. Ha sterminato tutta la squadra ed è scappato. -
Lui strinse li occhi a fessura – Anche due miei amici sono stati uccisi da un Anomalo. Ti capisco. -
Io gli sorrisi e tornai a guardare le stelle, adesso coperte dalle nuvole.
- Quindi cos'hai fatto dopo la loro morte? -
- All'inizio vagavo sperduta, diciamo così, nel dolore. Poi, grazie ad Annie Leonhart, che mi fece un po' da insegnante di vita, riuscii ad entrare nell'esercito. -
- Leonhart? La ragazza che è andata nella Gendarmeria? -
Annuii, copiando la posizione di Levi, con una gamba su e una giù.
- Sa – dissi, sorridendo – Sinceramente non mi aspettavo che lei ascoltasse volentieri la mia storia. -
Lui sospirò e rispose – Sono a conoscenza che mi comporto in modo antipatico.  Ma tu sei così simile a me che mi intrighi. Petra è troppo emotiva positivamente per i miei gusti, anche se riesce a capirmi, e Hanji è troppo addetta agli esperimenti. Tu, invece… sempre solitaria, sempre pronta  a delle battute sarcastiche, che sta in compagnia solo quando ci sono Mikasa e Eren o Reiner e Bertholdt… intrigante… -
Io rimasi a guardarlo, cercando di non sembrare felice come ero veramente. Intrigante… lui mi aveva notata.
Rimanemmo tutta la notte sul quel tetto, in silenzio, osservando le stelle e pensando ai nostri amici e familiari perduti.

Il giorno dopo si sarebbe svolto il nostro primo allenamento con Levi come maestro, e non un semplice osservatore.
Ci ordinò come prima cosa di fargli vedere come utilizzavamo il Movimento Tridimensionale. Prese appunti per ciascuno di noi.
Poi decise di valutare come ce la cavavamo nel combattimento corpo a corpo.
Mi preparai, cercando di ricordare tutte le mosse che Annie mi aveva insegnato.
Il compito era mettersi a coppie con un soldato esperto del Corpo di Ricerca e vedere come ce la cavavamo.
Ovviamente, con la fortuna che mi ritrovavo, finii con un armadio vivente.
Non appena lo vidi avvicinarsi lasciai cadere le spalle e pensai “Andiamo, è troppo da libro questa scena…”
Appena il Capitano diede il via il gigante mi afferrò per un braccio e mi lanciò a terra dall'altra parte, senza neanche spostarsi troppo.
Potevo dire addio alla mia carriera, e alla mia vita!
Sputai un po' di terra e mi rialzai.
Guardai il Capitano, che mi osservava a sua volta.
- Ah, ti piace il capo, non è vero? - mi prese in giro quello, con un sorriso cattivo sulle labbra – D'altronde voi ragazze siete tutte così, non appena vedete un bel tenebroso gli cascate ai piedi? -
Io sorrisi amara e gli risposi – Cos'è, sei geloso? -
Lui grugnì e mi sferrò un pugno, prendendomi di striscio la guancia.
- Non crederai mica che sia il soldato più forte dell'umanità, come tutti pensano. È talmente basso che se ci soffio addosso cade! -
Scoppiai a ridere, in una risata di quelle che si affibbiano ai cattivi dei libri.
- Amico, finché mi prendevi in giro mi andava bene, ma se insulti lui preparati a mangiare la polvere! -
Attaccai e riuscii ad assegnargli un calcio nel fianco.
Lui mi afferrò per la schiena e mi sbatté nuovamente a terra.
“Cavolo, questo vuole schiacciarmi” pensai mentre mi asciugavo un rivolo di sangue dal labbro spaccato.
Mi sollevai, un ringhio sul volto e piantai bene i piedi.
Non avevo scelta, se non usare quella mossa.
Lui si slanciò in avanti per tirarmi un pugno.
Aspettai. Aspettai ancora, rimanendo perfettamente immobile. Non appena la sua mano era a pochi centimetri dal mio naso scattai.
- Ricorda – mi aveva detto una volta Annie – Se un avversario è più forte di te devi agire d'astuzia e sfruttare la sua forza contro di lui. -
Mi abbassai per evitare il suo colpo e gli passai le mani intorno al collo da sotto il braccio alzato.
Poi, prima che potesse liberarsi, usai la sua forza all'indietro per sbattere lui a terra. Cadde come una pera, alzando una nuvola di polvere.
Rimasi lì in piedi a guardarlo mentre cercava di rialzarsi, ignorando il labbro che aveva ripreso a sanguinare, sporcandomi la divisa.
Una mano si posò sulla mia spalla e io saltai via, alzando una mano per colpire. Appena mi resi conto della scena mi bloccai.
Avevo la mano a pochi millimetri dalla guancia di Levi, che mi teneva ancora una mano sul braccio e guardava incredulo il mio pugno.
- Ehm… - mormorai, abbassando le braccia e arrossendo – Scusi tanto -
Lui mi guardava impassibile come sempre. Non sapevo se voleva picchiarmi o no.
- Vieni con me – disse poi, girandosi e allontanandosi verso lo stand dell'infermeria.
Lo seguii, sentendo gli sguardi dei miei compagni e del Ricercatore/armadio che mi trafiggevano la nuca.
Quando raggiungemmo il bancone Levi tirò fuori un pezzo di cotone e una bottiglia di alcool. Inzuppò il tampone e me lo porse.
Io ringraziai e me lo passai sul labbro aperto.
Cavolo, se bruciava! Per il dolore lasciai cadere il cotone per terra.
- Scusi – ripetei, abbassandomi per raccoglierlo.
Levi me lo prese dalle mani alzando gli occhi al cielo.  
– Siediti lì – disse, indicando con il mento una sedia.
Mi accomodai e lui si piegò su di me, premendo la pezza contro il mio taglio.
- Ahia! - mi lamentai, ma non potevo sottrarmi, proprio perché era lui a tenerlo.
Lui sospirò – Guarda qua… almeno sei stata brava a batterlo con quella proiezione. -
- Grazie, signore – risposi, felice del fatto che non fosse arrabbiato.
- Di niente – disse e mi sorrise, con un sorriso così caldo e così insolito per il Levi descritto dagli altri soldati che rimasi senza parole. Avevo fatto bene a decidere di non sfruttare quel suo lato per ucciderlo.
Da quel momento il Capitano mi prese in simpatia, chiedendomi molto più spesso di partecipare a delle missioni extra e, pian piano, anche se ancora non lo sapevo, cominciò a innamorarsi di me.
   
 
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