Jerry
attendeva, senza sapere se il suo cuore battesse così forte
per la gioia o per l’impazienza,
per il timore o per il fatto che lei avesse accettato di rivederlo
senza alcun
indugio, senza riuscire a reprimere quel pizzico di gioia che le aveva
colorato
la voce. Si erano dati appuntamento senza che nessuno dei due riuscisse
a
trovare una scusa decente che giustificasse quell’incontro,
spinti solo dal
desiderio di potersi rivedere dopo tre anni dal loro triste commiato.
Jerry
attendeva, osservando la città muoversi frenetica sotto di
lui e immaginandone
i rumori che lassù, in quella camera d’albero, non
potevano raggiungerlo. Il sole
era tramontato al di là dei grattacieli e solo un ultimo
raggio incendiava l’orizzonte
spruzzato d’amaranto e appena velato da nuvole burrose.
Mentre il suo sguardo
si perdeva fra le luci della città, Jerry si chiese se
l’avrebbe riconosciuta. Chissà
quanto era cambiata in quei tre anni e chissà come viveva
ora la sua vita,
adesso che non era più una spia internazionale. Era
diventata una ragazza
comune, come ce n’erano a milioni sulla faccia della terra,
con i propri sogni
e le proprie aspirazioni.
Suo
malgrado, Jerry sorrise. Lei non era mai stata una ragazza ordinaria,
non ai
suoi occhi. Era speciale, con quell’intelligenza acuta e
vivace, quello sguardo
attento, quel carattere solare eppure timido.
Jerry
sorrise e si guardò le mani attraversate da vene bluastre in
rilievo,
commiserando se stesso. Il solo motivo per cui l’aveva
chiamata, l’aveva quasi
supplicata di incontrarlo, era perché desiderava con tutto
il cuore confessarle
quanto l’avesse amata in passato e quanto ancora
l’amava. Era sciocco da parte
sua, era impensabile alla sua età ed era certo che lei gli
avrebbe riservato
solo uno sguardo disgustato e un sorriso di biasimo e pena, prima di
andare via
per uscire per sempre dalla sua vita.
Jerry
sussultò appena udì la porta scostarsi lentamente
alle proprie spalle. Nel riflesso
del vetro, la vide sulla soglia e il suo cuore fu quasi sul punto di
fermarsi. Era
lì, immobile, con le mani strette intorno alla pochette e il
corpo slanciato
avvolto in un abito semplice, di un particolare verde smeraldo.
«Samantha...»
sussurrò Jerry, volgendosi di scatto, come se temesse che
quella visione
potesse svanire da un momento all’altro.
Lei
sollevò lentamente gli occhi lucidi e gli sorrise, mostrando
appena i denti
bianchi come perle.
«Ciao
Jerry», lo salutò e non gli parve vero.
Le
si avvicinò con passo misurato, portandosi le mani dietro la
schiena per
nasconderne il fremito che le aveva colte. Il cuore galoppava nel petto
e la
gola s’era seccata tutto a un tratto.
La
fronteggiò senza quasi rendersene conto, lasciandosi
inebriare dal suo profumo
un po’ acre. Erano tante le cose che voleva dirle, i
sentimenti che voleva
confessarle, eppure la lingua rimaneva intrappolata fra i denti, le
parole non
oltrepassavano le labbra dischiuse.
Samantha
allargò il proprio sorriso e fece un passo verso di lui,
affinché i loro occhi
potessero scrutarsi meglio, potessero cogliere i pensieri a cui
né l’uno né l’altra
erano in grado di dar voce.
Jerry
sussultò, appena lei gli posò con delicatezza una
mano sul petto, in
corrispondenza del cuore. Strabuzzò gli occhi e trattenne il
respiro, certo che
da lì a poco gli sarebbe venuto un infarto.
«Sono
contenta che tu mi abbia chiamato, sono felice di rivederti»,
gli disse,
spezzando il silenzio ovattato della stanza.
Jerry
deglutì l’imbarazzo e il timore e osò
abbracciarla, affondando la mano nella
nuvola dei suoi capelli rossi, che tante volte aveva desiderato
carezzare in
quel modo. La sentì irrigidirsi, per poi sciogliersi e
abbandonarsi contro il
suo corpo, lasciando cadere a terra la pochette che stringeva fra le
dita. Gli passò
le mani dietro la schiena e si aggrappò alla sua camicia
come a un’ancora di
salvezza, mentre le sue spalle, che prima di allora non gli erano mai
sembrate
così fragili, venivano scosse dai singhiozzi.
«Samantha,
io devo parlarti, perché se non lo faccio ora, temo che non
lo farò mai più»,
le soffiò fra i capelli, guardando il legno bianco della
porta, come se le
parole da dire vi fossero incise sopra.
Samantha
non si mosse e rimase in ascolto, respirando a fondo. Jerry chiuse gli
occhi,
dimenticò tutti i discorsi e i giri di parole che gli erano
venuti in mente in
quei giorni di attesa e pronunciò una semplice frase, che
non aveva bisogno di
spiegazioni.
«Samantha,
io ti amo.»
Lei
sussultò fra le sue braccia e sollevò il capo
quel tanto che bastava per
poterlo guardare in viso. Jerry risollevò le palpebre e ne
incontrò gli occhi
verdi e languidi, che la sera rendeva ancora più penetranti
e profondi. Cosa stava
pensando? Cosa celava quello sguardo indecifrabile che sembrava
indagargli l’anima?
Samantha
non rispose nulla, si sollevò sulle punte e unì
le labbra alle sue, in un casto
bacio che gli infiammò il petto. Jerry non si mosse e attese
che fosse lei a
staccarsi. Quando lo fece, gli sorrise di nuovo, inclinando leggermente
il capo
sulla spalla.
«Ce
ne hai messo di tempo per dirmelo», gli sussurrò.
Jerry
ansimò e la sospinse contro la porta, aprendole la bocca con
un bacio famelico,
elargendole carezze sempre più audaci, sentendo
l’autocontrollo scivolare via
come sabbia fra le dita. La ragione tacque e la passione prese il
sopravvento e
si ritrovò a camminare verso il grande letto posto al centro
della stanza, per
poi affondarvi e schiacciare il proprio corpo su quello di Samantha.
Jerry
le carezzò le spalle, le braccia e scese fino alle gambe,
che l’abito lasciava
scoperte. Lei si inarcò come un giunco, mentre sussurrava il
suo nome senza
sosta, ridendo e coprendosi a tratti il viso arrossato.
Samantha
gli carezzò il petto, la schiena e quando la sua mano scese
a sfiorargli la
virilità piena, Jerry le morse il collo, sollevandole
l’abito e scoprendole il
corpo bianco fino all’addome piatto. Fu colto da un forte
imbarazzo quando i
suoi occhi si posarono sull’intimo di pizzo bianco e per un
istante rimase
immobile, come stordito, subissato da così tante emozioni.
Samantha
gli tolse la camicia senza che se ne rendesse conto, per poi dedicarsi
alla
cintura che gli fermavano in vita i pantaloni. Jerry la
guardò e la trovò
bellissima, con i capelli sparsi sul materasso, simili alla corolla di
un
fiore, e lo sguardo annebbiato dalla passione. Le afferrò i
polsi e li premette
sulle lenzuola, baciandola ancora, scendendo sul collo di cigno e
sentendola
gemere di piacere.
Jerry
tornò ad accarezzarle le cosce, i fianchi e, infine, le
sfilò l’abito. Si rotolarono
come gatti, ridendo, mischiando i loro profumi, mentre fuori la sera
lasciava
il posto a una notte priva di stelle.
Mentre
Samantha, audace come non lo era mai stata, liberava la sua
virilità, Jerry
faceva lo stesso con i suoi seni pieni e caldi, che lei gli
offrì, mordendosi
il labbro inferiore.
Quella
notte si appartennero, incastrando i loro corpi l’uno
all’altro, unendo le loro
anime, mescolando sospiri e gemiti.
Jerry
ebbe lei, come Samantha ebbe lui, senza che nessuno dei due provasse
vergogna o
pentimento. Jerry si abbandonò al calore che lo aveva
avvolto e accolto, mentre
Samantha sussurrava il suo nome sempre più forte, fino a
gridarlo. I loro
piaceri si mischiarono e l’uno rimase avvinghiato
all’altra, sudati e ansanti.
Quando
Jerry si staccò, rotolando su un fianco,
l’attirò a sé e la tenne fra le
braccia, prendendo a carezzarle di nuovo i capelli e beandosi del suo
corpo
nudo contro il suo. Non aveva pensato a un epilogo del genere, non
aveva osato
nemmeno sperarlo e, per un istante, si chiese se non stesse solo
sognando.
Abbassò
gli occhi su Samantha stretta a lui e quando ne incontrò lo
sguardo ancora
velato di piacere, la strinse con più forza, con entrambe le
braccia. Lei era
davvero lì con lui, la sua mente non gli aveva giocato
nessuno scherzo. Le sorrise
e la baciò, sfiorandole un seno e compiacendosi nel sentirla
rabbrividire.
«Ti
amo», le sussurrò Samantha con voce roca, appena
si fu staccato.
Jerry
chiuse gli occhi e stette immobile, assaporando a fondo il significato
di
quelle parole. Le baciò la fronte e rimase in silenzio ad
ascoltarne il respiro
farsi più pesante, finché lei non si
addormentò con il capo mollemente
abbandonato sul suo petto.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti,
è
la prima volta che pubblico in questa sezione e devo ammettere di non
averlo
fatto in punta di piedi. Da piccola mi ero davvero appassionata a Totally Spies! ma solo in questi ultimi
mesi l’ho riscoperto (complice anche Super!
che sta ritrasmettendo le serie) e mi è partita questa ship
che più crack
pairing non si può.
Non
mi cimento spesso in scene erotiche, per cui non sono molto sicura del
risultato
che ne è venuto fuori, motivo per cui non ho voluto
descrivere nel dettaglio. Spero
comunque che questa breve one-shot vi sia piaciuta e che ci sia qualcun
altro
che come me shippa un pochino questi due.
Vi
ringrazio per aver letto!
Ora
posso tornarmene nel mio angolino buio felice e contenta.
Elly