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Autore: MarcoMarchetta    09/06/2018    0 recensioni
Fra storia e racconto.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I  PIAGNISTEI   (756)   (racconto storico di Simone Delizioso)                                                              
                                 
Berta si era sistemata su un seggiolone nel reparto tessitura per dirigere, da brava regina coscienziosa, il lavoro delle schiave frisie e teneva poggiato il piedone, gottoso e dolente, su un vello di montone.
Un frigno infantile e insistente la innervosì. Senza transigere urlò:
"Carlomanno, qua subito!"
Il bimbo, non ancora seienne, sospese il pianto lamentoso, spaventato e presàgo delle busse in arrivo.
"Vai" consigliò Carlo, adolescente. “Se fai presto te la cavi con un solo sganassone."
Quando il figlio le si appressò la mamma lo posizionò nella maniera migliore per assestargli uno schiaffo sonoro. Poi, mentre la piccola guancia si arrossava con l'impronta delle dita Berta, gli disse implacabile:
"E non piangere! Ti do il resto."
Per un po' nessuno fiatò nè si permise di emettere lacrime; poi lei chiamò i figli vicino e li tenne stretti ai fianchi corpulenti.
"Spiega ancora a tuo fratello" comandò al primogenito "perchè qui nessuno piange. Diglielo che essere un franco da conto significa saper soffrire e anche morire senza lamentarsi."
Carlo accennava a parlare ma temporeggiava ben sapendo che la madre gli avrebbe spezzato comunque il discorso. Infatti, lei riprese:
"Tu, Carlo, ricorderai papa Stefano quando venne per implorare l'aiuto contro Astolfo, re dei Longobardi: 'Re Pipino, fallo per la Santa Croce' " e accompagnò il racconto con vocalizzi di singulti ed esagerati piagnistei. I ragazzi, a questo, si divertivano tanto e lei, teatralmente, calcava la mano: "E prima di quello, papa Zaccaria, uguale, ginocchioni" singhiozzi e uggiolii, divertentissimi per i due principotti. "Queste scene pietose, sempre con richiami a quel povero Cristo in croce, Zaccaria le aveva cominciate contro Liutprando, un altro re, appellandosi a vostro nonno. Carlo Martello ricambiò le benedizioni, si prese le regalie e non si mosse.
Vostro padre invece l'aiutava. Fu così che, una volta, mentre quello frignava, Pipino in cambio del soccorso gli chiese di essere consacrato al posto di Childerico."
"Fratellino" si inserì Carlo, "pure quello era buono solo a piagnucolare, è vero, madre? E allora nostro padre l'ha fatto chiudere in convento e si è preso il regno."
"E ha fatto male, secondo voi?" si piccò la regina. "Questi ultimi nostri re non valevano neanche la merda che facevano: piagnoni e merdosi. Non erano buoni a nulla e a governare al posto loro avevano delegato i maggiordomi. Pensavano così di essere al sicuro da colpi di mano da parte di nobili guerrieri.
Una volta i maggiordomi erano i governatori della casa reale ma, fannulloni come erano diventati i re merovingi, il maggiordomo con carica ereditaria divenne il governatore dell'intero paese. Se è lui che decide su tutto, se è quello che dà comandi a chiunque, colui che difende i possedimenti dei Franchi contro i nemici, allora è giusto che sia lui il re."
"Come successe al nonno Carlo Martello che sconfisse tutti, è vero madre?"
"No, lui non era stato consacrato. Però, morto Teodorico il Quarto, lasciò che il trono rimanesse vacante."
"E lo ha occupato nostro padre."
"Carlo" fece la madre, seccata, "porgimi la guancia."
Lo schiaffone fu ancora più sonoro e arrossì il giovane in faccia parecchio più di come era successo al piccolino.
"Madre!" protestò il malcapitato; "non stavo piangendo."
"No, ma stavi mostrando la tua ignoranza. Il precettore non lo ascolti? E me che vi parlo sempre di queste cose?
Sappiate, ragazzi, che combattere e saper andare a cavallo e a donne non è tutto per un principe franco. Deve imparare tante altre cose come fanno i comandanti di Roma, quelli che leggono e scrivono, capito?
Quando avevi un anno, Carlo, vostro padre rimise sul trono Childerico che, come i suoi predecessori, continuò a non far nulla mentre Pipino, facendo il maggiordomo come i suoi ascendenti, provvedeva a rafforzargli il regno piegando gli Alamanni e la Baviera.
Cinque anni fa pensammo fosse meglio che Childerico facesse il chierico e andasse a lamentarsi in convento e che sul trono si mettesse direttamente vostro padre. Lo fece ungere re dei Franchi quell'altro piagnone di..."
I ragazzi ci pensarono un attimo a scanso di altri schiaffi e poi gridarono all'unisono:
"...papa Zaccaria!"
"...E vostro padre adesso sta combattendo contro i Longobardi di Astolfo per aiutare un altro piagnone. Chi?"
"Papa Stefano!" risposero insieme.
"Bravi, ragazzi" si congratulò la mamma strizzandoli forte sui lombi. "Lo vedete che un po' di botte fa sempre bene?"
 
Marco Marchetta
 
 
I  LINCEI   (1622)                                                                 
                                                                       
Quando arrivò al cospetto delle Altezze Granducali il confessore di corte accennò un inchino e si pose sorridente in atteggiamento di servile attesa.
In quell'orario pomeridiano, quando il religioso avrebbe tanto voluto schiacciare un pisolino, c'era una specie di riunione di famiglia: sul pavimento il Granduca Ferdinando giocava col gatto Tommasello mentre la mamma Maria Maddalena e la nonna Cristina erano compunte e indispettite.
"Padre" chiese la giunonica Granduchessa Madre, "volete darmi il vostro parere su questa?"
Quello accennò un altro inchino e prese la lettera in oggetto leggendo:
"A Sua Signoria l'Eccellentissimo e munifico..."
"Vi dispiace saltare ogni formula ampollosa di ossequio verso le nostre persone?" lo interruppe donna Cristina.
"Sennò facciamo notte, signor prete" aggiunse il Granduca, giustificato nella sua impertinenza dalla tenera età. "Vi dico io come stanno le cose. Il principe Cesi, cosiddetto Cerìvago, Stelluti, detto Tardìgrado, l'Heckio, ossia l'Illuminato e tutti gli altri dell'Accademia dei Lincei chiedono di poter pubblicare uno scritto del loro consociato, ser Galileo de' Galilei; questo plico qui, vedete? Voi dovete dare l'approvazione ecclesiastica, va bene?"
"No, voi l'approvazione non la darete!" ingiunse la mamma. "E su questo anche la mia signora suocera è d'accordo."
"Sì sì" dichiarò l'anziana donna. "Voi, Ferdinando, coi vostri dodici anni che ne capite di ciò che va fatto?"
"Ditemi perchè" insistè il ragazzino "e vi lascerò fare. Ser Galileo era protetto dal mio babbo, il Granduca buonanima e mi ha dato lezioni di matematica e di scienze. È un grand'uomo."
"Voi finchè siete sotto tutela pensate a giocare col gatto" intervenne la mamma "e lasciate fare a noi che ne sappiamo di più. La signora nonna non vi deve nessuna spiegazione."
"E come potrebbe con tutte le sue credenze superstiziose e magiche? All'Accademia si studiano e si verificano le cose prima di divulgarle per verità."
Il prete poneva attenzione ora all'uno e ora all'altro dei suoi illustri patroni.
"Signor Granduca, Eccellenza" si intromise, umile e untuoso, "cercherò di venire incontro ai desideri vostri. Lasciate che mi legga per bene questo ... 'Il Saggiatore'. Datemi cinque giorni, va bene? e vi dirò quel che io modestamente possa pensarne."
Quando il prete si fu allontanato procedendo all'indietro con tanti inchini il ragazzino scattò:
"Quel coleottero crede che non l'abbia visto ammiccare a dirvi: 'State tranquille che non lo faccio passare questo scritto'?
Siete adulte con la gestione del Granducato ma non capite nulla! Se togliamo di mezzo anche quelli che osservano e approfondiscono gli aspetti della natura 'con gli occhi delle linci', come dicono appropriatamente loro, che ci resta, signore mie? Le verità false con cui la Chiesa spadroneggia?"
"Oh oh, buono, signorino, Granduca linguacciuto!" vociò, allibita, donna Maria Maddalena. "Chi vi ha messo in testa l'ardire di prendervi libertà contro la religione? Ci volete scomunicati e Firenze interdetta ai sacramenti di Nostro Signore? Pentitevi, sapete!"
"Voi, signora madre, ci tenete agli aiuti militari che diamo all'imperatore Federico II d'Austria, vostro fratello? Io posso fare in modo che vengano sospesi, prima o poi.
E voi, signora nonna, mi avete sorpreso in un atteggiamento che avete considerato 'riprovevole'. Voi sapete che non gioco solo con i gatti." Donna Cristina sussultò e in un attimo rivide il nipote prono a subire un'affettuosità mùliebre da parte del conte della Molara. Scioccata e desiderosa di rimuovere quella visione, aveva redarguito il giovane e promesso che non avrebbe detto niente a nessuno. "Parlatene pure alla vostra signora nuora e ditele che tali 'riprovevolezze' diventeranno pubbliche e frequenti a corte."
"Basta basta" ansimò la vecchia sopraffatta dal ricatto di quel tremendo discendente. "Messer Galilei ha già subito una reprimenda da parte della Santa Sede. Di questo passo lui finirà sul rogo e la reprimenda ce la beccheremo noi.
Comunque, sia come volete, Granduca, e anche la mia signora nuora ne converrà: quel 'Saggiatore' avrà l'imprimatur."
 
(Ringrazio chi legge e gradisce. Appuntamento al prossimo sabato, 16 giugno, con un altro racconto)
 
Marco Marchetta
   
 
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