Voglio scappare.
Vivere una vita
riempita di tutto
e di nulla assoluto.
Voglio una vita
da persona libera, completamente,
voglio quello che la società non mi permette di avere.
Non voglio avere quello che la società mi obbliga ad avere.
Desidero la campagna, il bosco, il ruscello
e la montagna nel silenzio che mi assorda e
mi fa sentire vera.
Voglio sentire ciò che non c’è
e sapere che mai ci sarà nella mia vita.
Finché vivo, voglio poter pensare a me, essere me, volermi.
Voglio non esistere per nessun’altro al di fuori di me.
Non voglio obblighi per sopravvivere e agiare il prossimo,
che nemmeno sa chi sono e a cui nemmeno interessa.
Desidero respirare aria, non paura e angoscia.
Non terrore e consapevolezza della trappola in cui mi costringono a vivere.
Desidero luce e buio e poterlo vedere solo io, da sola.
Perché cosa c’è di sbagliato, in questo?
Il mondo mi costringe ad essere ciò per cui sono stata programmata.
Sveglia, lavoro, casa.
Lavoro, lavoro, lavoro.
E se non è la quantità ed il tempo speso
in questa attività, il vero problema,
quanto l’idea di questo come
presenza costante della trappola,
della gabbia in cui fino alla morte sarò costretta.
Solo per questo
voglio scappare.