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Autore: NoxArkana    22/06/2018    1 recensioni
Perché Undertaker aveva trovato Jack lo Squartatore interessante, e quando l'aveva visto tagliato in due, aveva deciso di ricucirlo diventando la sua nuova metà.
Grell x Undertaker, esplicito, prima lemon in italiano. Accetto qualunque critica posto che sia costruttiva.
Genere: Erotico, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Undertaker
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Rot wie die Liebe

 

Perché Undertaker aveva trovato Jack lo Squartatore interessante,
e quando l'aveva visto tagliato in due,
aveva deciso di ricucirlo diventando la sua nuova metà.

 

. . .

 

  «Dovevi proprio colpirlo? Non stava facendo niente» fu la prima cosa che Grell gli disse quando entrarono nel negozio polveroso. Si tolse la giacca cremisi con un movimento fluido, piroettando su se stessa per posarla sull'appendiabiti appena a fianco della porta.  Undertaker ridacchiò, guadagnandosi un'occhiataccia che era più tenerezza che vera irritazione. La rossa Shinigami ci aveva ormai fatto l'abitudine, alle sue risatine senza motivo apparente.
  «Sono seria, Undy.»
  E lui lo sapeva benissimo, ma per una volta non aveva una risposta da darle, né seria, né beffarda. Si strinse nelle spalle coperte dalla pesante tunica nera, grato una volta ancora per la frangia argentea che gli nascondeva il volto. Non che servisse a molto, in verità -dopo sette mesi insieme, Grell era diventata brava a indovinare il suo umore anche se gran parte del suo viso rimaneva coperto.
  O a scoprirlo anche senza esplicito permesso, come stava facendo ora. Le mani eleganti dalle unghie dipinte di rosso erano calde ai lati del suo viso. Lo stringevano delicatamente, come se il suo volto fosse qualcosa di prezioso che poteva rompersi al minimo tocco. O che si era già rotto da tempo, pensò Undertaker, ricordando la lunga cicatrice che gli divideva in due la faccia. Non che Grell lo avesse mai fatto sentire meno che attraente.
  Undertaker sollevò le proprie mani per posarle su quelle di Grell. Lei sorrise, gli occhi che scintillavano dietro il vetro degli occhiali.
  «Sono arrabbiata con te» gli
 (si?)
 ricordò, l'effetto sciupato dalla risatina che le sfuggì dalle labbra. Undertaker sogghignò, sollevato, sperando di non dover spiegare l'atto di violenza apparentemente ingiustificata di poco prima.
  «Vuoi dirmi perché hai colpito Will?»
  Ovviamente.
  «Stava per colpire te» borbottò, anche se non era vero. Grell inarcò un sopracciglio.
  «Undy... Will non mi ha più toccata da quando gli hai... ehm... fatto presente che non gradivi il suo comportamento.»
  Era vero. Spears si era comportato in maniera ineccepibile dall'ultima volta che si erano visti -e meno male, perché Undertaker mal sopportava chi metteva le mani addosso alle persone a lui care. Non che ad alcuni Mietitori non servisse qualche calcio dove non batte il sole per mettersi in riga. Ma gli occhi neri? Il sangue sul volto? I lividi sui polsi, braccialetti blu a forma di lunghe dita affusolate? No. Assolutamente no. L'antico Dio della Morte ricordava con piacere la sua discussione in proposito con lo Shinigami dai capelli neri. Il bimbo non si era seduto per settimane e Grell aveva smesso di tornare a casa coperta di macchie blu.
  «Poco importa» rispose, emettendo un suono vibrante dal profondo della gola quando Grell gli carezzò le guance coi pollici. «Devo ridargliene parecchie. Per quanto tempo ti ha messo le mani addosso, ottanta, novant'anni? Ne avanzerà ancora per molto tempo.»
  Grell ridacchiò, ma scosse il capo. «Aveva un buon motivo. Lo molestavo in continuazione. Dio sa quante me ne sarei date io, fossi stata al suo posto.»
  «Non è una giustificazione. Avrebbe dovuto sentirsi lusingato del fatto che una così bella donna lo corteggiasse, no?»
  Grell sorrise, arrossendo come tutte le volte in cui lui la definiva una donna, ma scosse il capo con veemenza. «No, Schatz, non è giusto -non è così che funziona. Anche se apprezzo la tua preoccupazione, ero io quella che stava sbagliando, anche se lui dopo esagerava.»
  «Mmmh. Ti ha fatta piangere. Cosa estremamente difficoltosa, per quanto ne sappia.»
  «Otto mesi fa
  «Sono stati cinque minuti orrendi. Non mi riprenderò mai più. Sto vendicando la mia emotività defunta.»
  «Beh, piantala. Ricordati che te l'ha pur sempre fatta passare liscia per la faccenda del bambino.»
  Undertaker si portò una mano alla fronte in un gesto teatrale. «Oh, quante storie per un po' di sano divertimento!» esclamò. «Quanto accanimento contro un povero, innocuo vecchierello-»
  «Povero vecchierello che mi ha quasi tagliata in due con una falce alta il doppio di lui» fece Grell, inarcando un sopracciglio, le mani sui fianchi. «E che ha traumatizzato il povero Ronald per l'eternità. Ti prego di lasciare in pace William, d'ora in poi. Mi sta bene che tu lo prenda in giro, ma smettila di cercare di incenerirlo tutte le volte che lo vedi. Chi mi paga, poi, se lo fai fuori?»
  Undertaker non riuscì a trattenersi. Sbuffò una mezza risata, sogghignando, poi si piegò un poco in avanti, labbra protese a chiedere un bacio. Grell lo guardò storto da sopra gli occhiali, poi alzò gli occhi al cielo e con un mezzo sorriso gli stampò un bacio sulle labbra pallide, lasciandogli un'ombra rosso scuro dove prima era stata solo pelle tanto bianca da sembrare quasi grigia. Dopodiché si separò da lui per sedersi su una delle bare sparse per il negozio, sollevando una lunga gamba snella per togliere le scarpe.
  «Non ho sentito» disse. Undertaker sbuffò, ma promise docilmente che non avrebbe più cercato di colpire William T. Spears senza un buon motivo. Rimase qualche secondo a guardare i tacchi -a suo parere vertiginosi- delle scarpe della compagna.
  «Non capirò mai come fate voi donne a camminare su quei cosi» borbottò, dirigendosi verso il retro della bottega per mettere a bollire l'acqua per il tè. Una volta, tanto per curiosità, aveva provato a indossare le scarpe di Grell, solo per rischiare di rompersi l'osso del collo quando era miseramente inciampato e caduto a terra. Si era affrettato a togliere quelle scarpe demoniache, chiedendosi come diavolo facesse la compagna a camminare, figuriamoci combattere, con quelle calzature.
  Mentre posava il bollitore sul fornello, Undertaker sentì Grell salire le scale che portavano al loro appartamento con passi morbidi e silenziosi. Poco dopo udì scorrere l'acqua e sorrise fra sé mentre un'idea prendeva forma nella sua mente.
  Portò due tazze dosatrici piene di tè al piano superiore, attento a non scottarsi con il liquido ustionante. La luce soffusa delle lampade a olio filtrava da sotto la porta della camera da letto, l'unica aperta nel corridoio altrimenti buio. Una lama di luce alla base della porta tagliava in due le ombre del pavimento. Si allargò quando Undertaker spinse la porta con un piede nudo.
  La prima cosa che l'antico Shinigami notò furono i vestiti della compagna, piegati con cura e appoggiati su di una sedia ai piedi del letto. I rossi occhiali squadrati giacevano in cima alla pila e la loro proprietaria stava canticchiando qualcosa sotto voce, la sua persona nascosta dalla porta socchiusa del bagno privato.
  Undertaker bussò con la punta del piede ed attese paziente che Grell gli desse il permesso di entrare. Nonostante i sette mesi insieme e le ripetute rassicurazioni, la rossa Shinigami era ancora terribilmente insicura per quanto riguardava il suo corpo, che Undertaker non aveva ancora visto senza abiti indosso. Lui faceva del suo meglio per non farle pressioni. Il sesso gli piaceva e, se fatto bene e con un partner desideroso sia di dare che ricevere piacere, era ancora più divertente, ma aveva messo la sua libido da parte quando le cose con Grell si erano fatte serie. Sesso tinto di incertezza e timore non era una cosa che gli interessava. Ciò detto, era comunque la prima volta che lei si trovava completamente nuda in sua presenza, e ciò non poté che influire sull'umore generale del corpo dell'antico Shinigami.
  «Hai intenzione di stare lì a fissarmi tutta la sera, Liebling?» domandò Grell, divertita e allo stesso tempo timida. Undertaker si riscosse e si accorse di essere ancora in piedi sulla soglia del bagno, le tazze di tè a mezz'aria, a guardarla imbambolato come un ragazzino. Le fece un sorriso un po' imbarazzato mentre Grell si sistemava più comodamente dentro la vasca, la schiuma e le bolle che nascondevano le sue curve appena accennate.
  Undertaker si sedette sul bordo della vasca, sforzandosi di guardarla negli occhi anche se il desiderio di guardare più in basso era forte. Le offrì una delle tazze, che Grell accettò con un mormorio di gratitudine.
  «Sei troppo vestito» commentò in tono falsamente leggero, portandosi la tazza alle labbra. Lo stava guardando in un modo nuovo, i begli occhi verdi al contempo incerti e determinati, venati di desiderio e cupe nubi di paura. Il sorriso di Undertaker si fece dolce mentre si scostava i capelli dal volto, appuntandoli sul lato del capo con una forcina che rubò dalle lunghe ciocche rosse di lei.
  «Solo se mi vuoi» disse a bassa voce, afferrandole una mano per stringerla tra le sue. Grell rabbrividì al contatto e si rilassò di nuovo.
  «Non è questo» disse piano. «Non è una questione di desiderio. Ti voglio. È solo... la prima volta.»
  Undertaker inclinò la testa da un lato e aprì la bocca come per fare una domanda, ma Grell lo precedette: «Non intendo dire che è la prima volta che vado a letto con qualcuno. Intendo dire che sei il primo che sa già di tutto... questo» spiegò, facendo un cenno verso le loro mani intrecciate. Undertaker allentò la presa quel tanto che bastava perché lei potesse appoggiare il palmo aperto sul suo: unghie a parte, le loro mani erano quasi delle stesse dimensioni. Lo sguardo smeraldino del Mietitore si spostò lungo il braccio di lei, alle sue spalle, al suo petto quasi del tutto sommerso, e Undertaker comprese ciò che la giovane intendeva.
  Oh, pensò.
  «Oh», disse. Grell sbuffò, ritraendo la mano, ma la sua espressione rimase serena.
  «Lo sai che per me sei perfetta così come sei, vero? Mi sono innamorato di una persona, non di un corpo. Anche se il tuo è decisamente attraente.»
  Sulle labbra di lei apparve un mezzo sorriso, ma era troppo insicuro per i gusti di Undertaker. Il dio si morse il labbro, riflettendo, finché finalmente prese una decisione e inclinò le spalle, in modo che il pesante drappo nero di cui si ammantava scivolasse a terra.   Dopodiché cominciò a sbottonare la camicia bianca che portava sotto di esso, il tutto sotto lo sguardo curioso e offuscato di Grell. La camicia prese la strada già imboccata dalla tunica e poco dopo fu il turno dei pantaloni.
  Undertaker le lasciò il tempo per una lunga occhiata prima di immergersi nella vasca, accoccolandosi in un angolo mentre la rossa Shinigami spostava le lunghe gambe per fargli spazio. I loro capelli s'intrecciarono nell'acqua calda, galleggiando inerti come alghe.
  «Non sei l'unica ad avere problemi là sotto» mormorò. Grell lo guardava con occhi spalancati, sorpresa -ma non, come Undertaker aveva temuto, disgustata. L'aveva già visto a petto nudo altre volte, sapeva che c'erano cicatrici che finivano ben sotto la cintola, ma Undertaker non le aveva mai lasciato intendere che una di esse l'avesse quasi reso un eunuco. Non era una bella visione, Undertaker ne era consapevole. Nella nebbia del dolore e degli oppiacei che aveva assunto per combatterlo, punti rozzi e grossolani erano stati tutto ciò di cui era stato capace: aveva riattaccato e ricucito tutto quello che doveva riattaccare e ricucire, ma il risultato era stato grottesco.
  «È stato quando ho abbandonato il Dipartimento» disse piano, quasi a giustificarsi. «Non avevo esattamente qualcuno che potesse fare il lavoro al posto mio. Ho dovuto improvvisare. Non è...»
  Fece un gesto vago con le mani, evitando lo sguardo di Grell finché lei non intrecciò le dita con le sue. Undertaker alzò gli occhi e lei gli si avvicinò finché non gli si fu accoccolata in grembo, le gambe che gli incorniciavano i fianchi e le mani ai lati del suo viso pallido.
  Quel bacio fu lungo e caldo, tenero e potente quanto lo era stato il primo. Fece bruciare il respiro di Undertaker prima di rubarglielo del tutto, facendogli chiudere gli occhi e correre un brivido caldo lungo la schiena. Le afferrò i fianchi, le unghie nere che affondavano nella carne.
  «Sei perfetto» sussurrò la giovane Shinigami contro la sua bocca. «Du bist wunderschön und es ist mir egal, wie du aussiehst.»
  Undertaker non poté trattenersi e sbuffò una risata. «Non so cosa volesse dire, ma sembrava una minaccia di morte.»
  Arrossendo, Grell scoppiò a ridere. «Scusa. Non me ne accorgo mai. Non credo che riuscirò mai a liberarmene.»
  «Quando parli tedesco... è bello. Esotico. Certo, ogni volta sembra che tu voglia ammazzarmi, ma questi sono dettagli.»
  «Potrei insegnarti qualche frase, wenn du willst» propose lei, facendogli scorrere le mani lungo le braccia. Le sue guance erano ancora tinte di rosso. Undertaker non l'aveva mai trovata più bella.
  «Forse» concesse mentre i suoi palmi risalivano lungo la schiena di lei, facendola rabbrividire contro il suo corpo. «Questo va bene?» chiese poi, in un mormorio appena udibile. Grell annuì, serrandosi il labbro inferiore tra i denti affilati.
  «Bello» sussurrò, trattenendo il fiato quando le mani di lui si spostarono, scivolando morbide dalla schiena al petto. Il suo respiro si fece progressivamente più caldo e affannoso mentre il Mietitore dai capelli argentei sfiorava il suo corpo, toccandola con una delicatezza di cui quelle mani dalle lunghe unghie appuntite non sembravano capaci. Le labbra di Undertaker le si posarono sul collo e a Grell sfuggì un mugolio di sorpresa e piacere. Le sue dita strinsero le ciocche argentee e premettero la bocca dell'altro Shinigami contro la propria pelle liscia, facendolo ridere di un timbro basso e sensuale. Undertaker le morse un tendine sporgente e Grell voltò il capo con un brivido di piacere.
  «Undy...»
  Undertaker premette il suo corpo contro quello di lei, percependo la prova del suo piacere, dura contro il suo ventre. Emise un suono a metà tra un sospiro e un ringhio e le sue mani furono improvvisamente avvinghiate alle cosce di Grell. Lei gli serrò la vita tra le gambe con un gemito e una risata, aggrappandosi a lui a lui quando Undertaker la sollevò e uscì dalla vasca. Grondavano entrambi acqua ed il pavimento era scivoloso, ma Undertaker riuscì a portarla fino al letto senza incidenti. Vi si lasciarono cadere con uno scoppio di risa, baciandosi come fosse l'ultima cosa concessagli prima di morire.
  «Undertaker» ansimò lei, sollevando istintivamente i fianchi in cerca di contatto. Lui mugolò in risposta, flettendo i propri, ed entrambi gemettero quando il movimento scaricò un fiotto di calore lungo i loro corpi.
  «Adrian» sussurrò, un soffio bollente contro la pelle di lei. «Il mio nome è Adrian».
  Il sorriso di Grell avrebbe potuto far impallidire le stelle. Lo attirò a sé, passandogli le braccia bianche attorno al collo, e lo baciò di nuovo. Fu un bacio lungo e appassionato, ma la disperazione di poco prima era sfumata in un calore crescente che tolse il fiato ad entrambi. Grell chiuse gli occhi e sospirò quando la bocca di Undertaker scese a baciare il seno che il suo corpo non aveva.
  L'antico Dio della Morte aveva avuto altri partner in quel letto, uomini, donne e tutto quel che vi era in mezzo. Ma a nessuno di loro aveva dato ciò che stava ora dando a Grell: tutti loro avevano ricevuto lussuria. Alla rossa Shinigami, Undertaker diede amore.
Esplorò ogni centimetro di quel corpo snello con le labbra e con le mani, ubriaco dei suoni che Grell emetteva, ascoltando avido ogni gemito, ogni sospiro. Il suo peso la schiacciò sul materasso e Grell s'inarcò sotto di lui mentre trovavano un ritmo, le bocche di nuovo allacciate, le mani di Undertaker nei capelli sanguigni e umidi di lei. Grell gli morse il labbro inferiore mentre accelerava sotto il suo corpo, gli occhi fissi in quelli di lui, sulle sue guance arrossate, le sue labbra dischiuse, il suo corpo, muscoloso e ancora coperto di microscopiche gocce d'acqua. Era bello da impazzire e Grell si sentì bruciare.
  «Adrian» ansimò nella bocca di Undertaker, col fiato corto ed il viso bollente. «Adrian, Adrian, oh, Adrian...»
  Quel nome era come miele sulla sua lingua. Anche nello stato in cui si trovava, tremante di piacere sotto il corpo di Undertaker, era pienamente consapevole di quanta fiducia vi fosse dietro a quella rivelazione per altri così banale. Lo strinse a sé con forza, le unghie laccate che affondavano nella schiena di lui.
  Undertaker le posò un bacio sulla spalla nuda prima di sciogliere delicatamente l'abbraccio. Con un sorriso le baciò il collo, le clavicole, scese sul petto e sul ventre, scivolando lungo il suo corpo finché le sfiorò il sesso con le labbra.
  Grell sobbalzò e s'irrigidì improvvisamente. Le sue mani affondarono nei capelli di Undertaker -Adrian, pensò- e lui si fermò. Alzò gli occhi, catturando lo sguardo incerto di lei.
  «Vuoi che mi fermi?» le chiese dolcemente. Non si mosse, né per ritrarsi, né per continuare, lasciandole il tempo di decidere.
  «Non... non so» mormorò Grell, voltando il capo da un lato. Adrian le carezzò le gambe con movimenti morbidi, lenti e delicati, attendendo paziente che lei si ricomponesse. «Vorrei provare. Davvero. È solo che... non saprei.»
  «L'hai mai fatto prima?»
  Lei scosse il capo e Adrian si sollevò sui gomiti, guardandola negli occhi.
  «Non farò niente che tu non voglia» disse con fermezza, ma Grell fece nuovamente un cenno di diniego.
  «È questo il problema, non so cosa voglio» sbottò, frustrata con se stessa. «Ti voglio così tanto e allo stesso tempo ho paura. Però voglio provare. Puoi provare».
  Lo stava dicendo con voce strana, come se stesse cercando di convincersi delle sue stesse parole. Adrian la guardò dubbioso, come a cercare conferma ad un permesso che già aveva. Alla sua espressione, Grell sorrise un poco e carezzò lentamente le lunghe ciocche argentee che stringeva fra le dita.
  «Dovrei essere io, quella che non sa cosa fare. Non guardarmi in quel modo. Ti fermerò se qualcosa non va.»
  Adrian annuì, baciandole il basso ventre. I suoi movimenti rimasero lenti e controllati anche quando si protese in avanti e chiuse le labbra attorno all'erezione della compagna. Grell trattenne il fiato, colta di sorpresa dalla potenza della sensazione. Si abbandonò sulle coperte, gettando indietro la testa con un sospiro, e inarcò i fianchi con un movimento morbido. Adrian abbassò lentamente il capo, i muscoli della gola che si contraevano attorno al sesso di Grell. Cominciò a muovere il capo e un gemito sfuggì dalle labbra di lei.
  Grell era calda come il rosso di cui si ammantava e altrettanto focosa. Superate anche le ultime vestigia di paura, si concesse alla bocca talentuosa dell'amante con l'entusiasmo di una vergine, senza più tentare di controllare i suoni che Adrian le strappava senza sforzo. Un invitante velo di rossore le si era dipinto in viso e si fece ancora più scuro e profondo quando, quasi per errore, guardò in basso lungo il suo corpo e vide il volto di lui affondato fra le sue cosce. Incapace di trattenersi, serrò le gambe attorno attorno alla testa di Undertaker, provocando una risatina che Grell sentì vibrare attorno al suo sesso e lungo la schiena. Mugolò a quella sensazione e si contorse sul letto, una mano affondata nei capelli di lui e l'altra piegata all'indietro, a stringere il cuscino.
  «Nnnh... Adrian-!»
  Grell sollevò i fianchi, cercando più contatto, ma lui rise, staccandosi dal suo sesso con un suono umido che la fece gemere. Gli occhi verdi scintillavano in quel pallido volto sfregiato. «Ah-ah, mia cara, stai ferma. Abbi pazienza».
  «Come faccio a stare ferma?!»
  «E dire che eri così incerta solo qualche minuto fa...»
  La rossa Shinigami voltò il capo con un brivido, le guance bollenti, gli occhi vividi ed eccitati. «Sei stato tu a toccare. È colpa tua.»
  «Mmmhh...»
  Adrian non rispose a parole. Grell si morse una mano per non urlare quando di nuovo sentì solo umido calore, affondando i denti affilati nella carne morbida, il sentore metallico del suo stesso sangue che le invadeva la bocca. Il dolore fu qualcosa che lei avvertì appena, ma un momento dopo sentì le dita di Undertaker avvinghiarsi alle sue e tirarle il palmo verso il basso, liberandolo dalla morsa di quella chiostra bianca e rossa. Le bastò uno sguardo per capire le parole dietro a quel suo gesto: Lascia che ti senta.
  Fu in quel momento che Grell capì che non sarebbe durata ancora a lungo.
  «A-adrian io non-»
  Le dita di lui strinsero le sue e Undertaker ridacchiò di nuovo, accelerando il ritmo, accumulando la tensione di lei finché essa non si spezzò in due come per un colpo secco. Questa volta Grell urlò davvero, un grido del nome dell'amante che rimbalzò sulle pareti della stanza mentre lei serrava le cosce attorno al capo di Adrian, il suo piacere come un fulmine che le attraversò la schiena in una sferzata bollente. Ansante, la fronte imperlata di sudore e le guance arrossate, si abbandonò sul materasso, completamente sfatta.
  Adrian si arrampicò nuovamente lungo il suo corpo, posandole sulla pelle baci bollenti e umidi che nascondevano un sorriso soddisfatto. Grell lo strinse a sé, attirandolo in un bacio in cui assaggiò il suo stesso sapore misto a quello della bocca di lui. Fece scivolare una mano verso il suo basso ventre.
  «Aspetta» sussurrò lui. Grell si fermò, guardandolo con aria interrogativa.
  «Qualcosa non va?» mormorò, ma Adrian scosse il capo.
  «Devo fermarmi un momento, o rischio di venire come un ragazzino» disse, arrossendo come d'imbarazzo, e lei sorrise.
  «Lo prenderò come un complimento».
  Undertaker si lasciò andare ad un'altra risatina, strofinando il viso nel collo di lei. Le baciò i tendini sporgenti e pizzicò la pelle tra i denti, lasciandole piccoli lividi purpurei sulla carne nivea. Grell sussultò e deglutì a vuoto.
  «Adrian» mugolò. «Ah...»
  «Mi piace» sussurrò lui contro la sua pelle. «Il mio nome sulle tue labbra. Mi piace molto.»
  «Mmmh, e me lo farai gridare di nuovo, mio dolce dio?»
  Adrian rise di nuovo, il suo corpo che s'incastrava tra le gambe di lei con una grazia che non sarebbe dovuta essere possibile in una situazione del genere. Con dolcezza guidò le gambe della giovane Shinigami attorno ai propri fianchi, senza mai smettere di baciarla.  La pelle morbida di lei era un contrasto acuto contro la sua, grigia e coriacea e coperta di cicatrici slabbrate. Si scoprì a rabbrividire, cominciando a muovere i fianchi con movimenti languidi. Le mani di lei scesero ad afferrargli il fondoschiena, incoraggianti, e Adrian rise nel nascondere il volto nell'incavo del collo di Grell. Il suo respiro si fece più frenetico mentre lei infilava una mano tra i loro corpi, andando a stringere la sua erezione tra le dita affusolate. Cominciò ad accarezzarlo, i movimenti resi umidi e scivolosi dal fluido chiaro che stillava dalla punta, e Adrian non seppe trattenere un gemito. Lei sorrise contro la sua guancia e gli mordicchiò il lobo di un orecchio, tirando delicatamente uno degli orecchini con i denti. Undertaker trattenne bruscamente il fiato prima di accelerare il ritmo dei fianchi, ansante, suoni strozzati che gli sfuggivano dalla gola sfregiata e perfetta.
  «Grell, oh, fallo... fallo di nuovo?»
  «Oh, quindi ce l'hai, un punto debole, hmm?» ridacchiò la rossa, prima di addentargli nuovamente il lobo arrossato. Adrian mugolò e voltò il capo di lato per esporre meglio l'orecchio sensibile, cosa che Grell premiò passandogli la lingua umida sulla cartilagine morbida.   Undertaker rabbrividì e singhiozzò un gemito strozzato mentre Grell gli stuzzicava la punta dell'erezione con le dita. Il ritmo delle sue spinte contro il corpo di lei si fece irregolare, interrotto da gemiti e ansiti, finché Grell non gli succhiò delicatamente il lobo dell'orecchio tra le labbra.
  «Oh, Grell-»
  Adrian gemette e s'inarcò come un gatto, tremando in un orgasmo che gli rubò il respiro. Grell gli affondò le unghie nella schiena mentre si abbandonava a quel puro piacere carnale, ansimando respiri bollenti contro la pelle della compagna.
  Durò solo pochi istanti, poi le braccia di lui cedettero e Undertaker si lasciò cadere sulla rossa Shinigami, che lo strinse a sé accarezzandogli i capelli mentre lui riprendeva fiato.
  Rimasero allacciati in quel dolce abbraccio per lunghi minuti, senza parlare, a lasciarsi cullare ognuno dal respiro dell'altro. Undertaker sbuffò una risatina e Grell emise un suono a metà tra il divertito e il soffocato. Gli rise in faccia quando Adrian si sollevò di nuovo, lasciandola libera di respirare.
  «Pesi un quintale» scherzò, facendolo -nessuna sorpresa, amici e vicini- ridere come una iena. Adrian si sdraiò al suo fianco, abbracciandola stretta.
  «Dovremmo darci una ripulita» mormorò, assonnato. Grell affondò di nuovo le mani nella sua chioma argentea.
  «In questo momento non vai da nessuna parte».
  «Nemmeno tu.»
  «Hmm?»
  «Rimani qui, stanotte?»
  Grell gli baciò la fronte, le sopracciglia chiare, le palpebre, l'arco del naso, le guance. «Certo che resto» sussurrò, assaggiando le sue labbra una volta ancora. Adrian ricambiò il bacio con passione, stringendola di nuovo a sé, e sospirò quando le loro labbra si separarono. Grell sorrise dolcemente, posandogli un ultimo bacio sulla punta del naso prima di appoggiare la testa sul suo petto solcato dalle cicatrici, un sospiro che abbandonava a sua volta la sua gola morbida. Poco dopo dormiva ed Adrian si mosse solo per coprirla con il lenzuolo leggero. Le braccia attorno alle spalle snelle di lei, anche l'argenteo dio scivolò nel sonno senza rumore.

. . .

Nota dell'autrice:
  Ovviamente i personaggi non sono miei, appartengono a Yana Toboso, li ho presi per giocarci un po' ma adesso li ho rimessi a posto. Non so quale sia il vero nome di Undertaker, ho seguito il fan-made 'Adrian Crevan' perché mi piace molto. Non so se Grell sia tedesca, nella mia testa lo è perché il suo nome è una parola tedesca (significa 'sgargiante').

  Traduzione tedesco-italiano:
  Schatz: tesoro
  Liebling: amato/amata, beloved in inglese, per intenderci
  Du bist wunderschön und es ist mir egal, wie du aussiehst: Sei bellissimo e non m'interessa come appari
  Wenn du willst: se tu volessi

   
 
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