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Autore: Nao Yoshikawa    30/06/2018    6 recensioni
Per passare una giornata estiva diversa, Takumi e Kuga decidono di andare ad un parco acquatico. Lì faranno la conoscenza di due bagnini: Tsukasa, attento diligente, e Soma, un adorabile e allegro scansafatiche.
Ma con l'uragano Kuga niente è rosa e fiori, e sarà quindi Isshiki, disinibito animatore del parco, a far avvicinare i quattro ragazzi. A modo suo...
DAL TESTO:
Terunori aveva il viso arrossato come quello di un bambino. Nel momento in cui Tsukasa lo aveva stretto a sé… aveva sentito il suo cuore sussultare profondamente.
No, non è successo. Non potrebbe mi piacermi un tipo così… noioso e irritante.
“Lo sai come sono io”
“Idiota?”
“Le cose me le lego al dito per sempre. E sono dispettoso, che male c’è se mi diverto un po’?”
“Tu non me la racconti giusta”, sospirò Takumi assaggiando la sua granita al limone. “Tutto ciò solo perché ti ha detto che sei basso”
“IO. NON. SONO. BASSO. Siete voi ad essere troppi alti, mh!”.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kuga Terunori, Satoshi Isshiki, Souma Yukihira, Takumi Aldini, Tsukasa Eishi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le avventure dell’uragano Kuga al parco acquatico


Takumi non era stato per niente felice quando il suo migliore amico Kuga gli aveva proposto di passare una giornata in piscina. Conoscendolo, avrebbero sicuramente finito con il cacciarsi nei guai.
C’erano almeno dieci buoni motivi per non voler passare una giornata con lui in mezzo ad altra gente.
Alcuni di quei motivi erano:
1 – Kuga era fin troppo suscettibile
2 – Era una testa calda
3 – Lo metteva sempre nei casini.
E poi molto altro. Praticamente era possibile scriverne un libro.
Nonostante ciò, anche spinto da suo fratello Isami, Takumi era alla fine aveva accettato.
Sperava solo una cosa: passare una giornata, se non proprio tranquilla, quanto meno normale.
Quindi, il pomeriggio stesso, lui e Kuga si ritrovarono nell’unico parco acquatico della città.
Ovviamente, Terunori aveva accolto l’amico come solo lui sapeva fare.
“TAKUMICCHI! LO SAPEVO CHE SARESTI VENUTO!”, esclamò abbracciandolo.
“E certo, praticamente mi hai costretto”, sbuffò lui alzando gli occhi al cielo.
“Su, su. Ci divertiremo, promesso. Dai, sbrighiamoci!”.
Il biondo alzò gli occhi al cielo. Beato il suo migliore amico, sempre allegro e felice come un bambino.
Una volta entrati al parco acquatico e aver sistemato le varie borse vicino alle sdraio, Takumi si guardò intorno. C’erano davvero un sacco di attrazioni da provare, inoltre l’aria era piuttosto frizzante, forse anche la musica ad alto volume stava dando il suo contributo.
“Takumicchi, sbrigati!”, Kuga stava tentando di togliersi la maglietta. “Io voglio provare tutto”
“Come tutto?! Il posto mi sembra abbastanza grande e...”
“E quindi? Dai, andiamo, dritti alla meta!”.
Senza ulteriore indugio lo afferrò per un braccio, mentre Takumi imprecava internamente.
Quel ragazzo non poteva starsene tranquillo?
E poi, tra il sole, la fila e il casino generale, non è che Kuga aiutasse.
Alla fine però, Takumi decise di mettersi il cuore in pace e di adeguarsi all’entusiasmo dell’altro ragazzo, più grande di età ma più piccolo nell’anima.
Dopo aver camminato per qualche metro, giunsero ad uno scivolo bianco e ripido, talmente lungo che probabilmente avrebbero dovuto sporgersi per vederne la fine.
Il ragazzo ci va giù pesante, eh?!
“Emh… Kuga? Ma sei sicuro? Non possiamo cominciare con qualcosa di più leggero?”
“Smettila di fare il guastafeste. Io voglio il brivido!”, proclamò con grande teatralità.
Certo, tanto poi chi se ne frega se mi viene un colpo?
Con lo sguardo basso come se stesse per andare alla gogna, Takumi seguì il suo amico, il quale era piuttosto entusiasta, al punto che quella fila sembrava spazientirlo.
L’attenzione del biondo fu ad un tratto catturata da qualcuno che parlava con grande energia.
“Su ragazzi, avanzate, prego! E mi raccomando, tenete le gambe chiuse se non volete farvi male. O peggio, perdere il costume!”.
Chinò la testa di lato. La prima cosa che vide fu uno splendido sorriso, poi due occhi dorati che riflettevano la luce del sole e infine dei capelli rossi.
Un bagnino, a giudicare dal fischietto attorno al collo.
Un bagnino piuttosto esaltato.
“Arrivo!”, fece Kuga dimenandosi. “Tocca a me, tocca a me!”.
A quel punto, Takumi stesso fece caso ad un altro probabile bagnino.
“Chiedo scusa. Potresti dirmi quanti anni hai?”.
Terunor sbuffò spazientito, incrociando poi lo sguardo di colui che gli aveva appena fatto quella domanda.
Un’espressione gentile ed apprensiva e due occhi più chiari di uno specchio d’acqua. Dovette ammettere di sentirsi alquanto stordito, come se stesse guardando un raggio di sole.
“Eh… eh?”, domandò battendo le palpebre. “Ho diciassette anni, perché?”
“Mh”, lui lo squadrò. “Sicuro di avere diciassette anni? Sei decisamente...”
Non dirlo.
Non.
Dirlo.
“Un po’ troppo basso”.
Se c’era una cosa che on sopportava, erano i commenti circa la sua altezza.
Takumi desiderò sparire in quel momento, prima che l’uragano Kuga distruggesse tutto con la sua ira.
“COME OSI TU?! IO SONO BASSO? E TU ALLORA? MI SEMBRI UN PO’ TROPPO CADAVERICO PER FARE IL BAGNINO, COSA SEI, UN VAMPIRO?”
“Oh-oh”, cantilenò il ragazzo dai capelli rossi. “A quanto pare qualcuno ti ha risposto a tono, Tsukasa. Suvvia, lascialo passare”
“Mi dispiace, Soma. Lo sai che non posso. Non me lo perdonerei mai se gli succedesse qualcosa”.
Dopodiché lanciò uno sguardo talmente tenero a Kuga, che quest’ultimo si sentì divampare.
“Mi stai dicendo che non posso passare?”
“Purtroppo no. Se sei più basso di un metro e sessanta non si può”
“E chi lo dice?”, domandò spavaldo, poggiando le mani sui fianchi.
“Emh… il cartello”, rispose Tsukasa indicando un punto dietro di sé.
Se c’era un’altra cosa che l’uragano Kuga odiava, era la sconfitta.
“QUESTA E’ UN INGIUSTIZIA! SOLO PERCHÉ E’ SCRITTO NON VUOL DIRE CHE SIA VERO!”.
Takumi si portò le mani sul viso. Di brutte figure, per colpa del suo degno compare, ne aveva fatte tante, ma quella era il colmo.
“Va bene, va bene!”, Takumi lo afferrò per un polso. “Troveremo altro da fare. S-scusate per il disturbo, eh…!”.
“Nessun problema, bel biondino!”, lo salutò allegramente Soma. “Carucci, vero?”.
Tsukasa alzò gli occhi al cielo. Soma era sempre il solito cazzone che non prendeva sul serio il lavoro. Al contrario suo. Forse era a causa del suo essere troppo apprensivo, chissà.
Di una cosa era certo: avrebbe rivisto quel ragazzo nel corso della giornata.

Per cercare di sbollire la sua rabbia, Kuga era andato a mollo nella piscina dei bambini. Non riusciva a crederci, come osava quello stupido e affascinante bagnino infierire sulla sua altezza?
Aspetta, affascinante? Che mi dice il cervello! Non è poi così bello.
“Assurdo, veramente assurdo”, borbottò seduto a gambe incrociate,con l’acqua che gli arrivava appena alla vita. “Nessuno mi ferisce nell’orgoglio, vero Takumi?”.
Il biondo però sembrava star pensando a tutt’altro.
“Soma”, sussurrò. “Soma mi ha chiamato “bel biondino”.
Kuga strabuzzò gli occhi, dandogli un colpo.
“Oh! Ti sei preso una cotta per il bagnino?”
“E anche se fosse?!”, borbottò. “E’ simpatico ed è carino. Sicuramente più di te che ti comporti come un esaurito”, le sue labbra si curvarono poi in un sorriso. “Non è che per caso anche a te piace quel bagnino? Com’è che si chiama? Ah, sì. Tsukasa!”.
Il solo sentire nominarlo bastò a Kuga per prendere nuovamente le staffe.
“Figurarsi! Io merito di meglio! Quello lì me la paga!”.
L’uragano Terunori era molto permaloso. E vendicativo.
Takumi stava già per esprimere il suo dissenso, quando una terza persona comparve loro davanti: si trattava di un ragazzo poco più grande di loro, allegro e all’apparenza molto affabile. L’unica cosa strana era il suo abbigliamento. Non indossava un costume da bagno, bensì… un grembiule da cucina.
“Salve!”, salutò. “Io mi chiamo Isshiki e sono uno degli animatori. Sto cercando qualcuno che voglia unirsi ai nostri balli di gruppi, volete partecipare?”
“Emh… no, grazie”, disse gentilmente Takumi. “Mi sa che abbiamo già altri problemi”
“Un solo problema!”, Kuga fece una smorfia. “Tsukasa...”
“Tsukasa?”, chiese Isshiki. “State parlando del mio collega?”
“Proprio di lui! Sì, il bagnino carino e con l’aria spaventata! Lo sai che cosa ha fatto? Mi ha ferito nei sentimenti dicendomi che sono basso!”
“Va bene, sono sicuro che a Isshiki questo non interessa!”, tentò di rabbonirlo Takumi.
“Mi interessa eccome invece!”, disse l’animatore contento. “Sai, Tsukasa è così apprensivo e amante delle regole… contrariamente a Soma che invece è tutto l’opposto”
“Soma?”, sussurrò il biondo con aria sognante. “Che mi dici di lui?”.
Traditore, cambi idea in fretta, eh?
“Se per caso vuoi sapere se è single… si, lo è. Se volete metto una buona parola per entrambi”
“Io non c’entro niente!”, esclamò Terunori. “Quindi Tsukasa è apprensivo, eh? Bene, adesso ci penso io”
“Se proprio insisti”, disse allegramente Isshiki. “Adesso scusate, torno a lavoro”.
Fu nel momento stesso in cui si voltò, che i due ragazzi si resero effettivamente conto di qualcosa di strano. Takumi batté le palpebre. Isshiki non indossava niente sotto quel grembiule. Il niente più totale.
“P-perché è nudo?”, domandò.
“Non ne ho idea. Comunque sia, adesso seguimi!”.
Takumi sapeva che quando l’uragano Kuga aveva un’idea, la maggior parte delle volte si trattava di una pessima idea.
I loro bersagli si erano adesso spostati e stavano supervisionando una delle piscine in cui erano anche presenti dei trampolini.
Soma se ne stava seduto sotto l’ombrellone. Takumi si perse un attimo a guardarlo.
Quel tipo è più che carino. E’ bello… e che fisico. Takumi, niente pensieri impuri.
“Kuga, cosa vuoi fare?”
“Adesso vedrai”.
Con molta disinvoltura e finta diffidenza, Kuga e il suo migliore amico si avvicinarono alla piscina. Tsukasa stava tenendo d’occhio un gruppo di bambini, tutto solo, visto che Soma se ne stava tranquillo a  godersi l’ombra.
Fu proprio il rosso ad accorgersi di loro.
“Ma voi siete i tipi di poco fa! Il nano e il bel biondino!”.
Nano?
Nano a me?
“IO NON SONO UN NANO, MA LO VOLETE CAPIRE? Crescerò tutto insieme!”.
Nel sentirlo, Tsukasa si voltò a guardarlo, sorridendo.
“Ciao”.
Perché è così gentile? Tsk, io sono immune al suo fascino.
Pensando ciò, si fece avanti.

“Voglio buttarmi dal trampolino”
“D’accordo. Sai nuotare?”.
Lui fece spallucce.
“Forse”
“Forse? Ma, aspetta...”.
Bingo, esattamente quello che volevo. Beccati questo infarto!
Si tuffò in acqua, che doveva essere profonda più o meno quattro metri.
Poco dopo tornò in superficie, dando inizio alla sua recita.
“Aiuto! Non riesco a restare a galla, aiutatemi!”.
Takumi spalancò gli occhi.
Non ci credo, sta facendo finta! Ma io lo ammazzo…
“Io non ho un amico, ho un caso umano...”, sospirò.
“Oh, non dirlo a me bel biondino...”, disse Soma.
“Takumi”, disse sorridendo. “Sono Takumi”
“Takumi… è un bel nome”.
Va bene, forse non lo ammazzo.
Mentre i due conversavano, Tsukasa si era intanto tuffato e aveva afferrato Kuga.
Il suo primo contatto fisico con lui fu strano. Tsukasa era magro, ma forte, a giudicare da come adesso lo stava stringendo. Aveva chiuso gli occhi e, quando capì di trovarsi all’asciutto, li riaprì.
Il bagnino era lì, totalmente bagnato, il viso a pochi centimetri dal suo. La mano gli accarezzava dolcemente il viso.
“Stai bene…?”
Perché adesso sento tutto questo? Lui è irritante, ed io che speravo di farlo morire di paura!
Annuì lentamente.
“Sto bene”, affermò scivolando dalla sua presa. “Takumi, andiamo”
“Perché dobbiamo andare?”
“Perché ho deciso così!”, affermò isterico, afferrandolo per un braccio.
Soma trattenne a stento una risata.
“Mi sa che qui qualcuno ha fatto colpo. Questo lavoro ha davvero dei lati positivi”, sospirò Soma rilassato, mentre il suo collega si perdeva a guardare quella figura minuta che tanto lo stava facendo penare.

“Kuga, tu sei tutto scemo”, Takumi tendeva ad essere davvero sincero con lui. “Ma c’era bisogno di fare quella recita?”.
Terunori aveva il viso arrossato come quello di un bambino. Nel momento in cui Tsukasa lo aveva stretto a sé… aveva sentito il suo cuore sussultare profondamente.
No, non è successo. Non potrebbe mi piacermi un tipo così… noioso e irritante.
“Lo sai come sono io”
“Idiota?”
“Le cose me le lego al dito per sempre. E sono dispettoso, che male c’è se mi diverto un po’?”
“Tu non me la racconti giusta”, sospirò Takumi assaggiando la sua granita al limone. “Tutto ciò solo perché ti ha detto che sei basso”
“IO. NON. SONO. BASSO. Siete voi ad essere troppi alti, mh!”.
Ma poi… è davvero questo il motivo?

Dopo una mattinata intensa, Soma e Tsukasa potevano finalmente godere di una pausa. Avevano a che fare ogni giorno con gente insistente, ma Kuga sicuramente era quello che, più di tutti, aveva catturato le attenzione dell’albino.
Soma se n’era accorto, non era certo stupido.
“Chissà dove si sono cacciati i nostri nuovi amici. Adesso che siamo in pausa vorrei tanto parlare con Takumi...”
“Soma, ti prego”, sospirò lui. “Sii professionale”
“Guarda che il compito di un bagnino è anche quello di essere un figo da paura, come me! E poi che c’è di male se conosciamo un po’ di gente?”.
Tsukasa evitò di rispondergli. Alle volte invidiava quella sua capacità di fregarsene di tutto e di tutti.
Davanti a loro, Isshiki stava sculettando a ritmo di musica latina.
A Soma per poco non uscì la coca cola che stava bevendo dal naso.
“Oh, mio Dio. Isshiki sei uno spettacolo fantastico”
“Ciao, ragazzi”, fece lui avvicinandosi. “Siete in pausa, eh? Giornata stancante immagino. Tsukasa, credo che un certo ragazzo ce l’abbia con te”
“Ma com’è che tutti sanno questa cosa?”, chiese lui sbuffando.
“Tranquillo, ci penso io!”, esclamò l’animatore. “Il mio compito è assicurarmi che tutti si divertano. E voi vi divertirete!”
“Perché ho paura?”, sospirò Tsukasa.
“Ma va, io sono curioso!”, disse Soma divertito.

Sulle note della musica, Isshiki raggiunse la postazione del DJ.
“Hey, Akira. Mi lasci un attimo la postazione?”
“Ma neanche morto”, borbottò il collega. “Mi becco un rimprovero”.
L’altro allora alzò gli occhi al cielo, decidendo di giocare una carta invincibile.
“Poco fa ho incontrato Ryou e mi ha detto che ti aspettava negli spogliatoi”.
Akira si tolse le cuffie.
“Tutto tuo”.
Isshiki si sfregò le mani, prendendo poi a parlare al microfono.
“Gente! E’ il vostro animatore preferito che vi parla! Come sapete, oggi era previsto uno schiuma-party. E ci sarà, ma si tratta di uno schiuma-party molto, molto particolare. Vi consiglio di andarci giù pesante con l’alcol, se potete!”.
Nel sentire quell’annuncio, Takumi sollevò lo sguardo.
“Kuga, andiamo anche noi?”.
L’altro lo guardò male.
Adesso i ruoli si sono invertiti?
“No, grazie”, sbuffò. “Preferisco rimanere qui”
“Uffa, sei una palla quando fai così. E va bene, se cambi idea mi trovi lì in mezzo”.
Kuga scosse il capo.
Chissà, magari una nuotata non gli avrebbe fatto male.

Quella canzone Takumi la conosceva bene. “Wild Boys” dei Duran Duran, gli anni ottanta gli erano sempre piaciuti.
Con lo sguardo cercò il suo bagnino. Chissà, magari anche lui si trovava lì.
O almeno così sperava.
Ad un certo punto sentì un braccio cingergli la vita. Nel voltarsi, il suo viso si ritrovò a pochi centimetri da quello di Soma.
“Bel biondino, cercavi me?”.
Vedi un po’ tu. Mi basta una parola da parte di questo sciocco e già non capisco più nulla.
“Takumi”, disse sorridendo. “Mi chiamo Takumi, l’hai scordato?”
“Scordarmi? Il tuo bel visino non si scorda facilmente”.
Dio mio, che cascamorto. Però mi piace. Mi piace un sacco.
Gli sorrise quasi senza rendersene conto, mentre Soma si faceva sempre più vicino. Era davvero bravo a muoversi, molto sciolto, ma dopotutto non se ne sorprendeva.

Il fatto che fossero praticamente seminudi e così vicini, mandò ben presto a quel paese il pudore.
Takumi gli strinse le braccia al collo, iniziando a muoversi lento e sensuale. Non molto spesso gli capitava di sedurre qualcuno, ma quando capitava, si impegnava davvero al massimo.
Soma sorrise malizioso, tracannando subito dopo della birra da una bottiglia che teneva con la mano libera.
La schiuma prese lentamente ad uscire dal macchinario apposito, e morbida si posava sui loro corpi, dando a tutto un’aria quasi erotica.
Gli animi si stavano piacevolmente riscaldando. Da lontano, Isshiki sorrise nel vedere quei due così vicini. Ma non si sentiva ancora soddisfatto.
“Così mi piacete!”, esclamò Isshiki. “E adesso… SENZA COSTUME!”.
“Sì!”, fece Takumi. “Senza… aspetta, COSA?!”.
Davanti a lui, Isshiki si era finalmente liberato di quello che per lui era un indumento di troppo.
Ma siamo pazzi o cosa?
Con gli occhi sgranati guardò Soma, il quale però non sembrava affatto sorpreso. Forse era la musica, la situazione l’alcol… forse era tutto!
“Ah, Isshiki ha sempre le migliori idee!”, esclamò facendo per abbassarsi il costume.
“Aspetta, ma…!”.
Takumi allungò una mano nel tentativo di fermarlo. Tentativo che fu ovviamente vano.
“Adesso sto molto meglio!”, gridò il ragazzo. Il biondo, dal canto suo, si era portato le mani davanti agli occhi.
Io ho davanti il suo… il suo…
Ma come sono finito in questa situazione? E’ colpa di quell’animatore pervertito!
“Takumi!”, Soma si avvicinò a lui. “Sei troppo vestito, mi pare”
“Ma… ma Soma, io non lo so se… insomma, tutta questa gente!”
“Allora tu guarda solo me. Guardami dove ti pare, l’importante è che le tue attenzioni siano tutte mie”, con una risatina gli afferrò il laccio del costume.
Cavolo… il ragazzo ha carisma.
Si era talmente perso a guardarlo da non essersi neanche accorto di essere stato spogliato del tutto. Fortuna che almeno c’era un po’ di soffice schiuma a coprirlo.
“Allora, bel biondino?”, Soma chinò la testa di lato. “Ti senti molestato”
… Molestato?
Ma montami e rimontami come un armadio appena comprato!
Takumi aggrottò la fronte.
Mandando al diavolo il buonsenso gli si avvicinò e gli rubò un bacio tutto fuorché casto.
Ah, sì. Per fortuna che ho un caso umano come amico. E’ tutto merito suo.
Isshiki esultò alla vista di quel bacio. Soma e Takumi erano sistemati. Adesso toccava a Kuga e Tsukasa…


Kuga si era appena tuffato. Senza cacciare la testa fuori dall’acqua, aveva continuato a nuotare.
Vuoi vedere che mentre sto qui, Takumi si sta divertendo?
Beh, sono contento per lui.
Ah, è tutta colpa di quel bagnino irritante, apprensivo, attento, premuroso, carino, dolce....
No, non è possibile! Io non sono cotto, per niente!
Tornò in superficie per riprendere fiato. Grazie allo schiuma party improvvisato da Isshiki, la piscina era praticamente deserta.
Si sentiva incredibilmente bene. E libero.  Forse un po' troppo.
Battè le palpebre, rendendosi conto di qualcosa di orribile. Il suo costume non c'era.
Andato!
Che... che? Com'è possibile? Forse mi si è tolto quando mi sono tuffato? E non mi sono accorto di niente?!
Tsukasa, tutta colpa tua!
Si guardò intorno. In piscina non vedeva niente, eppure il suo costume era arancione e nero, avrebbe dovuto saltare all'occhio!
"Ma dov'è finito?", sussurrò. "Pure questa adesso! Come faccio a uscire di qui? Va bene, Kuga, non è un problema. Praticamente non saresti l'unico e... ma io mi vergogno troppo, cavolo!".
Sono uno sfigato.
"Kuga, giusto? Hai bisogno di una mano?".
Terunori smise di respirare nell'esatto istante in cui sentì la sua voce. Lentamente si voltò, fino a scorgere la figura di Tsukasa davanti lui.
E tu proprio ora dovevi arrivare?
"Umh... non ho bisogno di nessuna mano!", affermò rosso in viso.
"Sicuro? Perché sembra che tu abbia perso qualcosa!"
Ma questo qui si accorge di tutto?
"Non ho perso niente. È solo che voglio stare qui, non mi piace il casino", il suo tono era fintamente rilassato. "E tu invece?"
"Ah, la stessa cosa".
Dopodiché si chinò, facendo per entrare.
"Cosa fai?"
"Un bagno"
"No"
"... No? Ma perché no?".
... Che umiliazione.
Chiuse gli occhi.
"Ho perso il costume, d'accordo?!".
Guai a lui se ride.
Tsukasa lo guardò sorridendo.
"Oh. Vuoi che ti aiuti a cercarlo?"
"No, ho già cercato, forse il vento l'ha portato via", sospirò. "Vuoi entrare lo stesso?"
"Io non mi faccio problemi", disse affabile. "Ti ho visto poco fa. Nuoti come un pesce".
Kuga sorrise nervosamente nel ripensare alla sua sceneggiata di poco prima.
"Io? Ah, emh... davvero?"
"Già. Lo so che stavi fingendo"
Ma va...
"Ah, si?", fece a braccia conserte. "Allora perché mi hai salvato?".
L'altro fece spallucce.
"Per lo stesso motivo per cui tu hai fatto finta di annegate"
"Mh. Io volevo farti prendere un colpo"
"E io volevo avvicinarmi a te. Ma tendo ad essere molto cauto. Però tu... cavolo, sei un uragano di energia".
Quella frase lo fece arrossire. Stava andando completamente a fuoco, nonostante si trovasse in acqua, probabilmente perché era nudo accanto a lui, cose che capitavano,  no?
"Perché volevi avvicinarti a me?", domandò stupidamente.
"Perché ti trovo adorabile. Ecco perché"
Dritto al punto.
"E poi la tua bassa statura ti rende ancora più carino".
CONTINUA?!
Dimenticandosi della sua condizione, Kuga si alzò in piedi, con le mani poggiate sui fianchi.
"Io non sono piccolo!".
Gli occhi di Tsukasa si posarono verso il basso.
"Beh... effettivamente non tanto".
Kuga abbassò lo sguardo.
Cavolo!
"Accidenti!", esclamò immergendosi. "Sembro uno stupido! Ma con tutti i bagnini fighi che ci sono, proprio tu dovevi piacermi?!".
Aspetta, l'ho detto? No! Lui è così diverso da me, praticamente è il mio opposto!
"No, cioè... non intendevo".
Poi Tsukasa rise. Una risata cristallina, sincera. Lì Kuga poté rendersi conto di quanto bello fosse sentirlo ridere.
"Cavolo, sei una forza. Mi piaci, Kuga. Mi... piacerebbe che fingessi ancora di annegare... così poi posso salvarti".
Oh mio Dio... quant'è carino!
"Ma così non ti distrarrò dal lavoro?"
"Beh", si avvicinò. "Forse c'è bisogno di una persona che mi alleggerisca un po', no?".
E gli venne istintivo sorridere.
Ansioso, irritante, eccessivamente gentile da apparire melenso. Ma avrà anche dei difetti.
Si guardarono per qualche interminabili secondo.
Adesso scatta il bacio?
Mentre pensava al da farsi, ecco che l'acqua si mosse all'improvviso. Qualcuno si era appena tuffato.
Takumi e Soma sbucarono poco dopo, evidentemente brilli e felici.
"Kugaaaa!", Takumi lo abbracciò. "Hai fatto anche tu le cosacce? Ma che ragazzaccio!"
"Senti chi parla, guarda che ho visto come limonavate! A momenti la sua lingua ti arrivava in gola!"
Soma, sorridendo, si era aggrappato al braccio dell'amico.
"Ma sì, professiamo l'amore in tutte le sue forme".
Kuga li guardò .
"Siete ancora nudi?"
"... Abbiamo perso il costume", confidò Takumi.
"MA ALLORA NON STATECI APPICCICATI, IDIOTI!".
A debita distanza, Isshiki sorrise, mentre stringeva tra le mani un costume nero e arancione. Ancora una volta aveva portato a termine il suo compito. Adesso toccava a quei quattro andare avanti.


Qualche giorno dopo, Kuga tornò al parco acquatico con Takumi. Adesso però c'era una piccola differenza.
"Emh... mio caro Kuga, sei certo di voler andare su quello scivolo?", Tsukasa sembrava spaventato.
"Certo! Dopo tutto con me c'è il mio bagnino a proteggermi, no?", domandò con un sorriso in grado di scioglierlo.
"Dai ragazzi!", esclamò Soma. "Tsukasa sta dietro e Kuga davanti. Mi raccomando, stringilo forte!"
"E non spingete!", fece Takumi rivolgendosi alla fila dietro di lui.. "E soprattutto, giù gli occhi da Soma. Quel figo sta con me, capito?!".
Kuga rise, seduto sopra Tsukasa. Quest'ultimo aveva le braccia attorno alla sua vita. E tremava.
"Pronto, Tsukassan?"
"No. Credo che questa volta tu dovrei salvare me"
"No problem. Una bella spinta. Tre, due, uno!".
Dopo l'uno, i due si ritrovarono a scivolare giù veloci. Alla fine Kuga aveva ottenuto quello che voleva.
Oltre che qualcosa in più.
Arrivatò giù, cacciò la testa fuori dall'acqua.
"Ah! Tsukassan, allora? Com'è stato?"
"Non male. Divertente! Rifacciamolo!".
Kuga gli si avvicinò, stampandogli un bacio sulle labbra.
"Beh... l'incoraggiamento non basta mai, no?", domandò carinamente.
Tsukasa sorrise radioso. Aveva trovato qualcosa di bello.
Sono davevro fortunato. Sicuramente sarà una bellissima estate. O magari una bellissima vita, chi può dirlo.
F
inalmente, l'uragano Kuga aveva trovato qualcuno in grado di tenerlo a bada.





Azami Nakiri sbuffò. Cosa ci faceva lui lì? La colpa era tutta di quella specie di amico che si ritrovava ad avere.
"Joichiro, sei un idiota. Perché siamo venuti qui?"
"Perché mio figlio fa il bagnino e io entro gratis", sospirò l'uomo con gli occhiali da sole poggiato sul naso.
"Pezzente"
"Noioso"
"Infantile"
"Noioso"
"L'hai già detto!".
Sempre a ritmo di musica, Isshiki si avvicinò ai due uomini.
"Salve! Cercavo qualcuno che volesse partecipare ai balli di gruppo, siete interessati?"
"Scusa ragazzo, non vedo che stiamo litigando?", sbottò Azami.
"Attento, Azami. Lo stress ti farà morire prima"
"Almeno non dovrò più vederti!".
Isshiki diede loro le spalle, sorridendo.
"E va bene. È giunta l'ora di uno schiuma party... a modo mio".



NDA
Ma io che cosa ho appena scritto?
Credo che andare al parco acquatico non mi abbia fatto bene. Però questa è la dimostrazione che so anche fare ridere!
E' una storiella senza pretese e per tirare su l'umore, quindi spero di essere riuscita nel mio intento.
Dedico questa storia alla mia amica Jill Shitsuji, visto che soffre e sclera a causa dell'angst nelle mie storie. E' giusto farla ridere, ogni tanto :D
Spero di avervi strappato una risata ^^

   
 
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