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Autore: Lyla_    08/07/2009    1 recensioni
“Mi scusi”
È l’unica parola che ripeto da un’ora e mezza.
E io che mi lamentavo del caos londinese!
Sono a New York per quattro giorni perché il mio capo ha avuto la felice idea di spedire me qui per presentare il nuovo progetto pubblicitario ad un importante cliente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’ll see you soon


So you lost you trust
and you never should have,
no you never should have
but don't break your back,
if you ever see this
but don't answer that
in a bullet-proof vest,
with the windows all closed
I’ll been doing my best,
I’ll see you soon
in a telescope lens,
and when all you want’s friends,
I’ll see you soon

See you soon, Coldplay

 

“Mi scusi”
È l’unica parola che ripeto da un’ora e mezza.
E io che mi lamentavo del caos londinese!
Sono a New York per quattro giorni perché il mio capo ha avuto la felice idea di spedire me qui per presentare il nuovo progetto pubblicitario ad un importante cliente.
Il mio scopo è quello di farglielo piacere e portare a casa un contratto.
Se solo avessi più voce in capitolo gliela farei vedere io al mio capo!
Lui è in vacanza nella sua villetta in Francia e io qui a sbattere contro tutta questa cavolo di gente che sembra impazzita.
L’unica cosa positiva è che mi ha dato la carta di credito aziendale ed ovviamente, dopo il lungo viaggio aereo, il caos newyorkese ed il non avermi concesso l’ultima volta le ferie per il “troppo lavoro da fare” è giusto che io la prosciughi.
Quindi tanto shopping! Anche perché stasera devo cenare con il “cliente” per concludere l’affare quindi necessito di un vestito per l’occasione. Se non è questa una spesa a carico dell’azienda cosa potrebbe mai esserlo?
In tre giorni ho usufruito dei benefici di quella piccola carta rettangolare affittando mezza blockbuster ed ordinando il servizio in camera. Potrei abituarmi.
Vago fra un negozio all’altro fino a quando non trovo il vestito perfetto.
Attaccata alla mia teoria “approfittane finché puoi” compro un vestito Chanel che non mi sarei potuta permettere nemmeno risparmiando sugli stipendi di un anno.
Carpe Diem!
E così mi ributto nel mare di persone che affollano i marciapiedi di questa città troppo grande per i miei gusti.
Per evitare un ragazzo che aveva la pretesa di andare sullo skate in mezzo a questo delirio vado a sbattere contro qualcuno e la mia stupenda busta cade per terra.
Tragedia!
Sono troppo occupata ad accertarmi che la busta e il vestito stiano bene per accorgermi delle scuse che mi porge quello che dalla voce direi sia un ragazzo.
Aspetta.
Io questa voce la conosco.
Mi alzo di scatto e infatti la mia supposizione viene confermata
“Tom” urlo forse un po’ troppo forte per lo stupore spalancando gli occhi.
“Jenn!” urla lui altrettanto forte.
Ecco questi sono quegli incontri che c’è una probabilità su un numero infinito che accadano.
Soprattutto perché abitavamo entrambi nella stessa città o per meglio dire nella stessa casa e rivedersi dopo tanti anni a New York era una cosa che mai avrei creduto possibile.
“Non ci credo! Ti rendi conto di dove ci stiamo incontrando? È assurdo!” mi dice scuotendo il capo e abbracciandomi.
Ah il caro vecchio Tom dire che non mi è mancato è impossibile.
“Ci stavo giusto pensando! Mi sei mancato sai rompi scatole che non sei altro?” dico ricambiando l’abbraccio.
“Anche tu, tormento mio!” mi dice ridendo.
Lui era il mio tormento ed io il suo. Se non ci disturbavamo a vicenda ogni minuto non eravamo contenti.
Ma soprattutto eravamo due veri amici, pronti sempre per l’uno per l’altra.
A dire il vero eravamo tre amici.
Tre coinquilini.
Tre persone inseparabili.
Ma per due di noi poi i sentimenti sono cambiati.
E fra due di noi è successo qualcosa che ha cambiato tutto.
“Ma cosa ci fai qui?” mi chiede Tom scuotendomi dai miei pensieri matematici e riportandomi sulla terra.
“Sono qui per lavoro” dico con un sorriso soddisfatto.
Ai tempi che furono eravamo tutti quanti senza lavoro fisso, ma mentre io passavo da un lavoro di cameriera ad uno di commessa loro si dilettavano a fare gli attori.
Avevano talento e sapevo che era questione di tempo prima che avrebbero lasciato la cara vecchia Inghilterra per trovare fortuna negli States.
“E il tuo lavoro consisterebbe in questo?” mi dice strappandomi di mano la busta di Chanel e sventolandomela sotto gli occhi.
“Ha, ha, ha! No sono qui perché devo ultimare un contratto pubblicitario con un cliente importante” dico guardandomi le unghie con tono altezzoso.
“Noo! Non ci credo hai finalmente messo la testa a posto e stai facendo un lavoro serio” dice facendo il finto sconvolto.
“Cretino! Guarda che non ero io l’irresponsabile ma Ro..” comincio a dire però mi blocco.
Cavolo quanto mi costava dire quel nome.
Tanto quanto vedere ovunque giornali, programmi e qualunque cosa avesse la sua faccia sopra.
Ormai nemmeno al cinema riuscivo ad andare o sennò dovevo arrivare dopo i coming soon per evitare di vedere qualche film di prossima uscita di cui era protagonista.
Robert.
No non mi era affatto passata.
Per quanto ormai erano anni che non ci rivolgevamo la parola il mio cuore non era mai riuscito ad abituarsi al fatto che lui se ne fosse andato.
Per anni siamo stati amici. Ma non era un’amicizia come quella con Tom.
Lui era la mia anima gemella.
Ma quando si è troppo piccoli si rovina tutto facilmente.
Ed anche se sapevo che era quella l’unica persona che avrei potuto amare in un modo così irrazionale e folle l’ho persa.
Pochi giorni dopo la nostra ultima lite per qualcosa di cui non ricordo nemmeno il motivo lui partì per Los Angeles e da quel giorno non ho più avuto sue notizie se non grazie a qualche canale che non ho fatto in tempo a cambiare o conversazioni fra le sorelle di Robert che per sbaglio avevo ascoltato.
“Andiamo a prenderci un caffè dai!” mi dice Tom trascinandomi per un braccio.
“Ok, ma fra un’ora devo andare!” dico io.
Ci infiliamo nel primo bar che troviamo ed ordiniamo.
“Sempre caffeinomane eh!” mi dice scuotendo la testa.
“Sempre” dico fiera.
“Allora quando sei arrivata? E quanto resti qui?”  
“Sono arrivata tre giorni fa e dovrei ripartire domani se fila tutto liscio con il cliente” rispondo prendendo la tazza di caffè e bevendone un sorso.
“Così poco!? Ma dai rimani un altro po’! Ti faccio visitare questa stupenda città!” mi dice indicando le vie della Grande Mela che si riflettevano dalla vetrata.
“Non so cosa ci trovi di così stupendo! E in effetti non ho mai capito perché ti sei trasferito qui! È così caotica”
“Piano, piano ti ci abitui inglesina” dice facendomi una linguaccia.
“Insomma qualche news dalla mia capitale?” mi chiede poi sorseggiando la sua Coca Cola.
“Na, niente di che..” rispondo giocando con un tovagliolo.
“Quanto ancora vuoi aspettare prima di chiedermi sue notizie?” mi dice fermando la mia mano.
“Non avevo intenzione di farlo” rispondo continuando a fissare il tovagliolo.
“Si, ok, certo! Jenn ti conosco troppo bene! Forza chiedimelo” dice prendendomi la testa fra le mani costringendomi a guardarlo.
“Tom non mi importa davvero” dico cercando di essere convincente.
Non è vero, non è vero! Voglio sapere tutto di lui! Come ha passato ogni singolo istante della sua vita da quattro anni fa ad oggi.
Ma sono troppo orgogliosa per chiederlo, come lo sono stata con tutte le persone che lo conoscono da quando è partito. E con lui in primis.
“L’orgoglio non porta da nessuna parte Jenn” mi dice serio Tom lasciandomi la testa “comunque anche se non ti interessa lui è qui a New York”
Alzo di scatto la testa.
Cosa, cosa, cosa, cosa, cosaaaaaa?
“Non lo stai mica aspettando Tom perché nel caso io è meglio..”
“No, non lo sto aspettando. Sta girando un film qui ed ora dovrebbe essere sul set a Central Park”
“Ah ok” dico guardando fuori la vetrata.
Anche solo l’idea di incontrare per mezzo secondo il suo sguardo fa troppo male.
“Sono sicura che gli manchi da impazzire Jenn” mi dice dolcemente Tom.
“Per favore cambiamo argomento”
“Come vuoi”
E così senza più nominare Robert mi racconta cosa sta facendo, dei film che deve girare e di come gli manchino i suoi amici.
“Tom ora devo proprio andare,”
“Di già?! Passa stasera a casa mia, dai! Ci vediamo un film come ai vecchi tempi!” mi dice contento.
E chi se le scorda le nostre serate cinema.
“Stasera devo cenare con il cliente non credo farò in tempo” dico tristemente.
“Tieni questo è il mio indirizzo, magari ce la fai” mi dice porgendomi un pezzo di carta dove prontamente ha scritto il suo indirizzo.
“Non credo Tom” “Ok dai! Bhè Jenn non immagini quanto mi ha fatto piacere passare un po’ di tempo con te” mi dice abbracciandomi di nuovo mentre usciamo dal bar.
“Anche a me Tom davvero e…posso chiederti un favore?” chiedo staccandomi un po’ da lui.
“Non dirlo a Robert” risponde imitando malamente la mia voce.
“Bravissimo!” rispondo abbracciandolo e pizzicandogli la schiena.
“Ahia scema! Comunque tranquilla!”
“Ci sentiamo presto Tom!” dico salutandolo con la mano mentre fermo un taxi alzando un braccio.
“A presto!”

 
Ok, quando torno a Londra devo ricordarmi di mandare a quel paese il mio capo.
Una delle cene più noiose della mia vita.
Fortunatamente l’affare era stato chiuso!
Almeno potrò tornarmene a casa mia!
Però mi dispiace non aver passato ancora del tempo con Tom.
Quasi, quasi gli faccio una sorpresina e lo vado a trovare ora.
Tanto figurarsi se all’una di notte un nottambulo come lui sta dormendo: al massimo non lo trovo a casa.
Passo prima ad un piccolo supermercato a prendere una cassa di birre e poi mi faccio portare da un taxi all’indirizzo che mi ha scritto la mattina. Solo qui i supermercati sono aperti anche a quest’ora.
Certo preferirei prima andarmi a togliere il mio vestito nuovo ed i tacchi dolorosi che porto ai piedi ma so che poi sarei capace di arrivare alle tre a casa sua.
Pagata la corsa e scesa dal taxi mi trovo di fronte ad un palazzo non troppo alto per gli standard newyorkesi e con uno scatto raggiungo il portone dato che un tizio sta entrando.
Perfetto nemmeno devo suonare: più sorpresa di così.
Dopo aver fatto tre piani a piedi trovo il suo nome sul campanello e suono.
Dopo pochi secondi si apre la porta ma mentre urlo “Sorpresa” agitando come una scema le birre realizzo chi ho davanti.
Si ferma e mi fissa senza muoversi, parlare o almeno accennare un segno di vita.
Ed io non sono da meno.
Lo sento balbettare il mio nome ma il suono non arriva ben chiaro alle mie orecchie.
Più volte avevo immaginato le nostre reazioni quando ci saremmo di nuovo trovati l’uno di fronte all’altro ma non immaginavo sarebbe stato così difficile fare o dire qualsiasi cosa.
E non immaginavo quanto in fretta la consapevolezza dei miei sentimenti sarebbe tornata a galla.
Lo amavo, come sempre o forse di più.
Ogni parte di me lo sentiva, tutte le emozioni che avevo represso in quegli anni stavano distruggendo le barriere erette per proteggermi e urlavano quel sentimento.
Amore.
“Jenn…ma cosa…” mi dice guardandomi confuso.
E la mia reazione arriva.
Lo stringo fra le mie braccia.
Via l’orgoglio, la paura, la sofferenza, ciò che è successo in passato, via tutto!
Aspettavo questo abbraccio da quattro anni!
Anche lui mi stringe fra le sue braccia forte fino a quasi togliermi il respiro.
“Non hai idea di quanto mi sei mancata” mi dice ancora tenendomi stretta al suo petto.
“Jenn?! Ma avevi detto che non saresti passata!” sento Tom dire affiancandosi pallido a me e Rob.
“Io, si volevo farti una sorpresa..penso” dico non sapendo più nemmeno come mi chiamo staccandomi da Robert.
“Sapevi che era qui?” chiede Rob a Tom confuso.
“Si ehm…l’ho incontrata oggi per caso e…” comincia Tom ma lo interrompo.
“Gli ho chiesto io di non dirti niente” dico guardando per terra
“Io…è meglio che vado. Ci vediamo presto ragazzi” continuo poi non dandoli tempo di rispondermi correndo via da quel palazzo e via da Robert.
Dopo aver vagato per un’ora in strade sconosciuto decido di tornare in hotel.
Non riesco a produrre un pensiero coerente.
È tornato di nuovo a sconvolgere la mia vita. L’incontro anche se solo di cinque minuti con lui e quell’abbraccio non riuscirò a dimenticarli.
Ora che il mio cuore mi sta implorando di ascoltarlo, ora che tutto è così maledettamente chiaro sarà difficile tornare a far finta di non pensare a Robert.
Mi rannicchio sul sedile del taxi e continuo a piangere sperando di non essere interrotta.
Fa troppo male, è tutto così dannatamente doloroso!
Arrivata davanti all’hotel quasi corro fino alla porta della mia stanza.
E lì lo vedo, di nuovo.
Robert seduto davanti la mia stanza che prontamente gira lo sguardo verso di me.
“Ehi” mi dice alzandosi e venendomi incontro.
“Come…come hai fatto a sapere qual è la mia camera?” mi esce questa stupida domanda.
“Uno dei vantaggi del mio lavoro. Riesci ad ottenere più facilmente le informazioni” mi dice con un mezzo sorriso che però non contagia i suoi occhi tristi.
Lo supero e apro la porta della stanza, con l’intenzione di lasciarlo lì fuori.
Non voglio continuare a farmi del male.
Mentre cerco di chiudere la porta però si infila e la riapre completamente.
“Non mi fai entrare?” mi chiede fra il deluso e l’arrabbiato.
“Cosa vuoi Robert?” chiedo chiudendo gli occhi e massaggiandomi le tempie cercando di non scoppiare a piangere.
“Salutarti, parlare, capire perché sei scappata in quel modo” mi dice prendendo le mie mani nelle sue.
No, no! Nessun contatto.
Sciolgo velocemente l’unione delle nostre mani ed entro nella stanza aspettando che mi segua.
Purtroppo quando si mette in testa una cosa è inutile tentare di fermarlo.
“Seriamente, cosa vuoi da me?” chiedo scandendo ogni parola con una lentezza esagerata sedendomi sul letto.
“Lo senti anche tu non è vero?” mi chiede inginocchiandosi davanti a me guardandomi negli occhi.
“Cosa?” chiedo spostando lo sguardo su qualsiasi cosa non siano i suoi occhi.
“Guardami e rispondimi” mi dice girandomi la testa.
“Cosa?” ripeto io piano.
“Dimmi che lo senti anche tu prima che impazzisca Jenn” mi dice con una serietà mai vista prima in lui.
“E una volta che l’ho detto? Robert, non ha senso che io continui a farmi del male” rispondo mentre sento una lacrima bagnare la mia guancia.
“Non ha senso che tu continui ad ignorare i tuoi sentimenti” mi dice asciugando le mie lacrime.
“E cosa ha senso?”
“Questo” mi dice avvolgendo con entrambe le mani il mio viso mentre delicatamente poggia le sue labbra sulle mie.
Non avrei mai creduto di avere la possibilità di riprovare quelle sensazioni.
Ma ha ragione Robert: questa è l’unica cosa che abbia senso.

 

Ed ora voi vi chiederete…
Ma sei normale che alle 3e30 scrivi ‘ste cose?
No certo!
Ma che non sono normale si sapeva già!
E fa troppo caldo per dormire
Quiiindi non so cosa è uscito e non mi va di rileggerlo xD
Spero sia accettabile comunque!
Bien bon nuit a tout le monde!
Un bacioooo :*****
Lyla_

  
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