1-SOMEDAY
I’LL WISH UPON A STAR
Si
era svegliata presto quella mattina. Per fortuna non era
una di quelle persone che la domenica mattina non riescono a svegliarsi
prima
delle dieci, altrimenti la partenza sarebbe stata davvero dura: alle
6.30
l’aereo sarebbe partito dall’aeroporto di Malpensa,
per poi atterrare qualche
ora dopo a Catania.
Lily spense la sveglia sul comodino con un sospiro. In fondo, alzarsi
alle 5.30
non era facile neanche per lei. Spostò con un movimento poco
aggraziato i suoi
capelli castani dalla fronte, e con un calcio tentò di
levarsi di dosso le
coperte, ma mancò il bersaglio: non riusciva a tenere gli
occhi aperti. Si alzò
con qualche lamento, e si accasciò sul pavimento per cercare
le sue pantofole
rosa e pellicciose. Le odiava quelle pantofole -un regalo della zia
Ida- ma
detestava di più la sensazione di freddo gelido del
pavimento sulla pianta del
piede. Dopo averle indossate, non senza qualche fatica, si
trascinò fino al
bagno. Si guardò allo specchio: anche quella mattina il suo
aspetto non era dei
migliori. Aveva lisci capelli castani che scendevano fino sotto alle
spalle, ma
che ora sembravano più un groviglio di rovi. I suoi occhi
verdi erano ancora
assonnati, la fronte piegata in una ruga derivata dallo stress per
l’ora.
Guardò l’orologio con aria spenta. Fece un balzo:
erano le 6 meno un quarto;
schizzò in cucina, rischiando di travolgere suo padre, che,
barcollando, si era
appena alzato. La sera prima sua madre aveva costretto David, suo
marito, a
offrirsi volontario per portare sua figlia e una sua compagna, che
abitava
vicino, all’aeroporto. Anche se non ne era proprio
entusiasta, aveva
acconsentito di buon grado. In fondo, era Domenica, e una volta tornato
a casa
avrebbe potuto concedersi un riposino. O almeno così sperava.
-Ooops! Scusa pa’!- Lily gli aveva sbattuto contro con un
gesto poco
aggraziato.
Il padre rispose con un sonoro sbadiglio.
La ragazza attraversò il corridoio e raggiunse la cucina,
scivolando agilmente
sulle pantofole. Afferrò una tazza e iniziò a
versarci dentro il latte, facendo
attenzione a non rovesciarlo sulla tovaglia.
David arrivò con calma, e salutò la figlia con
gli occhi ancora assonnati.
-Buongiorno, tesoro- disse strascicando i piedi fino alla macchinetta
del caffè.
-ma che ora è?- Guardò distrattamente
l’orologio affisso su una delle pareti
della cucina e sobbalzò. Le 6 meno 10.
-Siamo già in ritardo. Spero che la tua amica.. come si
chiama?- chiese
dubbioso.
- Milla - cercò di dire lei, mandando però di
traverso un po’ di cereali.
-Comunque sia,- riprese David, che non aveva capito assolutamente
niente del
grugnito emesso da sua figlia –spero che non sia puntuale. Se
no sarà costretta
ad aspettarci per un po’- disse gettando ancora una volta
un’occhiata all’orologio.
-Stai tranquillo, pa’. Lei non è una che si fa
trovare in anticipo. Né
tantomeno puntuale.- rispose Lily, dopo aver trangugiato in fretta
ciò che
restava dei cereali.
-Beh, speriamo. Ora però muoviamoci.- uscì quasi
correndo dalla porta, dopo
aver mandato giù in un sorso il suo caffè.
Quindici minuti dopo David era lì, sulla porta di casa, che
aspettava
impaziente sua figlia. Lily non era mai stata veloce a prepararsi, e a
suo
padre sembrava che i minuti scorressero troppo velocemente. Inoltre
quella mattina
non poteva neanche urlare, poiché sua moglie, Emily, e il
fratello minore di
Lily, Daniel, erano ancora a letto che ronfavano beatamente.
Lily finì di sistemarsi i capelli di fronte allo specchio, e
si diede ancora
un’ ultima aggiustata alla felpa, in modo che cadesse bene
sui jeans che aveva
deciso di indossare per il viaggio il giorno prima. Infilò
velocemente le
scarpe, rigorosamente da ginnastica, e diede un’occhiata
all’interno della
borsa. Non mancava nulla, e ormai l’aveva già
controllata un migliaio di volte,
ma per Lily non bastavano mai.
Uscì in fretta dalla camera, prese al volo la giacca che le
tendeva suo padre,
afferrò la valigia e insieme uscirono.
-Hai controllato tutto? Non ti manca nulla?- chiese David
-No, non credo. Penso proprio di aver preso tutto- rispose Lily con un
sospiro.
Faceva freddo quella mattina. Anche se ormai era Aprile inoltrato,
sembrava
pieno inverno. Una sferzata di aria gelida fece rabbrividire Lily, ma
lei si
riscosse, trascinando con forza la valigia verso la macchina
parcheggiata
vicino alla casa.
Il cuore le batteva forte. Si chiese perché, ma non
riuscì a trovare una
spiegazione plausibile. Forse nel suo inconscio sapeva che stava
dimenticando
qualcosa? Controllò ancora una volta i documenti e il
passaporto. Tutto in
ordine.
Il suo ritmo cardiaco però non accennava a diminuire. Lily
si impose di
calmarsi. Non provava mai piacere quando qualcuno riusciva a leggerle i
pensieri, le emozioni in volto. E, finora, era riuscita bene nel suo
intento:
quando voleva, riusciva a dissimulare perfettamente l’ansia,
la paura,
l’inquietudine, e a chi non la conoscesse davvero bene poteva
quasi sembrare
che non provasse nulla. Ma i suoi amici più intimi avevano
imparato bene a
capire ciò che provava solo guardandole gli occhi. Occhi
grandi e verdi,
decisi, sicuri, molto profondi, nei quali si potevano leggere con
facilità le
emozioni e i sentimenti che la ragazza stava provando. Sorrise
silenziosa,
mentre suo padre parcheggiava davanti alla casa di Milla,
concentrandosi sui veloci
battiti del suo cuore. La ragione di quel ritmo esagerato era fin
troppo
semplice: era la gita. L’aveva desiderata così
tanto… Erano settimane ormai che
lei, Ari e Sissi, durante le lezioni di Inglese, facevano progetti e si
chiedevano come sarebbe andata… In fondo, non si poteva
prevedere ciò che
sarebbe successo in sei giorni!
La macchina si fermò; David scese e andò a
citofonare, mentre Lily rimase da
sola ad ascoltare la musica del suo I-pod, canticchiando a bassa voce.
““someday
I’ll wish upon a star,
when the clouds are far behind...”
Sentì
aprirsi la portiera del sedile posteriore della BMW, e si
voltò.
-Ehi, Milla!!- le rivolse un gran sorriso: ormai si era ripresa del
tutto dalla
terribile sensazione di annebbiamento di pochi minuti prima.
Anche i suoi
occhi non mostravano nient’altro che gioia e trepidazione.
-Ciao, Lily- rispose l’amica sbadigliando. Buttò
la borsa sull’altro sedile di
fianco a lei, e tentò di mettersi comoda sui due restanti,
forse per prepararsi
per una piccola dormitina. A giudicare dalla cera, ci sarebbe voluta.
-Non sei emozionata??- Lily non stava più nella pelle, e con
Milla non tentava
neanche di nasconderlo.
Milla la guardò, cercando di capire il perché di
tutto questo entusiasmo.
Sorrise scuotendo la testa: Lily era davvero imprevedibile.
Arrivarono all’aeroporto, contro tutti i pronostici, quasi
in orario. Le
due ragazze tirarono le valigie giù dal bagagliaio e Milla
si diresse
velocemente verso il punto di ritrovo, ovvero il check-in. Lily invece
si voltò
e abbracciò il padre.
-Elinor…- cominciò David, stringendo fra le
braccia la sua bambina.
-Sì, pa’?- Lily spostò il viso,
cercando di scrutare le emozioni sul volto del
padre. Quando la chiamava con il nome intero era segno che stava per
fare un
discorso importante.
- Niente- rispose lui con un sorriso.-Fai solo attenzione-
Lei gli sorrise a sua volta, lanciandogli uno sguardo rassicurante, ma
anche un
po’ scherzoso. Cosa mai poteva succederle?
Fece ancora un saluto con la mano. Si voltò e
cominciò a marciare ad ampie
falcate verso il check-in, dove si erano già ammassati molti
suoi compagni.
Sorrise senza quasi accorgersene. “Ma cosa stai facendo
Lily?? Ti metti così a
sorridere da sola come una cretina??” Quel pensiero la fece
scoppiare a ridere,
suscitando un paio di occhiate curiose da alcuni turisti che passavano
di lì.
“Ok, ora datti una calmata.”
Le vennero incontro due ragazze. La prima era mora e alta, di una
bellezza
splendente. Le rivolse un sorriso perfetto, scuotendo la chioma di
capelli
lisci. Immediatamente una decina di volti maschili si voltarono.
L’altra ragazza era bassina, con capelli rossi e un viso
lentigginoso e
allegro, che dava l’impressione di avere sempre una battuta
pronta. Lily le
abbracciò, e venne sommersa dai capelli fiammeggianti di
Sissi.
-Ci sono già tutti?- chiese esitante.
-Si, certo. Neanche Ari è arrivata così in
ritardo. Voi siete le ultime. Chissà
perché la cosa non mi stupisce- rispose Sissi sarcastica.
Si guardarono tutte e tre, senza dire una parola. C’era
un’atmosfera magica, di
eccitazione e aspettativa. Quella non sarebbe stata una gita come le
altre.
Fu Lily a rompere il silenzio.
-Allora, l’aereo ci sta aspettando, no?-
Artemis camminava in fretta lungo la corsia destinata a coloro che
viaggiavano
su jet privati, stringendo il suo palmare, lo sguardo fisso davanti a
sé.
Leale, pochi passi dietro di lui, si guardava attorno, perlustrando con
la
mente il luogo, mentre seguiva silenziosamente il suo protetto. Leale
capiva
che qualcosa non andava. Prima di tutto, il suo sesto senso lo aveva
messo in
allerta. Inoltre Artemis era stranamente silenzioso quel giorno, troppo
concentrato sui suoi pensieri, anche più del solito. In
effetti, quel viaggio
era molto importante. Ma soprattutto, poteva diventare molto rischioso,
anche
se Artemis gli aveva ripetuto mille volte che non c’era
niente di cui
preoccuparsi, che aveva la situazione sotto controllo.
Si stavano finalmente avvicinando all’uscita, passando vicino
ai gate di ritiro
bagagli. Artemis sentì la risata squillante di una ragazza.
“Chissà cosa c’è da
ridere” pensò. Ma si pentì subito di
quel pensiero. Non poteva permettersi di
distrarsi, non questa volta. Era troppo importante.
Ma, nonostante questo, non poté fare a meno di pensare che
erano mesi ormai che
lui non rideva.
Arrivarono a tarda sera. Erano scesi dall’aliscafo dieci
minuti prima, e
avevano caricato i bagagli su un pulmino diretto all’hotel,
mentre loro
sarebbero arrivati a piedi.
Le Eolie. Finalmente. Lily inspirò a pieni polmoni
l’aria calda e piena di salsedine
di Lipari.
-Ari…- Lily spostò lo sguardo
sull’amica accanto a lei, intenta a fissare il
mare -ma ti rendi conto…? Ci siamo! Finalmente in gita!-
-Eh, già…- rispose lei, con le braccia
incrociate, immersa nei suoi pensieri.
Ari era sempre stata bella: Lily spesso si trovava ad invidiare la sua
figura
delicata, i suoi bei capelli corvini, la carnagione chiara, gli occhi
scuri e
sognanti. Niente a che vedere con Lily. Non era brutta, ma si
considerava
troppo “normale”: capelli castani, ma chiari,
corporatura normale, sorriso che,
a detta di tutti, abbagliava; l’unica cosa di cui era sempre
andata fiera erano
i suoi occhi verdi, talvolta tristi e concentrati, talvolta allegri e
spensierati, ma sempre pieni di forza ed energia.
-Ragazze, ma cosa ci fate ancora lì??- una ragazza con i
capelli rossi e un
enorme sorriso sulle labbra le raggiunse e cinse loro le spalle con le
braccia
-ma si può sapere cosa state… Uao.-
Anche lei si fermò, evento tutt’altro che
ordinario, dal momento che non
smetteva mai di parlare, da mattina a sera.
Rimasero tutte e tre incantate a guardare il magnifico paesaggio
eoliano che si
stagliava davanti ai loro occhi: un’immensa distesa
d’acqua disseminata qua e
là di scogli, illuminata dalla bianca luce della luna, che
risplendeva nel cielo
scuro e limpido.
-Uno…-
Le tre ragazze si sentirono improvvisamente afferrate da dietro.
-Due…-
Non riuscirono neanche a voltarsi: vennero improvvisamente sollevate e
portate,
di peso, verso la riva, nonostante gli schiamazzi e i tentativi di
svincolamento.
-Tre!-
Ci fu un sonoro “splash”. La prima a riaversi fu
Sissi che, dopo aver scosso la
sua chioma rossa, iniziò a correre dietro a Lorenzo. Non fu
difficile per lei
raggiungerlo, dal momento che era piegato in due dalle risate.
-Oh, maledizione!- Ari guardava sconsolata i suoi vestiti, ormai
irrimediabilmente zuppi. Poi si voltò verso Giova e Luca,
che si godevano lo
spettacolo sghignazzando
- Questa ve la facciamo pagare!!-
- Contaci Ari- Lily uscì dall’acqua scuotendo i
capelli bagnati, e andò a
sedersi vicino a Liuc, sulla spiaggia. Lui quasi non si accorse del suo
arrivo:
era troppo concentrato a fissare Ari, che gli dava le spalle. Lily
sospirò:
erano ormai mesi che il suo vicino di banco non riusciva a staccare gli
occhi
dalla mora, ma non era questo il problema… Ari non
ricambiava, nonostante Luca
fosse di gran lunga il più carino e dolce dei tre ragazzi.
Lorenzo finalmente arrivò ansimante, e si sedette alla
destra di Lily. Rideva.
-Che è successo?- chiese l’amico, distraendosi per
un attimo dalla vista di Ari
-Sissi…- sembrava che stesse piangendo dal ridere -sulla
Ronchi…-
-Sissi è caduta sulla Ronchi?- chiese Giova, pronto per
scoppiare a ridere.
Lollo annuì a stento, mentre le risate gli facevano scuotere
tutto il corpo. In
quel momento arrivò Sissi, da dietro, e diede una sberla a
Lorenzo sulla nuca,
poi andò a coricarsi vicino ad Ari per asciugarsi. Lily
rideva con gli altri,
scherzando spensierata. Osservò i suoi amici uno ad uno:
quella sarebbe stata
davvero una gita indimenticabile.