Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: NanaLuna    23/07/2018    4 recensioni
"L'alba a Winterfell arrivò a cavallo dei venti dell'inverno, gelidi cavalieri con vessilli di nuvole, accarezzando la terra innevata con raggi biancastri, freddi. Un tripudio di bianco, perfetto sudario di neve, insozzato dal primo fumo della fucina del castello, nero come i capelli del fabbro."
[Scritta per il DayOne della GendryaWeek2018] [Prompt: eye contact] [726 parole] [A bit of soft Arya for the soul]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Gendry Waters
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hammer Lullaby


L'alba a Winterfell arrivò a cavallo dei venti dell'inverno, gelidi cavalieri con vessilli di nuvole, accarezzando la terra innevata con raggi biancastri, freddi. Un tripudio di bianco, perfetto sudario di neve, insozzato dal primo fumo della fucina del castello, nero come i capelli del fabbro.
Da oriente si avvicinavano le prime luci del mattino, colorando gli antichi muri di pietra grigia con le tinte rosa e arancio di un sole troppo timido per osare affacciarsi all'umile porta di quella bottega, svelando al freddo e a occhi indiscreti il fruscio di pelli e coperte e il respiro lieve e regolare dell'assassina rannicchiata lì in mezzo, fra il letto e un altro corpo più grande del suo.
Si alzò il fabbro e con lui il canto del ferro. Gendry lavorava con addosso solo i calzoni, a petto scoperto, come aveva sempre fatto anche al sud, abituato a venti più caldi, all'aria immobile e torrida che riempiva la fucina fino a trasformarla nei sette Inferi. Ma Gendry non credeva negli dèi, e non era il fuoco nella fornace a far scorrere stille di sudore sulla sua pelle - non ancora -, ma il ricordo ancora vivido dell'amplesso, e il calore del letto e delle morbide, lattee cosce della lupa. 
Fra dove lavorava e il piccolo cantuccio dove dormiva c'era poco a dividerli, e di tanto in tanto cadeva nella sua distrazione preferita, girandosi a osservarla, un mucchietto di coperte immobile da cui s'intravedeva un ciuffo di capelli castani, le cicatrici sul viso e quelle sulle braccia, l'espressione accigliata. 
Gli aveva raccontato, Arya, che da bambina, nelle notti più fredde, dormiva facendo spuntare solo il naso da sotto le coperte, e Gendry prima di alzarsi non aveva potuto fare a meno di avvolgerla di nuovo a quella maniera, chiedendosi quando fosse stata l'ultima volta che qualcuno lo avesse fatto per lei, a casa sua. 
Ancor prima di cominciare il lavoro aveva già perso il conto di tutte le volte che aveva posato le sue iridi azzurre su di lei, seguendo i suoi movimenti pigri ogni qual volta che si rivoltava nel letto. A ogni sguardo sembrava diventare più bella, e Gendry non si preoccupò di trattenere il moto d'orgoglio e il sorriso che ne seguì nel sapere quanta forza si nascondesse in quella ragazza così esile, quanto potesse essere testarda e fiera e coraggiosa fino alla sconsideratezza. Un sorriso triste, nel sapere quanto dolore, quanta nostalgia e, inaspettato, amore nascondesse dove nessuno poteva vederlo. 
Quando finalmente afferrò il martello e fece per voltarsi ancora, la trovò stesa su un fianco, la mano sotto il capo e lo sguardo fisso su di lui. Non si sorprese, sapendo di non poter sfuggire alle sue orecchie, che probabilmente era sveglia dal primo istante in cui aveva cominciato a muoversi accanto a lei. Gli occhi di Arya erano grandi, colorati come nubi in tempesta. Occhi da bambina, da lupo, da soldato, che lo guardavano con quella che sembrava una nota di dolcezza. Erano lucidi, e lungo la schiena di Gendry si fece strada un brivido. Avrebbe potuto abituarsi al freddo del Nord, se avesse significato esser riscaldato dal ghiaccio grigio dei suoi occhi.
Si mise infine a battere il metallo, e per chissà quanto tempo continuarono quel gioco quasi infantile. Il viso di Arya rimase all'apparenza impassibile, il corpo immobile e solo le pupille che si muovevano con lui, osservando scrupolosamente Gendry e la sua arte, il metallo arroventato brillare di rosso nel mezzo della stanza. 
Quel giorno il mondo sembrava essersi ridestato senza alcuna fretta, con loro due gli unici svegli in tutta Westeros, ma nulla che esistesse oltre la porta della fucina. Non era da lei restare a letto quando lui era già in piedi, ma più la spada prendeva forma, più Arya sbatteva le palpebre, nonostante cercasse in tutti modi di nasconderlo, di restare sveglia.
Fu solo alla fine di quella che era diventata quasi una battaglia che Gendry la vide chiudere gli occhi, cullata dall'insolita nenia dei colpi del suo martello. Nel girarsi verso di lui s'era scoperta abbastanza da mostrare il petto minuto che lento si sollevava e abbassava e il primo anello che le aveva regalato, troppo grande per lei, insinuarsi dolcemente sulla curva dei seni, appena accennata dal laccetto di cuoio a cui l'aveva legato pur di indossarlo a tutti i costi, rifiutando ogni suo tentativo di chiamarlo errore, troppo ostinata per ammettere il perché.
Il viso di Arya non perse la sua espressione guardinga, ma le sopracciglia si rilassarono, e gli angoli della sua bocca, ancora rossa e gonfia dai baci della notte passata, sembrarono quasi sollevarsi. Si addormentò di nuovo, sapendo di poterselo permettere, sapendo di non dover più versare altro sangue per avere tutto questo.
Note dell'autrice
Ho scritto questa piccola cosina un mese fa e, dopo aver letto i prompt della week su tumblr ho notato che, convenientemente, avrei potuto postarla per il DayOne! ^^ Non sono sicura dei risultati - ho una paura matta di essere andata OOC!-, e sarei felice di sentire qualche opinione - anche se, ovviamente, i miei ringraziamenti vanno già a chi ha anche solo letto <3
Stay alive, kiddos.

Nana


   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: NanaLuna