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Autore: queenjane    25/07/2018    2 recensioni
Uno spin off, l'amata sorella di Andres Fuentes, Marianna Sofia .. Amica, sorella, amante appassionata "Quando Andres la vide, la sollevò diretto per aria “Sorellina..” il sorriso andava da un orecchio ad un altro, non aveva falsi pudori o eccessi di discrezione, il loro affetto era reciproco, allegro e giocoso.
“Mettimi giù, screanzato , chissà cosa pensa la tua promessa..” Un pugno scherzoso, solenni e teneri, una meraviglia. Aveva glissato di richiedere sulle circostanze effettive del nostro fidanzamento, mi confidò poi che si era rassegnata all’idea che suo fratello rimanesse sempre solo, io ero il miracolo (in senso lato).
Fuentes padre definì miracoloso che non fosse stramazzata per la stanchezza del viaggio, le sue iridi scure si aprirono in barbaglio di gioia quando la scorse, netta, precisa e rompiscatole, giusto che erano in pubblico lo trattenne dallo stringerla.."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“Ahumada, in punto di cronaca, come già detto in altre occasioni,è un castello sui Pirenei, sul versante spagnolo, circondato da boschi e foreste, la casa dei miei avi, che siamo stati marchesi, poi diventati principi, i Fuentes dai mille talenti. Nel fitto del bosco, si dava per certo che vi fossero dei lupi. Avevo tredici anni e stavo fuori con ogni tempo, alla peggio dormivo in un capanno di caccia e scavavo buche,mi davo da fare una trappola che poi ricoprivo d’erba e terra, e facevo passeggiate e giri di ricognizione, con il mio fratello più grande Jaime. Ci divertivamo anche a pescare ad un torrente, facevamo trappole per conigli .. I due vagabondi, ci appellavano al castello, mio padre da un lato ne rideva, dall’altro non sapeva che farsene di due teste matte come noi due. Comunque, doveva venire un ospite e io e Jaime eravamo latitanti nel bosco..” raccontava Andres, era il 1915, tornava alla sua rutilante adolescenza, nel 1896 aveva 13 anni. L’ospite era Aleksander Rostov-Raulov, un discendente dei Fuentes, un illegittimo che si era reinventato una vita e una carriera alla corte della zarina Caterina II di Russia (1), le parentele contavano e tornavano, negli anni e nei secoli.
 “Racconta Andres” la voce sottile di lei.
“Rostov Raulov era venuto in Spagna per un libro di memorie, sul vostro capostipite., Felipe, mio padre Xavier dei Fuentes lo accolse e lo invitò a fare un giro. Il principe cadde nel fosso.. Passeggiava e finì come un allocco nella mia trappola. Poi gli sono rimasto simpatico..Lasciamo perdere”
Quella tra Sofia R. e Xavier Fuentes era stata una infinita passione, lei viveva a Piter, il grazioso nomignolo con cui i suoi abitanti chiamavano la capitale russa, San Pietroburgo, altrimenti detta la “Venezia del Nord”, per le sue luci e i suoi canali.
Un gioco di sguardi, nel 1878 lui era in viaggio di istruzione, il cosiddetto “Grand Tour” in Russia, nello specifico, si era trovato appunto a San Pietroburgo e la aveva trovata.
18 anni entrambi, un breve fidanzamento, quindi il matrimonio.
Enrique era nato nel 1879, Jaime l’anno dopo, Marianna nel 1881, Andres nel 1883.
I primi quattro figli erano sopravvissuti tranne che negli anni successivi Sofia aveva abortito almeno tre volte, a stare stretti, la passione tra lei e Xavier non conosceva di uguale.
Te quiero.
Mi amor.
L’uno per l’altro e lei poi era morta, lasciandolo solo, la prima di innumerevoli perdite per Andres.
Quando conobbe Rostov-Raulov, R-R per gli amici era stato in Africa.
Comunque quando R-R, dopo l’episodio della buca,  pescò Andres che aveva finito di cucinare porc en croùte da cui colava burro alla mostarda, accompagnato da fagioli e patate, oltre che una tarte au citron, allibì letteralmente
“Sai cucinare?” gli fosse spuntata una altra testa sarebbe rimasta meno allibito.
La sua risata faceva vibrare le pareti “Ebbene sì” affermò Andres. “Colpa della Leonessa di Ahumada”

“La leonessa di Ahumada?? Chi è”
“Mora, occhi verdi..”
“Tua sorella? Marianna”  con stupore “Racconta” quei fatti Andres li avrebbe narrati molte volte, tranne che la faccia allibita di R-R era un puro spettacolo.
“Racconta. Immediatamente”
“Allora.. nel 1896, in questo corrente anno,  mio padre portò me e i miei fratelli in Africa, a caccia. “ masticava il sigaro spento, per la foga di ascoltare ”. .Chiaramente la ragazza sapeva sparare.. Gazzelle, impala, e così via, ma la preda più ambita era il leone, ovvero il re della foresta. Con Jaime e Enrique stabilimmo che il primo che avesse abbattuto un leone, avrebbe imposto una penitenza agli altri.. eravamo dopo cena, bevendoci una birra, lei leggeva qualcosa poco distante, e tanto ascoltava, fidati, due orecchie tese come castelli per sentire quello che inventavamo. Intervenne, piccata, giustamente, che non era stata presa in considerazione e per evitare spargimenti di sangue, che lei ci avrebbe trucidati ben prima ..stabilimmo che avrebbe partecipato, anche se ritenevamo che fosse una cosa da maschi. Che non ci avevano capito nulla, infatti fu la ragazza a acchiappare il solo leone della spedizione e ci servì una lezione memorabile” si asciugò le  mani in un canovaccio “Cioè.. ??Vi fece prendere lezioni di cucina?E vostro padre non osservò nulla??”
“ Disse che avevamo dato la parola e quindi dovevamo imparare, che Marianna ci aveva ben gabbati. Che imparassimo una cosa da donna, ecco l’ironia della leonessa”
“Andres, tu farai miracoli”
Era un ragazzo coraggioso, egoista, impetuoso, sarebbe stato un uomo meraviglioso, un ingombrante armadio, come lo definiva poi la sua seconda moglie, Catherine Raulov, nipote di R-R.
E lo avrebbe amato per tutta la vita. 
  1. Rinvio a “Felipe”.
 
II
Nel 1916, a 35 anni Marianna Cepeuda, nata principessa Fuentes,alias leonessa di Ahumada,  era quel che suole definirsi un personaggio.  Mi ero vista recapitare  da lei in persona la scatola di  gioie che conteneva i gioielli che una principessa Fuentes portava, per tradizione, alle sue nozze,insieme a un caldo sorriso. “E’ una gioia, rivedervi. Appena l’ho saputo, mi sono precipitata con il treno diplomatico e .. “
“E’ una gioia, appunto. Reciproca.” Alta, sottile e armoniosa, vantava i favolosi occhi verdi di Andres, come la principessa Sofia loro madre, lunghe ciglia scure e capelli di un profondo color nero. Aveva avuto cinque figli e solo il seno formoso, i fianchi appesantiti la differenziava dalla ragazza che era stata, sposa in un luminoso giorno nel 1905, suo marito, il giovane che aveva sposato per amore, riusciva a cingerle ancora la vita con le sue grandi mani, il loro primogenito era nato dopo otto mesi e dieci giorni, pesava circa 5 chili, un suntuoso prematuro. Ancora amava lavarsi i capelli con l’acqua di rose, le acconciature semplici e raffinate.
Personaggio positivo, intendiamoci, aveva un carattere allegro,  sapeva mettere tutti a proprio agio, senza essere superficiale, era acuta e ironica come pochi, nel giro di pochi minuti scoppiammo a ridere come se non fossero trascorsi che dieci minuti, invece che  anni dall’ultimo incontro.
Quando Andres la vide, la sollevò diretto per aria “Sorellina..” il sorriso andava da un orecchio ad un altro, non aveva falsi pudori o eccessi di discrezione, il loro affetto era reciproco, allegro e giocoso.
“Mettimi giù, screanzato , chissà cosa pensa la tua promessa..” Un pugno scherzoso, solenni e teneri, una meraviglia. Aveva glissato di richiedere sulle circostanze effettive del nostro fidanzamento, mi confidò poi che si era rassegnata all’idea che suo fratello rimanesse sempre solo, io ero il miracolo (in senso lato).
Fuentes padre definì miracoloso che non fosse stramazzata per la stanchezza del viaggio, le sue iridi scure si aprirono in barbaglio di gioia quando la scorse, netta, precisa e rompiscatole, giusto che erano in pubblico lo trattenne dallo stringerla.
Pubblico per dire, eravamo a cena io, mia madre, Sasha, Andres e il principe padre, oltre che gli altri fratelli Fuentes, il marito di Marianna sarebbe giunto dopo pochi giorni. Chiacchierammo gai, lo champagne scorreva, le candele creavano ricami di luce e ombra sulle porcellane di Limoges, i fiori e la tovaglia finemente drappeggiata e le nostre risate, le pieghe dei vestiti e le mani raccolte.
Eravamo felici.
Sasha resistette al sonno, eroico, era con i grandi, era trattato come tale e si riteneva cresciuto.



“Chiedo scusa se sono intervenuta.” Marianna si inchinò dopo avere appreso  l’identità delle infermiere in corsia da svariati sussurri. Figlia di una russa, parlava bene il russo, appunto, il francese, l’inglese e lo spagnolo,
“Maestà imperiale..” declinò le sue generalità alla cosiddetta sorella della Croce Rossa, l’imperatrice, mentre i raggi solari piovevano sulla sua snella figura, le gonne incrostate di sangue fresco, che, mentre visitava l’ospedale degli ufficiali si era verificata una emergenza, imprevista e lei era schizzata ad assistere, in fondo era sempre una principessa Fuentes, che soccorreva tutti, infermiera diplomata e via così.
“Principessa”
“Marianna de Cepueda, marchesa, nata principessa Fuentes,i miei omaggi, altezze Imperiali, scusatemi ..”
Una pausa, un sorriso, il lampo candido dei denti “Il principe mio padre mi mostrava le corsie e .. avrei certo richiesto udienza formale, nessuno intendeva mancare di rispetto a sua Maestà Imperiale la zarina e alle sue serenissime figlie, reco i saluti della regina di Spagna.. “
Formale e tanto era, una principessa, nei fatti e nelle parole, impositiva e leggiadra, più di Alix nella sua uniforme da infermiera e 22 anni da imperatrice. Era un atto di generosità od egoismo che facesse quel lavoro in corsia, si chiese la spagnola, un modo per aiutare gli altri, uno scarico di coscienza od un modo per evitare di apparire in pubblico? Come zarina, ogni sua visita avrebbe avuto un profondo impatto, tranne che, sostenendo di svolgere il suo lavoro in ospedale, come ogni donna addestrata avrebbe saputo fare, evitava l’incombenza di una pubblica apparizione.. E tanto, se un ferito mostrava di gradire le sue cure, altri nove la denigravano e schernivano, la guerra andava male per colpa dei tedeschi infidi e il più lampante esempio era la teutonica moglie dello Zar…
Aveva le iridi verdi come Andres Fuentes, annotò Olga, e la sua stessa irruenza, temperata dall’essere donna, dagli anni e le maternità, smagliante e serena in mezzo ai disastri aveva fatto il punto della situazione. Una donna affascinante.
“Tata, ehi..”  Le tirò un colpetto sul fianco, sua sorella era ammutolita-
E non era una descrizione in una lettera, Catherine aveva indovinato descriverla, quella figura di carta si animava, vibrava e rideva, gli sguardi intensi di chi molto aveva visto e guardato e poco parlava.
“Benvenuta, Madame”
“Scusate, Altezza Imperiale, non volevo interrompermi”
“Tatiana Nicolaevna, in privato niente Altezza o titoli”
“Non intendevo disturbare o mancare di rispetto..”Marianna scrutò quella ragazza  quieta e riservata, le palpebre allungate da orientale sulle iridi di zaffiro nascondevano un intero mondo. “Nessuna colpa, Donna Marianna, si dice così da voi?”
“Si.. Altezza Imperiale”
“Tatiana Nicoleevna.. Ripeto, siamo in privato, ero io che guardavo dalla finestra, nulla facente, voi avete portato le bende in lavanderia..”
“Compito forse non adatto a una ragazza che era nata come principessa..?”
“NO..Non vi volevo irridere”
Silenzio. “Non lo credevo, Infanta. Significa figlia del re, grado più alto di principessa, in spagnolo, anche se voi siete una granduchessa, di rango ben superiore..”
“Basta”
“Va bene..Non vi scomodate..” Le sfiorò un polso mentre buttavano le bende lerce, Marianna percepì la stretta, ricambiò, lieve, sul palmo.
“Va bene così..”Povera ragazza, annotò tra sé, la marchesa, si cura degli altri e non di sé, povera in senso lato, rispetto alle prospettive materiali, che sono immense, ma Catherine e sua sorella Olga sono legate oltre misura, senza fallo o ostacolo, basta fissarle, le due più piccole fanno comunità tra loro, sua madre persa dietro ai demoni, un solo figlio maschio malato, come i figli della mia regina, che Dio le rechi pace..
“Donna Marianna..”
“Infanta..” Tatiana rise.
 
“Ciao Raul”Marianna sfiorò le labbra di suo marito con un bacio, erano sposati da un decennio abbondante, ancora si volevano bene, si desideravano, un miracolo, una chimica, dopo cinque figli ancora lui la voleva, anche se le gravidanze le avevano segnato la vita e ingrossato i fianchi, sposati per amore, lui vedeva ancora la snella, intrepida e ribelle principessa che aveva due anni più di lui.
Era solo suo, corpo e anima, una grande passione, come quella che aveva spinto il cognato Jaime a diventare sacerdote dopo una giovinezza di bagordi.
Buena suerte, buona fortuna, come Catherine era capitata a Andres, il vero principe  Fuentes.



“Andres che spettacolo.. Senza champerons, preparativi, isterie su cibi, vestiti e ordini..”
“Io, te, il mare e  i cavalli..”Una piccola insenatura, un momento per ritrovarci in quiete. Relativa, che avevamo fatto l’amore sotto il cielo estivo, la sabbia sotto la mia schiena nuda era ruvida e graffiava come la sua barba.
“Per due della Ocharana è una barzelletta. Evadere.”Celiò, poi tornò serio ”I riferimenti a te e Cassiopeia sono spariti, bruciati, nessuno può risalire, io sono solo una F. generica”  Aspirai l’aroma degli aghi di pino, quello della sua pelle.
“Era praticamente un mese..”
“Già, ci siamo abituati bene.. Senza fallo.” Fece una pausa “Quando ho sposato Isabel ero vergine, pensavo che fosse come quando si accoppiano due animali, invece..  Amore, tenerezza, passione. I bordelli e le avventure sono venuti dopo” Era giovane, in salute, ardente, senza obblighi, era di tutte per non essere di nessuna. Nelle nostre notti più sfrenate giungevamo fino a tre, quattro amplessi, aveva l’esperienza e non più l’energia della gioventù, doveva essere stato un giovane, irruente leone. E mi era andata bene, mi ricordavo bene la sua confidenza, che in quei lunghi anni si era innamorato, di nuovo, e lei non era libera, sennò se la sarebbe presa, eccome. E mi vietavo di indagare, in fondo eravamo NOI due, e anche io avevo un bel passato ingombrante.
“Per appagare almeno la brama fisica. Capisco”
“E non è solo lussuria, mi piace parlare con te, addormentarmi e svegliarci insieme, mi sento .. in pace.”
“ E non solo, Andres” Gli scivolai sopra, sinuosa, per scacciare la malinconia.
Lavorammo di buona lena per togliere la tristezza.
Credo che lo concepimmo allora, il principe della speranza.
Quello sarebbe rimasto l’ultimo, privato interludio a due prima delle nozze, era il 29 agosto 1916.
Comunque, ci vedevamo quando veniva a disquisire circa gli arredi, per la misura della fede, incombente cui provvedeva R-R con sommo diletto, a qualche cena, via così.
Ed, il sorriso che mi rivolse Alessio, ai primi di settembre brillava come gli astri dell’emisfero boreale, eravamo a posto.
Come se si fosse calmato e rassicurato. E certo, mai dubitare di lui, era bravo, se era in vena, a piegare le circostanze a suo piacimento.
“Si fanno le prove, princesa?” Principessa in spagnolo, mi girai sul fianco e me lo trovai addosso, sullo sfondo Tanik e Marie. “Ciao a tutti, che piacere”Mi inchinai, deferenza accolta da uno sbuffo risentito, in privato non gradivano “Vediamo, vi sposate nella cappella dell’ambasciata iberica?” “Si .. “ “Siamo qui con i cosacchi di scorta..” Rapida. Tatiana era entrata in modalità attiva “Vediamo di inventare qualcosa con ‘sta tradizione spagnola.. “ “Anastasia dove è?” “A far ammattire Andrej Fuentes..” “Il generale Andres Fuentes, è nato in Spagna, chiamalo come si deve” la corresse Alessio “Sui vermi da usare a pesca..” “Zitto, tu, gioca con la principessa, ci hai fatto una testa come non mai” “ Eh certo.. “ lui “ Catherine, dimmi i fiori.. e gli accessori”  alla fine soprassedetti, che mi strattonava per il polso, voleva la mia attenzione, ci mettemmo a giocare a nascondino, udite udite, che volevo scampare all’ennesima prova di vestiario. “Sst, non ridere monello.. che ci  trovano” “Sei buffissima” “Taci, che ci sentono” “Va bene..”Mi si accostò alla spalla, si divertiva come e più di me. Grazie Tanik, pensai, sei migliore di me, io chissà che avrei inventato..
“..” “Grazie..” “Figurati se me lo perdevo”, commossa.. e non la toccai, non era da lei. Pure quando mi vide, con il vestito scuro, i gioielli e la mantilla si commosse, ancora, salvo valutare come ottimizzare gli effetti.
Ero snella, radiosa, mi sentivo un incanto.
“Come un quadro, una miniatura” “Tutte le spose sono splendide il giorno delle loro nozze, mica durante le prove” Io, sardonica secondo il mio stile.
“Tu in particolare, va bene?” Tata confabulò con Marianna per un pezzo. Quelle due andavano proprio d’accordo, Marie andò a verificare che il mio fidanzato fosse sopravissuto allo sfoggio di sapienza di Anastasia, senza stramazzare, a volte riusciva a far cadere fisicamente le braccia dal tronco, da quanto sfiniva.  Aveva  cinque anni quando aveva principiato ad allevare lombrichi, o vermi, o che ne so, e aveva continuato, acquisendo un ampio  bagaglio cognitivo in materia, che esibiva volentieri, avesse applicato la stessa diligenza all’aritmetica e alla traslitterazione del francese, i suoi studi ne avrebbero tratto maggior giovamento. E quella mania perdurava, nonostante i tentativi di sventarla. Appreso che Alessio amava la pesca, aveva impiantato l’ennesimo allevamento nelle soffitte del Palazzo di Alessandro, con somma irritazione dei genitori e altrui divertimento.
“Grazie, di nuovo” “Grazie a te di avere badato a..” “Al mio monello preferito, eh,  io mi sposo e devo stare con te..” ridendo e mi saltò addosso, lo zarevic, e chi altri? “SEI MIA” “SEMPRE, peccato che sia troppo vecchia per te” Leggera, casuale. “Magari la principessa Ileana di Romania no..Cinque anni meno di te, molto graziosa, ti piace, Sunshine..”Un partito adeguato, come ai suoi tempi Carol per Olga, che aveva declinato la cortese manovra di accerchiamento. Non vi fosse stata la guerra, lei e Tata sarebbero state sposate da un pezzo, Marie fidanzata di sicuro. Lo zarevic arrossì, gli era simpatica, celere cambiò argomento, annotando che era l’ora del tè e, mirabile dictu,  aveva fame.
Per dire, che si fece imboccare, il mio diletto imperatore dei viziati “Cat” “Alexei.. ti adoro” “Lo so” “ E volontariamente non ti lascerò mai più, senza un saluto” un piccolo sussurro. “Domani tornate..” “Certo.. “ sorrisi, senza sperdermi in frantumi. “Sennò .. “una perduta eco, a prescindere dai toni di occhi e capelli, l’adorazione è reciproca, ricambiata.
 
 
L’ultima figlia di Marianna nacque l’anno dopo, nel 1917, la chiamò Tatiana, in onore della sua perduta amica Tatiana Nicolaevna Romanova,  
 
   
 
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