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Autore: _aivy_demi_    07/08/2018    27 recensioni
Un mondo vago, un momento indefinito: Thor, re di Asgard, e suo fratello Loki, ancora all'oscuro del proprio passato. Un padre scomparso che si è portato il segreto riguardante il figlio nella tomba.
Sentimenti di invidia e mancata rassegnazione, un orgoglio ferito e una verità scomoda che cerca di venire a galla.
Il dio del tuono che cerca di comprendere il dio dell'inganno, tentando di avvicinarlo a sé, senza successo.
Turbe familiari, sensazioni proibite e voglia di andarsene senza voltarsi. Chi avrà la meglio? Il cuore genuino di Thor o le spire malefiche della mente di Loki?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Sif, Thor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO



L'elegante figura longilinea di Loki si stava muovendo rapida tra gli innumerevoli corridoi aurei del palazzo. Le sottili labbra strette in una smorfia di disappunto, marcavano la solita espressione mista a strafottenza e superiorità arrogante.

-Maledizione!

Il dio non si premurò di nascondere la propria voce, neppure in presenza delle guardie che di tanto in tanto incontrava durante il tragitto.

-Possibile non possa avere un attimo di pace?

I passi si fecero più veloci, fino a raggiungere la stanza del trono; Loki sospirò, sorridendo sarcastico.

"Non cambi mai."

Due guerrieri armati di tutto punto, ricoperti da lamine metalliche di meravigliosa fattura, spalancarono le porte, richiudendole al suo passaggio.

-Sei arrivato dunque, fratello.

L'austera figura di Thor, figlio di Odino e re di Asgard, svettava dall'alto del seggio dorato.

-Mi inchino alla vostra presenza, o mio signore.- L'ultima parola, enfatizzata e quasi sputata da quelle stesse labbra, si accompagnò ad un inchino fin troppo profondo: ogni sua singola azione palesava la più genuina ironia.

-Loki, smettila di comportarti in questo modo.

-Per quale motivo, mio re? Perché mi ritrovo al cospetto di sua maestà?

Thor si alzò con furia, raggiungendolo.

-No, perché sono tuo fratello. Ricordalo. È grazie a me se ti trovi ancora qui, ad Asgard. Fosse stato per nostro padre...

Il moro resse il suo sguardo, nonostante la vicinanza eccessiva ed il sospiro affannato dato dall'eccessivo impeto. I suoi occhi si ridussero a mere fessure, sorridendo in modo sghembo.

-Continua, sire. Dillo. Fammi partecipe della tua immensa grazia. Ammetti che senza il tuo intervento io ora sarei bandito, segregato chissà dove, a marcire fino alla morte.

Il dio del tuono ringhiò, avvicinando il volto a quello di Loki. L'ansimo di disapprovazione si mescolò al respiro velenoso di chi non voleva accettare nulla, se non la libertà di andarsene a suo piacimento, e non secondo le leggi del re di Asgard.

-Figlio di Odino, quale malevolo destino essere legato alla tua infinita bontà.

-Attento, Loki. Non abusare della mia pazienza.

La battaglia di sguardi terminò nel momento in cui il moro scostò il proprio. Quegli occhi chiari lo avevano già incatenato in passato, privandolo della capacità di parola, distogliendolo dal sinistro pensiero di abbandonarlo, deriderlo, sbeffeggiarlo. Qualcosa lo stava bloccando, qualcosa a cui non sapeva dare un nome o un significato. Per lui Asgard rappresentava semplicemente un'enorme prigione dorata, da cui sarebbe stato inutile evadere; avrebbe soltanto ritrovato di nuovo quel viso, dinanzi a lui, a fermarlo ancora ed ancora.

-Bene, fratello. Per quale motivo desideri parlarmi?

Loki fu costretto a spostarsi, complice l'improvvisa repulsione per il dio che gli stava dinanzi. Si voltò, camminando lentamente, con le mani strette dietro la schiena.

-Come ti senti?

La risata si alzò acida nell'aria, perdendosi in un eco tra le innumerevoli colonne lucide.

-Sono stato convocato qui soltanto per rispondere ad una domanda tanto sciocca?

Le dita del fratello si strinsero sulle sue spalle, fino a provocare un fastidioso bruciore al tocco autoritario e affrettato.

-Da quanto tempo detesti stare qui? Da quanto non sorridi, non vivi, non desideri andare avanti?

Loki si ammutolì davanti a tanta spavalderia: questioni che non sarebbero mai dovute essere pronunciate, ora rimbalzavano da una parte all'altra della sua testa, in cerca di risposta.

-Fratello, i tuoi occhi spenti dicono più di quello che nascondi.

L'ira salì imperante, fino a far tremare le mani strette a pugno. Gli occhi si chiusero, la lingua schioccò sonoramente. Il sospiro che seguì fu più che eloquente.

-Sua maestà, conceda di ritirarmi nelle mie prigioni.

-Le tue stanze. Questa è anche la tua dimora.

La presa di Thor diminuì d'intensità, ma le mani non si mossero. Il contatto durò ancora poco più di un istante, sufficiente a turbare impercettibilmente l'equilibrio di stabile crudeltà di Loki.

-Non crucciarti del fatto che, in tutto il regno, io sia l'unico che tu non possa stringere nel palmo della mano. Non tutto ti è dovuto mio re, non tutti i sudditi venerano il proprio sovrano alla stessa maniera. Io non ti devo nulla, sono qui soltanto per tuo volere. Sono qui solo perché non posso ancora andarmene.

L'esile dio già stava varcando l'entrata del salone, mentre una mera illusione della sua immagine stava ancora sorridendo ironicamente di fronte al dio del tuono.

-Ricordati, Thor: non tutto ciò che ti circonda può essere controllato. Con questo, mi congedo. Ti ringrazio per l'amichevole chiacchierata, ma sono proprio impegnato.- Il tono palesemente cinico strideva con l'espressione rilassata dipinta sul suo volto. Il fragore delle porte sbatture con violenza inaudita si diffuse alle orecchie del dio, per poi disperdersi verso l'alto soffitto miniato finemente.

La rassegnazione del regnante si palesò con un roco sussurro.

-Proprio non capisci, eh, Loki?



"Crede di conoscere la mia vita. Crede di penetrarmi nella mente, sondarla e scandagliarne ogni singolo anfratto, così da poter giocare al salvatore. Puoi aver protetto Asgard, aver reso fiero nostro padre, puoi aver salvato la vita dei tuoi sudditi; ma non ti permetterò di fare altrettanto con me."

Abbandonato il palazzo, Loki giaceva stanco in uno degli angoli più lontani, al limitare di una delle piccole oasi verdi perdute tra i confini della casa reale. Tra le sue dita stava stringendo un delicato blocco di ghiaccio, lucido e trasparente come diamante. Lo girava e rigirava, ammirandone ogni singola sfaccettatura, all'ombra di fitti rami spogli per metà; poco a poco, la superficie veniva intagliata da strumenti invisibili, modificandone la forma. Una sfera perfetta di piccole dimensioni roteò, alzandosi e rilucendo, brillando dei colori dell'iride.

-Luce.

La sfera implose in milioni di frammenti, di cui nessuno avrebbe toccato terra.

-Troppa. Mi da la nausea.

Asgard: patria di dei, ricca e sfavillante.

Asgard: terra di eroi, vincitori combattenti dalle mitiche gesta.

Asgard: dorata carcere, da cui non avrebbe potuto evadere, se non con la morte. Gabbia dai cancelli aperti, dai sorrisi finti, dalle parole di circostanza. Tutta la sua vita era stata una suadente pantomima, a partire dai suoi genitori. Thor, Thor, sempre lui. Per sua madre, per suo padre... Per il popolo, per i nemici, per chiunque. Thor, ovunque, luce brillante. E lui? L'ombra più scura nel buio, la serpe tra i rovi, lo stridore disarmonico in una sinfonia all'apparenza perfetta. Si è sempre sentito fuori posto, un gradino più sotto rispetto a lui.

-Perché, padre?- il suo sguardo vagava senza meta tra i rami sopra la sua testa, accarezzato da una luce sempre minore; il sole ormai al tramonto stava lasciando spazio ad una notte serena, limpida. Una sera come tante, sempre uguale. -Perché non hai mai riconosciuto il mio valore? Sono assolutamente alla sua altezza. D'altronde, ormai è troppo tardi.

Nonostante l'avanzare insesorabile del buio, la presenza costante di riflessi che rimbalzavano tra una superficie aurea e l'altra, stavano ferendo una volta di più non solo gli occhi di Loki, ma anche l'animo. Possibile non riuscire a scappare in alcun modo da quel bagliore costante? I suoi passi lenti e misurati non lasciavano traccia, né suono alcuno: secoli di allenamenti avevano affinato una certa abilità nel risultare invisibile al mondo esterno, all'occhio ed all'udito. Non fu difficile raggiungere la propria stanza senza incontrare alcuno.

La maestosità della camera che aveva scelto personalmente non reggeva il confronto con il resto delle sale del palazzo: questo rendeva il disagio di Loki meno opprimente. Non propriamente spartana, molto pratica; esattamente ciò di cui aveva bisogno. Eleganti drappeggi cadevano dall'alto soffitto, coprendo le apertune così da mascherare parte di quegli eterni luccichii color del sole. Un tavolo sopraffino e capiente, intarsiato da foglie e volute, conteneva parte del sapere del dio, racchiuso in manoscritti e volumi maniacalmente riposti con ordine. Poco altro, se non un armadio a muro, della stessa fattura del resto della mobilia, ed una cassapanca per gli oggetti personali. Il letto invece era l'unico complemento d'arredo su cui il dio s'era sbilanciato: grandi sete lo ricoprivano fino al pavimento, scoprendo una serie di morbidi guanciali dello stesso raffinato tessuto. Delicate stoffe scivolavano ai lati dalla struttura del baldacchino, posandosi delicatamente a terra e nascondendolo in parte.

Loki batté il pugno sul tavolo, dopo aver appuntato un paio di note su un libro aperto, su cui giaceva una fotografia sbiadita dal tempo.

Rise.

Rise amaramente sfiorando col dito quell'immagine sgualcita.

"Non sei cambiato di una virgola, nonostante tutto questo tempo. Adesso come allora, non posso fare a meno di odiarti."

Da parecchio ormai non riceveva più visite. L'unico posto in cui il dio si sentiva al sicuro da sguardi indiscreti ed incontri indesiderati era proprio la sua stanza. Lì sarebbe stato tranquillo, lontano dalle pressanti richieste del fratello. Oramai l'unico posto dove si incontravano era la sala del trono, alla stregua di meri appuntamenti ufficiali con degli sconosciuti. Meglio così, si disse pensando a quelle abitudini.

Non era mai riuscito a comprendere cosa ci fosse alla base del desiderio compulsivo di Thor nel tentare di aiutare il prossimo, ad ogni costo. Loki non si sentiva il prossimo, non aveva mai avvertito il bisogno di farsi aiutare. Sapeva arrangiarsi, complici i secoli di esistenza alle spalle. Allora perché il dio del tuono non aveva ancora ceduto nei suoi confronti?

-Cosa ti muove, fratello? Perché non sei in grado di lasciarmi in pace?





Salve a tutti, eccomi qui con uno dei molteplici progetti

che prendono vita sempre più spesso.

Benedetta BlueRoar, sei sempre una fonte inesauribile di spunti!

A te e alle altre amanti della Thorki, dedico

questa mini long.

Un poco acida, decisamente amara, erotica al punto giusto.

Non c'è lieto fine in situazioni simili, né un percorso facile.
Mi auguro sia di vostro gradimento! :3
Con affetto

-Stefy-





   
 
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