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Autore: peregrina tuc    10/08/2018    0 recensioni
Sappiamo ben poco del dialogo che Loki e sua madre Frigga hanno avuto nelle prigioni durante Thor: The Dark World, e sappiamo ancora meno su cosa accadde quando Odino trovò un piccolo Gigante di Ghiaccio lasciato a morire alla fine della battaglia a Jotunheim.
Ecco, mi sono presa la libertà di aggiungere alcune parti alla storia, che tutti conosciamo, di Loki.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa ci fai qui?”
Le celle affianco alla sua erano piene di prigionieri che non facevano altro che parlare, urlare, cercare di evadere e disturbare la sua serena permanenza in una di esse. Sapeva bene che dentro a quella prigione, seppur arredata e quasi accogliente, ci avrebbe dovuto passare la vita, Odino non lo avrebbe mai più perdonato e lasciato andare. E così cercava in qualunque modo di passarsi il tempo.
Di certo, sarebbe stato molto meglio senza tutto quel chiasso, avrebbe potuto concentrarsi meglio nella lettura dei libri che sua madre gli aveva fatto recapitare di nascosto. Eppure nonostante il sottofondo rumoroso e nonostante il suo sguardo abbassato e concentrato nella lettura, percepì l’arrivo di qualcuno nella cella.
E non qualcuno qualunque… Sua madre, era l’unica che aveva ancora voglia di vederlo.
“Odino non vuole tu stia qui…” continuò, questa volta chiudendo il libro, senza però avere il coraggio di guardarla negli occhi.
Frigga, sua madre adottiva ma alla quale non aveva mai smesso di volere bene, nemmeno dopo aver scoperto la verità sul suo passato. Aveva passato l’ intera vita al suo fianco. E mentre Odino era impegnato a far diventare suo fratello Thor il futuro re di Asgard, lui passava le giornate a leggere libri di magia con sua madre, ad imparare nuovi trucchi e a fare lunghe passeggiate fianco a fianco.
Renderla orgogliosa di lui, questo aveva sempre cercato di fare… ma a quanto pare non c’era riuscito.
“Odino non lo verrà mai a sapere”.
Loki si lasciò scappare un sorriso.
Assurdo che una madre dovesse fare tutto di nascosto, usare la propria magia per vedere suo figlio perché il Padre degli Dei aveva proibito a tutti di fargli visita.
“E Thor? Lui lo sa?”
Era sempre stato geloso di Thor, ma almeno di una cosa poteva andare fiero… Frigga aveva dato la sua magia a lui, non al fratello. Frigga non ha mai preferito Thor a lui, e Loki non si era mai sentito inferiore quando erano con la loro madre.
“A Thor non importa se vengo a trovarti” Frigga si era avvicinata al letto di Loki e si fece un poco di spazio giusto per sedersi. “E’ ferito per quello che hai fatto ma non mi priverebbe mai di ciò… Sei pur sempre mio figlio Loki, e una madre ha il diritto di vedere i propri figli”.
Solo in quell’istante i due si guardarono finalmente negli occhi. Così diversi ma così uguali… Lei un’asgardiana, lui un Gigante di Ghiaccio, eppure negli occhi di lei lui riusciva a rivedersi. Come era possibile ciò? Forse perchè l’amore, l’amore di una madre per un figlio, supera anche la mancanza di legami di sangue... 
Ma Loki era ferito. Ed era arrabbiato anche con sua madre, nonostante non gli avesse mai fatto mancare niente.
“E secondo te, madre, non è diritto di un figlio sapere la verità?” “Te l’avremmo detta prima o poi, quando sarebbe stato il momento adatto”
Frigga provò ad allungare una mano per raggiungere quella del figlio, ma Loki intuendo il gesto si spostò di scatto.
“Io sono vissuto nella menzogna, forse non ti rendi conto…”
“Potrebbe essere stata una menzogna per te, Loki, ma per me non eri altro che un secondo figlio, non meno di Thor.”
Per lei… Ma non per Odino… Li vedeva gli sguardi orgogliosi, i sorrisi complici e quanto era fiero di suo figlio Thor. Mentre per lui, per lui solo rimproveri, occhiate fugaci e poco, pochissimo affetto.
“Infatti la causa di tutto non sei tu…”
“E allora perché ti allontani? Perché non riesci a perdonare?”
Loki non rispose a nessuna delle domande, ma di rimando gliene porse una lui. “Raccontami di quel giorno…”
“Quale giorno?” Frigga non cedeva, si muoveva piano, sempre più vicino al figlio.
“Quando mi ha trovato, quando mi hai visto… Cosa è successo?”
Frigga sorrise “Oh è stato un giorno bellissimo per me… Nonostante la tua storia, io già ti vedevo come un figlio…”

La sala del trono era vuota, Asgard era vuota. Odino, il Padre di tutti gli Dei, suo marito, era partito insieme all’esercito asgardiano a combattere contro i Giganti di Ghiaccio a Jotunheim, e lei era rimasta sola in quell’enorme palazzo insieme al loro piccolo bambino, Thor.
Potevano essere passati giorni, o forse solo qualche ora, per lei Odino era fuori da un’eternità, e non poteva non valutare tutti i lati negativi, i rischi, cosa sarebbe potuto accadere se suo marito fosse rimasto ucciso in battaglia o se avessero perso…
D’un tratto il rumore del Bifrost si fece sentire, la bellissima regina Frigga corse sul balcone e da lontano riuscì a vedere solo una massa compatta di cavalieri che si muovevano, erano tornati in gran numero, ciò significava solo una cosa: avevano vinto.
La regina si aggirò per il palazzo per qualche minuto, in attesa che quelle enormi porte dorate si aprissero e da lì entrasse suo marito Odino.
E accadde. Era tornato ma non sembrava per nulla l’uomo che aveva salutato prima della partenza. Oltre alle ferite riportate, i capelli e i vestiti sporchi, gli mancava un occhio. Era uno spettacolo raccapricciante e Frigga dovette mantenere un certo contegno per non scoppiare a piangere.
“Frigga…” quando si avvicinò, la donna potè notare che Odino non era solo. No, con se’ aveva uno scrigno di un azzurro ghiaccio, e… un bambino?
“Prendilo…” le porse con le ultime forze che aveva il bambino in braccio. Delle guardie arrivarono subito per sorreggere il loro re e portarlo nella camera della guarigione.
Lo scrigno invece venne portato nelle segrete, dove Odino conservava tutti i suoi “trofei”. Quello era lo Scrigno degli Antichi Inverni, appartenuto ai Giganti di Ghiaccio, era il cuore di Jotunheim e senza avrebbero fatto ben poco da quel giorno.
Rimase di nuovo sola, ma questa volta con in braccio un bambino. Lo guardò, lo esaminò, era bellissimo e aveva dei grandi occhi blu. Da dove arrivava? Di chi era? Perché Odino lo aveva con sé?
Rimase lì, seduta su una panchina sul grande balcone del palazzo, a cullare quel bambino che non era suo ma con il quale già sentiva un forte legame.
Passò qualche giorno, Frigga non si staccava dal piccolo, non le importava quale fosse la sua storia, se aveva perso i genitori lei avrebbe preso il loro posto. Persino Thor era felicissimo. ‘Un fratellino!” aveva esclamato. Frigga temeva non l’avrebbe presa bene ed invece fin da subito Thor sviluppò un forte senso di protezione.

Era di nuovo seduta sulla panchina del balcone quando finalmente, dopo giorni di riposo, la raggiunse Odino, con una benda nera sull’occhio destro.
Si sedette accanto a lei e insieme osservarono quella creaturina così piccola, così dolce e così fragile.
“E’ il figlio di Laufey…” disse all’improvviso Odino, lasciando sua moglie sbigottita e senza parole.
“E perché è qui?”. Stava tenendo in braccio un Gigante di Ghiaccio! Chi poteva sapere come e cosa sarebbe diventato da grande.
“L’ho trovato al tempio… Finita la battaglia, è piccolo per essere un Gigante di Ghiaccio, non si sarebbe salvato e forse nessuno, nemmeno suo padre l’avrebbe voluto.”
Frigga guardò suo marito con uno sguardo fiero, aveva fatto un bel gesto e lei lo ammirava per quello.
“Non ce l’ho fatta Frigga, ho dovuto portarlo via. Non ce l’ho fatta a lasciarlo morire”
La donna gli accarezzò una guancia “Hai fatto benissimo… Lo tratteremo come un figlio d’ora in poi, sarà come nostro figlio”
“Pensi che sarai capace di amarlo tanto quanto Thor?”
Frigga sorrise, era ovvio, lo amava già. “Certo, e tu?”
“Ci proverò… E non voglio che altri lo sappiano, lui sarà un asgardiano da questo momento, l’illusione che gli ho creato attorno nasconderà la sua vera natura, la sua pelle blu e i suoi occhi rossi…”
Frigga aveva già in mente come fare “Dirò di essere in attesa di un altro bambino”
I due si guardarono complici, quel segreto sarebbe dovuto rimanere tra loro e se possibile pure morire con loro.
“Come vuoi chiamarlo mia cara?”
Lo osservò di nuovo e poi parlò “Loki…”


Loki ascoltava attento ogni parola che usciva dalla bocca della madre. Finalmente sapeva l’intera verità, e nonostante si sentisse ancora ferito, il suo cuore stava trovando finalmente la pace.
Doveva imparare a conviverci, era stata una batosta forte per lui, ma ciò che era passato doveva rimanere passato.
Avrebbe voluto chiedere altro a Frigga, ma entrambi vennero interrotti da rumori provenienti dal corridoio della prigione.
Le porte furono aperte e un nuovo gruppo di prigionieri venne scortato fino alla prigione affianco a quella di Loki.
Entrambi si alzarono in piedi per vedere meglio.
“Odino continua a portarmi nuovi amici. Molto premuroso”.
Non avrebbe mai perdonato suo padre adottivo, almeno non dopo le sentenze che gli aveva sputato in faccia prima di farlo rinchiudere.
“I libri che ti ho mandato non ti interessano?”
Certo che gli interessavano, ma essere limitato lì, passare l’eternità a leggere tra quelle quattro mura bianche, non vedere più la luce del sole… Non c’era conforto in quello, neanche nella lettura.
“E’ così che devo passare l’eternità? Leggendo?”
“Ho fatto ogni cosa in mio potere per farti avere conforto, Loki”.
Non si era impegnata molto, se pensava che fargli recapitare dei mobili, un letto e una poltrona sarebbe bastato non lo conosceva affatto.
“Ah davvero? Odino condivide la tua preoccupazione? Anche Thor?” domande retoriche e sarcastiche giusto per dimostrare quanto li disprezzava “Dev’essere così fastidioso con loro a chiedere di me ogni giorno…”
Le voltò le spalle, stavano parlando tranquillamente ma la conversazione involontariamente aveva virato verso altre mete. Ora Loki pareva avercela anche con lei.
“Sai benissimo che sono state le tue azioni a condurti qui”.
Loki odiava che si riparlasse di ciò che aveva fatto a New York, ma soprattutto odiava che sua madre ne parlasse come qualcosa di vergognoso, di cui pentirsi e di cui sentirsi in colpa.
“Le mie azioni? Cercavo solo di dare verità alla bugia con cui sono cresciuto. Che ero nato per essere Re”
Eppure quelle ultime parole uscirono dalla sua bocca con fatica. Nato per essere Re, nonostante ciò il suo vero padre, Laufey, l’avrebbe lasciato morire…
“Un Re? Un vero Re ammette le proprie colpe. Tutte le vite che hai tolto sulla terra?”
Ora lo stava trattando da bambino. Si voltò di nuovo verso di lei. Si stava agitando, entrambi lo avevano capito.
“Una piccola manciata, paragonata al numero che Odino stesso ha preso”
“Tuo padre…” Frigga provò a controbattere ma Loki non volle sentire ragioni. Odino non era suo padre.
“LUI NON E’ MIO PADRE!” le urlò contro.
Mai Frigga lo aveva visto così adirato verso di lei. I suoi occhi si riempirono di lacrime, come anche quelli del figlio che però rimase impassibile.
“Allora io non sono tua madre…”
Dopo tutto quello che gli aveva raccontato, dopo tutto quello che aveva fatto per lui, in quel preciso istante sentì di aver fallito.
“Non lo sei”
Quelle parole la ferirono, ferirono entrambi ma nessuno volle mostrarlo.
“Sei sempre molto perspicace riguardo agli altri tranne che per te stesso” gli porse le mani. 

Loki era già pentito delle parole cattive che aveva usato, cercò di rimediare ma Frigga era ferita e lo punì. Tentò di appoggiare le sue mani sopra quelle della madre ma l’incantesimo svanì e Frigga piano piano scomparve del tutto dalla sua vista. Da quel giorno Loki non riuscì più a perdonarsi, ogni volta che ripensava al dialogo avuto con la madre avrebbe desiderato prendersi i schiaffi, infliggersi dolore, perché l’aveva trattata male, l’aveva lasciata andare, le aveva detto addio con un ultimo gesto di disprezzo… Perché l’aveva persa senza riuscire a dirle 'Ti voglio bene madre'.
   
 
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