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Autore: perseus_jackson_x    16/08/2018    2 recensioni
Amore. Cos’è l’amore? Per Sasuke è una stupida parola, senza valore; vuota e fredda, perché è questo che sono le parole. Non prova amore quando lascia il letto dell’ennesimo sconosciuto, in realtà non prova nulla. Apatia.
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Bellezza. Sasuke non crede di aver mai visto una cosa, una persona, che gli abbia mozzato il fiato. La bellezza è soggettiva, varia di persona in persona. Quando posa, senza neanche accorgersene, lo sguardo su quel cameriere, sa di aver appena trovato la propria definizione di bellezza
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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                                                                            1. the first time we met 
 
 
 
Amore. Cos’è l’amore? Per Sasuke è una stupida parola, senza valore; vuota e fredda, perché è questo che sono le parole. Non prova amore quando lascia il letto dell’ennesimo sconosciuto, in realtà non prova nulla. Apatia. Indossa la camicia, macchiata da chissà cosa, ma sicuramente in condizioni migliori dei suoi capelli che sono un disastro, una matassa nera di disordine puro. La pelle pallida, in contrasto ai suoi indumenti scuri e ai suoi occhi. «Ci sentiremo?» chiede un ragazzo, non sa il nome, sarebbe stato solo un’altra parola insignificante. «Certo» mente, lasciando quell’appartamento. Sasuke ne è certo, non ha bisogno di amore nella propria vita. Ha amici, una famiglia, l’università, la laurea. E’ felice. Insomma, è quello che ripete sempre ai suoi genitori e a chi lo circonda. Gli credono, accecati dalla bella vita del ragazzo. Ritornare nell’appartamento in cui vive lo rilassa, niente è come casa. Si concede un lungo, lungo bagno, durante il quale quasi si addormenta nella vasca. Ha bisogno di riposare, magari per qualche giorno… o magari per sempre. Sorride. Chissà cosa avrebbero detto di lui i suoi, se avessero saputo la verità. Quale? Che lui no, non è per niente felice. Come se potesse esserlo con un tale macigno sul petto, a comprimergli il cuore. Comportati da uomo, comportati da uomo, si ripete sempre quando è sul punto di piangere. E’ omosessuale, lo è sempre stato, lo ha sempre saputo, ma non lo ha mai detto nessuno. Nessuno lo sa, a parte qualche amante occasionale, da una notte sola. La testa affonda nella, oramai, tiepida acqua; le lacrime che si confondono con quella. La sveglia trilla, un’altra giornata inizia. Sasuke spera che finisca presto, così da poter tornare a casa. Itachi è l’unica luce di questa triste e buia vita. Suo fratello è sempre stato lì per lui, Sasuke sa che sarà così per sempre. Lo adora, ed è la sua ancora di salvezza. «…e quindi ho incontrato questa persona e…. » sa di non comportarsi bene, non lo sta neanche ascoltando. Sono, ora, in un bar e Itachi sa che Sasuke odia profondamente i luoghi affollati. Lo sguardo vaga per l’intero locale; ci saranno state al massimo cinque persone — compresi i camerieri — e Sasuke, quindi, si rilassa. Bellezza. Sasuke non crede di aver mai visto una cosa, una persona, che gli abbia mozzato il fiato. La bellezza è soggettiva, varia di persona in persona. Quando posa, senza neanche accorgersene, lo sguardo su quel cameriere, sa di aver appena trovato la propria definizione di bellezza. Lo osserva dall’alto: i capelli sono biondi, estremamente disordinati, una fascia li tiene su, affinché non gli ricadano sugli occhi; e quegli occhi sono rugiada, appena posata sulle foglioline dei fiori appena sbocciati; sono cieli puri; sono oceani profondi; le ciglia sono lunghe, femminee, cornici eleganti. Lo sguardo scende, finisce sulla pelle abbronzata del collo. Può giurare di aver sentito sulle labbra il sapore di quella dolce epidermide, di aver assaggiato quella porzione così invitante del suo corpo. Ora osserva le mani; sono lunghe, sottili, le unghie per nulla al mondo curate. Sorride, senza alcun motivo evidente. «Posso portarvi qualcosa?» quando ha avuto il tempo di avvicinarsi?  si chiede Sasuke, chiudendo gli occhi e ascoltando l’eco della dolce voce del biondo ignoto; il suo odore dolce ma mascolino lo investe. «Sas’ke?» suo fratello lo chiama, poggiando appena una mano sulla sua spalla; si risveglia dalla trance e si schiarisce poi la voce: «Un tè nero» parla, la voce ferma non lascia trapelare neanche per un attimo i sentimenti che sta provando; vede il biondo rabbrividire, ma non scomporsi, scrivendo l’ordine sul foglio celeste, che ora è macchiato di inchiostro nero. «Ti stavo dicendo una cosa prima che ti incantassi ad osservare il vuoto, fratellino» Itachi gli sorride, gli occhi a scrutarlo. Sasuke sbuffa, grattandosi la nuca. «E’ che proprio non mi va di ascoltare la tua avventura con questa nuova ragazza» i modi burberi hanno sempre fatto parte del suo carattere, facendo sì che Itachi fosse il suo unico vero amico. «Non ho mai detto fosse una ragazza» gli occhi del fratello vagano per lo spazio del locale, non avendo /quasi/ il coraggio di guardarlo in viso. Sasuke, semplicemente, smette di respirare per qualche secondo, non accorgendosene quasi. Un brivido gli percorre la schiena, sente il cuore in petto battere forte. «Allora» dice, tentando un sorriso «non mi va proprio di ascoltare la tua avventura con questo nuovo ragazzo» la voce tremolante tradisce l’espressione impassibile che mantiene sempre sul volto. «Sapevo l’avresti presa bene» Itachi gli sorride, sollevato dalle parole del fratello, il quale sente una strana sensazione al petto. Non sapeva, né sospettava minimamente, che a Itachi interessassero anche i ragazzi; questa notizia lo sorprende, per questo motivo e per un altro: come è riuscito suo fratello ad accettarlo? Un telefono squilla, Sinfonia n°9 di Beethoven riecheggia nell’ambiente, Itachi esce fuori per poter rispondere alla telefonata. «A te» il cameriere di prima gli sorride, porgendo e poi appoggiando sul tavolino la tazza di te. Mentre ancora sta mantenendo la tazza, Sasuke fa per appropriarsene, scontrandosi con la mano dell’altro. Una scossa lo investe appena può saggiare la bollente e liscia pelle del cameriere, che gli riscalda la propria, sempre fredda. Entrambi ritirano le mani e la tazza cade, il liquido marrone macchia i jeans di Sasuke e qualche goccia ha raggiunto anche i pantaloni dell’altro ragazzo. «Perdonami, è tutta colpa mia» questi si scusa mentre gesticola e punta quelle stupende iridi nei suoi occhi. L’Uchiha gli ferma le mani e allo stesso tempo il cameriere tace, entrambi si guardano intensamente. «Sono Sasuke» si presenta, lasciandogli i polsi. Non sa neanche perché si sia presentato, dopotutto è /solo/ un cameriere; nonostante ciò, pensa di aver fatto la cosa giusta, soprattutto perché l’altro gli sorride — i suoi occhi, al contempo, brillano — e poi si presenta a sua volta: «Naruto» dice, infatti «è un piacere fare la tua conoscenza» 
 
sarà un piacere per entrambi



angolo di quella che parla troppo

questa storia ha più o meno un anno, scritta durante le ore di filosofia, riportata sul computer verso natale e ora è qui su efp. 
spero possa piacervi! lasciate una recensione costruttiva, se vi va! 
    ⁃    Alessia. 

ps non so perché, ma non mi funziona l’html
   
 
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