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Autore: saffyj    16/08/2018    7 recensioni
Anche se sembrava che le scelte sbagliate e le bugie li avessero allontanati per sempre... il destino ha in serbo delle sorprese per Edward e Bella... e appena il passato si sarà risolto... saranno pronti a vivere il presente ed affrontare il futuro!
TERZA E ULTIMA PARTE DI "UNA COTTA PERICOLOSA"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cotta Pericolosa'
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BUONASERA!!!! E proprio quando ormai le speranze sono perdute... io ritorno senza preavviso!!!
Buon post ferragosto a tutte!!! 
Vi sono mancata un pochino? A me siete manchate tantissimo!! 
Chissà... forse all'anniversario dell'inizio delle mie sventure che mi hanno tenuta lontana da voi coincide con l'inizio di un nuovo periodo dove potrò di nuovo stare in vostra compagnia almeno una volta alla settimana! Incrociamo le dita e gustiamoci insieme questi ultimi capitoli di questa luuunga storia!!
UN ABBRACCIO E BUONA LETTURA!

 

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Cullen

 
Lo guardo allontanarsi incapace di muovere un solo muscolo. Lo so che le sue ultime parole erano dettate dalla paura. Ha svegliato il can che dorme, un cane che quando morde uccide ed è molto più potente di lui. Non ha possibilità di uscirne illeso se non permette a nessuno di aiutarlo.
Una mano mi si posa sulle spalle ed io sobbalzo trattenendo un urlo.
“Non è come lui pensa” la voce gentile di Carlisle mi arriva alle spalle “Entra. Fa freddo qui fuori”
Annuisco e lo seguo all’interno della casa. Con la coda dell’occhio vedo Garrett nascosto nei cespugli e gli sorrido per tranquillizzarlo.
 
Mi accomodo vicino ad un’Esme in preda ai singhiozzi e le accarezzo la schiena abbracciandola forte quando si volta.
“È come un figlio per noi ed abbiamo sofferto in questi anni per la distanza imposta. Lo vedevamo crescere e non potevamo condividere nulla con lui. Ho visto i suoi momenti bui, le sue crisi, le sue paure… ma non potevo fare nulla… solo seguirlo e soffrire in silenzio…”
“Perché non gli siete stati vicini?” chiedo confusa.
“Perché Aro ce lo ha vietato” ammette Carlisle guardandomi negli occhi senza ombra di vergogna. “E negli anni abbiamo capito che Aro non impone mai nulla senza avere un buon motivo”
“Ma non glielo avete chiesto? Avete accettato e basta?” sbotto furente e loro negano.
“Glielo abbiamo chiesto più volte, ma è sempre stato vago nella risposta.”
Carlisle sospira e mi prende le mani tra le sue.
“Io, Aro e Anthony eravamo come fratelli. Siamo tutte e tre figli unici, la vicinanza delle nostre case ci ha permesso di crescere insieme. Aro è il più grande, quello con la testa sul collo, la nostra guida. Fin da quando eravamo piccoli è sempre stato un ottimo consigliere. Ci copriva quando io e Tony facevamo qualcosa che i nostri genitori non volevano, ci difendeva dai bulli e ci spronava a migliorarci. Anthony era la testa calda del gruppo e più volte ha provato a non seguire i consigli di Aro, anche se ogni volta finiva sempre nello stesso modo, con lui che correva da Aro a chiedere scusa e una soluzione. E poi c’ero io, il più piccolo che reputavo entrambi i miei eroi e li seguivo sempre, felice di essere uno di loro.”
“Aro non avrebbe mai fatto del male a Anthony” si intromette Esme guardandomi con occhi lucidi e negando leggermente con il capo.
“Ma le prove…”
“Quali prove?” mi blocca Carlisle preoccupato.
Scuoto il capo cercando di mettere ordine tra i pensieri e li guardo negli occhi per capire se mi posso fidare o ha ragione Edward a reputarli dei complici di Aro.
“Demetri ha ucciso i genitori di Edward” rimango sul vago “E Demetri lavora per Aro”
“Demetri” ripete a denti stretti Carlisle. “Da quando è entrato nella vita di Aro tutto è andato a rotoli… quell’uomo è una piaga, ma Aro non sente da quell’orecchio”
“Se Aro voleva così bene a Anthony, perché continua a lavorare con la persona che lo ha ucciso?”
“È una domanda che tutti ci siamo posti e al quale Aro risponde con la classica frase: è stato un incidente” risponde Esme con una smorfia.
“E voi ci credete?” il silenzio è la risposta anche se gli sguardi che si scambiano sono la conferma che cercavo.
“Non siamo i cattivi, Bella. Vogliamo bene a Edward come se fosse un figlio. Mi pento ogni giorno per non essergli stata vicino negli anni in cui Beth era ancora viva, ma era doloroso per me vedere la felicità sul volto della mia miglior amica, una felicità che non avrei mai provato… sono una brutta persona, lo so, lo ammetto. Ma sono umana e ho sempre desiderato avere un figlio. Quando Edward ha iniziato a camminare, a chiamarla mamma… mentre io continuavo a sentire medici che mi davano speranze mal riposte… sono caduta in depressione e la mia medicina è stata dare anima e corpo sul lavoro dimenticando per sempre un sogno irrealizzabile… ho capito troppo tardi che stavo perdendo l’unica occasione che Dio mi stava donando per veder crescere un bambino…” scoppia in lacrime nascondendo il viso tra le mani.
Cerco di consolarla accarezzandole la schiena, e lei si lascia andare sfogando tutto il dolore e il senso di colpa.
“Ma ho cercato di rimediare standogli vicino da lontano… so ogni singola sfaccettatura della sua vita…”
“Ma non sapevi di me” le ricordo ripensando alla nostra chiacchierata nella camera d’albergo.
Lei fa una smorfia e china il capo “Sapevo di te” guarda Carlisle e sorride dolcemente “E entrambi abbiamo tifato per te” mi stringe la mano nella sua “Sei stata una boccata d’ossigeno per Edward e speravamo entrambi che trovasse la pace con te”
“Come poteva senza dirmi della scommessa?”
“Un miracolo?” scherza Carlisle “Abbiamo visto il cambiamento di Edward dopo averti conosciuta e come è tornato ad essere irrequieto quando vi siete lasciati… sono felice che il destino vi abbia fatto rincontrare”
“Avete scelto il mio libro per farci incontrare?” chiedo mettendo in dubbio la mia bravura come scrittrice e sentendomi anche io una marionetta, ma la loro espressione incredula mi fa tornare a respirare.
“Siamo professionisti e non ci piace manipolare le persone… e a essere sincero mi sono ricordato di te dopo aver visto la reazione di Edward nell’ufficio di Aro” ammette Carlisle grattandosi la nuca in soggezione.
“Io ti ho riconosciuta quando sei entrata nel ristorante, ma vedendo come vi eravate lasciati e vedendoti in compagnia del tuo agente, non immaginavo che vi sareste riavvicinati così…” mi fa l’occhiolino maliziosa e mi dà una spintarella con la spalla. “ammetto che sono venuta a parlarti perché volevo sapere le parti mancanti della vostra storia… sapevo che non aveva vinto la scommessa, ma volevo conoscere la tua versione…”
“Donne!” esclama alzando gli occhi al cielo Carlisle facendoci scoppiare a ridere.
 
Finalmente la tensione è scesa nella stanza e guardo per l’ennesima volta i Cullen rendendomi conto che non sono persone cattive. Non sono nemici e sono convinta che, se Edward glielo permettesse, sarebbero ben disposti ad aiutarlo a scoprire la verità.
Guardo l’ora accorgendomi che sono ore che parliamo. Li saluto e li ringrazio per aver chiarito la situazione e come ultima cosa gli chiedo la cortesia di non dire ad Aro della chiacchierata che hanno avuto con me e Edward. Anche se titubanti mi promettono di non farlo e mi salutano con la promessa di essere disponibili per qualsiasi aiuto.
Corro in macchina e mi dirigo verso casa digitando il numero di Edward.
 
Arrivo al suo appartamento ed inizio a bussare chiamandolo, ma non ricevo risposta. Provo a telefonargli, ma il cellulare continua a suonare a vuoto.
Corro giù dalle scale per andare alla baita, il luogo in cui si rifugia.
 
Lo trovo con la testa china sul volante. Apro la portiera e lui si alza con uno scatto. Ha gli occhi rossi e gonfi e mi guarda senza vedermi.
“Non sei solo” mormoro abbracciandolo e lui scoppia in lacrime singhiozzando “La supereremo insieme. Non sei solo”
Lo faccio alzare e lo accompagno dentro la baita. Ci accomodiamo sul divano rimanendo in silenzio. Lui sfoga tutto il suo dolore ed io lo cullo sussurrandogli che tutto si risolverà.
Quando si calma, lo bacio sulla tempia e gli racconto ciò che mi hanno detto i Cullen. Lui mi ascolta, ma senza reazioni, come se parlassi del tempo.
“I tuoi genitori avranno la giustizia che meritano. Non sei solo… e la tua squadra è ben assortita” provo a scherzare, ma lui non sorride, appoggia stancamente la testa nell’incavo del mio collo e sospira stringendomi forte.
Rimaniamo in quella posizione per ore. Il sole ormai è tramontato quando Edward inizia a muoversi.
“Ti avevo detto di starmi lontana” mormora con voce roca alzando il viso e guardandomi negli occhi.
“Non ti ho ascoltato” ammetto accarezzandogli il viso.
“Demetri è pericoloso… non voglio che facciano del male anche a te…”
“Ed io non voglio che lo facciano a te…” scuote il capo e si riappoggia sul mio petto.
“Non importa cosa dicono i Cullen… Aro è coinvolto…”
“Scopriremo in che modo e lo incastreremo…”
“Perché lo fai?”
“Perché…” mormoro incapace di finire la frase e lo stringo forte sperando che gli basti come risposta. Ricambia l’abbraccio e china il capo unendo le nostre labbra.
“Perché sei testarda…” alita nella mia bocca continuando ad accarezzarmi le labbra con le sue, prima di unire le nostre lingue in una danza lenta e delicata.
 
***
 
Ovviamente non tutto è andato liscio. Quando Edward si è ripreso dalla sfuriata con i Cullen e dal momento romantico sul divano della baita, la sua testardaggine ha fatto di nuovo capolino rendendo impossibile un dialogo civile.
Quando gli ho proposto di trasferirsi da me per non rimanere solo, lui ha sbottato dicendomi che non era la scelta migliore. Ormai si era esposto troppo e non credeva alla promessa che mi avevano fatto i Cullen di non avvisare Volturi. Era spaventato, lo si vedeva dallo sguardo, ma non lo avrebbe mai ammesso e non mi avrebbe mai permesso di aiutarlo. Abbiamo litigato fino a notte fonda senza arrivare a una soluzione che andasse bene a entrambi. Era convinto che rimanere solo fosse la cosa migliore, mentre io continuavo a pensare che non poteva affrontare un probabile assassino da solo.
“E allora vai da lui!” urlai ormai fuori di me “Se proprio ci tieni a farti uccidere, dai un taglio alle nostre pene e affrontalo faccia a faccia. Vai, fatti uccidere, così sì che sicuramente i tuoi genitori avranno la giustizia che meritano” lo vidi fare un passo verso di me con i pugni stretti e mi preparai a ricevere uno schiaffo. Il suo viso era deformato dalla rabbia, i suoi occhi erano fuori dalle orbite iniettati di sangue.
“Non sono affari tuoi!” mi urlò contro ed io feci un ulteriore passo verso di lui.
“Lo sono dal momento stesso in cui sei entrato nella mia vita! E non ti permetto di tenermi questa spada di Damocle sulla testa. Non ti permetto di mettermi in disparte in attesa di leggere sui giornali la tua morte. Ti amo e non ti permetto di lasciarmi di nuovo” il mondo si cristallizzò e il suo viso mutò cambiando colore dal rosso della rabbia al bianco.
Provò a parlare, ma boccheggiò soltanto ed io mi accorsi di ciò che avevo detto.
Presi la giacca e mi incamminai verso la porta “Se ci tieni a farti uccidere, fallo. Hai ragione non ho nessun diritto sulla tua vita” e me ne andai sbattendo la porta pregando che facesse esattamente l’opposto di ciò che gli avevo detto.
 
***
 
Mi spoglio e mi infilo in doccia. Mi siedo con la testa rivolta verso il sifone e a occhi chiusi mi gusto il getto dell’acqua cercando di allontanare i cattivi pensieri. Gli ho detto che lo amo nella stessa frase in cui l’ho spronato ad andare a farsi uccidere… ma cosa ho che non va?
 
Ripenso ai documenti, alle teorie di Edward, ai racconti dei Cullen… qualcosa non torna… ma cosa?
 
Decido di uscire dalla doccia quando la pelle è ormai raggrinzita e l’acqua inizia a raffreddarsi. Mi copro con l’accappatoio e, a piedi nudi, mi dirigo verso la cucina. Prendo un bicchiere d’acqua e mi siedo sul divano. A occhi chiusi continuo a ripensare al passato di Edward. Un leggero bussare mi fa destare dal dormiveglia nel quale ero scivolata. Apro la porta e un Edward sconvolto, con il capo chino mi mormora.
“Non sono abituato ad avere qualcuno vicino che non sia Peter…”
Mi faccio da parte e lo invito a entrare.
“Fatti una doccia. Io preparo la tisana” rispondo togliendogli la giacca e indicandogli il bagno.
Lui esegue ed io sospiro felice che sia qui.
Quando esce dalla doccia ci sediamo sul divano e gli passo la tisana.
Beviamo in silenzio, e le parole che gli ho urlato volteggiano sulle nostre teste aumentando l’imbarazzo.
“Hai deciso cosa farai?” gli chiedo rompendo il silenzio.
“Tu credi ai Cullen?” mi chiede ed io annuisco. “Loro reputano Aro un amico…”
“E Demetri una spina nel fianco” puntualizzo.
“Ma il braccio destro di Aro…”
“Qualcosa non quadra… non so cosa… ma la tua teoria ha qualche falla” ammetto cercando di non offenderlo e lui alza un sopracciglio. Faccio una smorfia e gli do un bacio a schiocco “Solo una falla… ma non ho ancora capito quale… forse dormendoci sopra capiremo…”
“Quindi è deciso che dorma da te?” mi chiede sorridendo sghembo.
“Ovvio!”


 
** ATTENZIONE SPOILER **
Entro fischiettando nell’appartamento e rimango di sale nel trovare Aro appoggiato al tavolo in cucina.
“Vedo che il viaggio a Seattle è stato utile” esordisce sorridendomi e sorseggiando del liquore.
“Come hai fatto a entrare?” gli chiedo posando la borsa e togliendomi la giacca.
Si stringe nelle spalle e posa il bicchiere avvicinandosi di un passo. Arretro e lui allunga una mano per fermarmi.



 
   
 
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