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Autore: Nonna Minerva    09/07/2009    8 recensioni
[LIE TO ME]“Non vuoi sapere se avevano ragione? Cerchi sempre la verità, non vuoi scoprire se è davvero questo,il motivo per cui i nostri matrimoni sono falliti?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Don’t you want to know

Titolo: Don’t you want to know?

Fandom: Lie to Me

Personaggi – pairing: Cal Lightman, Gillian Foster;  Cal/Gillian

Rating: PG13

 

 

 

Per Claudia:

“In seguito ai reati da Lei commessi di corruzione e istigazione alla distrazione cronica, dopo essere stata ripetutamente avvisata dalla sottoscritta che sarebbe stata sottoposta a linciaggio quanto prima, la sentenza definitive è quella di morte per coma diabetico con materiale fornito dalla medesima.”

 

 

Ulteriori informazioni per chi ha visto la serie, gli altri possono saltare direttamente alla storia...

 

SPOILER:

 

1x11 per l’accenno alla LINEA.

1x13 tutto l’episodio, e in particolare

-          l’annuncio della separazione (balletto ^_^)

-          la conversazione Emily/Gillian (altro balletto ^_^)

-          i riferimenti alle scene in ospedale

... e una pura e semplice speculazione letta in rete secondo cui durante la scena in cui Gillian dice che sta per separarsi sembra che lui le passi qualcosa prima di andarsene (tipo delle chiavi, appunto). Mi piaceva troppo per non usarla!

 

 

 

Don’t you want to know?*

 

Gli sembrava strano dover suonare alla sua stessa porta per farsi aprire, dal momento che viveva solo, ma era stato proprio lui a darle le chiavi di casa un paio d’ore prima quando l’amica gli aveva rivelato che lei e Alec si stavano separando e che aveva deciso di andarsene di casa.

In tanti anni di collaborazione avevano sviluppato un efficacissimo linguaggio non verbale attraverso il quale intere frasi venivano comunicate in un solo fugace sguardo.

Lightman sapeva che Foster aveva bisogno di parlare con lui di tutti questi cambiamenti nella sua vita, era evidente, così prima di andare in ospedale le aveva dato le chiavi del suo appartamento (Emily quella sera era con sua madre) e lei con un impercettibile cenno del capo gli aveva fatto capire che lo avrebbe aspettato lì.

La donna che lo incontrò alla porta non era la stessa che aveva lasciato due ore prima in ufficio: aveva indossato abiti più comodi, raccolto i capelli e nonostante mostrasse un’espressione serena, dal suo sorriso tirato traspariva il peso di un matrimonio fallito.

“Come stanno?” chiese Gillian, scostandosi per lasciarlo entrare.

“Dupree è stabile, stanno solo aspettando che si svegli.”

“Bene,” fece lei, sollevata. “Torres?”

“E’ arrabbiata.”

“Anche con me, mi ha mandato via, oggi.”

“Non ti preoccupare, tesoro,” tentò di rassicurarla, accarezzandole il braccio con affetto. “Le passerà presto, vedrai.”

Foster annuì, sospirando.

“Hai fame? Ho portato qualcosa da mangiare.”

“Non molta, ma assaggerò qualcosa.”

 

Cenarono in silenzio, non c’era mai stato bisogno di tante parole tra loro.

“Tu come stai?” chiese Cal quando si alzarono da tavola e iniziarono a sparecchiare.

“Non lo so,” ammise lei, triste, dandogli le spalle per riporre i piatti puliti nella credenza.

Lui la raggiunse e le afferrò delicatamente il polso, togliendole i piatti di mano accompagnandola al divano e poi invitandola con un cenno a sedersi.

“Mi dispiace che tu l’abbia scoperto così.”

La donna scosse lievemente il capo.

“Lo sapevo già che mi tradiva.”
”Lo sapevi?” esclamò l’uomo incredulo.

“Cal, il mio lavoro mi richiede ogni giorno di identificare quando una persona mente, certo che lo sapevo.”

“Da quanto?”

“Più o meno quando l’hai capito tu.”

“Ma è stato sei mesi fa!”

Foster annuì.

“Era evidente che sospettavi, ma non pensavo lo sapessi...ero convinto fosse stato quello il motivo per cui te ne sei andata di casa.”

“Ci stavo pensando già da un po’ e, anche se di certo ha contribuito, non è stato quello a farmi prendere la decisione definitiva.”

“Cos’è stato, allora?” chiese lui, diviso tra il desiderio di rispettare la privacy dell’amica e la sua incessante curiosità. Come al solito fu la seconda a prevalere.

“Una cosa che mia ha detto oggi Emily.”

“Emily? La mia Emily? Mia figlia?”

“Proprio lei.”

“Cosa ti ha detto?”

“Mi ha detto che si è accorta che tu e Zoe avete ripreso a frequentarvi e che state facendo finta di non ricordare quanto andavano male le cose tra voi... Non volevo che fosse così anche per me,” spiegò con una scrollata di spalle. “E poi mi ha detto anche che tu sei molto più felice quando sei con me.”

Lui alzò la testa di scatto all’ultima affermazione, fissandola un po’ sorpreso.

“L’ha detto sul serio?”

“Già,” mormorò la donna, abbassando lo sguardo. Lightman esitò, incerto se rivelarle quel dettaglio del suo matrimonio, o piuttosto, della sua fine, che le aveva sempre tenuto nascosto. Decise che forse era arrivato il momento che lo sapesse.

“Sai, il motivo per cui Zoe ha voluto il divorzio non è stato perché non riuscivamo più a comunicare.”

“Ah, no?”

“No, mi ha lasciato perché ha smesso di fidarsi. Era convinta che avessi una relazione con te; per quanto abbia tentato di spiegarle che non era così, non mi ha mai creduto.”

Gillian annuì di nuovo, non completamente sorpresa dalle reazioni dell’ex moglie del collega, dal momento che lei stessa non era nuova ad insinuazioni di quel genere.

“Anche Alec è sempre stato piuttosto geloso di te. Quindi i nostri matrimoni sono entrambi finiti a causa della gelosia?”

“Così pare.”

“E se avessero visto qualcosa che a noi sfugge?” mormorò tra sé la donna.

 

Gillian si alzò dal divano e lo raggiunse accanto alla finestra, dove lui era rimasto tutto il tempo della conversazione, lo sguardo perso nel buio.

“Cal,” sussurrò lei, posandogli una mano sulla spalla, aspettando che si voltasse.

Quando lo fece, Lightman si accorse di quanto fossero vicini e quanto poco la sua collega sembrasse intenzionata a rispettare la distanza di sicurezza, anzi, al momento la sua preziosissima linea era chilometri dietro di lei.

“Co-cosa stai facendo?” balbettò lui, appoggiandole una mano sulla vita, nel tentativo di fermarla, riuscendo solo invece a spronarla ancora di più.

“Non vuoi sapere se avevano ragione?” chiese lei, ignorando i suoi tentativi e facendo un ulteriore passo avanti, al punto che ora le loro fronti si sfioravano. “Cerchi sempre la verità, non vuoi scoprire se è davvero questo,” insistette, indicando loro due con la mano, “Il motivo per cui i nostri matrimoni sono falliti?”

I loro sguardi sembravano sotto l’effetto di un potente incantesimo, entrambi incapaci di staccarsi l’uno dall’altro e timorosi di batter ciglio per paura che tutto svanisse.

“No,” sussurrò lui.

“Stai mentendo.”

Non una domanda, né un’accusa, ma una semplice constatazione.

“Sì.” Cedette infine, non perdendo tempo a liberarsi di quei pochi centimetri che li separavano e a posare le labbra su quelle di lei.

 

Per un istante Gillian non si mosse, poi, quando si rese conto che Cal aveva appena preso l’iniziativa (finalmente!), socchiuse le labbra ed iniziò a rispondere al bacio con esitante trepidazione.

L’uomo sollevò una delle mani che erano rimaste aggrappate alla vita di Foster per paura che se ne andasse come in uno dei suoi sogni e l’affondò tra i capelli della donna, che ora aveva il permesso di accarezzare.

Quando respirare divenne più che una necessità secondaria, si separarono lentamente, prendendosi qualche secondo prima di riaprire gli occhi e affrontare le conseguenze di quello che avevano appena fatto.

“Allora?” domandò lui, quando ritenne di essere nuovamente in grado di parlare. “Avevano ragione?”

Gillian finse di pensarci su.

“Nah, credo che tornerò da Alec a implorare perdono.”

Cal non ebbe bisogno di cercare nel suo volto indicatori di menzogna, aveva già raccolto tutti i dati che gli servivano. Si sorrisero.

“Bugiarda,” mormorò lui, baciandola di nuovo.

  
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