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Autore: Mel_deluxe    24/08/2018    1 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 15
Due migliori amiche e un problema

 
“When I had you to myself, I didn't want you around
Those pretty faces always make you stand out in a crowd
But someone picked you from the bunch, one glance is all it took
Now it's much too late for me to take a second look”

“I Want You Back”, The Jackson 5 1969
 
 
 
Carey Davis camminava tranquillamente per il corridoio per andare verso il suo armadietto. Sembrava un giorno come un altro, quando avvenne un miracolo.
Era andata come al solito a raccogliere i libri per la lezione dell’ora dopo, di ritorno dall’aula di fisica. Proprio nel momento in cui aprì l’anta dell’armadietto, sentì una voce famigliare dirle:
«Non sei ancora arrabbiata con me vero, o mia principessa dai capelli castani?»
Carey chiuse leggermente l’anta dell’armadietto incredula. Dietro di essa vi trovò Simon Coleman, che le sorrideva e le porgeva un semplice mazzo di fiori.
La ragazza notò felicemente che si era ripreso dall’ultima volta che si erano visti. Era finalmente tornato al suo stile originale, indossava una camicia a maniche corte e si era perfino pettinato i capelli. Sebbene fosse ancora fin troppo magro, aveva riacquistato il suo antico fascino.
La loro litigata di due giorni prima l’aveva lasciata con l’amaro in bocca, era vero, ma Carey non era arrabbiata con Simon, non avrebbe mai potuto esserlo. Si era arrabbiata con se stessa in realtà, nell’esatto momento in cui era uscita dall’aula e aveva iniziato a darsi dei colpi in testa dicendo “Sei un’idiota, un’idiota!”, finché non si era resa conto che c’era solo un motivo per cui quel ragazzo le dava così tanti pensieri.
E così Carey Davis era innamorata di Simon Coleman, eh? Lei lo sapeva già, lo aveva sempre saputo, ma nel momento in cui Simon le apparve davanti agli occhi, con un mazzo di fiori rosa e uno splendido sorriso sulle labbra, non ebbe più certezze. Il suo cuore le esplose fuori dal petto.
Carey non fece a meno di sorridere imbarazzata. Chiuse con calma l’armadietto e prese i fiori dalle mani di Simon.
«Sono per me?» domandò, mentre sentiva di stare diventando sempre più rossa.
«Sì, beh, insomma…» Simon si appoggiò contro gli armadietti e si toccò il collo con una mano, mentre il suo fascino riaffiorava all’improvviso. «Volevo chiederti scusa per la scorsa volta, quando ho fatto lo stronzo con te. E ringraziarti anche, per avermi aiutato a… come dire, a superare questo momento difficile. Grazie davvero. Era da tanto che non mi sentivo così apprezzato da qualcuno».
Carey fece d’istinto un altro sorriso e abbassò lo sguardo verso i suoi fiori. Iniziò a toccarli delicatamente, al che Simon intervenne:
«Non sapevo che genere di fiori ti piacessero, perciò ho preso delle camelie che so che-»
«Sono bellissimi» si affrettò a rispondere Carey, riponendoli con cura nel suo armadietto. «Sul serio. Le adoro».
Simon la guardò intensamente, prima di chiederle, abbassando la voce:
«Allora sono perdonato?»
Carey accarezzò i petali delle camelia, facendoli passare più volte tra le dita. Erano così lisci e morbidi. Fece di impulso una risata.
«Direi proprio di sì» disse sussurrando.
Sulle labbra di Simon spuntò uno smagliante sorriso. Poi iniziò a divincolarsi, quasi volesse dire ancora qualcosa.
«Ecco… Carey?»
La ragazza si girò verso di lui incuriosita.
Carey attese per qualche secondo che le parlasse e quando fu sul punto di andarsene, Simon si raddrizzò e le chiese, tutto d’un fiato:
«Questo pomeriggio ti alleni con Linda, giusto?»
Carey smise immediatamente di essere felice.
Ecco, era troppo bello per essere vero. Come al solito lui cercava Linda. Non esisteva nessun altro in quel mondo oltre a Linda.
«Sì» rispose secca, mentre si stringeva sempre di più al suo libro di storia. «Se vuoi parlare con Linda però mi ha detto che-»
«Cosa? No, non c’entra niente con Linda!» ridacchiò Simon, posizionandosi davanti a lei per evitare che scappasse via di colpo. «Volevo saperlo per capire se ti posso invitare a uscire con me stasera».
Carey spalancò gli occhi di colpo. Iniziò a sudare a dismisura, tanto che iniziò ad allontanarsi di qualche passo da Simon per evitare che se ne accorgesse.
Simon intanto la fissava, con i suoi occhi celesti pieni di speranza e scintillanti di gioia.
A Carey scappò di nuovo l’impulso di sorridere e di mantenere il sorriso per tutto il giorno, di urlare di gettarsi a terra e di piangere dalla felicità. Ma non lo fece.
Usò tutta la sua forza di volontà per riuscire a trattenersi e, mentre le labbra si sforzavano di non scoppiare in larghi sorrisi, disse solamente:
«Mi stai invitando ad un appuntamento, per caso?»
«Era quello che intendevo con “uscire con me stasera”, no?» disse lui, riappoggiandosi con una mano agli armadietti. «Allora, sei libera? O gli allenamenti ti stancano troppo?»
«No, no! È perfetto, va bene stasera!» intervenne Carey, che non voleva rifiutare la proposta che aveva atteso per così tanto tempo. Al diavolo la stanchezza, al diavolo gli allenamenti, al diavolo tutto! Sarebbe uscita con Simon Coleman quella stessa sera! Che cosa poteva importargliene di tutto il resto del mondo!
«D’accordo allora» continuò Simon. «Ci becchiamo al parco alle otto, va bene?»
Carey annuì più felice che mai.
Simon batté le mani entusiasta, poi si protese verso di lei e le lasciò un fugace bacio sulla guancia.
Carey divenne sempre più rossa, mentre osservava Simon allontanarsi trotterellando, e pensò (ne era più che certa) di non aver mai provato tanta felicità come in quel momento.
 
 
Mentre Simon stava camminando via da Carey con ancora il sapore della vittoria in bocca, sentì dei passi affrettati avvicinarsi e porsi esattamente al suo fianco. Non iniziò nemmeno a parlare, che già Simon aveva riconosciuto quelle ciocche corvine che si muovevano vicino a lui.
«So a cosa stai pensando, ma ho un disperato bisogno di parlarti» cominciò a dire velocemente Linda, seguendo Simon imperterrita. «Riguardo alla cosa che mi avevi proposto, sai, di andare a parlare con i genitori della Ragazza Nuova, sono riuscita a trovarci un appuntamento. È stato difficile trovare i loro nomi perché apparentemente “Ragazza Nuova” non era il suo vero nome, ma con un po’ di ricerche qua e là ci sono riuscita».
Simon non la degnava di uno sguardo, ma si sentì comunque fiero di lei. Sarebbe anche stato felice per quei risultati, se non avesse avuto altro per la testa in quel momento.
«Ottimo» commentò, continuando a procedere per il corridoio.
«Non mi sembri molto entusiasta».
«Lo sono».
«Bene. Allora possiamo andarci stasera insieme?»
Simon si bloccò improvvisamente, costringendo Linda a fare lo stesso. Lui continuava a evitare di guardarla in faccia.
«N-non posso stasera…»
«Perché, che devi fare?»
«Esco con Carey» disse in un sussurro praticamente impercettibile. Non gli importava che cosa pensasse Linda di lui, ma per qualche motivo si sentiva più agitato che mai.
Linda aggrottò le sopracciglia, guardandolo confusa.
«Sul serio?»
«Che c’è?»
«Hai detto “esco con Carey” o sbaglio?»
«Non l’ho detto».
«L’hai detto».
Finalmente Simon riuscì a guardarla negli occhi, ancora spaventato riguardo a come avrebbe reagito. Lei rimase per un attimo ad osservarlo in silenzio, poi fece un sorriso divertito.
«Carey? La mia amica Carey? Uscire come… ad un appuntamento?».
A giudicare dal suo tono di voce sembrava quasi volesse prenderlo in giro.
Simon si raddrizzò leggermente e le rispose, cercando il più possibile di rimanere composto.
«Sì, come ad un appuntamento!» disse esasperato. «Perché continuate a chiedermelo tutti?»
«Ci stai provando con la mia migliore amica, Simon?»
Linda aveva cambiato tono di voce. Da allegra e beffarda ora sembrava quasi lo stesse minacciando. Simon non si fece mettere i piedi in testa:
«Scusa, dovevo chiederti il permesso, per caso?»
«Carey è una persona fragile e romantica, non mi stupisce che ti abbia detto subito di sì» disse Linda, avvicinandosi a lui. «Ora, se provi anche solo a farla soffrire, fisicamente o mentalmente, caro Simon, ti giuro che-»
«Da quando ti fidi così poco di me?» ribatté Simon seccato. «Non dirmi che sei gelosa».
Linda spalancò gli occhi sconvolta.
«Non sono gelosa!» si affrettò subito a dire. «Di chi poi? Di Carey
«A me sembri gelosa».
«Se stai pensando che io possa provare qualcosa per te oltre a disgusto verso la tua persona o una mera affezione dovuta a circostanze maggiori non volute dalla sottoscritta, allora no, Simon, non sono gelosa. Sto solo pensando che stai tardando le nostre indagini con questa cosa di Carey. Ogni giorno in cui l’omicidio della Ragazza Nuova rimane irrisolto è un giorno in più in cui noi due  rimaniamo degli inutili sfigati».
«D’accordo, il concetto è abbastanza chiaro». Simon poi decise di cambiare discorso. «Ho sentito che ti sei lasciata con Darren C. Carmichael».
«Già. La cosa ti crea problemi?»
«A te li crea?»
Linda strizzò gli occhi, cercando di capire se quel ragazzo faceva davvero sul serio.
«Hai finito di flirtare con me, Coleman?»
Simon gettò la testa indietro, facendo un lungo sorriso. Poi finalmente tornò sulla giusta strada e cambiò di nuovo il discorso:
«Allora potresti chiamare i genitori e dire che ci andiamo domani mattina, oppure-»
«Dov’è che uscite stasera?»
Simon la fissò in silenzio.
«Credevo che non ti importasse» disse poco dopo.
«Infatti. Semplice informazione nel caso qualcosa vada storto e io debba accorrere per salvarla dalle tue grinfie».
Simon capì che non c’era verso di discutere con lei. Così fece per andarsene e si girò un’ultima volta verso di lei per parlarle.
«E io che mi chiedo ancora perché perdo tempo a parlare con te». Se ne andò velocemente, con Linda che lo guardava allontanarsi. Quando fu a qualche metro di distanza si voltò verso di lei.
«Chiama i genitori della Ragazza Nuova e chiedi di vederci domani mattina! Non fare cose stupide e non azzardarti a seguirci stasera!»
Linda rimase in silenzio finché non lo vide scomparire dentro un’aula in fondo al corridoio.
Bene, ora che si trovava di nuovo da sola era pronta per disobbedire a tutto ciò che Simon le aveva appena detto. Soprattutto alle ultime due.
 
 
Carey Davis indossò un vestito rosso per il suo appuntamento con Simon Coleman. Era un vestito di seta che sua madre le aveva regalato anni prima, ma che non aveva mai indossato, perché non si era mai sentita a suo agio nel farlo. Aveva uno scollo a V molto profondo e una gonna a sbuffo che si fermava alle ginocchia. Sebbene in molti le avessero detto che aveva un corpo bellissimo, Carey era sempre stata molto insicura nel mostrarsi, probabilmente perché Simon era l’unica persona che avesse mai voluto.
Ma ora che Simon era lì, insieme a lei, non voleva più trattenersi. Aveva atteso così tanto questo momento che quel vestito rosso poteva essere l’unica scelta possibile.
Voleva colpirlo, voleva essere bella, almeno per quella sera. Voleva esserlo solo e solamente per lui.
Così indossò quel vestito rosso e si diresse nel punto del parco di Buckley dove Simon le aveva chiesto di incontrarsi quella sera stessa.
Quando finalmente arrivò trovò intento a sistemare del cibo per terra. Carey sorrise, mentre il ragazzo non l’aveva ancora notata.
Simon era vestito elegantemente, indossava una giacca grigia e aveva i capelli tirati all’indietro. Era davvero sexy in quel momento, pensò Carey non appena lo vide. Aveva preparato un pic-nic per il loro primo appuntamento, con tanto di lume di candela e di champagne, al che Carey non si trattenne e si lasciò andare, ridacchiando.
Simon la udì e si voltò di scatto, preso alla sprovvista.
«Oh!» esclamò lui sorpreso, guardandola con lo champagne ancora in mano. «Oh…»
Simon squadrò Carey dalla testa ai piedi, cambiando espressione almeno dieci volte nel frattempo. Sembrava davvero colpito da come Carey si era vestita quella sera.
«Wow» disse lei, mentre si copriva la bocca per soffocare le risate di gioia. «Di certo non mi aspettavo una cosa così elaborata!»
«Sì, avevo pensato fosse carina come idea, io…». Simon si guardò intorno, poi ritornò a guardare Carey con sguardo sognante. Lei si rese conto che era diventato rosso in faccia. «Scusa, ma devo proprio dirtelo: sei bellissima stasera».
«Oh, grazie» rispose Carey in un sussurrò soffocato, mentre cercava di soffocare le urla entusiaste che esplosero dentro di lei dopo quella affermazione. Quel ragazzo l’avrebbe fatta impazzire, ne era certa.
Abbassò lo sguardo e iniziò a toccare la seta rossa del vestito. «La cosa divertente è che non mi è mai piaciuto questo vestito in realtà. L’ho sempre trovato troppo sgargiante, troppo colorato…»
«Ti sta benissimo invece» intervenne Simon, estremamente serio in viso. «Ma non è solo quello. I tuoi capelli, il tuo viso…»
«Eppure non ho fatto niente». Carey si toccò i capelli castani che le ricadevano sulle spalle, confusa dall’affermazione del ragazzo. «Sono uguali a come li porto tutti i giorni».
«Non so. Può darsi che quando c’era la Catena io abbia passato così tanto tempo a preoccuparmi per cose inutili che non avevo mai notato quanto fossi bella in realtà».
Carey lanciò un urlo dal fondo della gola, che per fortuna riuscì a fermare in tempo, poco prima che Simon si girasse per sedersi sul prato.
«Allora». Il ragazzo aprì le braccia per invitarla a sedersi. «Si accomodi pure».
Carey si sedette di fianco a lui e subito si sentì molto meno agitata di prima, quando vide che Simon le rivolgeva un caldo sorriso.
Parlarono di tutto quella sera.
Parlarono delle loro vite, della loro famiglia, delle loro passioni, di quello che era successo a scuola negli ultimi tempi. Nel frattempo sorseggiavano champagne spensierati, scherzavano e ridevano, tentando di aggiornarsi su tutti quegli anni che avevano sprecato a non rivolgersi la parola.
Carey era così felice in quel momento. Cercava con tutta se stessa di non farsi notare quando si incantava a guardare il suo meraviglioso viso, ma mentre Simon parlare era davvero difficile non farlo. Si perdeva nel guardare i favolosi lineamenti del suo viso, la forte linea della sua mascella, il suo naso delicato e i suoi occhi così grandi e celesti.
Ad un certo punto, mentre Simon stava raccontando qualcosa riguardo alla sua famiglia, si accorse che Carey non lo stava ascoltando minimamente. Nel momento in cui Carey capì di essere stata colta in fragrante, distolse velocemente lo sguardo dal suo volto e si nascose dietro al bicchiere di champagne, diventando sempre più rossa dalla vergogna.
Simon continuava a fissarla, divertito da quella reazione.
«Cosa c’è?» domandò con una leggera risata.
«Nulla io…». Carey diede un sorso allo champagne, finendo il suo quinto bicchiere della serata. Ormai doveva essere abbastanza brilla, tanto che iniziava a sentirsi estremamente a suo agio lì in compagnia di Simon. «È solo che… sei davvero attraente, ecco tutto».
«Oh! Grazie». Probabilmente Simon se lo sentiva ripetere tutti i giorni, ma per qualche motivo sembrò apprezzare sinceramente il commento di Carey. «Anche tu sei-»
«Insomma, come diavolo faccio a meritarti, Simon?»
Simon parve leggermente confuso da quella domanda.
«Cosa intendi dire?»
«Voglio dire…». Carey iniziò a guardarsi intorno, cercando le parole più adatte per spiegarsi. «Tu sei così… tremendamente affascinante, gentile, interessante, incredibile. Inoltre fai questa cosa, sai, quando ti passi la mano tra i capelli e sorridi con gli occhi chiusi, che ti rende la creatura più bella che io abbia mai visto e io non riesco a… elaborare, capisci-»
«Carey-»
«E lo so che penserai che sono pazza, perché ho passato due anni senza nemmeno rivolgerti la parola e ora me ne esco così all’improvviso, con queste dichiarazioni come se potessi davvero definirmi innamorata di te! Ma avevo così tanta paura di non essere mai all’altezza! Perché io ero così debole e insicura e Linda invece era così determinata e bella, ed ero terrorizzata dall’idea di farmi avanti ed essere rifiutata, perché sapevo che tu in fondo volevi lei e…»
«Carey!» finalmente Simon riuscì a intervenire, ponendo fine a quel doloroso sproloquio. «Perché ti poni sempre così al disotto di Linda? Dici sempre che non ti reputi all’altezza e io sinceramente non vedo il motivo per cui dovresti farlo!»
Carey fece una risata sprezzante.
«Non credo di potermi nemmeno lontanamente paragonare a Linda…» commentò guardando il suolo, con un sorriso melanconico sulle labbra.
«Perché no?». Simon sembrava davvero infastidito da quell’affermazione. «Sei sexy quanto lei, se non di più. Sei bella, sei intelligente, talentuosa, oltre ad essere premurosa, onesta, divertente e-»
Carey volse lo sguardo verso di lui. Simon si era fermato per guardarla negli occhi.
«Carey, tu sei mille volte migliore di Linda».
Carey scoppiò a ridere, ma si fermò immediatamente non appena si accorse che Simon era serio in viso. La ragazza si schiarì la gola e abbassò la voce:
«Lo pensi davvero?»
«Ne sono più che convinto».
Carey continuava a guardarlo in quei profondi occhi celesti, mentre si prendeva un attimo per elaborare il tutto nella sua testa. Era così confusa da tutti quei sentimenti che stava provando in quel momento.
«Wow, è così…» iniziò a dire, mentre all’improvviso sentiva una gran gioia sbocciare dentro di sé. Cambiò subito tono. Lo sguardo le divenne cupo e fissò Simon con serietà.
«Dillo di nuovo» disse, non desiderando nient’altro in quel momento.
«Sei mille volte migliore di Linda».
«Ancora».
«Sei mille volte migliore di Linda».
«Ahh!»
A quel punto Carey si gettò addosso a Simon e scoppiò a ridere istericamente.
«Santo cielo! Io…» provò a dire tra una risata e l’altra, mentre Simon le accarezzava la testa e rideva insieme a lei. «Io non avevo mai pensato potesse essere così bello sentirselo dire!»
Risero insieme per qualche minuto, finché non ritornarono nuovamente in silenzio.
Carey era ancora appoggiata contro il petto di Simon. Sentì le sue mani passarle in mezzo alle ciocche di capelli. Carey non riuscì a fare a meno di sorridere. Si raddrizzò dalla sua posizione, solo per ritrovarsi il bellissimo viso di Simon a pochi centimetri da lei, che la guardava intensamente.
Simon passò lentamente le sue dita dai suoi capelli fino alla sua guancia e iniziò ad accarezzarla dolcemente sul viso.
Carey avvicinò lentamente la sua bocca a lui.
«Posso farti una domanda un po’ narcisista?» domandò Simon, quando ormai i loro visi erano a pochissimi centimetri di distanza. Carey si bloccò e lo osservò per un secondo, con occhi sognanti.
«Dimmi».
«Per quanto tempo sei stata innamorata di me?»
Carey sorrise. Gli rispose con un leggerissimo sussurro:
«Dal primo momento in cui ti ho visto».
Ormai non poteva più aspettare. Non desiderava altro in quel momento, che strappare un bacio dalle labbra di quel meraviglioso ragazzo.
Così furono momenti di paradiso, quelli in cui Carey accostò sempre di più la sua bocca a quella di lui.
Simon le fece un altro splendido sorriso.
«Wow» le disse, le sue parole pronunciate direttamente sulle labbra di Carey. «È davvero un sacco di tempo…».
Colmarono l’atroce distanza di quei secondi. E mentre Carey si distese in avanti, Simon le prese la testa fra le mani e la strinse vicino al suo viso.
Le loro labbra danzavano, al ritmo delle lucciole, sotto il chiar di luna, al suono delle cicale.
Carey allungò le braccia per stringersi di più al suo collo e al suo volto. Il suo bellissimo volto, così chiaro e luminoso, anche nella notte, era l’opera d’arte più bella che avesse mai visto.
E felici si abbracciarono e si baciarono, e si baciarono ancora e ancora. E altre mille, cento volte, perché non c’era nient’altro di cui preoccuparsi in quel momento, se non di quei baci e di quelle labbra così umide e belle, e quello, per il momento, era l’unica cosa di cui volevano essere consapevoli.
 
 
«Oh! Nonononono, tutto ma non questo! Quel lurido…! AAARGH!»
Linda Collins strinse le mani intorno al binocolo, mentre le sue dita iniziavano a sudare sempre di più. Uscì leggermente dal nascondiglio dietro al cespuglio in cui si era nascosta, per sporgersi meglio a guardare. Era disgustata nel vedere la sua preziosa Carey e quel troglodita di Simon scambiarsi la saliva in quell’osceno modo. Avrebbe voluto correre da loro e separarli, ma non dovevano assolutamente sapere che si trovasse lì.
«Che c’è? Che è successo?» chiese Charlie, quell’amico sfigato che Simon si era fatto nel corso dei suoi quattro mesi da nullità. Linda era riuscita a estorcere informazioni da lui riguardo al luogo dell’appuntamento tra Carey e Simon, dopodichè lo aveva costretto ad accompagnarla per avere qualcuno che avesse un binocolo a portata di mano. «Dai, fa vedere anche a me!».
«Non è niente» commentò Linda, levando gli occhi dal binocolo, ma continuando a vegliare attentamente sulla coppietta da lontano. «Non sono affari tuoi comunque».
«Il binocolo è mio!» protestò Charlie, cercando di riprenderselo, ma Linda lo allontanò dalla sua portata, cercando di bloccarlo con l’altro braccia.
«Shhh! Fai silenzio, dannazione!» protestò Linda, mentre si portava nuovamente il binocolo agli occhi e con l’altra mano cercava di tenere a bada Charlie. «Sapevo che non avrei mai dovuto portarti qui, sei solo un cazzo di guardone!»
«Cos- stai spiando due persone con un binocolo nascosta dietro ad un cespuglio e il “guardone” sarei io?!»
«Io sto solo cercando di proteggere la mia amica da un’eventuale violenza o una probabile fine tragica di questa insensatezza in cui si è immischiata. Tu perché sei qui, guardone?»
«Hai detto che se ti avessi detto dove Simon aveva fissato l’appuntamento e ti avessi accompagnata stasera, tu saresti uscita con me!»
«E va bene, uscirò con te, d’accordo! Ora stai zitto, per piacere!» esclamò Linda, mentre colpiva Charlie sul petto e si sporgeva sempre di più al di fuori del cespuglio. «Oh! Oh… ew!».
«Cosa c’è ora?»
Linda mise giù il binocolo, sospirando poco dopo.
«Hanno iniziato a sdraiarsi e a rotolarsi sull’erba e… oddio, sono davvero disgustosi…».
Charlie fissò la ragazza in silenzio per qualche secondo.
«Cos’è? Sei gelosa?»
Linda gli lanciò uno sguardo assassino.
«Che cosa
Charlie mandò giù la saliva due volte prima di riprendere a parlare.
«No dico, sei gelosa perché ti piace Simon o cosa?»
«Hai finito di sparare stronzate, fottuto maniaco?»
Charlie iniziò a tremare dalla paura.
«C-credevo di essere un guardone…».
«Lo sei, ma oltre a quello sei anche completamente pazzo, quindi maniaco ti si addice di più».
«È solo che mi avevi detto che eri venuta qui perché volevi assicurarti che la tua amica stesse bene» si spiegò meglio Charlie. «Ma è da quando siamo qua che non fai altro che insultare i loro atteggiamenti. Sembra quasi… che ti diano fastidio come coppia, ecco».
Linda lo guardò senza capire.
«No, io…» provò a giustificarsi, ma si rese presto conto che quello che aveva detto Charlie era vero. Provò a ricomporsi, a spiegarsi meglio, ma non riusciva a trovare le parole per farlo. «Io non… Lui è… Insomma, noi due… Non c’è niente tra-»
«Hai sentito anche tu?»
Di colpo Carey si era staccata dal bacio con Simon ed era scattata a guardare verso il cespuglio dietro cui Linda e Charlie si erano nascosti.
D’istinto Linda afferrò Charlie per la manica della felpa e lo costrinse ad abbassarsi insieme a lei. Si coprì poi la bocca con la mano, mentre sperava con tutto il cuore che non si fossero accorti di lei.
«Che cosa c’è?» sentì chiedere a Simon poco dopo.
Ci fu un attimo di pausa, nel quale Linda sudò metà dei suoi liquidi corporei.
Poi la voce di Carey parlò di nuovo.
«Nulla, solo… mi sembrava che…» esitò un attimo. «Forse è solo la mia immaginazione».
Linda si calmò per il momento, ma continuò a stare accovacciata dietro al cespuglio, mentre Charlie con lo sguardo le chiedeva indicazioni sul da farsi.
Ma Linda non aveva tempo di pensare anche a lui in quel momento.
Le faceva male il petto e aveva una strana confusione in testa.
Qualunque cosa le fosse appena successa, una cosa era certa: voleva andarsene da lì al più presto.
 
 
 
«Cosa cazzo ti è venuto in mente di fare, eh?!»
Linda scattò dallo spavento, nel momento in cui Carey chiuse il suo armadietto di scatto, dentro il quale si stava specchiando poco prima. Linda si accigliò, notando Carey che la fissava con odio, mentre aveva le sopracciglia aggrottate dalla rabbia. Si sforzò di rimanere calma e le chiese con tono pacato:
«Buongiorno anche a te, Carey. Ora spiegami di che diamine stai parlando».
«Sai benissimo a cosa mi riferisco» l’accusò con rabbia Carey. «Simon ha scoperto dal suo amico Charlie che sei venuta al parco a spiarci ieri sera!»
Linda chiuse gli occhi e inspirò lentamente, cercando di placare i suoi innumerevoli istinti omicidi che lottavano dentro di lei in quel momento.
«Quel fottuto maniaco…» commentò in un sussurro. Poi si rivolse di nuovo a Carey, cercando di spiegarsi meglio. «Carey, mi dispiace che tu l’abbia scoperto così. L’ho fatto solo per te in realtà, volevo solo-»
«Per me?» ribatté sprezzante Carey. La sua migliore amica era così infuriata che la sua voce attirò dei ragazzi nel corridoio, che iniziarono a girarsi verso la scenetta che si stava svolgendo davanti ai loro occhi. «Come hai mai potuto pensare che spiarmi durante il mio primo appuntamento con un ragazzo potesse mai essere una buona idea?!»
Le persone avevano iniziato a guardarle. Tutti spostarono lentamente il loro sguardo giudicatorio sulla capo cheerleader davanti a loro.
Linda iniziò a sudare freddo. Voleva solo che Carey stesse zitta in quel momento.
«Io ho solo-»
«Ommioddio! Non posso crederci, sono così… dannatamente stupida! Io-» Carey aveva iniziato a esasperare, gettando le braccia in aria. «Io non posso credere di essermi fidata davvero di te! Tutti mi dicevano sempre che eri una vipera, una serpe senza cuore, un assoluto demonio, e che dovevo starti lontana! Ma io non ho mai dato ascolto a nessuno, anzi, ho sempre cercato di difenderti, ad ammettere che sì, avevi tanti difetti ma avevi anche un sacco di qualità! E dopo tutti questi anni, dopo tutto questo tempo passato a sgobbare per te, a vivere nella tua ombra, a doverti sempre venerare, ovunque, in ogni cazzo di secondo, è questo il ringraziamento che ricevo?!»
Linda non capiva perché Carey fosse diventata così tanto ribelle nei suoi confronti all’improvviso. Non avevano mai litigato in due anni che erano state amiche. Mai.
Ma adesso, per questa stupidata, Carey iniziava a rinfacciarle tutti i suoi risentimenti passati. Ma cosa diamine le era successo?
«Stai scherzando?» disse Linda, stringendo i denti ora sul limite della rabbia anche lei. «Pensi che io non abbia fatto sacrifici per te? Dopo che ti ho resa quello che sei oggi, dopo che ti ho resa una cheerleader popolare e apprezzata e che ti ho fatto avvicinare al tuo prezioso Simon, hai ancora il coraggio di dirmi che non ho fatto abbastanza per te?!»
«Sacrifici?» ripeté sprezzante Carey. «Non hai sacrificato assolutamente nulla per me! Sei stata per due anni con il ragazzo che amavo, nonostante ti avessi detto fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciute che mi piaceva. E tu non hai fatto nulla, assolutamente nulla! Hai continuato a starci insieme per mesi, nonostante era ovvio a tutti che non ne eri innamorata, che lo usavi solo per la popolarità, che trovavi la vostra relazione intollerante!»
«Oh, adesso è Simon il problema, quindi?» Linda aveva iniziato ad urlare a quel momento. Tutti i presenti guardavano la scena intrigati. «Dimmi, è per lui che stiamo litigando ora? Perché sai, è difficile capire dove io abbia sbagliato, dato che mi stai accusando di non aver lasciato il mio ragazzo perché volevi starci insieme tu! Volevi arrivarci prima di me? Allora avresti dovuto svegliarti e imparare a saperti confessare ad un ragazzo!»
«Vattene via» sibilò Carey estremamente seria, avvicinandosi di colpo a Linda. «Non ti voglio vedere mai più. Ho chiuso per sempre con te, Linda Collins».
Linda strinse i denti e la guardò per un secondo solo.
Decise che non avrebbe protestato. D’altronde era una sua decisione. Avrebbe fatto male, certo, ma l’orgoglio di Linda era troppo grande per potersi piegarsi in nome dell’amicizia. Strinse i denti e spostò lo sguardo da un’altra parte.
Infine alzò lo sguardo e inspirò, girò i tacchi e iniziò a camminare lentamente, ignorando i palesi innumerevoli sguardi che la seguivano ad ogni passo.
Dopo meno di dieci secondi però, la voce di Carey le arrivò alle spalle.
«Tanto lo so che sei solo gelosa!» urlò dietro di lei, mentre Linda si allontanava pian piano. «Lo so che sei gelosa perché ti sei pentita di aver lasciato Simon!»
Calò il silenzio.
Linda si fermò di colpo. I presenti si guardarono incuriositi, mentre Carey aspettava infuriata che Linda reagisse alla sua affermazione.
Linda in un secondo si voltò verso di lei. Carey non si rese conto nemmeno da quanto fu veloce, quando la sua amica affondò le sue unghie nelle sue braccia.
Dopodichè l’afferrò saldamente sul braccio e la scaraventò contro la fila di armadietti alla sua destra. Il rumore assordante della schiena di Carey che colpiva il metallo e le sue urla seguenti attirarono l’attenzione di tutti i passanti, che subito si radunarono intorno alle due.
Carey provò a reagire e afferrò con violenza Linda per i capelli. Linda strillò per il dolore, ma dopo pochi secondi mollò la presa sulle braccia di Carey e iniziò anche lei a tirare i capelli dell’amica.
Intorno a loro le persone osservavano eccitate e si lasciavano andare a urla di gioia e di incitamento. Nessuno aveva la minima intenzione di intervenire.
Le risse tra ragazzi erano divertenti, ma le risse tra ragazze erano oro puro.
Così le due andarono avanti per qualche secondo. Si tirarono i capelli, si lanciarono schiaffi e calci, si graffiarono sul viso. Ogni tanto si sentivano strilla di dolore, suoni di carne sbattuta contro gli armadietti, cosa che attirò una gran quantità di gente.
In poco tempo mezza scuola si ritrovò ad assistere in cerchio alla rissa tra le due cheerleader. Tutti incitavano estasiati, mentre gente da tutti i lati della scuola accorreva per vedere che cosa stesse succedendo di così emozionante, lì in mezzo al corridoio al termine della prima ora.
Tra queste persone accadde che ci fosse anche Simon Coleman, che usciva ignaro dall’aula di chimica. Appena fuori dalla porta venne travolto dalle mille persone che accorrevano tutte nella stessa direzione. Il ragazzo si guardò intorno senza capire che cosa stesse accadendo, finché non sentì qualcuno toccarlo sulle spalle. Si trattava di uno dei suoi vecchi compagni di football, che gli diede una pacca sulla schiena, prima di allontanarsi di corsa insieme a tutti gli altri.
«Amico!» gli disse al volo. «Quelle due si stanno picchiando per te, corri!»
Simon lo guardò confuso mentre si allontanava.
«Cos-?»
Poi gli venne in mente un terribile presentimento.
Iniziò a correre anche lui insieme a tutti gli altri studenti, tuttavia corse molto più velocemente degli altri e arrivò al luogo del misfatto in pochi secondi.
Davanti a lui una folla di cinquanta, sessanta persone era stretta in cerchio. Volavano urla, schiaffi, grida, risate, mentre tutti sembravano catturati dallo spettacolo che stava avvenendo lì in mezzo a loro.
Simon si fece largo con violenza tra la folla, spingendo via le persone senza riguardo. Quando fu fuori dalla massa delle persone, capì che i suoi presentimenti erano corretti.
Carey era per terra, strillava, mentre posizionata sopra Linda, cercava di tenerle i polsi bloccati a terra. La capo cheerleader protestava, ma era ovvio che non c’era speranza per lei. La sua coda si era sciolta e i capelli neri le si riversavano sul pavimento. Al lato delle sue rosee labbra le usciva sangue da un profondo graffio. Sebbene Linda sembrasse più forte fisicamente, a quanto pareva era stata la rabbia di Carey ad aver prevalso in quello scontro.
«Sei stata tu a dirmi che potevo provarci!» gridava Carey in faccia a Linda, la quale cercava di liberarsi dalla forte stretta e strillava per il dolore. «Sei stata tu a darmi il permesso! Perché devi sempre comportarti da stronza come fai sempre!»
Notando che nessuno dei presenti aveva intenzione di intervenire e che anzi, erano tutti ammaliati dallo scontro, Simon fu l’unico a farsi avanti.
Si gettò contro Carey, afferrandola per i polsi e portandola via da Linda.
«Ehi, ehi, EHI!» iniziò a dire, mentre Carey continuava a dimenarsi. «Che diavolo vi è preso a voi due?!»
Strinse il petto di Carey, mentre l’allontanava e cercava di tenerla a bada, ma la ragazza non smetteva un secondo di dimenarsi. Cercava di avvicinarsi a Linda, di continuare il suo lavoro. Simon si rese conto di non aver mai visto una persona tanto furiosa in tutta la sua vita.
Mentre Simon lottava con Carey tra le sue braccia, osservò Linda alzarsi lentamente da terra. La capo cheerleader si appoggiò agli armadietti, dopodichè portò una mano sul graffio e poi si guardò disgustata le dita insanguinate.
«Forse dovresti chiederlo alla tua ragazza, caro Simon» commentò sprezzante, guardandolo in faccia. «Credo che appartenga più ad uno zoo che ad una scuola».
«Io ti ammazzo, maledetta stronza!» strillò Carey, cercando di scrollarsi dalla presa di Simon, ma il ragazzo la strinse ancora di più.
«È per la storia di ieri sera, Lin?» cominciò a chiedere, rivolgendosi esclusivamente a Linda. «So che dovrei essere anche io infuriato con te, ma lasciamolo per un’altra volta, va bene? Ora, ragazze, possiamo parlarne con calma, per piacere?»
«Non c’è nulla di cui parlare, Simon» disse Linda, che ancora cercava di tenere a bada gli ingenti litri di sangue che le uscivano dal graffio sulla bocca. «Non vedi a cosa cazzo mi sono ridotta? Ho mandato tutto a puttane stavolta, alla grande».
«Vuoi stare zitta una buona volta, eh?» ribatté il ragazzo, mentre Carey iniziava già a calmarsi. «Credevo fossi tornata la Linda Collins di una volta! Non dirmi che ti sei già arresa. Era solo qualche giorno fa che mi hai fatto quel discorso riguardo al tornare in cima alla Catena, non ti ricordi?»
«Non posso farlo… Non posso tornare la Linda di una volta». Linda abbassò lo sguardo e iniziò a scuotere la testa. «Non se non ho-»
«Ti ho detto di smetterla» la interruppe Simon, che già aveva capito dove la ragazza volesse arrivare. «Sono qui, non me ne vado da nessuna parte. Non ti ho mai abbandonata e di certo non lo farò per una stronzata del genere. Ma ti stai comportando da stupida in questo momento. C’è qui una ragazza con cui sei sempre stata amica e vi state buttando via a vicenda come se niente fosse!»
Linda spostò velocemente il suo sguardo da Simon a Carey e viceversa.
«Penserai che sono proprio un’idiota…» iniziò a dire, con un sorriso triste.
«Io non-»
«…a lasciare che la nostra amicizia finisca così, per colpa di un ragazzo».
Simon rimase sorpreso nel sentire che Linda si stava rivolgendo esclusivamente a Carey ora. Perfino Carey stessa rimase colpita, tanto che smise di dimenarsi di colpo.
«Ho sempre pensato di essere apprezzata da tutti» continuò Linda, con lo sguardo fisso sul vuoto. «Pensavo che la Catena mi rendesse al di sopra degli altri, che… che tutti mi avrebbero amato di conseguenza. Ma non c’è mai stato nessuno che mi apprezzasse veramente. C’erano solo poche persone che mi apprezzavano e tu eri una di quelle, Carey».
Sia Simon che Carey ascoltavano col fiato sospeso, così come tutte le persone ancora in cerchio intorno a loro.
Nulla però li sconvolse tanto quanto il momento in cui Linda rialzò lo sguardo. Tutti notarono con stupore che i suoi occhi erano ricolmi di lacrime.
«Dimmi, perché finisco sempre per fare la cosa sbagliata?». Linda scoppiò a piangere, mentre tutti i presenti si guardavano tra di loro in silenzio, senza sapere bene come reagire.
Simon in particolare, la guardava con un grosso senso di sbigottimento dentro di sé.
Vedere Linda piangere era per tutti come un capovolgimento della normalità, ma Simon si sentiva ancora più sbigottito di loro. Ammetteva con tranquillità di considerarsi una delle persone a conoscere meglio Linda, eppure in quel momento le apparve come una persona che non aveva mai incontrato prima.
Aveva visto Linda piangere, ma non era mai stato così. I suoi erano stati più che altro pianti esagerati, quasi dei capricci, delle strilla che emetteva quando le cose non le andavano bene. Quando Linda Collins piangeva, piangeva per se stessa, non di certo per gli altri.
Ma in quel momento le apparve così fragile, così debole, lui che era abituato a considerare Linda la ragazza più tosta che avesse mai incontrato.
Perfino Carey doveva essere colpita da quella reazione, tanto che si staccò dalla presa di Simon e iniziò ad avvicinarsi alla capo cheerleader. Simon non protestò e rimase in silenzio, ancora sbalordito dalla vista delle lacrime di Linda.
Intanto Linda continuava a piangere come una bambina, tentando a fatica di parlare tra i singhiozzi:
«Mi dispiace di averti fatto del male, Carey! Mi dispiace di averti fatto arrabbiare, mi dispiace di averti ferita, mi dispiace per tutto! Non pensavo che vederti triste avrebbe fatto così male. Ma non ho mai avuto tante amiche, non speciali quanto te, e solo l’idea che tu possa odiarmi per qualsiasi cosa che ti abbia fatto in passato, mi fa-»
«Oh, ma perché devi sempre essere così?» disse Carey, che nel frattempo era scoppiata a piangere a sua volta. Dalla bocca le uscì una risata mista ad un singhiozzo, prima di riprendere a parlare: «Perché devi sempre sconvolgermi nei momenti più adatti? Perché non riesci mai a farti odiare pienamente? Ci ho provato, lo giuro, tante volte, ad odiarti, come facevano tutti. Ma ogni volta tu tornavi con il tuo sorriso smagliante e mi trattavi in modo così gentile che io…»
«È perché ti ammiro così tanto!» continuò Linda. «Vorrei tanto essere una bella persona come te, ma non ci riesco! Non potrei mai essere arrabbiata con te, Carey, nemmeno se uccidessi la mia famiglia. Sei la mia migliore amica e lo sarai per sempre. Io… oh, ti voglio così tanto bene!»
«Oh, Lin!» esclamò Carey con un sorriso smagliante. «Ti voglio un sacco bene anche io!»
Improvvisamente le due ragazze si abbracciarono, scoppiando a piangere l’una sulla spalla dell’altra. La folla si lasciò andare in urla di apprezzamenti e perfino alcuni “aaww” risuonarono nell’aria.
Nel frattempo Simon stava mettendo in gioco tutta la sua forza di volontà per non uccidere quelle due ragazze.
“Fate sul serio?” continuava a pensare, ormai sull’orlo della pazzia. “Mettete in scena tutta questa merda e la risolvete così, a caso, dal nulla?”
E mentre la folla pian piano si dissolva e gli studenti si separavano per andare nelle rispettive aule, Simon non fece a meno di passarsi una mano tra i capelli, contento che fosse finita così in fretta, e godersi per un attimo la vista delle due cheerleader strette in un abbraccio.
Gli uscì come per istinto un piccolo e insignificante commento, mentre le punte delle sue labbra si alzavano in un leggero sorriso:
«Tsk… donne».










 
ATTENZIONE: SPAZIO AUTRICE MOLTO LUNGO, PERICOLO DI INFORMAZIONI INUTILI CHE NON AVEVATE CHIESTO
leggete a vostro rischio e pericolo


 
A parte che sto capitolo è più lungo dell’Antico Testamento, chiedo umilmente scusa per le false speranze che ho dato lo scorso capitolo con il mio, cito testualmente forse “vedrò di ridurre i tempi”. AH AH CEEERTOOO.
A parte gli scherzi, per fortuna non mi conoscete nella vita vera, ma chi invece mi conosce sa bene che non mantengo mai le promesse, 8/10. 
Il fatto è che adesso non ho nemmeno scuse del tipo “oddio ceh avevo da lavorare e sgobbare fino alle 5 di notte sono distruttah :p”, perché da quando ho finito il liciayo non faccio davvero una sega dalla mattina alla sera. L’unica scusa valida che posso darvi è che nell’ultimo mese ho scoperto il kpop ed è stata una #PESSIMAIDEA, perché ora mi esprimo solo attraverso canzoni dei BTS haLp.
Quindi ci ho messo un sacco a scrivere questo capitolo, più che altro perché c’era tanta roba da dire, pochi personaggi da usare e io avevo sempre poca voglia di farlo.
Comunque, congedandosi dai drammi adolescenziali, questo capitolo dovrebbe segnare una svolta, in quanto l’harem di Simon ora si calmerà un attimo e il triangolo scemo Linda-Simon-Carey sembra essersi risolto (OR IS IT???)
Tuttavia volevo farmi perdonare per la settimana in più che ci ho messo e quindi ho deciso di propinarvi una serie di curiosità sulla storia (perché ovviamente non aspettavate altro, sì) e magari farvi sapere come è nata l’idea in generale. Il processo di creazione è così affascinante che perfino con gli altri scrittori sono sempre curiosa di sapere come nasce l’idea per i loro romanzi.
Dunquaaaah
 
Come è nata la storia:
1) è in effetti una cosa divertente da raccontare perché i personaggi di Linda e Simon sono stati ideati moooooolto prima della nascita di The Chain vera a proprio. In pratica erano due personaggi che avevo creato a boh, 12, 13 anni (?) per una storia che avevo ideato allora. La storia ovviamente faceva schifo, era una cagata romantica adolescenziale che solo una tredicenne poteva concepire, e ringrazio la me del passato per non aver mai dato vita a quell’aborto. Tuttavia mi dispiaceva abbandonare questi personaggi, perché in fondo mi piaceva la loro dinamica e soprattutto erano due personaggi che non potevo separare, perché funzionavano troppo bene in coppia. (Non so come spiegarlo meglio, ma è la sensazione che Simon e Linda funzionano sono se sono protagonisti della stessa storia. Per dire, non potrei mai separarli e rendere protagonista solo uno dei due, ecco). Comunque Simon era più o meno lo stesso personaggio che è oggi, mentre Linda era completamente diversa, ma ora ci arriviamo.
2) Sempre perché per fortuna non mi conoscete irl, sappiate che ho un profondo e (neanche tanto) celato odio per i romanzi d’amore trash YA. Sì dai, sapete tutti di quali sto parlando. L’odio ovviamente si raddoppia se si tratta di fanfiction buttate sul mercato editoriale o romanzi scritti da personalità dell’internet (quelli poi, MMMM!).
Comunque, data la mia passione invece per le trashate sui licei americani, mi sono resa conto che c’era un personaggio che in tutte queste storie di dubbio realismo non ha MAI la giustizia che si merita: la bitch/nemica stronzetta della protagonista, che è sempre una figa pazzesca e/o capo cheerleader definita una stronza/troia/dai costumi facili solo perché vuole farsela con l’interesse amoroso della protagonista, che invece è una ragazzina gentile/Gesù Cristo sceso in terra. Ed è una cosa che mi ha sempre dato fastidio, perché quasi sempre si tratta dello stesso personaggio intercambiabile, stereotipato al massimo e senza una vera e propria personalità o sviluppo, che serve solo da “ostacolo” alla storia d’amore tra i protagonisti.
Quindi ho pensato che avrei fatto io giustizia a questo genere di personaggio rendendolo il protagonista assoluto della mia nuova storia e cercando di esplorarlo un po’ di più, magari facendo capire i suoi motivi e rendendolo più umano. Poi ho capito che mi serviva una controparte maschile per questo personaggio (perché sappiatelo, ma anche i love interest maschili sono sempre degli stereotipi viventi privi di personalità) e così mi sono tornati in mente Linda e Simon, e li ho ripescati dal cesto delle storie scartate e ritrasformando Linda nel personaggio che è tuttora.
3) Il titolo The Chain mi è venuto così, dal nulla, non ci ho nemmeno dovuto pensare tanto. Mi è venuto al volo e ho subito pensato che sarebbe stato perfetto.
4) Ho deciso di renderlo un giallo/thriller solo dopo aver visto (e adorato) la prima stagione di Scream Queens. Ammetto tranquillamente di aver basato molto del personaggio di Linda su Chanel Oberlin. #sorrynotsorry
5) Carey era l’unico personaggio presente anche nella storia originale di Simon e Linda e svolgeva praticamente lo stesso ruolo di ora, anche se si chiamava Carrie e non era lei ad avere una cotta per Simon ma il contrario. Tutti gli altri invece sono stati creati in seguito.
Taylor proveniva invece da un’altra storia che avevo deciso di scartare, ma anche lei era un personaggio completamente diverso. Corrispondeva sostanzialmente a LeeAnn Anderson di questa nuova versione, ma come protagonista non mi piaceva molto e così ho deciso di separare i due personaggi, rendendo LeeAnn una secondaria.
6) L’idea della “Catena di popolarità” mi è venuta pensando al fatto che in tutti questi licei americanosi c’è sempre un’invisibile e inesistente regola che rende i ragazzi popolari degli abbonati premium che possono fare tutto quello che vogliono senza ripercussioni, mentre gli sfigati sono dei reietti senza diritti. E io continuavo sempre a pensare “Ma perché? Ma chi l’ha deciso??”. Così nella mia storia ho fatto girare tutto intorno a questa “Catena” che detta tutte queste regole che prima erano invisibili e che viene rispettata da tutti come lex divina.
7) Ci sono un po’ di parodie celate ma dirette, che di solito aggiungo quando scopro qualche altra trashata e penso “mmmh, potrei inserire anche questo!”. Ad esempio la scena del primo capitolo con le interviste è presa da Glee (che ho sempre adorato fin dal 2009, nonostante il suo immenso trashume), così come il “monologo interiore” (penso lo avessi preso dalla scena di Quinn della terza stagione, non ricordo bene lol). La parte dei chioschi dei baci è presa da LOVE di L.A. Casey (se conoscete Matteo Fumagalli su youtube, capitemi), il monologo di Linda alla Ragazza Nuova da quella genialata di The Most Popular Girls in School e così via.
8) L’idea delle canzoni ad inizio capitolo, che ho iniziato a mettere da poco e che so vi stanno confondendo tutti, è in realtà una celata parodia a My Dilemma is You, che GRAZIE AL CIELO non ho letto, ma so che all’inizio dei capitoli l’autrice inseriva una playlist di canzoni da ascoltare mentre si leggeva il capitolo. Così ho voluto fare una cosa simile, solo che di canzoni non ne conosco abbastanza, ne ho scelta una per capitolo e ho inserito solo alcune frasi che trovo emblematiche. Comunque la scelta delle canzoni è molto scrupolosa, perché le scelgo sia per il testo, sia per l’anno di uscita (eh sì) ma anche per la melodia in sé, perché deve essere in armonia con il tono generale del capitolo. Insomma, per dirla semplice, se questa fosse una serie tv, quella sarebbe la canzone che sentite quando iniziano i titoli di coda dell’episodio, ecco.
9) Tutte le cheerleader sono state create partendo sempre da stereotipi. Oltre alla bitch/ape regina, abbiamo la migliore amica, la vice rivale, e la bionda stupida. Stephanie non faceva parte del cast originale, l’ho creata solo perché avevo pochi protagonisti e mi servivano personaggi. Per questo scherzo sempre sul fatto che è “poco considerata”.
10) I miei continui riferimenti al passato dei personaggi che tutti citano come “secondo anno” o “due anni fa” deriva in realtà dal fatto che ho scritto per filo e per segno come ciascuno dei personaggi si è incontrato e come sono arrivati al punto in cui sono adesso. La mia idea originale era di scrivere un “The Chain” e allo stesso tempo un prequel sul secondo anno chiamato “Rumors” (chi capisce il perché dei titoli vince un biscotto) ma dato che scrivo come un bradipo ho accantonato l’idea del prequel e ho deciso invece di inserire dei piccoli flashback all’interno della storia principale.
11) Il leitmotiv di Shakespeare mi è venuto mentre scrivevo, in realtà doveva essere una cosa da una botta e via, quando Linda cita Macbeth (che è la mia opera preferita yee!) e Romeo e Giulietta con la Ragazza Nuova. Poi però ho pensato che mi piaceva un sacco l’idea di usare le opere di Shakespeare per esplorare meglio i personaggi e così ho continuato. (Disclaimer: ogni volta che uno dei personaggi cita un’opera di Shakespeare c’è un motivo, nulla è lasciato al caso xoxo)
 
 
Inoltre ho scritto qualche curiosità su me e/o i personaggi che voglio lasciarvi:
 

1) Non trovo che nessun personaggio sia basato su di me o possa assomigliarmi, più che altro sono tutte parodie estremamente esagerate che ho inventato di stereotipi già esistenti. Tuttavia se devo avere un personaggio preferito direi che è Simon, perché ho sempre avuto problemi con i personaggi maschili (-oltretutto mi sono appena resa conto che è l’unico protagonista maschio della storia lol-) e sono contenta di come è uscito alla fine. 
Linda d’altra parte è il personaggio di cui mi diverto più a scrivere e anche quello che voglio esplorare di più.

2) Il personaggio con cui mi trovo più in difficoltà è invece Taylor, perché non mi sono mai piaciuti quei tipi di personaggi che si piangono addosso, e scrivere di un personaggio così è spesso arduo per me. In più le storie d’amore con i professori le ho sempre trovate “eeewww”, ma, suvvia, dovevo inserirne almeno una per motivi di PARODY.
3) Due personaggi molto sottovalutati, ma con cui mi diverto parecchio, sono Chloe e la preside Finch, entrambe per il modo assurdo in cui agiscono. Il racconto di Chloe nel capitolo 5 è stato divertentissimo da scrivere, così come tutte le scene in cui la preside è presente. Spero di poterle usare di più in futuro.
4) So che sembra strano dato che aggiorno ogni morte di papa, ma in genere per scrivere un capitolo non ci metto molto, più che altro perché mi sono già scritta che cosa deve succedere in ciascun capitolo; gli standard sono di cinque/sei ore a capitolo, solitamente divise in due o tre giorni. La parte di rilettura è la più ardua perché è una cosa che ho sempre odiato fare (e sì, lo so, è sempre stato uno dei miei grandi difetti). Poi ci sono alcune volte in cui ci metto molto di più perché mi ritrovo in difficoltà con i personaggi o non so come andare avanti, e alla fine finisco per procrastinare alla grande e finire di scrivere il capitolo anche nell’arco di una settimana. Dipende molto dal tipo di capitolo in realtà.
5) A volte ci metto di più a scegliere i titoli dei capitoli che a scrivere i capitoli. Voglio che siano divertenti e allo stesso tempo avvincenti. Per sceglierli di solito mi ispiro ai titoli dei capitoli di manga/anime che leggo e guardo (eh sì, perché oltre ad essere korean-trash sono anche highkey Japan-garbage), perché sono sempre un sacco assurdi.
6) Attualmente la storia per come l’ho pianificata dovrebbe contare 33 capitoli, quindi stay stuned, bitches.
7) Le mie ships preferite sono la #Limon e la #Stexis.
8) Anche se non ricevo molte recensioni sono comunque contenta che le visualizzazioni siano abbastanza alte e costanti. Anche se i capitoli Il mio monologo interiore e La Ragazza Nuova è un demonio hanno il doppio delle visualizzazioni rispetto a tutti gli altri capitoli. Wtf raga. 
 
Bene con tutte queste citazioni e riferimenti che manco T.S. Eliot, volevo solo farvi capire che ci tengo molto a questa storia, anche se non l’aggiorno spesso, ecco. Quindi se qualcuno (anche due persone in croce) la stanno apprezzando e hanno la costanza di leggersela, sappiate che mi rendete molto felice :). Ho praticamente scritto più in questa parte che nell’intero capitolo lmao.
Grazie davvero se siete arrivati fin qui senza morire di stenti.
(Mamma mia quanto mi diverto a fare questi angoli autrice, devo farlo più spesso)
Goodbayo,
Mel.

 

 
 
  
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