Avvertenze: Tutti i
personaggi di questa One-shot appartengono a quel geniaccio di Philip Pullman.
Io non faccio altro che rapirli per un secondo dal mondo di carta e
d’inchiostro in cui sono stati ormai messi a riposare, e sfogare attraverso loro
la mia fantasia, nonché, principalmente la mia depressione momentanea.
Ancora un attimo d’amore.
Lyra
non riusciva a dare un nome alla sensazione che perennemente provava da quando
era ritornata a vivere nella sua Oxford. Aveva forse sentito un dolore simile
quando stava per essere separata da Pantalaimon, nei momenti terribili in cui
aveva creduto di dovergli dire addio per sempre, quando aveva letto la sua
stessa angoscia riflessa negli occhi del Daimon, mentre la lama calava decisa a
interrompere quel legame che era nato con loro.
Ma
quella volta si era sentita solo punta da una spada, soffocata si, ma il dolore
era sparito nel momento in cui aveva potuto riabbracciare Pan, farsi
solleticare dal suo pelo bagnato di sudore e lacrime mentre singhiozzando gli
sussurrava che mai, mai e poi mai sarebbero stati separati.
Ma adesso la sofferenza era diversa. La lama, che prima
l’aveva solo tagliata e pizzicata, adesso la perforava, le infilzava la carne
all’altezza del cuore. Così vicina da fare un male insopportabile, ma anche
troppo lontana per ucciderla del tutto.
Perché? Si chiedeva, mentre coricata con Pan sentiva calde lacrime perdersi
tra i suoi capelli. Perché tutto questo dolore? Perché due ragazzini che
avevano appena scoperto l’Amore dovevano sacrificarsi così? Per il bene degli
altri certo, ma Lyra per una volta avrebbe voluto smettere di essere altruista
e coraggiosa. Non poteva mentire ancora a se stessa: quel dolore sordo la stava
uccidendo.
Scostò leggermente un Pan addormentato dal suo collo e il più silenziosamente
possibile si alzò dal letto. A piedi scalzi mosse passi incerti verso la
finestra aperta. Aveva bisogno d’aria, la testa le girava e il suo stomaco si
contorceva fastidiosamente. Afferrò con entrambe le mani il marmo freddo del
davanzale, fino a farsi diventare le nocche bianche. Da quanto tempo era in
questo stato? Da quando non faceva altro che piangere ed urlare?
Domande inutili, Lyra lo sapeva bene. Stava male dal giorno
in cui lui se n’era andato. Dal momento in cui dopo un ultimo goffo incontro di
labbra Will aveva chiuso per sempre quella finestra che connetteva i loro due
mondi e aveva rotto la lama sottile. Era passata solo una settimana dal loro
addio e già la lontananza era diventata insopportabile. Lyra si chiedeva come
avrebbe potuto aspettare una vita intera prima di riabbracciarlo nel mondo dei
morti. A volte si trovava ad immaginare quello che avrebbero fatto quando si
sarebbero rivisti. Vedeva se stessa, ancora giovane, mano nella mano con quel Will
che aveva sempre conosciuto, raccontare la vera storia della loro vita alle
Arpìe per guadagnarsi un passaggio nell’aldilà. E poi, con un fremito e un
sospiro pensava al momento in cui i loro spiriti si sarebbero mescolati e
dissolti per diventare parte del tutto.Allora sarebbero stati insieme per
sempre. Nelle onde del mare o nei granelli di sabbia. Sarebbero stati Will e
Lyra, e nel frattempo anche una cosa sola.
Ma adesso aveva ancora una vita davanti, la realtà le era ostile e quel dolore
la uccideva dentro.
’’Dannazione!’’ Imprecò staccandosi dalla finestra e andando a sbattere le
palme delle mani sul tavolino accanto a lei. Pan sobbalzò e si svegliò. Il suo
primo istinto fu quello di saltare addosso a Lyra e stringersi forte a lei,
come era solito fare quando la ragazzina stava male. Ma si trattenne. Nemmeno
lui poteva fare nulla per aiutarla a smettere di soffrire. Loro avevano un
compito, dovevano costruire la Repubblica dei Cieli nel loro mondo, così come
Will e Kirjava dovevano fare nel loro. E questo
compito implicava il distacco, la sofferenza di entrambi. In Daemon scosse la
testolina bianca decidendo di lasciare in pace la sua Lyra. Sentendo la
mancanza del calore del corpo della bambina si acciambellò sul cuscino e
aspettò che lei stremata dal pianto anche per questa notte, tornasse a
coricarsi con lui.
Ma la ragazzina non avrebbe finito presto di piangere. La sua mente,
involontariamente o no, era tornata a Will e il flusso dei ricordi sembrava
non voler finire. Oh come voleva maledirlo! Odiarlo! Cancellare il giorno in
cui lui aveva deciso di seguire quel gatto attraverso la finestra sospesa a
mezz’aria che l’aveva condotto a lei. Voleva dimenticarlo, rimuoverlo dalla
memoria. O forse no? Oh, com’era dolce
quel dolore. Non poteva, non poteva dimenticarlo. E allora si lasciò andare,
tornò indietro nel tempo. Ricordò con un sorriso spezzato il loro incontro,
quando lei come una gatta selvaggia lo aveva graffiato, preso a calci a pugni.
E sospirò infine tra i singhiozzi, rievocando il sapore dei suoi baci
ed il calore delle sue mani sui suoi fianchi e sulle sue guance. Come l’amava,
come voleva riabbracciarlo e sentire ancora il suo profumo, le sue mani, le sue
labbra. Senza forze si accasciò sul tavolino, le ginocchia sul pavimento e la
fronte sul legno umido di lacrime. Le bruciava il petto, avrebbe voluto cavarsi
via il cuore e lanciarlo lontano per eliminare quell’oppressione che la
soffocava. Quante cose avrebbe voluto fare. Quante cose non poteva fare. Non
esisteva un balsamo per il mal d’amore. Era condannata ad affogare tra le sue
stesse lacrime, lacerarsi l’anima fino alla fine.
‘’Will’’ Trovò la forza di sussurrare
tra i singhiozzi "Will…ti prego. Aiutami ad odiarti, perché non posso
continuare ad amarti così…Amarti mi uccide."
Non disse più una parola, le spalle fragili scosse dai sospiri accelerati. Non
sapeva più cosa fare. Solo di una cosa era certa. Avrebbe dato via tutte le
cose belle della sua vita solo per avere ancora un ultimo attimo dorato con
Will.
Un ultimo, straziante, ma infinitamente dolce attimo d’amore.
Angolo ‘autrice’ :Tiro un sospiro di sollievo mentre però comincio a farmi scudo con pentole e padelle dalle minacce che mi cadranno addosso. Ok, la smetto! Il punto è che questa è la mia prima fiction ( che pubblico, non che scrivo) ed ogni debutto è sempre arduo. Ad ogni modo, lascio campo libero a voi. Aiutatemi a capire se c’è qualcosa di buono, o criticatemi e fatemi intendere quello che non và. Grazie in anticipo. Aesial.