Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
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Autore: P h o e    31/08/2018    0 recensioni
| klance | humor; slice of life; romantico | raccolta |
Keith aveva imparato due nuove lezioni quel giorno: La prima era il significato e il sapore dell'empanada cucinata dalla madre di Lance, di cui prima ignorava l'esistenza.
E la seconda era che non avrebbe mai più dovuto scommettere contro quel ragazzo cubano, perché la sconfitta lo aveva portato proprio lì, a Varadero.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Kogane Keith, McClain Lance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L come lento.




Se c'era qualcosa su cui Keith poteva lavorare era l'impulsività: Da sempre suo difetto che lo aveva condotto nelle situazioni peggiori e non per niente tutto il suo team lo aveva etichettato come la testa calda della squadra. 
Difetto che, nonostante tutto, era bilanciato da un carattere solitario il quale se non veniva provocato rimaneva tale. Il problema — e per fortuna era uno — sorgeva quando Lance provocava il suo temperamento fino a farlo esplodere, tanto che Shiro più volte era intervenuto tra loro per dividerli. 
E quando tutti, una sera dopo una missione su Balmera decidono di rilassarsi attorno ad un gioco proposto da Coran, intitolato Monsters and Mana, è proprio in quel momento che Lance si esibisce in una serie di elogi a sé stesso su come avrebbe vinto senza alcuna fatica. 
Non c'era voluto molto prima che la competitività tra loro prendesse il sopravvento, e fu proprio in quell'istante che nacque la scommessa.
Keith aveva imparato una lezione quella sera: Non avrebbe mai più scommesso contro quel ragazzo cubano, perché proprio a causa della sconfitta nel giro di pochi giorni — quei miseri giorni di relax in cui tutto il team avrebbe fatto ritorno alle rispettive famiglie — lui li avrebbe spesi a Varadero. Con Lance. 


«Ugh» grugnì Keith, accartocciando il foglio della spesa e incrociando le braccia in modo scorbutico.
Lance lo fulminò, raccogliendo il foglio da terra con una mano mentre con l'altra spingeva il carrello lungo le corsie del supermercato, «Qual è il problema?»
«Il problema è che mi hai portato qui e mi hai mandato a cercare le olive per l'impennata»
«Empanada» lo corresse Lance ghignando e sposando il peso del corpo sul carrello. 
«Ho chiesto indicazioni e nessuno sembra parlare oltre a te» lo ignorò Keith, assottigliando lo sguardo tagliente.
Era da quando erano atterrati che Keith era agitato e scorbutico — più del solito — e se Lance pensava che fargli conoscere la sua famiglia lo avrebbe messo di buon umore, quello non aveva fatto altro che farlo diventare ancora più taciturno. Si rendeva conto come Keith si sentisse a disagio in una casa non troppo grande con dieci parenti, lui che era abituato a Shiro o Krolia, o addirittura a nessuno dei due e quel pensiero rattristava il cubano.
Dentro di sé sperava che tutta quell'aria di festa, la sua abuelita che raccontava storie a tutta la famiglia e il tempo trascorso in spiaggia lo facessero sentire meno solo. Lance ci sperava davvero. 
«Es un poquito silencioso» aveva commentato sua madre il giorno dell'arrivo, dopo aver stretto tra le braccia Lance per circa dieci minuti.
«Lo sé, mamà» aveva risposto il figlio, guardando Sylvio che fissava rapito il Bayard di Keith — il fatto che lo avesse portato era abbastanza inquietante. 
Sua madre sosteneva che un buon piatto di Empanada avrebbe tirato su di morale anche al più scontroso uomo, ma Lance non era sicuro che funzionasse così con Keith. 
Un gruppo di schiamazzi riportò Lance alla realtà, girandosi per incrociare lo sguardo di tre ragazzi che di buono non avevano niente, ma di famigliare avevano tutto. 
«¡Capullo!» era l'insulto che ricordava aver sentito per anni, quando era solo un bambino.
Lance aveva tanto sperato di aver sentito male, che in quegli anni avessero maturato o che se non altro, dimenticato. Non ricordava un solo momento felice della propria infanzia che comprendesse loro tre, era stato preso di mira in quanto più piccolo e debole e aveva sempre cercato di evitarli, ma più volte si era trovato sulla loro strada e i ricordi che seguivano erano tra i peggiori.
Keith sembrava aver notato il sorriso di Lance spegnersi e si era sporto appena, probabilmente aveva capito che quello non era un saluto, bensì un insulto, perché i tre si stavano ancora spanciando dalle risate. 
«Li conosci?» domandò infatti, incerto.
Lance si riscosse e negando appena col capo, prese Keith trascinandolo via da quel tuffo nel passato. 
Non riuscì però a vedere lo sguardo fulmineo che il moro rivolse ai tre ragazzi, prima di seguirlo.

Quell'episodio sembrava essersi dissolto una volta usciti dal supermercato, lungo la strada di ritorno. 
Questa volta era stato Keith a guidare l'unica bicicletta che la mamà di Lance aveva prestato loro, infatti erano andati e tornati su quell'unico mezzo. Keith non aveva fiatato per tutto il tragitto, mentre Lance era logorroico. 
Tutto normale, se non fosse che il paladino blu lo stava stuzzicando, stringendo le sue spalle per non cadere dalla bicicletta, mentre l'altro non reagiva minimamente. Sembrava stesse digrignando i denti, così al castano pareva, ma non era sicuro fosse a causa sua.
«Keith!» strillò a quel punto Lance in tono acuto, «Su che pianeta sei? Olkarion? Kerberos? Escuchame!»
«Vuoi stare zitto, sto cercando di concentrarmi!» sbottò Keith ad un tratto, zittendo subito l'altro.
Una buca li fece saltellare appena sulle selle e quello fu l'unico rumore che si udì nell'arco di pochi minuti. Lance si stava domandando quale fosse la ragione che lo aveva distratto a tal punto, ma aveva un'idea al riguardo. 
«Chi erano?» domandò ad un tratto in tono più calmo, prendendo un'altra buca. Lance non poteva davvero crederci che stesse ancora pensando e che soprattutto avesse capito la situazione nonostante fosse durata solo pochi minuti, al supermercato. Abbassò lo sguardo, anche lui effettivamente ci stava pensando, ma come si era promesso voleva che quella vacanza Keith la ricordasse in modo felice. 
Non dovette comunque rispondere, perché gli stessi schiamazzi di poco prima giunsero di nuovo alle orecchie di entrambi, questa volta però i tre urlavano in modo che anche Keith potesse capire. 
«Lance! Ehy sfigato, sei con il tuo ragazzo?» urlò il ragazzo al comando.
Lance si chiese con orrore come li avessero raggiunti, perché lo avevano fatto e sopratutto perché proprio a lui. E mentre lui si ammutoliva riempiendosi la testa di domande, Keith senza pensarci aveva sgommato, tornando indietro e sollevando la polvere da quanto veloce pedalava. 
Quando il paladino blu se ne accorse, tentò di gettare acqua sul fuoco, letteralmente. Ma sembrava del tutto controproducente, infatti Keith aveva lo sguardo fisso sul ragazzo in testa che si faceva beffe di Lance insieme agli altri due e lo stava puntando.
«Keith no! Fermati!» urlò infatti l'amico, aggrappandosi con più forza per non finire per col sedere per terra, poteva giurare che stesse andando veloce come Voltron, solo che ora stava pilotando una vecchia bicicletta.
«Keith non ne vale la pena! KEITH! NON OLTREPASSARE QUEL LIMITE!» la voce di Lance sovrastava ogni schiamazzo. 
Poi, superato quel limite che gli aveva appena detto di non superare, Keith saltò giù dalla bicicletta con un abile balzo, lasciando incustodito il comando e provocando così la rovinosa caduta di Lance contro il suolo, ma sapeva non si sarebbe fatto male, infatti senza preoccuparsene troppo si scagliò contro il ragazzo al centro del gruppo, colpendolo così forte in faccia da farlo accasciare al suolo.
In meno di pochi secondi gli altri due gli furono addosso, ma lui si era allenato troppo duramente nel corso delle sue missioni per lasciare che tre ragazzetti di strada lo pestassero. Aveva affrontato dei Galra il doppio di loro e ne era uscito illeso. 
Infatti con abili mosse schivò i loro colpi, piegandosi e contrattaccando allo stesso modo, solo con la differenza che loro non avevano idea di come difendersi e in meno di pochi minuti i tre si ritrovarono rannicchiati sul suolo polveroso, doloranti.
Sulle nocche di Keith c'era il sangue di chi aveva rotto un setto nasale. E più Lance lo guardava più pensava che un giorno sarebbe finito in prigione. E lui con Keith. 
«Sei proprio un imbecille, cosa ti è saltato in testa?! Sono degli umani!» gli ricordò Lance, con quel briciolo di controllo che gli restava, aveva la guancia graffiata per aver razzolato per terra.
L'altro si pulì il sangue dalle nocche, finalmente degnandolo di uno sguardo, «Lo sono?»
A quell'affermazione Lance si zittì, non sapendo bene cosa rispondere di fronte a tutti quei fantasmi del passato che gli urlavano che no, a quel punto erano meglio i Galra. 
«Svegliati Lance, sei lento» gli fece notare con un'alzata di spalle, prendendo una delle borse della spesa e incamminandosi verso la casa di Lance. 






 

Nota autrice: 
Salve a tutti! Uhm, onestamente non so come mi sia uscita, spero bene perché sono totalmente innamorata di questo pairing. 
Mi è venuta quest'idea di fare una raccolta componendo il nome di Lance e ancorando un aggettivo che secondo emo-Keith si addice al suo cubano preferito. Mi auguro che possa risultare bella una volta finita e ovviamente spero di avere riscontri positivi tra i lettori.
Alla prossima! 
  
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