E poi passiamo la serata così, ah
Neito
ride piano, la voce sottile e appena strozzata, e Hitoshi
sente un brivido rizzargli i peli su per il collo.
Non si ricorda più cos’è che abbia detto per farlo ridere
così, e il sorriso storto che stava nascendo sulle sue labbra in risposta si
ferma in mezzo al respiro che sta prendendo, mentre il suono continua a
ripetersi nelle sue orecchie per qualche secondo. Lì sul letto disfatto e
piegato sotto il peso dei loro corpi, il pensiero di Hitoshi
si sofferma più e più volte sull’inflessione di quella piccola risata, roca
come se Neito non fosse abituato ad articolarla. E
più ci pensa, in quei secondi che separano le proprie dita dalle sue labbra,
più si rende conto che, prima di quel momento, non gli è mai capitato di
ascoltarla, non così.
Perso a riflettere, Hitoshi si
muove lentamente, come se l’aria fosse diventata densa tanto quanto l’acqua.
Pensa ancora a quella risata, e pensa che è sciocco che ci stia pensando ancora,
e anche che gli piacerebbe sentirla di nuovo, la sfumatura di imbarazzo che
crede di aver colto in quel secondo (perché è durata solo un secondo?), e le
labbra di Neito sulle sue dita arrivano morbide e
inaspettate.
Sospira silenziosamente quando le sente stirarsi in un
sorriso sotto i polpastrelli, e concentrato ne disegna i contorni con l’indice
e osserva smarrito il modo in cui si increspano sotto il pollice. La bocca di Neito bacia le sue dita, poi il suo palmo, e in un attimo è
sostituita da morsi leggeri, e poi ancora da piccoli baci. Hitoshi
preme di più la mano contro quei baci, la stringe ancora su quei morsi, e
vorrebbe abbandonarsi ad un lamento quando un gemito di Neito
sfugge alle sue dita. Ci sono la sua mano, e poi le labbra di Neito e la sua gola, e Hitoshi si
trova a fantasticare di nuovo sui suoni che può produrre, e quanti dei quali Neito potrebbe articolare con il suo aiuto, e se tra quelli
ci sia ancora una risata. Poi Neito ride davvero tra le sue dita, questa volta in
un soffio, come se cercasse fiato e volesse nasconderlo, e Hitoshi
trema.
Trema perché Neito sta passando
la lingua sul suo indice, e perché lo sta mordendo, e perché lo sta succhiando
piano tra le labbra. Trema perché mentre gli prende tra i denti anche il dito
medio e l’anulare Neito geme a bassa voce e poi ride ancora, perché geme e ride insieme come
se fosse incredibile e meraviglioso. Hitoshi trema
perché è stato lui a farlo ridere e trema perché improvvisamente sa che vuole piegarsi su di lui e
baciare quel suono via dalle sue labbra come fosse ossigeno e gli fosse necessario.
Quando allontana le dita dalla bocca di Neito, lo ascolta protestare in un lamento, e pensa
distrattamente che anche quello è un suono che non sente spesso. Ma la voce di Neito si acquieta subito, e Hitoshi
sente i suoi occhi appiccicati addosso mentre si sposta cavalcioni su di lui,
piano, perché improvvisamente sotto quello sguardo non è più sicuro sulle
gambe.
È un singulto quello che gli riempie le orecchie quando
prende il viso di Neito tra le mani con più foga di
quella che avrebbe voluto, e un sospiro quello che gli riempie la bocca quando
lo bacia con lo stesso impeto. Probabilmente lo ha preso alla sprovvista,
perché Neito impiega un secondo in più per
rispondere, eppure quando lo fa il trasporto è il medesimo. Hitoshi
si spinge contro di lui, cerca la sua lingua inaspettatamente avido, e il fiato
che concede ad entrambi tra un bacio e l’altro è forse troppo poco, ma Neito allaccia le braccia al suo collo e non si tira
indietro, e anzi cerca l’attrito dei loro corpi ancora di più.
Ma Hitoshi non sente né
singulti né gemiti né risate, ed aggrotta le sopracciglia mentre Neito gli morde le labbra. Seguendo una linea immaginaria,
sposta le mani lungo le sue guance, lo bacia ancora. Neito
prende fiato, ancora un bacio, e Hitoshi gli sfiora
con le dita la mascella, il mento, l’incavo del collo. È sul collo che apre la
mano, sente sotto i polpastrelli il pomo d’adamo di Neito scendere e salire in un singulto, ne segue la linea
con l’indice. Stringe appena, Neito geme, stringe un
poco di più, Neito geme più forte. Riesce a
strappargli un ultimo bacio prima di vederlo piegare la testa indietro, i
capelli biondi che scivolano disordinati ai lati della fronte.
Ride
di nuovo, e a gemere questa volta è Hitoshi.
Neito
ride senza fiato, il viso in fiamme, la voce ancora più roca, piacevolmente
strozzata, e allunga una mano verso i capelli di Hitoshi,
stringendoli.
-Pensavo non ti piacesse così.- inspira forte, l’eco del
riso ancora nella voce, tirandone appena una ciocca.
Hitoshi
segue il movimento e si morde il labbro. Una mano ancora sulla gola di Neito, sposta l’altra alle sue labbra, premendo con le
dita. Avvicina il volto al suo, senza fiato -Fammi cambiare idea.—
sussurra, e più che un suggerimento, suona come una preghiera.
Gli occhi di Neito paiono
scurirsi per un attimo, le iridi liquide. Poi gli morde i polpastrelli, attira Hitoshi per i capelli verso di sé -Vieni qui.-
soffia.
E Hitoshi lo accontenta, le
gambe che tremano di nuovo e uno stupido groppo in gola, perché Neito sta ridendo un’altra volta, e questa volta lo sta
facendo sulle sue labbra.
*
Ehm
Ciao a tutti! Wow, è da tantissimo che non scrivo o posto
una fan fiction, quindi tutto quello che sono riuscita a buttare giù è una
indulgentissima shot sulla fuffa, perché questi due scemi non fanno letteralmente nulla (se
non l’approcciarsi a pratiche kinky ehm). Shinsou e Monoma sono due dei
personaggi di BNHA che più mi piacciono (Monoma in
particolar modo, questo disagiato del cavolo), e sono contenta di essere
riuscita a scribacchiare qualcosina su di loro (vi sembro molto calma in questo
momento, ma li shippo come lo schifo e lo urlerei
alla luna ogni notte sinceramente). Purtroppo, nella mia testa Monoma è esattamente quel tipo di persona che si farebbe
letteralmente fare qualsiasi cosa, quindi ogni scenario che lo coinvolge
finisce sempre ad avere elementi kinky e vorrei
scusarmi per questo ma in realtà… io… sono debole e apprezzo molto— AHEM. A MIA
DISCOLPA, VENGO ASSECONDATA.
Dunque!! Spero davvero che questa piccola shot senza capo né coda vi sia piaciuta, e vi ringrazio
moltissimo per aver letto fino a qui!
Il titolo è ripreso dal testo di Si, Ah di Frah Quintale, che ormai è diventato l’inno di questa ship e che non riesco a smettere di ascoltare dsfjgbfkl aiutatemi
Alla prossima, e grazie ancora!
Greta.