Breathe
Una cascata d'acqua travolse Paul, quando John si
esibì nel suo famoso "tuffo a bomba".
Sembrò smuovere tutta l'acqua contenuta nella
piscina, quasi volesse svuotarla.
Paul, seduto sul bordo, con le gambe che dondolavano
nell'acqua fresca e cristallina, si ritrovò inzuppato come un pulcino.
Peccato che quando si lamentò con John per la
portata del suo tuffo acrobatico, quest’ultimo si limitò a ridere divertito e
ribattere, "Sei sul bordo di una piscina, si suppone che tu sia bagnato."
Detto ciò prese a schizzarlo con l'acqua,
evidentemente non soddisfatto del risultato del suo tuffo.
"John... Smettila... Non riesco... A
respirare..."
John si fermò, con un gran sorriso soddisfatto sulle
labbra, "E allora vieni in acqua, idiota. Perché tu sia ancora a bordo
piscina, non l’ho mica capito, sai?"
"Stavo aspettando che si assorbisse la crema
protettiva, non funziona se viene lavata via." ribatté Paul piccato,
rivolgendogli una linguaccia.
"Oh mi scusi, Miss Pelle Delicata. Non vogliamo
certo che le venga un eritema solare."
"Scherza pure, Johnny, ma è una cosa seria.”
sbuffò Paul, passandosi una mano sul braccio, “E anche tu dovresti metterla.
Sei così pallido."
Paul lo indicò con un cenno del capo e John si
guardò per qualche istante la pelle bianca.
"Beh, il pallido è la moda di quest'estate,
sai? E poi se proprio devo metterla, voglio che me la spalmi tu."
"Scordatelo." sbottò Paul con un broncio
snob, prima di tuffarsi in piscina.
John lo seguì con lo sguardo, mentre il giovane con
qualche bracciata lo raggiungeva e poi superava.
Decise di inseguirlo, improvvisando uno stile libero
che sicuramente avrebbe fatto impallidire qualunque principiante del nuoto.
Quando l'amico fu alla sua portata, John allungò un braccio e afferrò il piede
di Paul.
Il giovane venne sbilanciato in avanti e la sua
testa finì quasi sott’acqua, rischiando di fargli bere un po’ di quell’acqua
che puzzava di cloro.Tossendo lievemente per l’affogamento mancato, Paul smise
di nuotare e portò entrambi i piedi sul pavimento della piscina.
“Sei impazzito, John? Potevo morire.”
“Il solito esagerato. Ti avrei salvato io.” gli fece
notare John, con un occhiolino sfacciato, “Non ti lascerei mai affogare.”
“Oh sì, immagino come.” esclamò Paul, incrociando le
braccia sul petto.
“E’ vero.”
“Questo sarebbe il ringraziamento per averti aiutato
con quei registratori del cazzo.”
“No, il ringraziamento era ‘ehi Paul, che ne dici di
un bagno in piscina?’ Più il prestito del costume, si capisce.” rispose John, con un vago cenno della mano.
“Comunque questo non giustifica il tentato
omicidio.”
“Sei davvero una principessina rompiscatole, lo sai?
Hai già trovato un principe che possa sopportarti?”
Paul alzò gli occhi al cielo, “Che ti prende oggi,
John? Sei un tormento.”
“Significa no?”
“Significa non
rompermi il cazzo.”
“Che razza di linguaggio è mai questo? Dovresti
portare più rispetto per il padrone di casa.” esclamò John, indignandosi
esageratamente, “Soprattutto perché ti permette di usare la sua piscina.”
“Piscina che ha potuto avere anche grazie a me.”
“Ah davvero?”
“Certo. Cos’è questa? She loves you? I want to hold
your hand?”
John rise, “Credo
sia I want to
hold your hand.”
“Allora, mio caro, possiedo metà di questa piscina.”
“Ehi, non ti allargare.”
“E perché no? Io non ce l’ho. Ne ho tutto il
diritto.”
“E sarebbero affari miei perché…?”
“Perché siamo amici.”
“Ah giusto. Che scocciatura.”
Paul rise, prima di immergersi totalmente sott’acqua
per bagnarsi i capelli. John lo osservò attentamente.
Quanto era stupido Paul? Era un colossale stupido,
il più stupido degli stupidi… eppure, dannazione, John non poteva proprio fare
più a meno di quello stupido.
Assurdo il modo in cui si fosse affezionato a lui. E
non si trattava di un affetto semplice, della serie “ehi, Paul, andiamo a farci
una birretta giù al pub come ai vecchi tempi?”
Non c’era mai stato un “come ai vecchi tempi”,
perché Paul era arrivato nella sua vita come un fulmine a ciel sereno e non ne
era mai uscito. Per John sarebbe stato per sempre quel ragazzino con un viso
rotondo ancora da bambino, che cantava e suonava molto meglio di lui, e che
incredibilmente aveva attirato prima l’attenzione di John, e dopo tutto il
resto di lui.
Era per questo che John lo stuzzicava sempre. Per
certi versi Paul era ancora quel ragazzino che si offendeva alle battute
stupide di John, prima di capire il motivo che si nascondeva dietro quel suo
comportamento.
Ora Paul lo conosceva bene, più di chiunque altro al
mondo, ma di tanto in tanto il suo orgoglio scalpitava ancora e questo creava
solo degli interessanti battibecchi che non facevano altro che alimentare ancor
di più la voglia di John di prenderlo in giro.
“Paul?” mormorò John, avvicinandosi all’amico che
galleggiava ora a pancia in su.
Difficile resistere alla tentazione di tuffarsi su
di lui per un altro scherzo.
“Mm?”
“Che ne diresti di una scommessa?”
“Una scommessa?” ripeté Paul, guardandolo perplesso.
“Esatto.”
“Che tipo di scommessa?”
“Chi riesce a stare sott’acqua per più tempo?”
“E cosa si vince?”
“Non lo so, una calorosa stretta di mano?”
“Oh, una stretta di mano, grazie tante. Molto
eccitante, John.”
“Posso offrire solo questo. Dubito che tu voglia
soldi.”
“Anche questo è vero.”
“Perché non proponi tu allora?”
Paul lo guardò maliziosamente prima di mordersi il
labbro e sorridere, “Facciamo che se vinco io, mi toccherà proprio baciarti.”
John lo guardò per un istante sorpreso, e poi
scoppiò a ridere.
Dio, se lo faceva impazzire!
“E se vinco io mi accontento della stretta di mano,
grazie.”
“Ci sto.”
Dopo essersi stretti la mano, John e Paul si
scambiarono uno sguardo e un mezzo sorriso.
“Pronto, Johnny?”
“Pronto.”
“Al mio tre?”
“Va bene.”
“Uno…”
“Due…”
“Tre!”
I due giovani inspirarono a fondo e si immersero sott’acqua.
John strinse forte le palpebre trattenendo il respiro e cominciando a contare i
secondi che trascorrevano. Il cloro bruciava gli occhi, ma lui doveva sbirciare
in che stato fosse Paul per vedere quando avrebbe vinto.
Paul però non aveva gli occhi aperti. Li teneva ben
serrati con la fronte aggrottata, quasi fosse a disagio.
Il tempo passava e John si sorprese di notare quanto
stesse resistendo. Evidentemente questa era una sua qualità nascosta. Perché
non l’aveva scoperto prima? Avrebbe potuto sfruttarla in qualche modo.
Lo stesso non si poteva dire di Paul che sembrava
davvero in difficoltà. Ma non volendo arrendersi, stava lottando con tutte le
sue forze per resistere.
John l’aveva notato, il suo impegno, il suo non
voler perdere, come se quel maledetto bacio fosse un premio che valesse davvero
così tanto, ma d’altra parte John non desiderava che il suo amico rischiasse di
annegare per una cosa così stupida.
Per questo motivo, senza neanche rendersene conto si
avvicinò a Paul e lo baciò, stringendo con forza il suo viso tra le mani e soffiando
quanta più aria possibile nella sua bocca.
Paul spalancò gli occhi, sorpreso, aggrappandosi
alle mani di John e stringendole per non farle allontanare.
Tuttavia quando l’aria finì davvero per entrambi,
John fu costretto a risalire in superficie e recuperare un po’ di ossigeno.
Paul lo seguì l’istante dopo. Si guardarono entrambi
rossi in viso, con il fiatone che lentamente andava scemando.
“E quello cosa significava?” domandò Paul,
passandosi una mano tra i capelli e lisciandoli all’indietro.
“Beh era il tuo premio, no? Era evidente che stavi
vincendo.”
“Quello doveva essere il mio premio?”
“Certo.”
“John…” sospirò Paul, “Quello era un tentativo di
rianimazione. Uno anche molto maldestro, se devo essere sincero.”
“Mi hai forse scambiato per una crocerossina?”
Paul rise, ma i suoi occhi gli rivolsero il più
dolce degli sguardi, “Sai cosa significa questo?”
“Che sarei una pessima crocerossina.”
“Su questo non vi è alcun dubbio, ma no, non
intendevo questo.”
“E allora cosa?”
“Allora ho vinto io.” commentò Paul, abbassandosi di
nuovo nell’acqua fino a coprire la bocca.
“Ah sì, eh?”
John lo imitò avvicinandosi a lui e afferrandogli le
mani per attirarlo a sé.
“Certo, dopotutto io sono rimasto più tempo
sott’acqua.” disse Paul, avvolgendo poi le braccia attorno al collo di John, “E
lo so che è stato grazie a te, ma nessuno ti ha costretto a darmi un po’ della
tua aria.”
“Sei proprio uno stronzo ingrato, guarda.”
John fece per allontanarlo indispettito, ma Paul
rimase avvinghiato a lui. Anzi, avvolse anche le sue gambe attorno alla vita di
John.
Come se volesse impedirgli di scappare.
“Perciò ora devo reclamare il mio premio.”
"D’accordo, ma dovrai farlo sott’acqua. Devi
pur meritartelo questo maledetto premio." sbuffò John, ma le mani che
sorressero Paul lasciavano intuire quanto poco infastidito fosse davvero John.
Proprio per nulla, in effetti!
"Allora ci vediamo sotto fra tre secondi."
"Così tanti?"
Paul rise maliziosamente, prima di fargli
l'occhiolino, "Tre..."
"Due..."
"Uno..."
Splash.
Note
dell’autrice: Buonasera popolo di efp,
è rimasto qualcuno qui?
Stavo per dire “da quanto tempo!!!” ma in effetti è
dal 6 luglio che non ci si sente. Anyway, per me è
comunque tantissimo.
In questi giorni sento molta ispirazione per John e Paul… di nuovo! E avevo voglia di scrivere di loro. Ma ho
anche pensato che avevo tante ff cominciate sul pc e volevo portarne a termine qualcuna. Quindi ho scovato
questa che avevo scritto l’anno scorso e non avevo mai pubblicato. Rileggendola
mi sono accorta che era completa e non mi ricordo come mai non l’avessi mai
pubblicata. XD
Perciò le ho dato una sistemata e ho deciso di
pubblicarla. Se non sbaglio mi era stata ispirata dal fatto che John e Paul
spesso registravano cose a casa dell’uno o dell’altro.
Ringrazio Anya per la
correzione e ringrazio in anticipo chiunque la leggerà. :3
Ah, per la cronaca, dato che mi sono state rubate
cose e poi postate su altre piattaforme, lo dico qua, ma lo scriverò anche
nelle bio: desidero che le mie storie non
escano da questo archivio, grazie mille, e vale sia per le storie scritte da
me, sia per le traduzioni di cui mi sono occupata (Sala rossa, Boy you’ve been a naughty
girl, le storie di beatle_boot). Se qualcuno ruba
qualcosa, lo segnalerò. ;)
Ci sentiamo presto spero con la 90° fan fiction beatlesiana. *^*
Byeee!
kia85